di MARIACHIARA MONACO – Se per Arthur Schopenhauer, la vita umana è come un pendolo che oscilla tra noia e dolore, con intervalli fugaci fra piacere e gioia, per Francesco Caporale, in arte Frà, proprio la noia, è stata fondamentale per “scontrarsi” con il mondo della Doodle Art, parola che analizzata semanticamente significa: l’arte dello scarabocchio, quello classico, che ognuno di noi almeno una volta, ha realizzato sul bordo di un quaderno a scuola, oppure su dei fogli all’università.
È stato dunque un ritorno, quello di Fra’ nella sua terra d’origine, la Calabria, presentandosi ai numerosi studenti dell’Unical, attraverso un Workshop, voluto fortemente dall’Associazione Itaca, e dal suo presidente Antonio Guarascio, con la partecipazione del professore Passarelli, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso lo stesso ateneo.
Un’occasione importante non solo per conoscere da vicino l’artista, ma anche per coinvolgere gli studenti in una competizione globale, dal titolo Red Bull Doodle Art, che promuove una nuova generazione di artisti. Una manifestazione che sta per entrare nel vivo, il 20 aprile è infatti in programma la finale nazionale a Milano. In palio c’è un posto con destinazione Amsterdam dove, dal 25 al 28 maggio, andrà in scena la finale mondiale con i vincitori di ogni nazione.
Chissà, magari avremo un altro Frà, da ammirare.
Dunque, proviamo a conoscerlo meglio, e a capire qual è il suo rapporto con quella che lui definisce “l’arte dell’errore”, e i messaggi che essa può veicolare. Per fare questo bisogna partire dall’inizio, quando da giovane studente, decise di partire dalla sua città, Altomonte, alla volta di Milano.
«Dopo lo scientifico sono andato a Milano per iscrivermi alla Naba, la Nuova accademia di belle arti. Provengo da una famiglia molto semplice, i miei genitori sono operatori agricoli, e quindi inseguivo una borsa di studio, ma sono rimasto fuori per un soffio. Tornato ad Altomonte, ricevetti una telefonata: vieni, sono arrivare due borse di studio in più».
Segno del destino, che si trasformerà di lì a poco in destinazione.
Francesco, non ancora “Frà”, nel 2009 inizia la sua carriera accademica, accostando allo studio, diversi lavori: «Ho sempre lavorato, rider per Deliveroo, factotum in un ristorante in Brera, accoglievo i clienti con il sorriso e la gentilezza», afferma.
Dopo la laurea triennale, però, un furto gli cambia la vita. Infatti, mentre Francesco è in Calabria, entrano i ladri in casa e sparisce tutto, anche il computer con dentro tutti i lavori eseguiti durante il percorso accademico. Ed ecco che quando sembra tutto grigio, in realtà basta cambiare prospettiva, per vedere il mondo con occhi diversi, cogliendone a pieno ogni tipo di possibilità.
In casa, annoiato dalla paradossale situazione, e con i coinquilini andati via per le vacanze di Natale, inizia a disegnare: «Così, a caso. Tipo i disegnetti che si fanno mentre si è al telefono, sovrappensiero. Funziona: mi rilassa. E ho un nuovo scopo, si accende una scintilla. Dall’idea più semplice, scopro un piccolo talento».
Senza saperlo, era avvenuto lo “scontro” con la Doodle Art.
Da quel giorno, sono passati circa dieci anni, e se qualcuno gli chiede come si definisce, lui risponde così: «Un po’ artista, un po’ illustratore, un po’ grafico pubblicitario, ma il mio termine preferito è “Artigiano”, perché attraverso le creazioni, ci si può connettere con gli altri e lasciare un segno».
Certo è, che il Frà è anche un creativo, visto la sua estrema capacità di risolvere problemi nel modo più semplice, economico e funzionale possibile.
«Sono diventato creativo perché avevo il problema chiamato “noia” da risolvere, e questo mi ha completamente cambiato la vita».
Lo scarabocchio è il collante che unisce direttamente l’infanzia, al tempo che sfugge degli adulti. Cambia, si modifica, e dà la possibilità di scollegarsi anche solo per pochi minuti dal resto del mondo, quando fa troppo rumore.
La regola fondamentale, che il creativo distribuisce ai numerosi studenti in sala, è quella di non avere paura di sbagliare: «Nella Doodle Art, non esiste il concetto di errore, ma quello di trasformazione, una casa può diventare un fiore».
Oltre al coraggio, c’è l’equilibrio, infatti per Fra’ un mondo giusto dovrebbe garantire a tutti lo stesso spazio, e le libertà di movimento personale all’interno di esso. Ogni cosa deve saper stare in mezzo agli altri, proprio come nei suoi disegni.
Accompagnato dal suo esercito fedelissimo, così definisce i protagonisti dei suoi disegni, (dalle montagne all’acqua, fino agli omini asessuati e i palazzi), ha ricevuto in questi anni, riconoscimenti molto importanti, come il Guinness dei Primati per aver riempito a mano libera una tela di 568,47 mq, grande come la piazza centrale del borgo da cui proviene, Altomonte, e lavorato per brand molto importanti, come Vodafone, Ermanno Scervino, Nespresso, Ikea, Xiaomi, e tanti altri.
Prima di salutare gli studenti, confessa un suo piccolo sogno nel cassetto: «Mi piacerebbe molto avvicinarmi al mondo del fumetto, chissà magari arriverà anche in questo caso, l’occasione giusta», infine si congeda lanciando una sfida: «Provate a creare il vostro esercito, così da potervi sconnettere da una realtà che può risultarvi troppo stretta!». (mm)