;
Addio a Franco Dionesalvi, il "poeta in punta di piedi"

Addio a Franco Dionesalvi, il “poeta in punta di piedi”

Cordoglio, nella Provincia di Cosenza, per la scomparsa del cosentino Franco Dionesalvi, conosciuto anche come “il poeta in punta di piedi”.

Il sindaco di Rende, Marcello Manna, il presidente del consiglio comunale Gaetano Morrone, a nome di tutto il civico consesso, hanno espresso la massima vicinanza ai familiari per la perdita di Franco Dionesalvi.

«Ci ha lasciati il poeta in punta di piedi, Franco Dionesalvi – ha detto Manna –. Uomo per bene, assessore illuminato, a lui si deve la nascita del Polo museale di Rende con la fondazione del Museo del Presente. La nostra terra perde oggi una delle sue menti più brillanti, continuino i suoi versi a narrare di una Calabria migliore».

La storica Marta Petrusewicz, ha ricordato Dionesalvi come «grande amico, letterato finissimo, ha spaziato su una ampia gamma di modi letterari sempre intrecciati con l’attivismo politico».

«Franco  – ha aggiunto – era uno che non invecchiava, anche da malato non invecchiava. Rende gli deve l’idea stessa del Museo del Presente: emblema della sua concezione contro la musealizzazione, a favore della costruzione permanente della cultura nel dibattito pubblico, di moltiplicare i luoghi dove ospitare una continua creazione collettiva. L’ultima volta al “suo” museo ci ha come sempre arricchito con le sue parole di poeta».

Giacomo Mancini ha ricordato Franco Dionesalvi come “il poeta del fare”.

«Lo conobbi ormai tanto tempo fa – ha ricordato Mancini – in un luogo e in una funzione che normalmente non si attaglia ad un poeta: il municipio di Cosenza».

«Quel gran visionario di mio nonno – ha spiegato – lo volle al suo fianco come assessore alla cultura.  “Mi piacciono molto le diavolerie di Dionesalvi” ripeteva spesso con quel suo sorriso dolce e sornione il sindaco».  

«In quegli anni straordinari che segnarono una incredibile rinascita di tutta la città – ha scritto ancora Mancini – Franco comprese fin da subito che attraverso la sua persona, Giacomo Mancini voleva chiamare al comune quell’associazionismo che un ruolo importante ha esercitato in città contro il degrado, il riflusso il qualunquismo».

«Franco seppe dimostrare – ha detto ancora – che anche un poeta può incidere nelle scelte concrete di governo della città. Ad iniziare dal Teatro Rendano. Quando Mancini si insediò era chiuso a causa di interminabili lavori, con i manifesti di glorie passate che penzolavano alle pareti come ricordi nostalgici». 

«E anche grazie al lavoro ricco di passione di Franco – ha ricordato ancora – il teatro ritornò a nuova vita, con la lirica, con la prosa e con un cartellone che andava a setacciare percorsi di frontiera senza i quali il teatro non può esistere. 

E oltre al Rendano, la Casa delle Culture (era un edificio abbandonato da decenni, diventato una discarica abusiva) Con i suoi quattro piani (uno dedicato alla Parola, uno al Suono, uno all’Immagine, e uno all’Informatica) con le sue sale aperte alla creatività di tutti». 

«La Festa delle Invasioni, che proiettava la storia di Cosenza nel presente e nel futuro – ha proseguito –. E ancora il Capodanno in piazza (che straordinaria rivoluzione aspettare il nuovo anno – il nuovo millennio, ballando sotto al comune sulle note delle canzoni di Franco Battiato). Cuccurucccucu paloma». 

«E poi San Giuseppe Rock – ha elencato Mancini – le Estati in città, l’apertura di diversi musei. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Ma non occorre perché il lascito di quegli anni straordinari, non fu materiale, ma fu quello di far sentire la stragrande maggioranza dei cosentini tutti protagonisti di un riscatto, di una rinascita della nostra città, tutti orgogliosi di quello che insieme si stava facendo».

«In questo momento estremamente triste (mi stringo affettuosamente ai suoi cari ad iniziare da suo fratello Claudio) – ha concluso – mi torna in mente il suo sorriso dolce, la sua espressione buona, il suo fare delicato. E la sua straordinaria ironia, di cui tante volte mi ha voluto mettere a parte, suggerendomi invettive, nomignoli, prese in giro che ho utilizzato negli scontri elettorali. E però rimane l’amarezza per il trattamento che la sua amata Cosenza gli ha riservato negli ultimi anni.  Mi auguro che adesso la sua città, sappia onorarlo e ricordarlo per come merita».

Cordoglio è stato espresso dall’assessore regionale Fausto Orsomarso: «Ci ha lasciato un grande poeta, che amava la vita, le parole che la dipingono e il gusto raffinato per il bello. Dionesalvi ha lasciato un segno tangibile nelle istituzioni calabresi, anche come assessore alla Cultura al Comune di Cosenza. La sua creatività, felice ed ironica, ci consegna un messaggio lieve ma di alto profilo interiore, un modo nobile di guardare alla terra ed alla Calabria che ci consola, seppur parzialmente, della sua mancanza». 

Cordoglio anche dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto: «Con la prematura scomparsa di Franco Dionesalvi la Calabria perde un grande uomo di cultura, un poeta e scrittore sopraffino, una personalità che nel corso della sua vita ha dato importanti contributi alla nostra Regione, alla città di Cosenza, alla comunità di Rende. Ho avuto la fortuna di conoscere Franco Dionesalvi, e ricordo il suo entusiasmo, la sua arguta ironia, la sua creatività. Ci ha lasciato un interprete autentico e unico del nostro tempo». (rrm)