Mi scusi, c’è un’opera in sospeso? è il titolo del progetto appena lanciato dall’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, che ha preso il via nei giorni scorsi attraverso l’installazione pubblica di opere d’arte nel tessuto urbano della Città.
Il lancio è stato preceduto dalla conferenza stampa di presentazione, tenutasi in mattinata nell’Aula Magna alla presenza del Direttore prof. Piero Sacchetti, della dr.ssa Irene Calabrò, Assessore Programmazione Finanziaria e Bilancio Cultura e Turismo del Comune di Reggio Calabria, dei proff. Salvo Borzì e Marcello Francolini che hanno curato il progetto, e dei Proff. Vincenzo Molinari e Francesco Scialò che hanno seguito la realizzazione delle stampe degli allievi-artisti.
Dopo i saluti istituzionali, il Direttore ha sottolineato come questo progetto corrisponda appieno a una rinnovata visione dell’AbaRC rivolta non solo al potenziamento dell’offerta formativa di qualità, ma anche alla trasformazione dello stesso luogo di formazione in luogo di produzione e condivisione dell’arte, dove sia possibile uno scambio proficuo, un dono reciproco. Nel caso del progetto presentato, il cittadino, il passante, facendo propria l’opera in sospeso, verrà stimolato a fruire dell’arte in modo diverso, includendola nella sua storia, nella sua casa, diventando “collezionista”.
L’Assessore Irene Calabrò, sottolineando la consonanza di visione con l’Accademia in merito all’importanza dell’arte pubblica, ha evidenziato come, proprio dopo anni di pandemia e di isolamento sociale, questo progetto arrivi a ridefinire il significato stesso di scambio, tra artista e fruitore, e di sospensione, intesa come inedita possibilità di costruire e far germogliare nuovi rapporti umani e nuovi modi di guardare alla realtà cittadina. In questa originale dinamica relazionale il “collezionista” dovrà infine concludere il processo di acquisizione dell’opera attraverso due elementi altrettanto fondanti, il certificato d’autenticità e il catalogo, per accedere ai quali dovrà registrarsi attraverso un QR code, compilando una scheda e inviando un suo messaggio.
Tale registrazione permetterà di partecipare alla presentazione del Catalogo e di incontrare l’artista, autore dell’opera prescelta, per uno scambio di opinioni e per la consegna del certificato di autenticità. Infine la registrazione garantirà la partecipazione a un’estrazione finale dove saranno selezionati 4 “collezionisti” che, con l’accesso al Laboratorio d’Incisione dell’Accademia, potranno partecipare alla stampa di una nuova opera da aggiungere alla propria collezione.
Il suggestivo percorso espositivo delle opere installate in punti strategici della città, si ripeterà settimanalmente fino a fine novembre, su una retta immaginaria che parte dal Museo Archeologico Nazionale e arriva a Piazza Garibaldi, includendo punti d’interesse storico, monumenti, piazze e istituzioni d’arte.
Le opere prodotte dagli studenti dell’Accademia, diventano quindi dono, valore di scambio non commerciale, capace di propiziare un incontro, di sugellare un legame tra l’artista e il cittadino. Come esplicitato dai curatori del progetto, tale legame, al di là del potenziale rapporto cliente/fruitore, può trasformarsi anche in una relazione tra cultore e collaboratore, avvicinando così i cittadini al mondo dell’arte e all’Accademia. Dal dono dall’artista al cittadino scaturisce inoltre una sorta patto: scegliendo di farsi custode dell’opera, quest’ultimo si aprirà inaspettatamente a nuove esperienze relazionali tra l’arte e le persone di questa città.
Nello specifico, il valore artistico di queste opere in sospeso è sancito dalla scelta del particolare mezzo espressivo, ricaduta sulla grafica d’arte. I Proff. Scialò e Molinari, che attraverso il Laboratorio di Incisione hanno seguito il lavoro degli allievi-artisti, hanno sottolineato il carattere complessivo delle tecniche scelte, attraverso le quali si può evincere la storia stessa della grafica, dagli esordi al contemporaneo, dalla calcografia delle acquetinte e acqueforti, fino alle sperimentazioni del monotipo. D’altro canto, diceva il grande incisore novecentesco Luigi Bartolini: le stampe non sono come il baccalà, non vanno appese, ma sfogliate come un libro del tempo. Tra inchiostri, rivoli e nuances, lo sguardo attento potrà ricostruire i passaggi della mano sull’opera, slanci e ripensamenti dietro i quali immaginare il pensiero stesso del suo creatore.
La prima performance, con le caratteristiche di un allegro rito collettivo, è stata realizzata e conclusa in 200 minuti e 42 secondi, con la presa in consegna da parte di cittadini di ben 70 opere in sospeso. (rrc)