Ha preso il via, nelle scorse settimane, il progetto A carte scoperte, sostenuto dalla Fondazione con il Sud, che mira al contrasto e alla prevenzione della ludopatia nelle province di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Crotone.
Al percorso lavorerà il Centro Calabrese di Solidarietà in qualità di soggetto capofila, affiancato da una rete di 21 partner tra enti del terzo settore, istituzioni pubbliche e private così composta: la Cooperativa Sociale Agorà Kroton Onlus, l’Associazione Chiron, l’Associazione Milone-InformagiovaniKr, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Crotone, la Camera di Commercio di Catanzaro, la Caritas Diocesana di Catanzaro-Squillace, il Centro di Accoglienza “L’Ulivo”, il centro di solidarietà “Il Delfino”, il Comune di Castiglione Cosentino, il Comune di Catanzaro, il Comune di Reggio Calabria, il Comune di Tortora, la Cooperativa Sociale “Eureka”, la società European Development Consulting, la cooperativa “Exodus Calabria”, la Cooperativa “La Casa del Sole”, la Cooperativa “La Casa di Miryam”, la Provincia di Cosenza, la Provincia di Crotone e l’Università della Calabria.
A carte scoperte è un progetto della durata di 26 mesi che mira a fornire soluzioni sostenibili per fronteggiare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico in Calabria, proponendo un modello di intervento condiviso e innovativo che risponda: alla difficoltà di organizzare forme strutturate di cura; all’assenza di linee di ricerca specifiche nel campo delle dipendenze senza uso di sostanze; alla volontà di usare le potenzialità delle nuove tecnologie a scopo preventivo e di contrasto delle dipendenze comportamentali.
Il fenomeno della ludopatia nella nostra regione è cresciuto molto negli ultimi anni, generando problemi su più fronti: sia economici (nei soli primi sei mesi del 2018 in Calabria si sono persi al gioco oltre 280 milioni di euro) che sociali. Le regioni del Mezzogiorno, del resto, presentano una più elevata incidenza rispetto alla media nazionale della disoccupazione e della sottooccupazione – oltre che dell’infiltrazione nel tessuto sociale da parte di organizzazioni criminali, le quali prosperano sul gioco d’azzardo e sul connesso fenomeno dell’usura (il 10% dei giocatori patologici è vittima di usura)- che le rende maggiormente vulnerabili. Un altro dato importante è quello dei familiari danneggiati: il gioco “passivo” coinvolge, per ogni giocatore dipendente, tra le 5 e le 7 persone.
Consapevoli di questi allarmanti dati, i partner che hanno aderito alla rete di A Carte scoperte hanno progettato un percorso che ha alla base un programma di intervento multidimensionale ed integrato. Le azioni del progetto saranno legate, infatti, ad un’ottica globale di intervento, in cui la presa in carico non riguarderà solo i soggetti ludopatici ma anche i nuclei familiari e l’intero sistema sociale in cui vive.
Saranno inaugurati sei centri specializzati nella cura del gioco patologico che avranno sede nelle provincie di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Crotone e si lavorerà sull’ampliamento/attivazione dei numerosi servizi, tra cui l’orientamento professionale del soggetto ludopatico e gli “spazi rosa” dedicati alle donne partner di soggetti con problematiche di dipendenza da gioco e a uomini maltrattanti.
Inoltre: sarà realizzata una piattaforma online di assistenza e sostegno psicologico, con la possibilità di chat anonime con esperti professionisti; sarà avviato un Tour di sensibilizzazione contro i pericoli del Gioco d’azzardo patologico sull’intero territorio regionale e verrà attuato un percorso di prevenzione dedicato agli adolescenti sull’uso consapevole del denaro.
Verrà, poi, messo a disposizione del progetto e dei suoi beneficiari un immobile confiscato alla criminalità organizzata situato a Catanzaro, all’interno del quale sorgerà un punto antiusura per supportare le famiglie dei ludopatici con piani di risanamento del debito.
A partire dal 12 maggio, infine, il progetto A Carte Scoperte darà avvio ad un percorso di formazione specialistica dedicato agli operatori impegnati nella presa in carico e trattamento di soggetti con problematiche di dipendenza comportamentale, con l’obiettivo di rafforzare e ampliare competenze e ottimizzare gli interventi che saranno realizzati nei due anni di lavoro. (rcz)