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L'AUTONOMIA È LEGGE, "L'IRA" DI OCCHIUTO È UN GRAVE ERRORE DEL CENTRODESTRA

Autonomia, lo scacco matto dei sindaci alla Regione

di SERGIO DRAGONE – La Costituzione prevede che cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali possano richiedere un referendum per abrogare totalmente o parzialmente una legge. È quello che stanno facendo cinque Regioni italiane (Puglia, Campania, Sardegna, Emilia Romagna e Toscana) per contrastare la riforma che introduce l’autonomia differenziata su molte e delicate materie.

È opinione diffusa che questa riforma aggraverà il divario nord-sud e che soprattutto avrà nel Meridione un impatto devastante su scuola e sanità, a cui verrebbero sottratte importanti risorse.

Un giudizio negativo che è condiviso dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto che non ha esitato a prendere pubblicamente le distanze dal centrodestra nazionale che questa riforma ha approvato in Parlamento.

Il problema per Occhiuto è “che fare?”. Questione di non poco conto perché uno dei principali alleati di governo in Calabria è quella Lega che si è intestata politicamente la riforma, al punto da sventolare gioiosamente (e secondo me in maniera del tutto inopportuna) la bandiera con lo stemma ufficiale della Regione dai banchi della Camera.

Il presidente Occhiuto probabilmente avrebbe preferito fare melina, attendere gli eventi, lasciare che altri si mettano di traverso alla legge Calderoli. Le sue ultime dichiarazioni sono state molto prudenti.

Ma non ha fatto i conti con quello che in Calabria sta diventando il “partito dei Sindaci” che ormai ha oscurato la debole e impalpabile iniziativa politica del centrosinistra e in particolare di un PD molto in affanno alle ultime europee (ha la percentuale più bassa di tutto il Meridione).

Prima questo eterogeneo “partito” ha rivolto un appello firmato da circa 120 “primi cittadini” per sollecitare il ricorso alla Corte Costituzionale, poi ha sferrato un colpo magistrale, quasi uno scacco matto alla Regione.

Sfidando Occhiuto e l’intero Consiglio Regionale a richiedere, così come le altre cinque Regioni, il referendum abrogativo, i sindaci dei cinque Capoluoghi di provincia hanno costretto il Governatore a fare una scelta, o di qua o di là. Capiamo il tormento del presidente Occhiuto.

Accettare la sfida dei sindaci lo trasformerebbe in una specie di eroe della resistenza all’autonomia differenziata, ma questo gli costerebbe la rottura del rapporto con la Lega e quindi una crisi politica degli esiti imprevedibili. Respingere la richiesta significherebbe, al contrario, fare prevalere la ragione di Stato e del rispetto degli impegni di governo del centrodestra, ma gli costerebbe un’ondata popolare e l’inevitabile accusa di avere solo scherzato sull’autonomia.

Non è da escludere che il Governatore, che è politico molto abile, cerchi una terza via che, al momento, non ci sembra appaio all’orizzonte. Senza contare che cercando di accontentare tutti si finisce inevitabilmente per non accontentare nessuno.

Io mi chiedo. Può il presidente Occhiuto permettersi il lusso di fare andare avanti altre Regioni, sia pure di segno opposto al suo, in questa battaglia che comincia ad essere molto sentita dalle nostre popolazioni ? Non mi permetto di dare buoni consigli perché sono pienamente d’accordo con Fabrizio De Andrè quando dice che “da buoni consigli solo chi non può dare cattivo esempio”.

Registro solo che i cinque Sindaci di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia hanno giocato da perfetti giocatori di scacchi. (sd)