«Davanti ai partecipanti dell’assemblea regionale del Pd, abbiamo ribadito la nostra contrarietà all’autonomia differenziata», ha dichiarato il segretario generale di Uil Calabria, Santo Biondo.
«Abbiamo ricordato ai parlamentari – ha detto – la necessità di frenare il progetto anticostituzionale dell’autonomia differenziata, devono farlo senza guardare all’appartenenza politica, perché mentre questa scellerata riforma va avanti in Parlamento non sono stati definiti i Livelli essenziali delle prestazioni».
«Il ministro Calderoli e il Governo – ha ricordato – vogliono sviare il problema di fondo e confondere l’opinione pubblica perché, sino ad oggi, non ci hanno detto quale sarà il costo del regionalismo differenziato e dove si andranno a prendere le risorse in conto capitale per realizzarlo e, soprattutto, evitano di dire come verranno finanziati i Lep per le regioni che non sceglieranno di aderire all’autonomia differenziata e che hanno una ridotta capacità fiscale».
«La perequazione delle risorse, proprie mentre assistiamo alla pesante riduzione del Fondo perequativo infrastrutturale – ha continuato –, è il tema fondamentale da approfondire e rendere chiaro agli italiani. Le modifiche prodotte, in questo anno di discussione, al Ddl Calderoli non vanno al cuore del problema, mentre in maniera subdola e colpevole, con il sostegno di parlamentari incapaci di opporsi a questa sfrenata secessione, si porta avanti un progetto che spaccherà in due l’Italia».
«È sulla partita economica che, nell’indifferenza di buona parte del ceto politico nazionale e locale, si giocherà il destino di una norma di bandiera che rischia di spaccare il Paese definitivamente in due, di allargare quei divari di cittadinanza già insopportabili allo stato dei fatti», ha detto Biondo, ribadendo come «prima di parlare di autonomia differenziata nei termini pretestuosi imposti dal ministro, sia di fondamentale importanza correggere e dare attuazione alla 42/09 che è la legge che contiene i criteri per dare attuazione al regionalismo differenziato per come è disegnato dalla Costituzione. Invece, non si vuole mettere sul tavolo il tema del residuo fiscale, tanto caro ad alcuni presidenti di regione del nord Italia, e della sua regolazione attraverso il fondo perequativo».