L’OPINIONE / Franco Cimino: La bambina che ha perso il suo bambino

di FRANCO CIMINO – È solo una bambina. Chi volete che sia un essere di tredici anni? Se anche avesse un corpo di donna, di cui non è “colpevole”, se anche vestisse come i falsi modelli di oggi , come riterreste ne abbia colpa, se anche frequentasse “quelli là” della più generica offesa a quelli là, se anche le fosse piaciuto per la spinta di ormoni esplosivi, come voi l’accusate, se anche se la fosse cercata, come voi nei casi della colpa femminile inventata, se anche fosse povera da poveracci che non hanno nulla se non la promiscuità in quella sola stanza che odora di puzzo selvaggio, se anche e se forse e se quel vecchio o quel gruppo e se chissà chi della famiglia e se il fratello o il padre o lo zio o un nonno, e se se … Se anche fosse tutto questo, lei resta solo una bambina. Lasciatela stare.

Non è lei che ha fatto nascere il bambino già morto. Non è lei che l’ha fatto morire. Lei non ha ucciso nessuno. Neppure, odiosamente, il frutto del suo ventre. Lasciatela in pace. Ha solo tredici anni. Ed è inutile andare a cercare la sua colpa. La colpa è in quei suoi anni bugiardi. In quell’ambiente ammalorato, che i tredici anni ha violentato. Ingannato. In quell’anfratto di società in cui la società non c’è. La famiglia non c’è. Le istituzioni non ci sono. La Chiesa neppure. Se ci sarà stato un delitto, quale è sempre la soppressione di una vita, più grave se vita innocente, indifesa, indifendibile da sé, non l’ha commesso lei. É una bambina di tredici anni. Lasciate stare che la Legge faccia il suo corso nell’accertamento della verità.

Lasciate che, accertate le responsabilità, persegua gli adulti che hanno partecipato a quella morte neonata. Ma lasciate stare la bambina. Soprattutto, voi tutti, costruttori dell’informazione. E teatranti negli show televisivi dove mandate in scena sempre la notizia sensazionale, fate recitare gli assassini, trascurando le vittime. Persone fragili , che dimenticherete non appena la notizia avrà ceduto il posto a un’altra più stimolatrice della curiosità morbosa di chi non legge un libro, non vede un film, non parla con il vicino. Non pensa. Non guarda. Non sente. Non sogna. E lasciate stare le che la cittadina del Sud, che sarebbe la capitale di una della più belle coste del mondo, se non fosse in Calabria. In questa Calabria. Quella cittadina sul dolente mare del passaggio a tutti i mondi oltre quel mare, non c’entra nulla. E colpa di questa morte bambina, non ha. Piuttosto, mettetevi la mano sulla coscienza. Non sugli occhi, che, invece, devono vedere la triste realtà di un mondo che trasforma la miseria materiale in miseria morale, la fame dello stomaco in fame della mente e del cuore. La mano sulla coscienza mettetevi, per liberarla dei copertoni che la coprono. E per sentirla. E farne sentire il dolore. Della persona. E del mondo. Il proprio e quello del pianeta. Liberata la vostra mente dai pregiudizi.

Soffermatevi, piuttosto, su un fatto che dice tutto di noi. La bambina, come mamma che abbandona, é stata rintracciata subito dopo la scoperta del corpicino in uno zaino deposto sui massi di un porto solo accennato. L’hanno scoperta con un semplice marchingegno. Sono andati a vedere nelle scuole del luogo quale alunna mancasse in questi giorni. É stato facile scoprirlo. Da settimane ne mancava soltanto una, di cui nessuno sapeva e nessuno domandava. Ecco, se la Scuola e le altre istituzioni preposte, si fossero interessate a questa bambina, se avessero notato e sofferto per quel banco lungamente vuoto e si fossero domandate dove fosse, allora non la gravidanza indesiderata si sarebbe potuta evitare, ma la morte del bambino sì. E con la morte, il dolore immane di quella bambina, divenuta mamma dopo che il figlio le è stato strappato dalle braccia. Sssssst, adesso facciamo silenzio. Tutti! (fc)

 

L’OPINIONE / Franz Caruso: Realizzare il nuovo ospedale hub di Cosenza

di FRANZ CARUSO – Chiedo ancora una volta al presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, anche nella sua qualità di commissario ad acta alla sanità calabrese, che sia garantito ai cosentini della provincia di Cosenza il sacrosanto diritto a curarsi in una struttura ospedaliera degna di questo nome. Si costruisca, dunque, il nuovo ospedale Hub di Cosenza. Pur rimanendo dell’idea che il sito  migliore in cui ubicarlo è  Vaglio Lise , per come deliberato dal Consiglio comunale di Cosenza, affinché venga realizzato ho già detto  al presidente Occhiuto di farlo dove vuole, ma lo faccia.

La battaglia che sto portando avanti per la realizzazione del nuovo ospedale Hub è propria della mia carica di Sindaco che, in quanto tale, è responsabile della salute dei propri amministrati.  Senza una buona sanità, però, che non è di mia competenza, non ci può essere buona salute, perché non si assicura il diritto alla cura. Noi calabresi abbiamo un sistema sanitario insufficiente ed inefficace, aggravato nella nostra provincia dall’assenza di un Hub regionale adeguato alle esigenze della nostra popolazione. Siamo la provincia più vasta ed estesa della Calabria, la seconda nel meridione, abbiamo o no il diritto di avere un ospedale che garantisca il diritto alla salute dei cosentini? A questa domanda deve rispondere la Regione Calabria, che deve capire che fino a quando non avremo una struttura ospedaliera moderna non potremo mai sperare di avere una sanità capace di rispondere ai bisogni dei cittadini, né tanto meno di dare dignità ai medici ed al personale sanitario, di altissimo livello e professionalità, che, però,  operano in luoghi vetusti ed inadatti e con strumentazioni carenti. Il bene primario dell’uomo è la salute e va garantita anche nei nostri territori. Basta ai viaggi della fortuna, anche perché non tutti possono permetterselo.

Per cui la prevenzione, per quanto mi riguarda, deve essere fatta coincidere con un sistema sanitario efficace, che noi calabresi e cosentini non abbiamo. I Comuni, però, per come dicevo, non hanno competenza in materia. Promuoviamo, pertanto, la salute con gli altri mezzi che abbiamo a disposizione.

A Cosenza stiamo facendo tanto: oltre alle diverse iniziative promosse ed organizzate per informare e sensibilizzare i cittadini, abbiamo installato defibrillatori in moltissime zone della città rendendo il nostro un territorio cardioprotetto, abbiamo realizzato quello che rappresenta il nostro fiore all’occhiello, il Caffè Alzheimer e presto daremo vita ad un centro per l’autismo, solo per fare pochi esempi. Si è trattato di un lavoro impegnativo messo in campo da Maria Teresa De Marco che non è solo un bravo assessore ma è soprattutto un bravo medico, che ha, indubbiamente, a cuore le sorti dei suoi pazienti e da sempre pratica ed invita a praticare la prevenzione. Facciamolo perché affrontare per tempo determinate patologie spesso salva la vita. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

La campagna referendaria della Cgil arriva all’Umg: Chiediamo impegno comune per cambiare il Paese

«Chiediamo un impegno comune per cambiare il Paese». È l’appello lanciato dalla Cgil che, con la sua campagna referendaria, è approdata all’Università Magna Graecia di Catanzaro.

Lì e categorie della Cgil che riguardano lavoratrici e lavoratori occupati nel contesto universitario. Flc Cgil, Filcams Cgil, Fp Cgil, Fiom Cgil, Fillea Cgil, Flai Cgil e Cgil Area Vasta hanno fatto volantinaggio e illustrato le questioni sulle quali il sindacato intende incidere.

La Cgil, che ha raggiunto 13mila firme in poche settimane di campagna, punta a rendere il lavoro più dignitoso, tutelato, sicuro e stabile chiedendo un impegno  comune per cambiare il Paese. In particolare, il referendum punta a garantire il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo andando ad abolire la norma del Jobs Act che lo limita a chi sia stato assunto dopo il 2015.

Il Sindacato mira anche a cancellare il tetto massimo di indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato nelle piccole aziende, affinché sia il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcuna soglia e a superare la precarietà dei contratti di lavoro eliminando la liberalizzazione dei contratti a termine confinandone l’uso a causali specifiche e temporanee.

Per rendere il lavoro più sicuro nel sistema degli appalti la Cgil punta, infine, ad abrogare la norma che esclude la responsabilità solidale delle aziende committenti nell’appalto e nel subappalto, in caso di infortunio e malattia professionale della lavoratrice o del lavoratore.

Passi importanti che andrebbero a minare le fondamenta del precariato e dello sfruttamento e ad incidere concretamente sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.

La campagna della Cgil si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta la Calabria con banchetti e presidi diventati anche occasioni per raccontare le esperienze subite sulla propria pelle nell’intento comune di invertire la rotta. La raccolta firme proseguirà fino a luglio anche nelle Camere del Lavoro, ma è possibile firmare altresì on line. (rcz)

L’OPINIONE / Mons. Francesco Savino: Non è sufficiente condannare la mafia

di MONS FRANCESCO SAVINO – Sento il dovere, innanzitutto, di ringraziare tutti voi qui presenti e, in particolare, i confratelli Vescovi, i relatori e gli organizzatori di quest’iniziativa, che si colloca come momento culturale particolarmente significativo nella serie di appuntamenti pensati per dare rilievo al decimo anniversario della visita di Papa Francesco in Calabria, nella Diocesi di Cassano all’Jonio.

Sono indelebili le parole che il 21 giugno 2014 il Papa pronunciò durante l’omelia della Messa, celebrata nella spianata di Sibari, nei primi vespri della Domenica del Corpus Domini: «Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione; quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ’ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no! La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare. Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!».

Sul senso della scomunica e, in particolare, di quella con cui Papa Francesco ammonì i mafiosi, si sono interrogati i relatori che sono intervenuti nella due sessioni della tavola rotonda.

Occorre anche chiederci, guardando oltre la vita più consueta delle comunità cristiane: quanto quelle parole hanno scosso la coscienza dei mafiosi? E quanto quelle parole continuano a interpellare la nostra coscienza di cristiani, impegnati nella sequela del Risorto e inviati ad annunciare la vita buona del Vangelo in questo territorio?

Il rischio, infatti, può essere quello di ridurre la questione a ricercare e a elaborare una veste giuridica per configurare un nuovo reato nell’ordinamento canonico della Chiesa, con la conseguente sanzione. Ma è sufficiente la configurazione di un reato e della relativa pena perché le parole profetiche del Papa sortiscano l’effetto per le quali sono state pronunciate dieci anni or sono?

Certamente una tale prospettiva è utile, se viene considerata nel più ampio contesto del fine della pena canonica e, in particolare, della tipologia delle pene medicinali, a cui appartiene la scomunica, ovvero quello di fare in modo che il criminale receda dalla contumacia e ritorni nella comunione ecclesiale, garanzia della comunione con il Signore Risorto.

Tuttavia, per coloro che non hanno affatto a cuore la comunione ecclesiale, né tantomeno la propria comunione con Dio, che fine potrà mai sortire una eventuale scomunica? È chiaro che non è affatto sufficiente sanzionare quando manca quasi del tutto il senso di appartenenza al popolo di Dio.

È necessario, perciò, domandarci quale “conversione pastorale” richiedono le parole profetiche di Papa Francesco per l’evangelizzazione in Calabria.

Tenterò, perciò, di abbozzare alcune piste. La prima pista possiamo accoglierla nell’opportunità costituita dal cammino sinodale in atto che, ancor prima di offrire risposte e risultati, riconsegna uno “stile” di essere Chiesa che cammina insieme, che sa ascoltare, che dialoga con il mondo, che esercita la propria vocazione profetica a partire dalla testimonianza di una vera e propria “differenza” costituita dalla “vita buona del Vangelo”, che si pone con uno stile autenticamente diaconale nei confronti degli uomini e delle donne, di cui sa condividere “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce” (GS, n. 1). Questo “stile”, antico quanto la Chiesa stessa, è davvero “sostanziale”. D’altra parte, la mentalità mafiosa attecchisce proprio quando alla fatica del camminare insieme si preferisce l’apparente facilità del ricercare e del perseguire innanzitutto interessi individuali o familiari, slegati dal bene della comunità.

Una tale mentalità diabolica – Papa Francesco nella sua omelia parla significativamente di “adorazione del male” – può insinuarsi anche nella Chiesa, a tutti i livelli e in tutte le sue articolazioni. Come Chiesa, perciò, saremmo condannati a tacere se noi per primi non facessimo continuo esercizio sinodale.

Una prima conversione pastorale, perciò, riguarda l’identità più profonda del nostro essere Chiesa. Solo praticando la sinodalità, infatti, potremo incidere significativamente su quella cultura marcatamente individualistica e familistica su cui si annida la cultura e l’organizzazione mafiosa.

In tale pratica sinodale rientra anche la fatica pastorale per la riqualificazione dell’Istituto Teologico Calabro, che da alcuni anni è al centro della riflessione di noi Vescovi calabresi e che, nei prossimi mesi, si concretizzerà. In questo processo di riqualificazione sarà urgente e necessario rilanciare le due licenze di specializzazione in teologia dell’evangelizzazione e in teologia morale sociale, sollecitando una teologia contestuale, che contribuisca significativamente allo sviluppo integrale della nostra gente e al bene della nostra terra di Calabria.

Una seconda “conversione pastorale”, di carattere più generale, ma urgente e cogente per un’evangelizzazione seriamente efficace in Calabria, riguarda la sfida e l’opportunità costituita dall’iniziazione cristiana.

In un contesto socio – culturale come il nostro, nel quale ancora, almeno per tradizione, le famiglie continuano a chiedere il battesimo per i propri figli e i fanciulli ricevono ancora, nella maggioranza dei casi, i sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia, le nostre Diocesi hanno la grave responsabilità di elaborare insieme percorsi significativi perché l’itinerario di iniziazione incida profondamente nella cultura della nostra gente e la conduca a testimoniare la vita buona del Vangelo nei diversi contesti.

Nonostante alcuni tentativi e alcune sperimentazioni in atto, il modello di iniziazione cristiana utilizzato nelle prassi pastorali delle nostre Diocesi, infatti, rimane quello collaudato all’inizio degli anni ’70 dello scorso secolo quando, almeno nella grande maggioranza dei casi, la prima evangelizzazione – come esperienza dei valori della fede.

Per il nostro Meridione quel sistema era già allora precario, perché alcuni dei tre “grembi generatori” – famiglia, scuola, paese – che quel modello implicava erano compromessi: lasciavano spazio a elementi sub-culturali ancestrali, custoditi e trasmessi dalla famiglia/clan, che contaminano la genuinità della fede con elementi di tipo religioso-magico. Così, alcuni “riti di passaggio” nelle famiglie/clan avvenivano e continuano ad avvenire in concomitanza con feste e momenti religiosi e più specificamente sacramentali. L’urgenza di un nuovo modello di iniziazione cristiana è quindi improcrastinabile!

Non è sufficiente “condannare”. È necessario, piuttosto chiederci in modo autocritico dove abbiamo pastoralmente fallito come Chiese in Calabria e riscoprire il potenziale che il Vangelo offre per una vera e propria trasformazione culturale.

In questa direzione, il cammino sinodale in atto sta ricordando alle nostre comunità cristiane tre attitudini fondamentali perché possano tornare a essere grembi generativi, soprattutto in Calabria: la capacità di discernere, ovvero la capacità che si ha di porsi dentro il presente convinti che anche in questo tempo è possibile annunciare il Vangelo e vivere la fede cristiana; la capacità di vivere forme di adesione radicale e genuina alla fede cristiana, che sanno testimoniare già con il loro semplice esserci la forza trasformatrice di Dio nella nostra storia; una revisione del legame ecclesiale, in grado di renderne visibile il carattere missionario ed

In Calabria e non solo in Calabria qualcosa di simile è stato proposto anche dai convegni regionali. Si è potuto sintetizzarlo secondo questa scansione: sulle orme di Gesù, nel suo nome e in continuità con la sua prassi, la comunità cristiana compie [o deve riprendere o cominciare a compiere] anche oggi questa triplice attività: attività kerygmatica, attività liberatrice, attività convocatrice.

Per la prima (Kerygmatica), l’evangelizzazione deve necessariamente essere profetica, secondo una declinazione che è una progettualità confrontata continuamente con quella del Regno di Dio, o meglio con il progetto già in fieri della regalità di Dio e, pertanto, secondo una progettualità profetica e testimoniale, che mira ad un’anticipazione escatologica attraverso una formazione critica e autocritica.

Per la seconda (liberatrice) l’evangelizzazione diventa prassi continua come ministerium visitationis (a fronte delle tante e spesso immani solitudini esistenziali di oggi), ministerium consolationis (riproponendo e attualizzando la tenerezza di Dio a fronte delle durezze e delle tante ferite dei nostri contemporanei) e come ministerium medicationis (curando e, ove possibile, guarendo le ferite umane e colmando il bisogno di felicità cui aspira ogni essere umano). Ne derivano un impegno permanente della comunità cristiana per la dignità della vita umana, per la salvaguardia del creato, per la difesa degli oppressi.

Per la terza (convocatrice) l’evangelizzazione genera continuamente, nello Spirito di Gesù e nell’accoglienza della sua Parola e della sua Prassi, una fraternità contemplante e agente, nel recupero continuo della significanza esistenziale, nell’impegno per rendere trasparenti i sacramenti e le nostre celebrazioni, nella condivisione di beni materiali oltre che spirituali.

Si vuole troppo? Si cerca di ritornare al Vangelo. Questo ciò che ci ha invitati a fare Papa Francesco il 21 giugno 2014.

Possiamo ancora restare indifferenti verso tale urgenza? La riflessione di questa tavola rotonda è un tentativo per dire con chiarezza il nostro impegno comune per l’evangelizzazione permanente nella nostra Calabria. (fs)

[Mons Francesco Savino è vescovo di Cassano allo Ionio e vicepresidente della Conferenza Episcopale Calabra]

Concessioni balneari, la Calabria non applicherà la bolkestein: È la prima in Italia

«Appare evidente che nel territorio calabrese non c’è scarsità della ‘risorsa spiaggia’ e, dunque, oggi ufficialmente deliberato – prima Regione in Italia a prendere una decisione di questo tipo e a metterla nero su bianco – che in Calabria non si applicherà la direttiva Bolkestein riguardo alle concessioni rilasciate dai Comuni nei quali sarà valutata all’attualità l’insussistenza locale di scarsità della risorsa e l’assenza di interesse transfrontaliero certo». È quanto ha reso noto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, a margine della riunione di Giunta in cui è stata approvata la delibera sulle concessioni balneari.

«La Calabria – ha spiegato – è abbracciata dal mare a est, a ovest e a sud, ed ha quasi 800 chilometri di coste. Il nostro piano regionale, normato da una legge regionale del 2005, prevede che il 70% delle spiagge possa essere dato in concessione per finalità turistico-ricreative, a fronte di un 30% che deve rimanere obbligatoriamente libero. Dai dati aggiornati a dicembre 2023 emerge che solo il 13% delle spiagge calabresi è dato in concessione – alcune volte anche assegnate ma non attive – dai Comuni: almeno l’87% delle nostre spiagge è dunque al momento libero».

«La direttiva Ue del 2006 – ha proseguito mette l’accento proprio sul concetto di ‘scarsità della risorsa spiaggia’. Una successiva legge dello Stato italiano approvata nel 2022 regolamenta una mappatura delle spiagge, che però è stata effettuata a livello nazionale. Logica rigettata da un parere della Commissione europea: per l’Europa la valutazione sulla ‘scarsità’ o meno delle spiagge va fatta a livello regionale o addirittura comunale».

«Noi vogliamo rispettare alla lettera queste indicazioni – ha sottolineato –. E dai numeri appare chiaro come nella Calabria, complessivamente considerata, non ci sia alcuna scarsità della ‘risorsa spiaggia’. A seguito della decisione presa oggi dalla nostra Giunta i Comuni calabresi potranno procedere – qualora non ci sia nel loro territorio una scarsità della ‘risorsa spiaggia’ e non vi sia neppure un interesse transfrontaliero al rilascio della concessione – all’applicazione diretta della normativa nazionale sulle proroghe delle concessioni balneari; in assenza di tali presupposti, gli stessi Comuni potranno procedere ad una ‘proroga tecnica’ delle precedenti concessioni in scadenza al 31/12/2023, e allo stesso tempo potranno bandire nuove gare, per i lotti non ancora assegnati».

«Da mesi si parla di autonomia differenziata e di regionalismo, perché se ne deve parlare sempre secondo l’interesse di alcuni? In questo caso la Calabria il problema che hanno altre regioni non ce l’ha – ha concluso –. In Calabria la ‘risorsa spiaggia’ non è scarsa.
Qualcuno in passato diceva ‘padroni a casa nostra’. In questo caso siamo noi calabresi che sommessamente diciamo: ‘sulla Bolkestein padroni a casa nostra’». (rcz)

Gullì (Spi Cgil Calabria): Troppi tentativi di minare le fondamenta della Costituzione

«In questo momento storico e politico sono troppi i tentativi di minare alle fondamenta quanto scritto dai costituenti, aggredendo principi come la libertà e l’uguaglianza». È quanto ha detto Carmelo Gullì, segretario generale di Spi Cgil Calabria, nel corso dell’incontro con gli studenti del Liceo Filolao e Liceo Gravina di Crotone.

«Partecipare e non essere indifferenti è uno dei modi per pretendere l’applicazione della Costituzione nata per fare dell’Italia un paese democratico e antifascista senza se e senza ma», ha detto ancora il segretario nel corso della manifestazione La Costituzione va a scuola – Democrazia e Costituzione tra Stato Etico e Stato di Diritto, organizzata dallo Spi Cgil Calabria con lo Spi Cgil Area Vasta e l’Anpi e che ha visto gli interventi della neo eletta Segretaria Generale Nazionale dello Spi Cgil Tania Scacchetti, del segretario Generale Cgil Calabria Angelo Sposato, della Segretaria Spi Cgil Calabria Rossella Napolano, del rappresentante del Comitato Nazionale dell’Anpi Mario Vallone, del professore di Diritto Pubblico Walter Nocito e della la docente di Storia e Filosofia Giusi Acri.

«Nella costituzione antifascista c’è la storia e l’identità del nostro Paese – ha rimarcato Angelo Sposato, rivolgendosi agli studenti – c’è il vostro futuro, il lavoro, i diritti, le libertà sindacali, il diritto di sciopero, ci sono i doveri, c’è la Pace, c’è l’articolo uno che deve essere un monito alle classi dirigenti e che recita che “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Difendere la costituzione è difendere il lavoro dalla precarietà e dallo sfruttamento, come stiamo facendo con i nostri referendum».

«Lo Spi – ha spiegato la Segretaria Spi Cgil Calabria Rossella Napolano – da tempo lavora sul legame transgenerazionale con i giovani fatto di ascolto e di discussione sui valori fondanti. È un modo per rispondere all’attuale crisi valoriale, allo scenario attuale sempre più complesso, attraversato da guerre e difficoltà».

«C’è ancora molto da fare per applicare la Costituzione e questo è uno dei motivi per non stravolgerla», ha detto in conclusione la Segretaria Generale Nazionale Spi Cgil Tania Scacchetti, invitando poi a notare come nella Carta Costituente siano state poste le basi per successive conquiste civili, come il divorzio e il diritto di famiglia.

Al termine dell’iniziativa il sindacato ha distribuito agli studenti una copia tascabile della Costituzione invitandoli a portarla sempre con sé, a rispettarla e difenderla.

L’appello di Unindustria Calabria ai candidai calabresi alle europee: Condividere documento Fabbrica Europa

I candidati calabresi alle elezioni europee condividano le istanze contenute nel documento Fabbrica Europa. È l’appello lanciato dal presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, unitamente a Natale Mazzuca, vicepresidente nazionale di Confindustria (delegato alle Politiche strategiche per il Mezzogiorno); Giovan Battista Perciaccante, presidente Confindustria Cosenza; Domenico Vecchio, presidente Confindustria Reggio Calabria; Rocco Colacchio, presidente di Confindustria Vibo Valentia; Mario Spanò, presidente Confindustria Crotone; Daniele Diano, presidente Comitato Piccola Industria Unindustria Calabria; Umberto Barreca, presidente Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria Calabria; e Roberto Rugna, presidente di Ance Calabria.

 «Il mondo confindustriale lavora da anni per un’Europa più prospera, equa e sostenibile, in altre parole: più competitiva – hanno scritto gli industriali calabresi –. Nella piena consapevolezza che il futuro dell’Europa sia legato al Rinascimento dell’industria europea, quindi a una sfida globale che può essere vinta solo puntando su una rinnovata competitività della nostra industria, il Parlamento europeo che sarà eletto nel prossimo giugno dovrà prendere decisioni vitali per l’Unione Europea su delicate questioni di carattere internazionale che, fin qui, hanno già dimostrato di avere ripercussioni specifiche e dirette sui singoli territori, sulle singole aziende, sui singoli cittadini. Temi che hanno un impatto forte sul quadro economico nazionale e di più sull’economia ancora fragile della Calabria».

«Le proposte di Confindustria per un’Europa economicamente competitiva – hanno proseguito – mirano a riportare al centro delle politiche di sviluppo dell’industria nel suo senso più ampio. Il contesto internazionale vede Cina e Stati Uniti viaggiare convintamente verso il sostegno all’industria, ecco perché l’Europa non può e non deve rimanere indietro su questo tema altrimenti sarà spettatrice dello sviluppo, della crescita sociale ed economica che si prospetta. Dovrà quindi credere nell’industria pur mantenendo ben saldi i tre pilastri fondamentali che segnano il perimetro in cui le moderne politiche industriali devono muoversi: sostenibilità, innovazione e inclusione, che si sostanziano nelle linee di investimento in politiche digitali, transizione ecologica e infrastrutture già tracciate dal Pnrr».

«A questi, poi, bisogna aggiungere quarto pilastro – hanno aggiunto – un’ulteriore e importante prospettiva di transizione: quella sociale, da declinare attraverso politiche di coesione, di contrasto alle diseguaglianze, di riduzione dei divari territoriali e a sostegno della crescita inclusiva, perché nessuno resti indietro, ma tutti possano contribuire allo sviluppo».

«Come si vede – hanno concluso – “Fabbrica Europa” non è un documento di settore, dedicato solo a sostenere gli interessi di una parte della società: le industrie, adeguatamente stimolate e calate nei contesti sociali adatti, svolgono un ruolo determinante nella crescita dei territori e nell’affermazione personale dei lavoratori, ecco perché è importante e giusto rimettere al centro dell’agenda politica proprio l’industria con le enormi ricadute positive che essa è capace di determinare». (rcz)

Liceo Biomedico, incontro tra Ordine dei Medici e Liceo Da Vinci per “Biologia con curvatura biomedica”

Il Liceo Biomedico si potrebbe arricchire di una nuova disciplina. Si tratta di Biologia con curvatura biomedica, che è stata al centro dell’ultimo incontro svoltosi nella sede dell’Ordine dei Medici di Reggio Calabria e il Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci”, che ha dato il via ad un percorso oggi adottato da ben 320 Licei italiani e con il coinvolgimento di 105 Ordini dei medici di tutt’Italia.

Il Liceo Biomedico, inoltre, è quasi realtà: è stata depositata, infatti, alla Camera dei Deputati e al Senato, in attesa di discussione, la proposta del modello didattico – unico nel suo genere – realizzato dall’Ordine dei Medici della Provincia di Reggio Calabria assieme al Liceo scientifico reggino “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria.

Presenti all’incontro gli studenti del Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria, accompagnati dai professori Salvatore Lauria, Giuseppe Chindemi e Lorena Chiricosta; quelli del Liceo di Cittanova assieme ai professori Manuela Cosentino e Maria Grazia Martino e gli studenti del Liceo di Palmi, accompagnati dal professore Carlo Gino Currao.

«Il percorso, iniziato a Reggio Calabria e poi diventato nazionale – ha affermato nel corso del suo intervento il dottore Pasquale Veneziano, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Reggio Calabria – è estremamente importante perché serve ad orientare i ragazzi per una loro possibile iscrizione alla Facoltà di Medicina. Un percorso che sta avendo uno sviluppo davvero interessante perché porterà quasi sicuramente all’istituzione del ‘Liceo ad indirizzo Biomedico’, un successo di grande prestigio sia per il nostro Ordine professionale che del liceo Da Vinci, ambedue da sempre capofila del progetto e quindi anche per tutta la città. Se questo progetto si realizzerà grande merito va sicuramente attribuito alla professoressa Giuseppina Princi la quale si è spesa molto a livello politico presso il ministero della Pubblica istruzione».

«La giornata di oggi, appena svolta – ha proseguito – è quella più importante di questo percorso: riguarda la parte pratica, utile a far conoscere ai ragazzi non solo alcune manovre di assistenza immediata in caso di necessità ma tutti i risvolti dell’attività medica, e cioè cosa significa fare il medico, le prospettive, le difficoltà ed i sacrifici da affrontare ed anche le grandi soddisfazioni che si ottengono esercitando questa bellissima professione. Ringrazio, inoltre, i dottori Domenico Minniti, Luigi Fragomeno, Virginia Bruzzì, Patrizia Genovese, Vincenzo Romeo e Domenico Falcomatà per la loro grande disponibilità in questi incontri teorico-pratici nei riguardi degli studenti». 

«Sono sempre di più orgoglioso, ma l’orgoglio non è quello personale di averci creduto fin dall’inizio – ha precisato il dottore Domenico Tromba, consigliere dell’Ordine, coordinatore Commissione rapporti Scuola – Università e referente nazionale medico del Corso di Biologia con curvatura biomedica ma piuttosto di vedere oggi la Calabria, e Reggio in particolare, considerate come modello dalle scuole di tutto il Paese. L’Ordine dei medici della provincia di Reggio Calabria e il Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci sono, infatti, capofila per il modello di orientamento post-diploma in Biologia con Curvatura Biomedica».

«Il progetto di orientamento-potenziamento di biologia con curvatura biomedica– ha spiegato il dottore Domenico Tromba partito dalla Calabria, da Reggio, elevato negli anni su scala nazionale, oggi ha assunto connotati sempre più ampi. Sono adesso ben 320 i Licei italiani che lo hanno sposato per un totale di oltre 30mila studenti e 105 Ordini provinciali dei Medici coinvolti, per un totale di oltre 10mila medici impegnati».

«La Calabria si distingue, oggi più che mai – ha sottolineato – come modello per tutta l’Italia. Oggi si sta cercando di pensare a numerose soluzioni, (test si, test no) oppure valutazione dopo i primi sei mesi di studio, ma non capisco perché non si voglia accettare quello che è già sperimentato e dare inizio alla nascita del liceo Biomedico. Un percorso di studi di questo tipo, se portato a termine, risolverebbe in maniera definitiva l’accesso alla professione medica e nel contempo andrebbe a formare una classe di professionisti che, una volta laureati, andrebbero a coprire la carenza di personale, un problema che la Sanità pubblica sta affrontando in questi anni con non poche difficoltà per i professionisti e, soprattutto, i pazienti»

Per la professoressa Giusi Princi, già preside del Liceo scientifico Leonardo Da Vinci e vicepresidente Regione Calabria, presente all’incontro, si è trattato di un momento significativo “perché rappresenta la conclusione annuale del percorso di biologia con curvatura biomedica nel quale abbiamo fortemente creduto assieme all’Ordine dei medici della provincia reggina, il suo presidente, Pasquale Veneziano, e il dottore Domenico Tromba per realizzare una bellissima realtà che vede coinvolti anche i docenti di biologia del Liceo, in primis la dottoressa Francesca Torretta e tutti gli altri docenti delle scuole coinvolte nel percorso che ha raggiunto davvero numeri importanti.

«Da Reggio Calabria, quindi – ha rimarcato la vicepresidente della Regione Calabria – è partito un modello vincente che ha fatto la storia del Paese perché oggi abbiamo sia alla Camera dei Deputati che al Senato due disegni di legge per i quali stiamo lavorando ed entro il corrente anno si spera che l’iter possa essere concluso. In particolare, si sta lavorando per lasciare una percentuale di posti affinché gli stessi ragazzi che frequentano il Liceo abbiano una corsia preferenziale per l’accesso alla facoltà di Medicina».

Grande la soddisfazione per Francesco Praticò, preside del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci.

«Si tratta di un corso d’eccellenza – ha evidenziato Praticò – che ormai da tanti anni è stato attivato e noi come Liceo siamo scuola capofila a livello nazionale. Devo aggiungere che anche le famiglie seguono con grande attenzione questo percorso e non finirò mai di ringraziare la professoressa Princi, già preside del Liceo da Vinci, che ha avuto anni addietro questa intuizione e che adesso è in via di riconoscimento da parte del Ministero dell’Istruzione».

Una soddisfazione condivisa dalla professoressa Francesca Torretta, docente-referente nazionale del Corso Biologia con curvatura biomedica del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci.

«Speriamo di essere in dirittura d’arrivo perché, come si sa – ha detto – il percorso è stato ormai sperimentato da più di sei anni a livello nazionale ed altrettanti a livello interno. Ogni anno abbiamo fornito tutti i dati di monitoraggio al Ministero e sembra che il percorso dovrebbe essere istituzionalizzato. La sperimentazione è andata benissimo, anche oltre le nostre aspettative, basta vedere il grandissimo numero di adesioni da parte dei Licei italiani e, tra l’altro, quest’anno verrà pubblicato un nuovo bando per l’adesione di nuovi istituti che ancora chiedono di aderire a questo percorso. Un grande successo, quindi, partito da Reggio Calabria»(rrc) 

 

Russo (Cisl Calabria): Superare logica dei veti che fermano troppi investimenti pubblici e privati

«Per la Cisl Calabria bisogna superare la logica dei veti, dei “no” e dei “ni”, che fermano troppi investimenti pubblici e privati». È quanto ha dichiarato Tonino Russo, segretario generale di Cisl Calabria, nel corso della riunione dell’esecutivo della Cisl calabrese svoltasi a Lamezia.

«Non possiamo perdere nessuna occasione – ha ribadito –. Subito gli appalti sui cantieri della S.S. 106 fra Sibari e Catanzaro senza perdere tempo in altre discussioni, perché il territorio ha bisogno di arterie di comunicazione moderne e sicure. Resta il fatto che la S.S. 106 va ammodernata in tutto il suo percorso, da Sibari fino a Reggio Calabria».

«Siamo preoccupati – ha aggiunto – per il destino dei circa mille lavoratori ex Abramo C.C. Serve trovare soluzioni a difesa del perimetro occupazionale. C’è un patrimonio di competenze professionali utili alla Calabria e al Paese che va protetto. Siamo impegnati a definire con Cgil e Uil una piattaforma unitaria su questioni centrali per il lavoro e lo sviluppo».

Nel dibattito seguito alla relazione di Tonino Russo, sono stati affrontati i temi della Sanità e denunciati i ritardi rispetto all’attivazione dei tavoli di confronto con tutte le ASP e le AO sulle liste d’attesa, sulla riorganizzazione della rete e sulla medicina del territorio. (rcz)

La Metrocity RC sostiene Taurianova Capitale Italiana del Libro

La Città Metropolitana di Reggio Calabria al fianco di Taurianova Capitale del Libro, sostenendo le iniziative in programma, tra le quali già previste in questi giorni diverse presentazioni di libri d’autore, oltre ad una serie di eventi culturali estivi di caratura nazionale ed internazionale.

Si è svolto, infatti, a Palazzo Alvaro, un incontro tra il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà ed il sindaco della cittadina della Piana Roy Biasi, accompagnati rispettivamente dal Consigliere metropolitano delegato alla Cultura Filippo Quartuccio e dagli assessori taurianovesi Massimo Grimaldi e Maria Fedele.

Nel corso dell’incontro il sindaco Falcomatà ha ribadito il vivo interesse della Città Metropolitana nel sostenere le iniziative promosse dal Comune di Taurianova per la programmazione annuale prevista nell’ambito del progetto Capitale del Libro 2024, considerando questa opportunità un patrimonio per l’intera comunità metropolitana ed una vetrina nazionale in grado di dare valore ed evidenza allo straordinario patrimonio culturale e paesaggistico presente in tutto il comprensorio metropolitano. (rrc)