Il Senato Accademico dell’Unical chiede il cessate il fuoco in Palestina

di FRANCO BARTUCCIIl Senato Accademico dell’Università della Calabria ha approvato all’unanimità una mozione, già condivisa con la Conferenza Nazionale dei Rettori delle Università Italiane, su presentazione del Rettore Nicola Leone, per il cessate il fuoco sulla striscia di Gaza.

«Il momento di forte tensione internazionale, l’inasprimento delle azioni militari in Medio Oriente e la perdurante crisi umanitaria nella Striscia di Gaza –  si afferma nella mozione –  chiamano in causa, anche sollecitate da un crescendo di manifestazioni e iniziative che hanno visto protagonisti tante studentesse e studenti, le Istituzioni universitarie e il loro ruolo. Un ruolo che deve saper esprimersi indipendentemente da ogni forma di potere e condizionamento, aspirando a promuovere la cultura della pace e del rispetto dei diritti umani, attraverso azioni e iniziative di formazione, di ricerca e di dialogo.

In questa cornice e in conformità alle fonti internazionali che riconoscono la pace come un diritto fondamentale della persona e dei popoli, il Senato Accademico dell’Università della Calabria ritiene oggi di dover manifestare e ribadire, ancora una volta, la propria più ferma condanna verso qualsiasi forma di violazione dei diritti umani e di risoluzione armata delle controversie, sottolineando l’attualità delle previsioni costituzionali sancite dall’art. 11, secondo cui “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

«È, infatti, necessario che il mondo accademico e l’intera comunità scientifica si adoperino attivamente per impedire alle coscienze di assuefarsi agli orrori della guerra e delle violenze che continuano a imperversare alle più diverse latitudini. Le Università sono un potente strumento di pace; valorizzano il pluralismo e l’indipendenza da ogni condizionamento e da ogni discriminazione di carattere ideologico, religioso, politico o economico, con particolare riguardo al pieno ed effettivo rispetto della vita e delle libertà di religione, di manifestazione del pensiero e di scienza.

Ecco perché, in riferimento alle specifiche richieste pervenute negli ultimi giorni dagli studenti, il Senato Accademico ritiene importante rilevare che oggi l’Università della Calabria non ha attive: collaborazioni con enti o imprese che siano attori nel conflitto; relazioni istituzionali con Università e istituti di ricerca israeliani, né partecipazioni al bando Maeci”.

«Al contempo, il Senato Accademico vuole rimarcare – si puntualizza nella mozione – che le Università, proprio per interpretare al meglio il proprio ruolo, devono saper intrattenere relazioni con tutte le comunità scientifiche del mondo all’insegna del rispetto reciproco, tutelando preziosamente la libertà di ricerca scientifica e di didattica sancita dall’art. 33 della Costituzione, ove si dispone che “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Le Università sono, infatti, comunità aperte e plurali, al di sopra dei confini e al di sopra degli Stati, e che non si possono ridurre ai governi dei loro Paesi; esse – ricordando le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – rappresentano un reticolo di collaborazioni che, sempre di più, si realizza, si intreccia, si sviluppa al di sopra dei confini: “se si recide questo collegamento, questo prezioso scambio di riflessioni, di collaborazioni, di esperienze, non si aiutano i diritti, non si aiuta la libertà né la pace, ma si indebolisce la forza del dibattito, della critica, del dissenso».

«L’azione istituzionale dell’Università della Calabria – si precisa nel documento–  è da sempre ispirata a tali valori, ai valori universali della tutela dei diritti umani, della pace, della democrazia, della libertà, dell’accoglienza delle diversità, della cooperazione e della solidarietà. L’Università della Calabria ha tradizionalmente sostenuto le comunità accademiche di tutto il mondo che vivono una situazione di rischio nei Paesi di origine e subiscono limitazioni e restrizioni nella ricerca e nell’insegnamento, promuovendo molteplici attività e concrete iniziative di supporto e di accoglienza per ricercatori e docenti universitari in fuga da teatri di guerra o da contesti privi della necessaria libertà».

1Di fronte al precipitare degli eventi, il Senato Accademico dell’Università della Calabria sente quindi di dover: denunciare la perdurante violazione dei diritti umani ed esprimere la propria più ferma condanna alla spirale di violenza e alle barbarie che, dall’efferato attentato di Hamas, ormai da molti mesi si susseguono nella Striscia di Gaza; manifestare pubblicamente il proprio dolore e la propria vicinanza e solidarietà a tutte le popolazioni la cui vita è stata sconvolta dalla guerra; invocare a gran voce la liberazione degli ostaggi, la necessità del cessate il fuoco, della pace duratura e del rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali, nella consapevolezza che il loro fondamento possa risiedere solo nel reciproco riconoscimento e in una convivenza giuridicamente regolata, fondata sulla libertà e sull’uguaglianza ispirata ai principi della legalità internazionale, del diritto e della democrazia, ove – come recentemente indicato dal Presidente Mattarella stesso – possano coesistere in pace due popoli e due Stati indipendenti; con favore la richiesta di momenti di riflessione e approfondimento, di dibattito e confronto, e di costruzione di tavoli tematici sensibili dal punto di vista etico; e, più in generale, nella logica di individuare azioni concrete che possano essere sviluppate nella realtà della nostra comunità accademica, farsi promotore di una campagna di mobilitazione ed effettiva sensibilizzazione».

«Sarà infatti necessario dare accoglienza, sostegno e solidarietà – puntualizza la mozione approvata all’unanimità dal Senato Accademico – alle comunità accademiche che oggi vivono scenari di conflitto in Medio Oriente, in Ucraina e ovunque nel mondo, in linea con i principi che l’Ateneo esprime e che di recente hanno già portato all’introduzione di borse di studio e di ricerca o forme di esonero dai contributi studenteschi a favore di rifugiati e profughi di guerra. Sarà importante incoraggiare lo sviluppo di linee di ricerca per la trasformazione non violenta dei conflitti; programmare nel Campus eventi sui temi della pace finalizzati a un costruttivo confronto critico garantendo, in forma pacifica e non violenta, la pluralità dell’offerta culturale in Ateneo; esortare la comunità accademica a impiegare la ricerca scientifica e i suoi risultati come strumento per la pace in grado di garantire il benessere di tutte le persone».

«Auspicando la strada del confronto dialettico mirato a costruire un modello di pacifica convivenza tra i popoli, l’Università della Calabria saprà interpretare responsabilmente il proprio ruolo nella comunità accademica internazionale, per sensibilizzare le coscienze sulla necessità di porre fine all’isolamento della Striscia di Gaza, per far cessare le operazioni militari in Medio Oriente in accordo con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu del 25 marzo 2024, e in tutte le zone di guerra, attraverso azioni volte a recuperare gli strumenti della politica e della diplomazia, che favoriscano il dialogo e una prospettiva di pace duratura fondata sul pluralismo religioso e sul rispetto dei diritti umani internazionalmente riconosciuti». (fb)

A Lamezia il cardinale Gianfranco Ravasi chiude gli incontri della Scuola Biblica Shekhinah

«Fratello ateo nobilmente pensoso, alla ricerca di un Dio che io non so darti, attraversiamo insieme il deserto. Di deserto in deserto andiamo oltre anche la foresta delle fedi, liberi e nudi verso il nudo Essere e là, dove la parola muore, abbia fine il nostro cammino». Con questa poesia di David Maria Turoldo dedicata al fratello ateo, il cardinale, Gianfranco Ravasi, ha concluso la sua omelia durante la santa Messa che ha presieduto al termine della Lectio su Dio vi parlò in mezzo al fuoco. Parola, storia, creato in occasione della conclusione degli incontri del secondo anno della Scuola Biblica Shekhinah (tenda della presenza) e del primo anno della Scuola per i Ministeri “Tikvàh” (speranza) che hanno registrato rispettivamente 608 e 752 iscritti.

«Ecco le parole di David Maria Turoldo che vi invito a seguire – ha detto Ravasi – pensando a tutti i fratelli che sono fuori nella vostra città e ancora una volta ringraziarvi per questo vostro affetto e ascolto».

Una riflessione, quella del presidente emerito del Pontificio consiglio della cultura e presidente della Pontificia commissione di archeologia sacra, che, parlando della fede, ha evidenziato che essa «comprende anche i momenti in cui noi perdiamo la stella come i Magi e non è sempre il cielo nostro popolato di Dio. Qualche volta anche noi sconfiniamo nel territorio in cui ci sono tanti nostri fratelli che non sono credenti. Ebbene, io vorrei, proprio in questo momento, che noi tutti pensassimo ai non credenti a coloro che non hanno alcun Dio ed io, che mi interesso tanto del dialogo con loro, vorrei finire con le parole di un mio amico che molti di voi, soprattutto i sacerdoti, conoscono. Era un religioso ed un poeta, col quale abbiamo fatto insieme anche dei libri: padre David Maria Turoldo che ha scritto una poesia proprio dedicata al fratello ateo ‘nobilmente pensoso’».

Partendo dalla riflessione sulla “suggestiva definizione del tempio” all’interno dell’Antico Testamento dove viene indicato come “casa dell’incontro”, Ravasi ha accompagnato gli oltre mille fedeli presenti in un percorso analitico all’interno delle letture del giorno evidenziando che “l’incontro aveva due dimensioni una orizzontale che “era l’assemblea del popolo di Dio, le varie tribù che si ritrovavano insieme – non per nulla la parola liturgia, come sapete, è di origine greca e significa ‘opera di un popolo’, di una comunità” ed una “verticale, fondamentale: era l’incontro con Dio, l’incontro con la sua Parola che scendeva dal monte, idealmente, cioè dall’eterno e dall’infinito”. 

Quindi, ha incentrato l’attenzione sui “tre volti di Dio” cioè: “la rappresentazione del Dio onnipotente, del Dio mistero, del Dio, come si dice, totalmente altro rispetto a noi. È quel riconoscere un po’ di più il mistero che ci circonda, il mistero del Divino che è alla base anche del credere. Ed è per questa ragione che credere non è mai riducibile semplicemente a una sorta di logica formale, logica matematica, in cui l’evidenza è un’evidenza dimostrabile in maniera quasi meccanica. La logica del rapporto col mistero, con la grandezza, con l’infinito, con l’eterno è la logica che voi tanti – forse spero – conosciate ed è la logica dell’innamoramento, dell’amore che, come vedete, non calcola, è spontaneo quando è amore autentico».

«Il secondo volto – ha aggiunto –, è quello che avete sentito nell’interno di questo brano della lettera che Paolo scrive ai cristiani di Roma, il suo capolavoro teologico, e voi avete sentito che qui è la rappresentazione esplicita del Dio Padre. Lo si dice fin dall’inizio: tutti quelli che sono guidati dallo spirito di Dio sono figli di Dio, per cui voi potete invocare Dio con l’intimità assoluta del bambino nei confronti del suo genitore. L’idea di padre è già nell’Antico Testamento ribadita più volte. Cristo, forse, aggiunge una nota unica, sua, usando questa parola ‘abba’ che è babbo: è la parola più semplice del bambino nei confronti del suo genitore. Ed ecco allora l’altro volto di Dio che non perde il suo mistero, per cui noi tante volte non comprendiamo il suo agire, però è l’invito a riconoscere un figlio, anche nelle oscurità del mistero, un figlio della sua paternità che guida questa folla oscura che è il mondo, che è l’umanità, la guida verso una meta diversa.

«Ed è la fiducia, alla fine, che permane in noi perché altrimenti saremmo come, per certi aspetti, la grande cultura classica che aveva una concezione della storia circolare, come una ruota, senza speranza e senza paura. Terzo e ultimo volto è il volto di Cristo. Avete sentito queste sono le sue ultime parole nel Vangelo di Matteo. Io di queste parole dove c’è la dichiarazione della Trinità che celebriamo in questa liturgia, il Dio Cristiano, Dio, appunto di amore perché di relazione – Giovanni Paolo II diceva Dio per certi aspetti ha come immagine la famiglia padre, figlio e l’amore materno dello spirito. Tra l’altro in ebraico la parola spirito è femminile -. Ebbene, io vorrei scegliere soltanto l’ultima frase: ‘Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo’. Ed è idealmente un rimando all’inizio del Vangelo di Matteo, quando si diceva che l’Angelo diceva a Giuseppe che si chiamerà Gesù Cristo, sarà l’Emmanuele il Dio con noi. Ed ecco allora questo aspetto del Dio spalla a spalla con noi».

Quindi, ha ringraziato il vescovo Parisi «per questo invito che mi ha fatto, incontrando una comunità che mi ha emozionato». (smg)

 

Attivo il nuovo laboratorio di patologia clinica dell’Asp di RC

È attivo, da oggi, a Reggio, il nuovo Laboratorio di patologia clinica dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria di Via Willermin.

Grande soddisfazione è stata espressa da Lucia Di Furia, direttore generale dell’Asp di RC, sottolineando come l’attivazione del laboratorio sarà «un bel momento per tutta la Provincia», ma non solo: «per le Istituzioni che hanno tanto lavorato per raggiungere questo obiettivo e per i cittadini che avranno nuovi servizi dei quali potranno usufruire con più immediatezza e semplicità».

La nuova sede del laboratorio, interamente trasferita al piano terra della struttura, sarà dotata di strumentazioni all’avangiardia per le attività di diagnostica.

La stessa struttura di via Willermin, con ingresso diretto e percorsi di accesso garantiti per pazienti disabili, conterrà anche un nuovo Punto Prelievi, adeguatamente attrezzato, in cui gli utenti avranno a disposizione, oltre ad un’ampia area di accettazione, un totem dotato di schermo touch-screen che emetterà il numero di prenotazione.

Un quarto sportello sarà dedicato al pagamento del ticket. Tutto avverrà in un unico ambiente, quindi, senza alcuna difficoltà di spostamento per anziani e disabili, che finora erano costretti a recarsi in luoghi e piani diversi dell’edificio.
Ambienti adeguati, logisticamente organizzati e accoglienti, e procedure più veloci, renderanno il servizio molto più celere e puntuale.
Migliorata anche la postazione di lavoro del personale sanitario e amministrativo, con ambienti meglio organizzati, attrezzati e luminosi.

Un miglioramento volto alla umanizzazione delle cure che rende il laboratorio, tecnologicamente tra i più moderni del territorio, e un ambiente accogliente.

Già a partire dalla settimana prossima sarà possibile prenotare gli esami. Tuttavia verranno lasciati accessi diretti per gli anziani e per le donne in stato di gravidanza.
Infine a breve il laboratorio sarà collegato all’unico sistema aziendale informatizzato, la rete Lis (Laboratory Information System), che rappresenta un sistema informatico utilizzato per gestire le richieste dei pazienti e processare e memorizzare le informazioni generate dai macchinari dei laboratori di analisi. Il sistema è in fase di test per la sua attivazione. (rrc)

L’Università Mediterranea di Reggio premiata a Forum PA 2024

È con il progetto 4Smart che l’Università Mediterranea di Reggio Calabria ha vinto l’evento nazionale Forum Pa 2024 del premio “PA a colori” 2024 nella categoria PA sostenibile.

l progetto, realizzata da una partnership composta dall’Università degli Studi di Torino, l’Università Sapienza di Roma, l’Università degli Studi dell’Aquila, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e Università del Piemonte Orientale e Consorzio Interuniversitario sulla Formazione Co.In.Fo, risponde alla crescente necessità degli Atenei di adottare soluzioni sostenibili e tecnologicamente avanzate per migliorare il benessere, l’efficienza e l’innovazione all’interno degli ambienti universitari.

Il progetto si focalizza sull’analisi di dati sul comfort ambientale (temperatura, inquinamento acustico, smog ecc.) all’interno di spazi degli Atenei, attraverso un «ecosistema sperimentale» di misure derivate da sensori, che sfruttano le potenzialità dell’IoT e Cloud. I dati raccolti sono stati in seguito elaborati, condivisi e confrontati con gli Atenei coinvolti.
Il progetto ha coinvolto a vario titolo il personale dell’Ateneo reggino, sulle tematiche della gestione dei consumi energetici, degli spazi, della didattica e dei sistemi informativi. In particolare, nell’ambito di un articolato percorso di formazione, è stata effettuata l’installazione di sensori ambientali in alcune aule dell’Ateneo ritenute significative ai fini dell’analisi. È stato effettuato il monitoraggio dei parametri ambientali (temperatura, qualità dell’aria, ecc.) per un arco temporale di un anno, consentendo di ricavare utili informazioni volte al miglioramento della qualità della vita della popolazione studentesca nell’ambito delle proprie attività didattiche. (rcz)

Concluso livellamento della via di accesso al Porto Vecchio di Crotone

È stata livellata la via d’accesso al Porto Vecchio di Crotone. L’ha reso noto l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, spiegando come «l’intervento, in attesa dell’intervento strutturale di prolungamento del molo cd. del “lanternino”, si è reso necessario per ripristinare adeguate condizioni di sicurezza e scongiurare incagli di naviglio in transito».

«Si ritiene opportuno – si legge in una nota – evidenziare il ruolo dell’Autorità marittima che ci ha affiancato in tutto l’iter e che, in particolare, ha garantito un’ideale cornice di sicurezza, tra gli altri, monitorando e regolando il traffico durante le operazioni. Si informa, inoltre, che sono in via di aggiudicazione gli interventi di recupero della banchina 13 dopo che si sono conclusi quelli di caratterizzazione e di rimozione dei mezzi meccanici vetusti ivi presenti da decenni.

«Tra gli interventi in corso, taluni in via di ultimazione, vi sono – spiega la nota – il consolidamento delle opere di difesa del porto vecchio; la realizzazione delle banchine del polo pescatori; la realizzazione dei nuovi varchi di accesso a seguito della revisione del circuito doganale; il nuovo gate per garantire la sicurezza del transito dei passeggeri delle navi da crociera; il consolidamento della banchina di riva (crociere) mediante il completo ripristino della linea di banchina e l’installazione dei nuovi respingenti, adeguati alle navi da crociera; la riqualificazione generale della fascia di interazione tra la città ed il porto (via Miscello da Ripe, via molo porto vecchio e molo sud)».

«Sempre entro l’estate – viene spiegato – partiranno i carotaggi per la caratterizzazione dei fondali del porto nuovo. Sul tema progettazioni, sono stati affidati o stanno per essere affidati i servizi di progettazione di: banchina interna del molo foraneo (futura destinazione delle navi da crociera); prolungamento del lanternino; molo giunti; ulteriori interventi di consolidamento delle opere di difesa esterne; area Sensi (sono in panificazione gli incontri con il Comune per definire le finalità di progetto); dragaggio del porto nuovo (subordinata ai dati di caratterizzazione)».

«La riqualificazione del porto ed il suo rilancio – prosegue la nota – passano anche da nuove strategie nel rilascio delle concessioni. In particolare, il bando dell’esercizio commerciale denominato “Casa Cantoniera” segna l’inizio di una nuova prassi nell’individuare il contraente. Infatti, il bando prevede l’aggiudicazione al concorrente che presenterà il miglior progetto di riqualificazione. Seguiranno, in futuro, bandi analoghi per i lotti che si libereranno nel tempo». 

«Parimenti, degna di nota – viene spiegato – è la concessione rilasciata ad inizio anno in favore di un operatore della carpenteria metallica che sta producendo moduli metallici fuori scala che verranno poi spediti in export via mare. Il primo modulo è in partenza nel mese di agosto. Il progetto che l’impresa concessionaria sta sviluppando, grazie al rilascio di questa concessione innovativa, coinvolge 300 lavoratori nel complesso, di cui 200 nell’area industriale e 100 in area portuale. Tale intrapresa rientra nella strategia per i porti ionici di riconversione in hub a supporto della transizione energetica».

Crotone, infatti, viene ricordato dall’Autorità, al pari di Corigliano, è stato candidato al Mase quale polo per la produzione dei parchi eolici offshore. (rkr)

A Mesiano di Filandari posto il trittico raffigurante il Calvario opera dell’arista Michele Zappino

di PINO CINQUEGRANALa storia dello scultore Michele Zappino è fortemente legata al mondo contadino dell’area del  Poro (nella provincia di Vibo Valentia) terra basiliana, dove ancora antiche tradizioni popolari raccontano storie multiple di grotte ed eremiti, di leggende e magie, della coltivazione dei grani e degli allevamenti di bestiame, dell’artigianato sotto il vigile sguardo della Madonna della Neve, l’immagine acheropita a cui la gente di Zungri quanto lo stesso artista Zappino sono fortemente devoti.

Ancora studente viene notato dal professor Reginaldo D’Agostino che sarà il gancio per coinvolgere la famiglia, bisognosa di braccia nella terra, a farlo proseguire negli studi artistici presso l’Accademia delle Belle Arti. Zappino si trasferisce quindi a Milano dove segue a Brera i corsi di scultura di Francesco Messina, dimostrando una forte capacità artistica. Questa città culturalmente ricercata darà al grande maestro del bronzo continui stimoli nelle ricerche figurative ed oggi è tra i più grandi ritrattisti viventi.  

A Zungri, una viuzza conduce verso il cortile dove bassorilievi di porte di cattedrali introducono al grande laboratorio esaltato dalla grande sala espositiva di opere religiose, mezzibusti, torsioni di animali, cavalli in particolare, figure religiose. Alle pareti progetti e disegni raccontano l’idea prima che questa prende forma e diventi monumento. L’emigrazione è uno dei temi a lui cari la cui narrazione è posta nel centro di Zungri vicino al calvario del paese con un Cristo contadino per le sue forme fortemente umane fortemente cariche di dolore per le grandi fatiche. 

Di recente ha posto in essere il calvario a Mesiano di Filandari alla presenza del Vescovo della diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea, S. E. Attilio Nostro che ha benedetto il trittico composto da San Giovanni, Maria e il Cristo crocefisso. Una rappresentazione scenica nata per volontà della gente del paese e dal contributo di diversi imprenditori. Un grande appuntamento sottolineato dalle parole del sindaco Concettina Fuduli, e da altri intervenuti moderati dal giornalista Franco Pagnotta.

L’opera presenta un Cristo sofferente i cui chiodi in ferro fanno percepire i colpi assestati alla crocifissione perforando i polsi del Figlio di Dio coronato di una corona di spine che l’autore ha realizzato con chiodi intrecciando le settantadue punte che si vuole abbiano segnato a sangue l’Unigenito.

Da notare il legame del legno verticale con quello orizzontale che nel centro forma una lettura numerica dei dadi – il numero 4 – di riferimento alle quattro parti in cui il drappello dei soldati romani si divise le vesti del Crocefisso lasciando intatta la tunica. Una narrazione scultorea che l’artista ha voluto concretizzare secondo letture evangeliche invitando ognuno a sapere stare sotto la croce nella speranza, nel silenzio della meditazione ponendo al centro dell’offerta il proprio cuore proprio come Maria e Giovanni. (pc)

 

Con Giorgio Scaramuzzino tra teatro e libri

di ELISA CHIRIANO –  È una storia vera e di grande amicizia quella che Giorgio Scaramuzzino racconta ai bambini e alle bambine, che lo ascoltano a Catanzaro in occasione della Fiera del libro Gutenberg, giunta alla sua ventunesima edizione. Lo scrittore, attore e regista, incanta i piccoli e i grandi lettori con un racconto che nel tempo è diventato anche uno spettacolo teatrale. Si tratta di un legame profondo, che neanche la guerra riesce a scalfire, e che si instaura tra un bambino, una zebra e il guardiano di uno zoo.

La vicenda si svolge a Gaza, luogo devastato da lotte intestine e in cui sembra non possa esserci più spazio per la speranza. Eppure proprio qui possono trovarsi ancora gesti di sublime Bellezza, come quello che Giorgio Scaramuzzino decide di raccontare, dopo aver letto un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nell’ottobre del 2009: Lo zoo non può permettersi le zebre. Così dipinge due asini di bianco e nero. Questa zebra non è un asino è un libro (Salani ragazzi Editore, con le pregevoli illustrazioni in bianco e nero di Gek Tessaro) ed è anche un monologo teatrale, che racconta  come migliaia di giovani palestinesi siano costretti a sopravvivere in una terra ormai devastata. Lì mancano scuole, cibo e acqua potabile, eppure Talal incontra un’amica speciale: una zebra che vive in un piccolo zoo. 

Giorgio Scaramuzzino è attore, regista, drammaturgo e autore di letteratura per l’infanzia. Si occupa di animazione e di formazione degli insegnanti sull’educazione teatrale. È attualmente direttore artistico del Teatro Ragazzi al Teatro Nazionale di Genova e docente di teatro d’animazione all’Università di Genova. Ha inoltre sceneggiato, in sinergia con Francesco Tullio Altan, le storie della Pimpa. Attivissimo nell’ambito del teatro per ragazzi e ragazze, ha tratto i suoi spettacoli dalle opere letterarie di Gianni Rodari, Stefano Benni, Daniel Pennac e tanti altri, riscuotendo sempre grande successo ed apprezzamento. Per Einaudi Ragazzi ha curato Cipì e Bandiera in scena!adattamento teatrale che Mario Lodi stesso abbozzò per mettere in scena due dei suoi capolavori.

Intervistato giovedì 23 maggio, nel corso del Gutenberg Off, ha sottolineato l’importanza della parola nelle storie che scrive e mette in scena. Ai piccoli si può raccontare tutto, ma bisogna farlo nel modo giusto, prestando orecchio e attenzione al “come dire” oltre che al “semplice dire”. In un suggestivo angolo della città di Catanzaro e circondato da bambini, bambine e adulti desiderosi di ascoltarlo, ha raccontato la vera storia del Punto interrogativo e poi di Talal e della zebra Aidha, lanciando qualche anticipazione sui prossimi lavori e anche sollecitando qualche Dubbio.

È importante, come diceva Gianni Rodari, usare correttamente parole che «producono onde di superficie e di profondità, una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni». Non può e non potrà mai esistere una metodologia migliore di insegnamento, se non quella che si sviluppa attraverso la narrazione. Giorgio Scaramuzzino, che ha personalmente conosciuto Gianni Rodari e Mario Lodi, ama raccontare storie e lo fa attraverso i libri e sul palcoscenico. Gli insegnamenti dei due grandi maestri del dire e del fare sono stati faro e àncora nel suo cammino artistico, con una grande attenzione alla parola detta, scritta e raccontata ai più piccoli, e uno sguardo sempre attento al mondo degli adulti. L’importante è lasciare spazio al dialogo, all’incontro e soprattutto al gioco, che è sempre una cosa seria! (ec)

Antonino Ditto, eccellenza di Seminara nel mondo

di PINO NANOStudiando e approfondendo la storia del medico-scrittore di Seminara Santo Gioffrè, proprio discutendo con lui di medicina di alto profilo e di ricercatori calabresi che oggi fanno invidia al mondo della ricerca internazionale, è proprio Santo Gioffrè che mi parla di uno dei tanti figli di Seminara che hanno fortuna lasciando la Calabria per andare a studiare altrove.

È  il caso di Antonino Ditto, classe 1969, medico oncologo le cui pubblicazioni scientifiche sono oggi testi sacri per i massimi esperti di oncologia ginecologica in ogni parte del mondo. Alle spalle questo ricercatore calabrese ha una lunga esperienza interamente trascorsa e vissuta all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano dove arriva nel 1999, e dove si specializza con il massimo dei voti e la lode in Ostetricia e Ginecologia. “ Ho poi perfezionato – ricorda lui stesso- la mia formazione in strutture di riferimento nazionali e internazionali come il Memorial Sloan Kettering Cancer Center New York (Usa). Sono membro del consiglio direttivo della Società italiana di ginecologia oncologica (Siog), membro dell’Aagl e del gruppo oncologico dell’Aagl e del Multicenter Italian Trials in Ovarian cancer and gynecologic malignancies (Mito), European Society of Gynecologic Oncology (Esgo), International Gynecologic Cancer Society (Igcs). Ma sono stato Segretario per 3 mandati della Società italiana di ginecologia oncologica (Siog)”.

A Milano, all’Istituto Nazionale Tumori che fu una creatura del compianto prof. Umberto Veronesi, lo raccontano come una delle massime autorità scientifiche riconosciute dal mondo della ricerca in tema di trattamento dei tumori ginecologici, qui si parla di  carcinoma cervicale, endometriale, ovarico e vulvare e di malattia pre-invasiva, con particolare expertise nella chirurgia mini-invasiva, chirurgia radicale, e chirurgia maggiore. 

Parliamo, insomma, di un medico che vanta un numero record di quasi 6 mila interventi interventi eseguiti, un chirurgo che si occupa da anni di tecniche chirurgiche innovative come le tecniche nerve sparing, il linfonodo sentinella e la chirurgia 3D.Ma l’uomo collabora anche con i maggiori gruppi di ricerca che si occupano di Ginecologia Oncologica, e si occupa di diagnosi e trattamento delle patologie HPV correlate mediante colposcopia, conizzazione e interventi laser. Così come collabora a studi cooperativi nazionali e internazionali nel trattamento delle neoplasie ginecologiche. Un’autorità assoluta non solo in Italia e in Europa. E viene da sorridere, e da riflettere, se per un attimo si pensa che grand parte della sua vita da ragazzo Antonino Ditto l’abbia trascorsa tutta a Seminara dove viveva con la sua famiglia.

Oggi lui è il nuovo Direttore della Ginecologia Oncologica all’Istituto dei Tumori di Aviano, più precisamente direttore di un Centro di Riferimento classificato come centro di alta specializzazione e di rilievo nazionale per l’oncologia tutta. 

Parliamo anche qui di un Centro di Riferimento Oncologico che ha incominciato la sua attività nel 1984 ed è stato riconosciuto nel 1990 come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) dal Ministero della Salute (MdS). Un Istituto che si dedica alla cura e alla ricerca sui tumori in tutte le loro fasi: dalla prevenzione alla diagnosi e dal trattamento alle cure riabilitative con il paziente ed i suoi famigliari sempre al centro della sua attenzione. Il sostegno finanziario del Cro è garantito dal Friuli Venezia Giulia (FVG), dal Ministero della Salute e da una varietà di collaborazioni esterne, in particolare dall’Airc.

«Con il nuovo incarico da Direttore Della ginecologia Oncologia Dell’Istituto Tumori Cro di Aviano – sottolinea – cercherò di mantenere e valorizzare un ambiente con elevato expertise, con dei colleghi competenti e una struttura che valorizzi la medicina di precisione, la cura e la qualità di vita delle singole pazienti, grazie aduna eccellente pratica clinica, alla ricerca ed alla sperimentazione».

Ci sono mille motivi diversi perché lo studioso calabrese si senta oggi fiero di questo suo nuovo incarico. Il Centro di Aviano ha infatti “lo sguardo sempre rivolto all’innovazione”, che include sperimentazioni su nuovi modelli organizzativi e sociosanitari. L’Istituto dispone di piattaforme tecnologiche con macchinari all’avanguardia per clinica e ricerca: citofluorimetria multispettrale/cell sorting, sequenziamento NGS, analisi d’espressione genica e microRna, epigenetica, microscopia e tecniche d’immagine, modelli pre-clinici in vivo e in vitro, farmacogenomica, nanomedicina, e spettroscopia. Termini non consueti, ma che indicano i nuovo orizzonti della ricerca oncologica. Straordinariamente dotate sono anche la diagnostica d’immagine (scanner CT, 3-T MR, PET-CT, SPECT-CT) e la radioterapia (IMRT, Vmat, Tomoterapia, Iort) che insieme permettono piani terapeutici più efficaci e meno tossici. Il Cro si sta attrezzando anche per la terapia protonica e le terapie cellulari.

Perché mi soffermo su questi particolari tecnici? Perché raccontare nei dettagli questa realtà di eccellenza della sanità italiana significa poter comprendere ancora meglio il peso e il ruolo che uno studioso e un ricercatore come il prof. Antonino Ditto ricoprirà fino al termine del suo incarico.

Oggi l’offerta clinica del Centro Tumori di Aviano comprende trattamenti di oncologia medica innovativi (medicina di precisione, immunoterapia, e trapianto autologo di midollo), chirurgia generale, senologica e ginecologica, ed un’avanzata radioterapia sia curativa che palliativa, ma c’è anche purtroppo un’Area Giovani, interamente dedicata agli adolescenti con tumori. Nel 2018 lo staff del Centro di Aviano era di 653 persone, di cui 109 medici, e 90 borsisti/contrattisti. Pensate, sono stati visitati 11.200 pazienti, diagnosticati 2.955 nuovi casi e trattati 7.321 pazienti di cui circa la metà provenienti da fuori regione. Sei anni dopo questi numeri saranno quanto meno raddoppiati.

-Professore, una parola di speranza?

«Vede, quello che posso dirle è che il team di Oncologia Ginecologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori mette al servizio delle nostre pazienti più di un secolo di Ricerca. E che la conoscenza porta alla cura.Per molti tumori non sono ancora state trovate cure definitive. La ricerca scientifica e i progressi in campo medico svolgono quindi un ruolo fondamentale nell’individuare e sperimentare terapie sempre più efficaci. L’Unità di Oncologia Ginecologica è da sempre dedicata alla cura e alla ricerca sul cancro, e ha come obiettivo primario quello di offrire alla paziente una valutazione multidisciplinare del trattamento più efficace, con particolare attenzione alla preservazione delle funzioni riproduttive».

«Quello che posso assicurarle è che il nostro reparto è un centro di riferimento nazionale ed internazionale per il trattamento chirurgico di tutte le principali patologie oncologiche dell’apparato genitale femminile. Alle donne affette da queste neoplasie viene proposta una vasta gamma di possibilità terapeutiche innovative che coprono tutte le varie fasi della malattia con un elevato standard qualitativo. E le eico anche che l’attività dell’Unità di Oncologia Ginecologica è continuamente rivolta al miglioramento degli standard assistenziali e terapeutici, e allo sviluppo di nuove procedure per la diagnosi precoce della patologia primaria e delle metastasi. Numerosi protocolli di ricerca clinica sono attualmente in corso e condotti in collaborazione anche con altri organi internazionali».

-Professore, mi scusi ma le avevo chiesto una parola di speranza…

«Penso che il cancro lo sconfiggeremo con la prevenzione, la diagnosi precoce, lo screening e con una chirurgia adeguata effettuata da mani esperte. Per questo ritengo che parlare di tumori ginecologici sia fondamentale.Insieme, un giorno non molto lontano, sconfiggeremo anche il cancro». (pn)

Il Comitato No Ponte: Con emendamento a ddl sicurezza a rischio i diritti costituzionali

Il Comitato No Ponte ha evidenziato come l’emendamento presentato dalla Lega al ddl sicurezza per inasprire pesantemente le pene a chi “minaccia la prosecuzione delle opere strategiche”, «fa specie che segua solo di qualche giorno la bella e partecipata manifestazione».

«Proprio Salvini, da Ministro degli Interni – si legge – inaugurò con i suoi decreti “sicurezza” una nuova stagione caratterizzata dalla contrazione di diritti e dalla repressione di chi dissente. Una proposta emendativa quindi assolutamente consequenziale alla linea politica del ministro del Ponte e dell’attuale governo, che fa poco o nulla per nascondere la sua natura reazionaria e antiliberale».

«Un governo e un ministro che provano a mostrare i muscoli con i più deboli – viene evidenziato – ma proni e supini ai diktat dei potenti, come dimostra ad esempio il codice degli appalti promosso sempre da Salvini e che ha liberalizzato ulteriormente il sistema degli appalti, abbassando i controlli e favorendo il subappalto, alla faccia della “sicurezza” e delle quotidiane morti sui posti di lavoro».

«Quando abbiamo detto più volte che avremmo ostacolato in tutti i modi l’avvio di un cantiere infinito – perché è questo che vorrebbero fare e nient’altro – lo abbiamo fatto ben conoscendo il peso delle nostre parole, e non sarà di certo questo emendamento a farci paura adesso. Casomai – si legge nella nota – è proprio il segnale della loro di paura, dell’enorme difficoltà in cui si trovano dopo aver provato a cavalcare una propaganda fallimentare».

«Ma il punto non è quanto siamo impavidi o timorosi, né tanto meno è questione di Ponte Sì o Ponte No – conclude la nota – in questo momento ci sono in gioco la libertà di tutte e tutti a manifestare le proprie idee, la libertà ad informare correttamente senza subire intimidazioni, gli stessi diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Per questo rilanciamo l’invito a partecipare all’assemblea già convocata per mercoledì 29 maggio alle 18 al Nuvola Rossa per discutere anche delle iniziative da organizzare per contrastare questa deriva liberticida». (rrc)

Dalla Calabria in 1500 a Napoli per difendere la Costituzione

Sono stati 1500  i calabresi che sono arrivati a Napoli per «un’Italia capace di futuro, per un’Europa giusta e solidale», prendendo parte alla manifestazione promossa da La Via Maestra, il coordinamento nazionale della Cgil di cui fanno parte, oltre al sindacato, 150 tra associazioni e movimenti.

«Difendere la Carta Costituzionale – si legge in una nota – significa innanzitutto per noi osteggiare il progetto di Autonomia Differenziata che andrebbe a cancellare l’unità del Paese e ad aggravare il già pesante divario nord-sud, lasciando il Meridione con servizi sempre più depauperati e, invitando, così alla fuga e allo spopolamento.  Una manovra scellerata portata avanti da un governo che sta dimostrando costantemente la sua mancanza di attenzione verso il Sud e i più fragili. Quello che si prospetta è uno scenario devastante contro cui la Cgil è impegnata da tempo e che continuerà a contrastare».

«Il Sud ha bisogno di altro – prosegue la nota – di infrastrutture, di investimenti, di sviluppo e di lavoro dignitoso. C’è bisogno di un cambiamento, ce lo chiede il Paese, ce lo chiedono le lavoratrici e i lavoratori, i giovani a cui dobbiamo dare prospettive migliori di oggi e politiche fattive. Ecco perché in piazza abbiamo portato anche la nostra campagna referendaria per un lavoro sicuro, tutelato, dignitoso e stabile. In Calabria la raccolta firme procede speditamente, tredicimila ad oggi quelle raccolte, ma per invertire la rotta, dire basta al precariato, alle morti sul lavoro, allo sfruttamento delle attuali e delle nuove generazioni, abbiamo bisogno della collaborazione di tutti». (rrm)