L’OPINIONE / Nino Mallamaci: contro il Ponte

PONTE SULLO STRETTO, «LA DITTATURA DELLA MINORANZA»
Siamo stati in tanti, nell’ultimo anno e mezzo, da quando questo sciagurato ministro contro il Sud e il governo del quale fa parte hanno resuscitato il progetto del ponte sullo Stretto, a chiedere che si tenesse un referendum nelle regioni direttamente interessate, Calabria e Sicilia. Anche solo consultivo, per capire quale fosse l’orientamento dei cittadini. I risultati del sondaggio Demos per Repubblica fanno capire il motivo per il quale il ricorso a questo Istituto di democrazia diretta è stato cassato senz’appello. Limitandosi alle due aree centro sud e sud e isole, il verdetto è chiarissimo: rispettivamente, 35 e 31 % di favorevoli. In democrazia, esistono degli strumenti che servono a scongiurare la c.d. dittatura della maggioranza (pesi e contrappesi, checks and balances), in verità sempre di più messi in discussione, o calpestati senza ritegno, dai fautori della democrazia illiberale (un vero e proprio ossimoro). Tra questi il governo italiano, impegnato in una lotta senza quartiere contro la magistratura europea, costituzionale, ordinaria e contabile, contro i mass media indipendenti, e contro chiunque osi mettere in discussione l’operato dell’esecutivo compiendo soltanto il proprio dovere istituzionale. Nella vicenda ponte siamo in presenza addirittura di un caso di dittatura della minoranza, capitanata (termine non casuale) da un esponente della Lega che fino a ieri copriva di contumelie il Sud e i suoi abitanti, salvo poi reinventarsi paladino di coloro che disprezzava e, certamente, disprezza ancora. Tante volte abbiamo sentito i sostenitori del ponte lanciare appelli per una mobilitazione a favore di questa realizzazione. Ne abbiamo viste? Manco una! Il motivo, anche in questo caso, può essere rintracciato nei risultati del sondaggio. Chi decide sulle nostre teste sapeva e sa bene che un evento del genere avrebbe mostrato il re nudo. Il ministro, dal canto suo, proprio per tenere a bada il suo zoccolo duro di elettori, ha subito chiarito che della costruzione del ponte si avvantaggeranno le imprese del Nord, in primis quelle lombarde (peraltro nel settentrione il consenso è ancora più basso). E qui viene in rilievo un secondo aspetto altrettanto importante della questione. Questa vicenda rappresenta non solo un caso di scuola di esercizio di un potere illimitato da parte della minoranza. Essa è anche un esempio eclatante, emblematico, di pratica coloniale. Tu, popolo calabrese e siciliano, reclami l’alta velocità fino a Reggio Calabria, il completamento della 106, opere per frenare il dissesto idrogeologico e per portare l’acqua nelle case, strade ferrate e autostrade per ridurre le distanze tra territori della Sicilia? Ma io so’ io, e voi…Il marchese del Grillo “se ne frega”, e prosegue imperterrito, scrollando le spalle davanti alla miriade di problemi di ogni genere che rendono la sua impresa, oltre che inutile, impossibile. Ma la pratica colonialistica sarebbe molto più complicata da attuare se mancasse un fondamentale tassello del mosaico, quello che ha permesso al fascismo la conquista (effimera e criminale) di una parte dell’Africa e alla classe dirigente repubblicana di trasformare il Meridione in un mero mercato per i prodotti del Nord: gli ascari. Non stiamo affermando che tutti gli schierati a favore del ponte appartengano a questa categoria. Ce ne sono tanti, molti dei quali poco informati o preda della disinformazione, che in buona fede vogliono vedere il ponte svettare tra le sponde di Scilla e Cariddi. Poi ci sono gli ascari veri e propri, coloro che si schierano per convenienza personale o partitica, per ordini di scuderia, per conquistare magari uno strapuntino nella grande tavola imbandita. Sono i peggiori. Non badano alla devastazione del territorio, alle difficoltà di centinaia di famiglie, all’isolamento che deriva dal definanziamento dell’alta velocità. Sono quelli che negano l’evidenza, che promettono, rassicurano, ammansiscono, accarezzano. Se le cose andranno come, legittimamente, si teme (vedi alla voce ecomostro di Cannitello) i primi responsabili saranno questi soggetti. Purtroppo, sappiamo già che non pagheranno alcun fio, ed alcun rossore affiorerà sui loro visi. Mentre la nostra terra si scoprirà più povera di prima e, il che forse è peggio, con la dignità calpestata dai soliti noti.  (nm)

Il garante Marziale: allarme infanzia in Calabria

«I dati non sono semplici numeri, ma un grido d’allarme per chi ha il dovere di tutelare le nuove generazioni. In Calabria, al 31 dicembre 2024, la fascia di età 0–14 anni rappresenta soltanto il 12,5% della popolazione residente, a fronte di circa 1,8 milioni di abitanti complessivi. È un dato fornito da ISTAT, che evidenzia un costante declino demografico, confermato anche dalla contrazione della popolazione scolastica regionale, che oggi conta circa 193.700 studenti tra 0 e 18 anni secondo le stime pubblicate su elaborazioni SVIMEZ»

«Negli ultimi cinque anni, dal 2019 al 2024 – evidenzia Marziale – la nostra regione ha perso 24.675 giovani sotto i 19 anni. Ma se allarghiamo l’orizzonte al periodo 2002–2024, il quadro è ancora più drammatico: abbiamo perso oltre 136.000 minorenni, come riportato da ISTAT. Nel 2002 la popolazione 0–14 anni era pari a 334.612 unità, mentre al 2024 si è ridotta a 232.766. Questo significa che in poco più di vent’anni, abbiamo perso quasi un terzo dell’intera popolazione minorile».

Per il Garante: «Il calo delle nascite è un’emergenza strutturale. Le fasce d’età più giovani sono sempre più sottili: nel 2024, i nati in Calabria sono stati poco più di 13.200, mentre solo qualche anno fa superavano le 16.000 unità. La desertificazione demografica è già realtà: chiudono scuole, scompaiono classi, i servizi per l’infanzia si contraggono, e molti piccoli comuni perdono la loro linfa vitale. Se non si interviene subito, non resterà più nulla da ricostruire».

«La Calabria non può più permettersi di ignorare questa crisi. Servono interventi mirati: politiche per la natalità, investimenti in servizi educativi, contrasto alla povertà minorile, incentivi alla genitorialità, ma anche visione, progettualità e coraggio istituzionale. I bambini e i ragazzi devono tornare al centro delle politiche pubbliche. In gioco non c’è solo la tutela dei diritti dei minori, ma la sopravvivenza stessa della nostra regione come comunità viva e produttiva. Se perdiamo i minori, perdiamo il futuro»: conclude Marziale. (da)

Matteo Salvini in Calabria: Ponte, ora la palla passa ai progettisti

«Un’opportunità storica per il Sud»: così il vicepremier e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini nell’incontro di ieri al Pilone di Santa Trada (RC) nell’incontro per parlare dell’approvazione del Cipess del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto. Uno scenario incantevole dal Pilone, per una performance anche di chiaro sapore elettorale: accanto a lui il Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso (che è anche segretario regionale della Lega) il quale ha voluto sottolineare che ormai è sdoganata la posizione nordista del suo partito. La Lega non può essere più accusata di trascurare il Sud giacché sul Mezzogiorno sono stati puntati gli sforzie e l’impegno del ministro Salvini.

Salvini, pur mostrandosi largamente soddisfatto del traguardo raggiunto, ha voluto spegnere gli entusiasmi: siamo all’arrivo, ma bisogna attendere la Corte dei conti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Quindi tra settembre e ottobre apriranno i primi cantieri: ora la palla passa a progettisti, ingegneri, architetti, tecnici. La fine dei lavori tra il 2032 e il 2033 con il primo attraverso stabile sullo Stretto di Messina. (rr) 

Al Museo Amarelli nel tempo dell’odio una riflessione di libertà

Stasera all’Auditorium del Museo Amarelli di Corigliano-Rossano per l’Estate Sibaritide appuntamento con Antonio Nicita, giurista, economista e senatore, e il suo libro Nell’età dell’odio una riflessione  di libertà. L’incontro sarà moderato da Roberto Mastroianni, professore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e giudice presso il Tribunale dell’Unione Europea. Con l’autore interverranno Antonio De Florio, giornalista, e il consigliere Raffaele Sabato, giudice della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Un parterre autorevole per discutere libertà di espressione, tutela della dignità, e nuovi scenari legislativi contro l’intolleranza sistemica.

Il libro ch affronta, con profondità e chiarezza, uno dei temi più urgenti del nostro tempo: il discorso d’odio e i suoi effetti sul tessuto democratico. Antonio Nicita riflette sul paradosso contemporaneo per cui la libertà di espressione sembra difendere più l’aggressore che la vittima, lasciando quest’ultima sola e spesso silenziata. Una riflessione lucida, che non teme di proporre nuove prospettive giuridiche, sociali e morali. Nicita smonta con lucidità l’idea – ancora diffusa – secondo cui l’hate speech sarebbe espressione innocua di libertà personale. Analizza come, dal secondo Trump all’espansione dei populismi globali, il linguaggio dell’odio abbia conquistato le istituzioni. La proposta è concreta: riconoscere la diffamazione collettiva come illecito civile, a tutela della dignità di gruppi e comunità spesso marginalizzati. Perché la democrazia si difende anche proteggendo chi, oggi, non ha voce.

A Cerisano si fa scuola di futuro: nasce il Master in Leadership e Risorse Umane firmato Unical

È stato illustrato all’Unical, nella sede della Scuola Superiore di Scienze delle Amministrazioni Pubbliche, il Master di II livello in Organizzazione, Leadership e Gestione delle Risorse Umane, progettato insieme alla Scuola Superiore di Scienze delle Amministrazioni Pubbliche e il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria per trasformare il borgo in un laboratorio di eccellenza formativa.

Il Master è diretto dal prof. Vincenzo Fortunato. Si tratta di un percorso annuale – dalla durata di 12 mesi, 60 CFU, per un totale di 1.500 ore – pensato per formare leader organizzativi in grado di progettare e gestire efficacemente le risorse umane nei contesti pubblici e privati. Il Master si svolgerà nella suggestiva cornice di Palazzo Sersale, ormai affermato come hub formativo, dove venerdì pomeriggio e sabato mattina le lezioni in presenza si intrecceranno con momenti digitali. Sono previsti tirocini, questioni manageriali e leadership attiva. Con lo scopo di poter lanciare un messaggio di equità e condivisione, il Comune di Cerisano ha messo a disposizione ben 20 borse di studio, destinate ai primi 20 ammessi, che copriranno integralmente i 3.000 € di iscrizione, sintomo di un supporto deciso per attrarre professionalità sul territorio.

«Vogliamo fare di questo master più di un titolo accademico – ha dichiarato con entusiasmo il sindaco Di Gioia –. Abbiamo investito tempo e risorse comunali per costruire una classe di professionisti radicati nel nostro contesto. Palazzo Sersale sta diventando un hub formativo, vogliamo che il paese si animi di voci nuove».

Il bando scade il 20 ottobre 2025, con avvio delle lezioni a novembre o dicembre. Le candidature sono aperte a laureati magistrali, dottorandi o titolari di master nelle discipline economico-sociali, giuridiche, aziendali, filosofiche, comunicazione e marketing. La selezione avverrà tramite curriculum, titoli accademici e professionali. Un progetto ambizioso rivolto al futuro per creare professioni qualificate che restino e idee che germoglino in un borgo che respiri di cultura.

L’accordo di collaborazione tra gli enti coinvolti si inserisce nel quadro del progetto “Attrattività Borghi Storici – PNRR Cerisano Factory”, finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma NextGenerationEU, nell’ambito della Linea di Azione 8 – “Realizzazione di iniziative per l’incremento dell’attrattività residenziale e contrasto dell’esodo demografico” e rappresenta un modello innovativo di cooperazione interistituzionale; un esempio virtuoso di come il PNRR, attraverso la misura “Attrattività dei Borghi” (M1C3 – NextGenerationEU), si tradiuce in azioni concrete per il rilancio dei territori interni e delle comunità locali. i(rcs)

All’Unical arriva Luigi Bonavina, tra i massimi esperti internazionali di malattie dell’esofago

Il professor Luigi Bonavina, tra i massimi esperti mondiali di chirurgia dell’apparato digerente superiore e in particolare delle patologie dell’esofago, assumerà il ruolo di professore straordinario all’Università della Calabria e presterà servizio presso l’Azienda ospedaliera di Cosenza.

Luigi Bonavina è un’eccellenza assoluta di livello internazionale, premiato tra i sette migliori chirurghi al mondo dall’autorevole American College of Surgeons di Boston. Originario di Tropea, è stato per oltre vent’anni professore ordinario di chirurgia all’Università degli Studi di Milano e ha diretto il Dipartimento di Chirurgia Generale e il Centro Esofago al Policlinico San Donato, struttura di riferimento della rete lombarda.

Nel corso della sua carriera ha operato in alcune delle più prestigiose istituzioni europee e statunitensi, contribuendo in modo determinante all’innovazione nella chirurgia mininvasiva dell’esofago. Con oltre 500 pubblicazioni e numerose linee-guida e progetti di ricerca , Bonavina è una delle voci più autorevoli della chirurgia gastrointestinale. È stato presidente della European Foregut Society e collabora con le principali società scientifiche internazionali.

All’ospedale di Cosenza, sotto la sua guida, sarà avviato un centro per la chirurgia esofagea unico nel Mezzogiorno, che punta a colmare un grave gap sanitario rispetto al Nord del Paese. Ad oggi, infatti, i centri italiani ad alto volume per la chirurgia oncologica e funzionale dell’esofago  sono concentrati soprattutto al nord.

Il nuovo centro contribuirà a contrastare il fenomeno della migrazione sanitaria in questo settore specialistico, offrendo ai cittadini calabresi e del Mezzogiorno la possibilità di accedere a trattamenti avanzati sul territorio, senza la necessità di spostarsi fuori regione per interventi di alta complessità. In Calabria, secondo i dati Agenas, l’indice di soddisfazione della domanda interna per l’apparato digerente è costantemente sotto la soglia.

«Ritorno in Calabria per dare un piccolo contributo – afferma il professor Bonavina – Nella mia carriera, oltre all’attività clinica, operatoria e di insegnamento universitario, ho anche prestato particolare attenzione alla ricerca traslazionale che ritengo rappresenti il completamento a 360 gradi della professione del chirurgo. Tornare in Calabria è una sfida, ma anche un’opportunità che ho colto con grande interesse. Spero di riuscire a mettere a disposizione del progetto Unical la mia rete scientifica e professionale, perché per risollevare la sanità calabrese, oltre alle professionalità, è necessario un forte spirito di squadra e di collaborazione con istituzioni nazionali e internazionali».

Un contributo che guarda anche al futuro: la presenza di Bonavina all’Unical e all’Ospedale di Cosenza rappresenta un’occasione unica per le nuove generazioni di medici. Grazie alla sua straordinaria esperienza e visione potrà formare, all’interno delle Scuole di specializzazione di Chirurgia toracica e Chirurgia generale, i medici che potranno raccogliere la sua eredità professionale, in un ambito tanto delicato quanto strategico.

Novità anche per Neurochirurgia. Nel potenziamento del progetto medico dell’Unical si inserisce anche l’arrivo di Domenico La Torre, che entrerà come professore ordinario di Neurochirurgia e presterà servizio presso l’Azienda ospedaliera di Cosenza. Specializzato in neurochirurgia funzionale, è uno dei pochi neurochirurghi (abilitato) in Europa ad utilizzare la tecnologia MRgFUS per il tremore, la malattia di Parkinson ed il dolore neuropatico. Inoltre, è specializzato nei trattamenti dei tumori cerebrali e la chirurgia dei nervi periferici, di cui è responsabile nazionale per la Società Italiana di Neurochirurgia. Il suo percorso formativo e professionale parte in Sicilia, sotto la guida del professor Tomasello (già presidente della Società Italiana di Neurochirurgia e vicepresidente Federazione Mondiale di Neurochirurgia), prosegue  con esperienze internazionali soprattutto in USA, fino ad approdare all’UMG. «Mi piacciono le sfide – commenta Domenico La Torre – e credo che l’Unical sia l’ambiente giusto in cui si possano vincere, specie grazie alla sua vocazione all’uso delle nuove tecnologie».

Un chirurgo affermato e di lunga esperienza e un giovane brillante, due innesti che, pur rappresentando generazioni e percorsi differenti, condividono una visione comune: elevare la qualità dell’assistenza sanitaria in Calabria.

«Il nostro Ateneo sta lavorando con determinazione per costruire un ponte solido tra formazione e ricerca scientifica con sanità d’eccellenza – dichiara il rettore Nicola Leone – L’ingresso di un luminare di consolidata fama internazionale, come Luigi Bonavina, e di un giovane ma già di affermato talento, come Domenico La Torre, rafforza questo percorso, portando nelle aule universitarie e nelle strutture ospedaliere esperienze di altissimo livello e competenze avanzate in settori strategici dove è elevata la migrazione sanitaria, che potranno contribuire a ridurre i viaggi della speranza». (rcs)

L’OPINIONE / Orlandino Greco
Dov’è finito il genius loci italico?

di ORLANDINO GRECO – Ogni volta che mi fermo a riflettere sull’identità profonda del nostro Paese, mi ritorna in mente una parola antica e misteriosa: “genius loci”. Era lo spirito protettore dei luoghi per i Romani, una sorta di anima invisibile che rendeva ogni luogo unico, irripetibile. Oggi questo spirito sembra indicare qualcosa di più ampio: è il segno lasciato dalla storia, dalla bellezza, dalle mani e dalle menti che hanno costruito nel tempo la meraviglia chiamata Italia.

Ma esiste ancora questo genio italiano, questa forza creativa che ci ha resi celebri nel mondo per secoli?

Basterebbe guardarsi attorno. La risposta sembrerebbe sì: la cucina, l’arte, la moda, il design, l’automotive, il cinema d’autore, i grandi marchi del lusso, il gusto per il dettaglio e per il bello. In un Paese di poco più di 60 milioni di abitanti, siamo riusciti ad imprimere la nostra firma nell’immaginario globale come pochi altri popoli. Davanti a noi ci sono colossi demografici come la Cina o l’India, ma il marchio Italia continua, nonostante tutto, ad avere un suo fascino. Quasi un’aura. Un riflesso antico.

Eppure, qualcosa è cambiato. La produzione va fuori, le aziende delocalizzano, il capitale fugge. E ciò che spesso rimane qui è solo il brand, un involucro patinato, svuotato dal genio che un tempo lo abitava. Il rischio è che la creatività diventi souvenir, che l’eccellenza si trasformi in nostalgia.

Il vero genius loci italiano non stava solo nelle forme, ma nella sostanza. Non era solo la bellezza di un vestito di Versace, ma l’idea che ci fosse una mano artigiana a cucirlo con dedizione. Non era solo la Ferrari che sfrecciava sul circuito, ma l’ossessione tutta italiana per la perfezione meccanica. Non era solo un piatto servito al tavolo, ma la storia di una nonna, di un paese, di una tradizione cucinata a fuoco lento.

E se questo spirito si sta affievolendo, non è perché manchino le capacità. Il talento c’è ancora, ma ha bisogno di terreno fertile. Di fiducia. Di investimento nella scuola, nella formazione, nei giovani. Di un Paese che non trasformi la cultura in un costo, ma in una visione strategica.

Siamo un arcipelago di geni locali più che una nazione dal genio uniforme. Lo si capisce anche solo muovendosi tra Nord, Centro e Sud: ogni territorio ha la sua voce, il suo spirito, la sua identità irripetibile. È forse questa la nostra vera forza: non un unico genius italicus, ma una pluralità di “spiritus” che resistono, ognuno nel proprio angolo di bellezza. Dalla Valle d’Aosta a Lampedusa.

Per questo credo che il genio italiano esista ancora, ma come una fiamma che va protetta. Non possiamo limitarci a campare sui fasti del passato, come chi si aggrappa a un ricordo. Oggi più che mai serve alimentare quella fiamma. Tornare a credere che essere italiani significhi anche avere una responsabilità: quella di custodire e rilanciare ciò che ci rende unici.

Perché se è vero che ogni borgo, ogni città, ogni opera d’arte racconta una storia, allora sta a noi scriverne il futuro. (og)

L’OPINIONE / Pietro Molinaro: La lotta alla ‘ndrangheta non si fa cambiando la toponomastica di una strada

di PIETRO MOLINARO – Reggio Emilia è la Città del Tricolore. Non possiamo dimenticare che proprio in questa città, il 7 gennaio 1797, nacque il tricolore italiano, simbolo che unisce idealmente tutto il Paese. Il vessillo è nella Sala del Tricolore, sede del Consiglio Comunale con adiacente il Museo del Tricolore e il verde, bianco e rosso, incarnano valori di libertà, solidarietà e unità, gli stessi che ritroviamo ogni giorno nel cuore dei calabresi di Cutro.
Aprire le porte ad una condanna della storia e della memoria cambiando la toponomasticadella strada denominata ‘Viale Città di Cutro” è una decisione sbagliata e una vergogna! Certamente non rafforza il messaggio di contrasto alla criminalità organizzata e l’impegno, quello deve esserci sempre, contro la ‘ndrangheta e le sue infiltrazioni nel tessuto economico e sociale reggiano.  Insomma, si mette alla gogna e umilia una comunità che opera a Reggio Emilia e che ha contribuito e contribuisce al benessere e allo sviluppo. Si vuole cancellare questa realtà modificando la toponomastica?
Il messaggio negativo arriva anche qui in Calabria, quindi bisogna evitare un revisionismo contingente, che rischia di essere senza fine. Credo che le biografie delle comunità vadano analizzate nel loro insieme e non selettivamente, inchiodandole a una fase. La lotta alle mafie non si fa cancellando i nomi delle strade, ma rafforzando la cooperazione tra istituzioni, sistemi di controllo e società civile. Invito l’amministrazione Comunale di Reggio Emilia e il suo sindaco a riconsiderare il probabile provvedimento: anziché cancellare “Viale Città di Cutro”, facciamo insieme iniziative culturali e formative che uniscano Calabria ed Emilia-Romagna nella difesa dei valori di legalità, solidarietà e rispetto reciproco. (pm)
[Pietro Molinaro Presidente della Commissione Consiliare Contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa”]

Il 7 agosto a Melicuccà la festa della Poesia dedicata a Calogero

Dal 7 all’11 agosto a Melicuccà si terrà la Festa della Poesia dedicata a Lorenzo Calogero, con la direzione artistica di Nino Cannatà e Aldo Nove.

Dopo la scommessa vinta con la prima edizione, nel 2024, che è riuscita a far convergere nellentroterra calabrese figure culturali e internazionali di spicco, anche quest’anno LYRIKS – Laboratorio Interdisciplinare di Ricerche Artistiche dà vita alla Festa della Poesia Lorenzo Calogero” con il patrocinio e il sostegno del Comune di Melicuccà, paese che vide nascere nel 1910 e morire nel 1961 il grande poeta. La manifestazione mira a diventare un evento culturale ricorrente dellestate aspromontana, di grande richiamo per tutta la Penisola con un programma fitto di tematiche, confronti culturali, performance, esposizioni, visite guidate, installazioni multimediali e dialoghi tra autori del presente e del passato, grazie anche al contributo attivo e volenteroso della cittadinanza di Melicuccà, a partire dal sindaco Vincenzo Oliverio.

La seconda edizione della Festa della Poesia “Lorenzo Calogero” sarà inaugurata il 7 agosto tra via Roma e Piazza Ardenza dove avrà luogo lo svelamento dell’opera murale “Viale dei Canti” a cura di Giuseppe Caccavale Studio in collaborazione con l’École des Arts Decoratifs – PSL Paris: un’opera site specific con versi e disegni del poeta tratti dall’antologia di poesie di Lorenzo Calogero, Un’orchidea ora splende nella mano, edizioni LYRIKS. Segue, nella giornata di apertura, un’altro importante appuntamento in collaborazione con l’Associazione culturale Scampoli dedicato, in occasione dei cinquant’anni dalla morte, alla scrittore, critico e drammaturgo melicucchese Giuseppe Fantino che di Calogero fu amico e tra i primi a recensire l’opera poetica.

Anche per quest’anno, infine, si conferma il prezioso sodalizio con la Fondazione “Leonardo Sinisgalli”, nonché il gemellaggio tra i paesi natali dei due poeti, Melicuccà per Lorenzo Calogero e Montemurro (Pz) per Leonardo Sinisgalli.

L’inaugurazione della manifestazione, tra via Roma e Piazza Ardenza, il 7 agosto, avrà luogo con lo svelamento dell’opera murale Viale dei Canti con poesie e disegni di Lorenzo Calogero, un progetto a cura di Giuseppe Caccavale Studio in collaborazione con l’École des Arts Decoratifs – PSL Paris.
Interveranno Vincenzo Oliverio, sindaco di Melicuccà, Nino Cannatà, direttore artistico, Marina Valensise, già direttrice Istituto Italiano di Cultura di Parigi, Eleonora ed Elisa Tallone, Alberto Tallone Editore, Giuseppe Caccavale, artista.

Si continua con due appuntamenti dedicati a poeti e scrittori calabresi da riscoprire: il melicucchese Giuseppe Fantino con gli interventi dello studioso Fortunato Mannino e dello scrittore Francesco Idotta insieme agli eredi Fantino e Calogero e il cittanovese Alberto Cavaliere, il poeta della Chimica in versi in un originale recital da L’Urlando furioso di prossima pubblicazione per le edizioni LYRIKS.

In cartellone l’8 agosto, una finestra dedicata al confronto tra Lorenzo Calogero e Gian Giacomo MenonSublimi poeti gemelli con Stefano Lanuzza, critico e saggista, e Cesare Sartori, giornalista, presso la Chiesa di San Rocco.

A seguire, il teatro poetico di Franco Scaldati e gli otto volumi Marsilio editori 2022-24, presentati da Valentina Valentini, docente della Sapienza Università di Roma, con letture da “Santina e altri angeli” a cura di Melino Imparato, Compagnia Franco Scaldati. E poi ancora Lorenzo Calogero nel romanzo Breve trattato sulle coincidenze dello scrittore calabrese Domenico Dara, riedito da Feltrinelli nel 2025.

 

In serata, sempre nel suggestivo centro storico del borgo, un omaggio a Saverio Strati nell’anno stratiano, prove aperte di teatro con gli attori dello spettacolo Il ritorno del soldato con il regista Giancarlo Cauteruccio e gli attori della Compagnia Teatro del Carro Laura Marchianò, Stefania De Cola, Salvatore Alfano, Francesco Gallelli, alla voce off Anna Maria De Luca e al canto Anna Giusi Lufrano. La mise en espace vede anche la partecipazione di Domenico Stranieri, sindaco di Sant’Agata del Bianco, autore del libro Solo come la luna, Rubbettino 2025, e di Luigi Franco, responsabile Comitato 100 Strati.

Sabato 9 agosto, il pomeriggio si apre con la presentazione del volume illustrato Leonardo Sinisgalli e i bambini incisori, edizioni FLS 2025 con videoproiezione delle poesie di Montale, Quasimodo, Saba, Sinisgalli e Ungaretti illustrate con le incisioni dei bambini del maestro Gianni Faè intervengono Luigi Beneduci, presidente FLS, Mimmo Sammartino, direttore FLS e Biagio Russo, autore del volume in collaborazione con Fondazione “Leonardo Sinisgalli”. Fra i molti eventi previsti, presso la Chiesa di San Rocco, Lorenzo Calogero. Il poeta assoluto, presentazione di “Poesia”, rivista internazionale di cultura poetica, n. 30/2025, Crocetti Editore, con Nicola Crocetti, grecista, traduttore, editore che dedica la copertina al poeta di Melicuccà. A seguire, Come un dialogo con Stefano D’Arrigo. A 50 anni dalla prima edizione di Horcynus Orca, con Stefano Lanuzza, critico e saggista. E ancora, Il metaverso. Appunti sulla poesia al tempo della scrittura automatica di Gilda Policastro, poetessa, narratrice e critica in dialogo con il poeta Aldo NovePassare per la ferita con Giorgiomaria Cornelio, poeta e performer; La poesia fa malissimo – La scrittura come atto di resistenza: dai Sonetti del giorno di quarzo, Einaudi 2022, a Inabissarsi, il Saggiatore 2025. Antonio Di Giacomo, giornalista La Repubblica dialoga con il poeta Aldo Nove.

Il 10 agosto, presso Fontana Rimatisi, Elogio della poesia nella biblioteca ideale con Paolo Pelliccia, presidente Biblioteca Consorziale di Viterbo. Segue, presso la Chiesa San Rocco, Tra Lucrezio e Baudelaire con il poeta Milo De Angelis e letture dell’attrice Viviana Nicodemo da De rerum natura di Lucrezio e I fiori del male di Baudelaire. Si continua con Ulisse, l’ultimo viaggio dall’Odissea di Nikos Kazantzakis, Crocetti editore 2020, con Nicola Crocetti, e la voce recitante di Maria Elena Romanazzi. Per celebrare i 95 anni del poeta calabrese Achille Curcio, l’incontro La poesia del dialetto con Luigi Tassoni, critico e docente dell’Università di Pécs. Chiude in piazza Tocco, P.P.P. Profezia è Predire il Presente, omaggio a Pier Paolo Pasolini a 50 anni dalla sua uccisione, reading concerto di e con Massimo Zamboni voce e chitarra, con Erik Montanari chitarre e cori, Cristiano Roversi tastiere e synth.

Nella giornata di chiusura dell’11 agosto la poesia di Ivano Fermini, con l’anteprima del volume Nati incendio, edizioni Magog 2025 con i poeti Davide Brullo e Aldo Nove. Si continua con Lorenzo Calogero e l’invenzione della contemporaneità dialogo fra il poeta Milo De Angelis e Luigi il critico Tassoni, con letture da Poesie dell’inizio 1967-1973, Mondadori 2025.

Segue il reading poetico omaggio a Lorenzo Calogero con la pluripremiata attrice Federica Fracassi.
La conclusione della Festa della Poesia “Lorenzo Calogero” è affidata all’Orchestra di Fiati “Giuseppe Scerra” di Delianuova diretta dal Maestro Gaetano Pisano, con il soprano Maria Elena Romanazzi e la partecipazione speciale del sassofonista jazz Francesco Cafiso che eseguiranno per la prima volta a Melicuccà estratti dal Nabucco (1683) del compositore  melicucchese Michelangelo Falvetti (1642 – 1697), e variazioni sul tema da un frammento di partitura musicale ritrovato nei quaderni inediti di Lorenzo Calogero.
Un atto simbolico di particolare importanza con cui la Festa della Poesia rende omaggio alle grandi figure artistiche di Melicuccà.

 

Al progetto Riviera Cristallina il Premio Fairness Magazine Excellence

Il  progetto Riviera Cristallina ha ricevuto il Premio Fairness Magazine Excellence – Valori e Talenti del Made in Italy: un riconoscimento che celebra le realtà italiane capaci di innovare, costruire rete e valorizzare il territorio con visione, coerenza e, soprattutto, competenza.

La cerimonia si è svolta nella prestigiosa Sala della Protomoteca al Campidoglio, gremita di rappresentanti delle istituzioni, imprenditori e ospiti italiani e internazionali, e con il patrocinio del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del Consiglio Regionale del Lazio, della Città di Monte Porzio Catone e dei Comites di Londra, oltre al sostegno di numerose aziende italiane ed estere.

Per la prima volta, un’iniziativa privata, indipendente, interamente calabrese ottiene un simile riconoscimento nella capitale. Riviera Cristallina diventa così simbolo di una Calabria che riscatta sé stessa, uscendo dalla narrazione della marginalità per farsi protagonista di un nuovo modello di sviluppo.

A ritirare il premio è stato Filippo Strano, Console Onorario d’Italia a Cancún e ideatore del progetto:

«Questo premio non è solo un onore, ma la conferma che il coraggio, la visione, la coerenza e la competenza possono vincere anche dove nessuno avrebbe più scommesso. È un riconoscimento collettivo, che appartiene a tutti coloro che credono nella possibilità concreta di una Calabria diversa».

Dal sociale al turismo: un modello di rigenerazione territoriale

Nato come progetto sociale per rafforzare l’identità, l’orgoglio e il senso di appartenenza delle comunità della costa ionica, Riviera Cristallina è oggi il primo esperimento italiano di branding territoriale privato e integrato, con una rete che unisce 40 Comunidecine di aziende, associazioni e cittadini attivi.

Un progetto che ha messo al centro le persone, le relazioni e le competenze, prima ancora delle strutture, con una visione chiara: costruire un sistema territoriale coeso, autentico, competitivo.

Tecnologia, alleanze e una visione globale

La forza di Riviera Cristallina sta nella fusione tra radici profonde e tecnologia avanzata.

Una piattaforma digitale, affiancata da App e Widget già pienamente operativi, i primi in Italia a integrare AI, geofencing e assistenti vocali multilingua, sta già registrando centinaia di accessi giornalieri, permettendo la creazione di pacchetti turistici personalizzati in tempo reale e connettendo il viaggiatore globale alle esperienze più autentiche del territorio.

È anche il primo progetto privato italiano ad aver siglato un’alleanza con una compagnia aerea di linea italiana, la Neos, e con World Moving, operatore internazionale attivo in diversi Paesi, per promuovere pacchetti “volo + esperienza” chiavi in mano, capaci di intercettare il turismo medio-alto e i mercati esteri.

Ad ottobre, a Londra, Riviera Cristallina firmerà un gemellaggio con la Riviera Maya, lanciando l’iniziativa globale “Riviere del Mondo”: una rete che unisce tutte le “Riviere” del pianeta per condividere modelli di sviluppo sostenibile, sinergie commerciali e strategie di promozione condivisa.

Il Sud che costruisce, non che attende

In un’Italia in cui il Sud è ancora troppo spesso raccontato come problema, Riviera Cristallina è la risposta viva di una Calabria che costruisce, senza aspettare interventi dall’alto.

Una Calabria che investe in bellezzaforma alleanze verevalorizza i suoi talenti e si apre al mondo.

Un progetto che ha già superato i 3 milioni di visualizzazioni sui social, raggiungendo oltre 1,5 milioni di persone uniche, e che ora si prepara al lancio commerciale internazionale, con un’offerta che integra ospitalità, esperienze, cultura, natura e innovazione.

È tempo che cittadini, amministrazioni e imprenditori si rendano conto che il cambiamento non arriva dall’esterno: si costruisce, giorno dopo giorno, con chi ci crede davvero. (rrm)