di SANTO STRATI – È trascorso appena qualche giorno dalla firma del decreto di indizione dei comizi elettorali per l’11 aprile da parte del presidente pro-tempore Nino Spirlì, che già circola con insistenza la voce dell’inevitabile rinvio al 9 giugno. Un election-day che vedrà impegnati gli italiani nel rinnovo di importanti Consigli comunali (a Roma, Milano, Napoli, etc). E proprio da Napoli, dove concluderà il 9 giugno il secondo e ultimo mandato da sindaco, Luigi De Magistris viene “strattonato” dalla sinistra più a sinistra e dagli arancioni per un impegno personale come futuro governatore. E De Magistris, che conosce molto bene la Calabria (e Catanzaro, sia perché è stato alla Procura, sia perché ha sposato una catanzarese) ci sta pensando. La tentazione è forte, ma sono necessarie alcune condizioni per la sua discesa in campo. Innanzitutto c’è da vedere cosa succederà al Governo: chi entra, chi esce, e quali nuovi equilibri saranno partoriti dalla crisi mancata (?). Poi ci sono alcune perplessità che derivano dalla diversità di vedute sul futuro di Germaneto e, quindi della Calabria, tra la tentazione del civismo e l’inossidabile scelta dell’usato sicuro, con i partiti tradizionali.
Cominciamo dalla parte più facile: in Calabria sta soffiando un forte vento di populismo e il movimento arancione di De Magistris si attaglia perfettamente alle istanze di quanti non credono più nei partiti tradizionali e aspirano a un radicale cambiamento. Quando, lo scorso settembre, l’attuale sindaco di Napoli è venuto a Reggio per chiudere la campagna elettorale di Saverio Pazzano (La Strada) l’accoglienza in piazza è stata abbastanza calda: a quel tempo nessuno s’immaginava la repentina scomparsa della compianta Jole Santelli e non c’era motivo di ipotizzare un qualsiasi impegno a respiro regionale. Certo, i segnali di aspettative diverse erano ben evidenti: lo stesso successo riportato da Pazzano, antagonista-David contro Falcomatà-Golia, è stato superiore a quanto ci si attendeva. Poi ci sono le varie anime dei movimenti civici che mostrano aneliti populisti che niente hanno a che vedere con le promesse mancate dei pentastellati: a cominciare da quello di Pino Aprile, per finire a Carlo Tansi (Tesoro di Calabria) passando per il Movimento La Calabria che vogliamo di Giuseppe Nucera. Tante anime civiche che non sono riuscite a trovare una pur minima intesa, con toro-scatenato Tansi che ha subito rotto ogni premessa di accordo e annunciato più volte di voler andare per proprio conto.
E Tansi rappresenta una delle spine al fianco delle aspirazioni del primo cittadino di Napoli: l’ex capo della Protezione Civile calabrese ondeggia e tentenna sul possibile accordo con De Magistris e il suo peso elettorale (8-10%) è sicuramente determinante ai fini di una corsa che possa vedere una (im)possibile corsa unita a sinistra. È questa la parte più difficile: Stefano Graziano, attuale commissario dem in Calabria, napoletano, è il primo sponsor di De Magistris e sta cercando in tutti i modi di presentare questa candidatura come la soluzione alle divisività e incomprensioni che caratterizzano tutto il centro sinistra . Non sarebbe una soluzione “alla Callipo” che si è rivelata disastrosa sotto tutti i punti di vista (considerate anche le dimissioni quasi immediate dal Consiglio del re del tonno), ma un compromesso per battere un centrodestra già sicuro di avere la vittoria a tavolino. De Magistris incontrerà entro il 19 gennaio Tansi e i notabili del Partito Democratico in una sede simbolica (la sede del PD al Nazareno, a Roma) per capire se ci sono i margini per un’intesa che lo vedrebbe candidato governatore con Tansi alla vicepresidenza, oppure se è una missione suicida, senza alcuna possibilità di successo. Dunque è da immaginare che entro il 20 gennaio avremo la risposta definitiva dallo stesso De Magistris circa il suo impegno in prima persona per la conquista del Palazzo Santelli a Germaneto. Se dovesse essere negativa, difficile ipotizzare un suo impegno a favore di Carlo Tansi sempre più intestardito a correre da solo con le tre liste pronte già da prima di Natale: De Magistris non avrebbe alcun interesse specifico a inimicarsi i dem in una campagna contraria al loro (disperato) tentativo di unire e riunire le forze per la Presidenza della Regione.
I militanti di DemA Calabria, Rinascita per Cinquefronti e La Strada hanno stilato un manifesto di intenti pro De Magistris: «In un momento in cui si discute solo di nomenclature, e in cui il nome di de Magistris viene usato come spauracchio da certi ambienti del centrosinistra e da certo civismo di facciata – scrivono Michele Conia e Saverio Pazzano –, dopo aver parlato con tanti soggetti calabresi che lottano nei territori, portatori sani di valori democratici e protagonisti di vertenze legate ai diritti e consapevoli della necessità di un’alternativa seria, concreta, avulsa dal sistema di spartizione di posti e prebende che governa da decenni questa regione, il passo successivo è stato naturale. Abbiamo incontrato Luigi de Magistris e gli abbiamo chiesto di candidarsi per guidare uno schieramento di rottura, fuori da logiche stantie e schemi classici, perché come noi, conosce e ama la Calabria, come noi è consapevole che bisogna rompere col passato, come noi sa che questo non può avvenire per miracolo ma con un grande lavoro e con l’entusiasmo di chi sa che la Calabria ha le energie e le intelligenze per farlo. Gli abbiamo detto che saremo al suo fianco con le nostre energie e le nostre esperienze».
In questo contesto, non va però, dimenticata la figura di Mario Oliverio, “riabilitato” con colpevole ritardo e non ancora “riammesso” a corte dai dem (fa ancora parte della Direzione Nazionale): la sua assoluzione non gli dà via libera per una ricandidatura in prima persona (avrebbe il suo uomo da mettere in corsa, visto che ha ancora qualche grana giudiziaria da cui uscire) ma gli consente di tenere un atteggiamento oltremodo critico sulla proposta di Graziano per candidare De Magistris a rappresentare il centro-sinistra. Il suo scarso feeling con Graziano è arcinoto, come sono pesanti le dichiarazioni che ha fatto a proposito dei rumours sulla candidatura del “papa straniero” che viene da Napoli. Difficile presagire gli esiti dell’incontro prossimo venturo in cui ci sarà l’abbraccio dei dem all’avventura De Magistris-Tansi o se il gelo (probabile) metterà ulteriore scompiglio su un elettorato di sinistra sempre più disorientato e amareggiato.
Il candidato naturale che poteva essere l’ex presidente del Consiglio regionale (e attuale vicepresidente) Nicola Irto, in grado di raccogliere un discreto consenso per una partenza in pole position, non piace – a quanto sembra – ai piani alti del Nazareno, ovvero non è riuscito a trovare sponsor pronti a impegnarsi sulla sua persona. Ha un profilo pulito, Irto, ma ha il torto, durante i cinque anni di Presidenza del Consiglio, di non aver saputo adeguatamente seminare opzioni a suo favore e preparare il consenso necessario a favorire la discesa in campo. In confronto, De Magistris – amato-odiato in pari misura – a Catanzaro e in Calabria ha saputo tenere la piazza, anche nel confronto con il presidente De Luca, mostrando di aver maturato un’attitudine politica che non può permettersi di mandare alla deriva.
Le elezioni al 9 giugno potrebbero essere quella combinazione astrale di eventi che a volte cambiano il corso delle cose: finisce il mandato (non rinnovabile) a Napoli, e De Magistris si trova nelle condizioni ideali per tentare il ritorno in Calabria. La moglie e i figli sarebbero felici di tornare a Catanzaro, bisognerà vedere che ne pensano i calabresi. (s)