Oggi, a Cerzeto, all’Università della Calabria e nelle Comunità arbëreshë di Santa Caterina Albanese, una conferenza internazionale di studi sullo scrittore italo-albanese Francesco Antonio Santori.
L’evento è stato organizzato in occasione del bicentenario della nascita dalla Fondazione Universitaria “Francesco Solano” e dal Laboratorio di Albanologia dell’Unical in collaborazione con le Amministrazioni Comunali delle comunità santoriane di Santa Caterina Albanese e di Cerzeto, con il patrocinio della Regione Calabria (interverrà nel corso dei lavori l’Assessore alla Cultura Maria Francesca Corigliano) e della Repubblica del Kosovo – Presidenza della Repubblica.
La conferenza sarà inaugurata a San Giacomo di Cerzeto alle 18.00, comunità dove il Santori operò come parroco e morì nel 1894, con una Messa solenne in cui è prevista la partecipazione del Vescovo della Diocesi di San Marco-Scalea, Mons. Leonardo Bonanno, e di don Ennio Stamile, sacerdote originario della stessa comunità e responsabile regionale di Libera Calabria.
Seguirà la presentazione della antologia santoriana, in albanese con traduzione italiana a fronte, a cura di Vincenzo Belmonte.
Chiuderanno la manifestazione la presentazione del sito web santoriano, con le opere manoscritte on-line e i luoghi citati nelle opere del Santori, sito curato dall’ing. Battista Sposato, con la collaborazione di Luigi Caparelli, Monica Lombardo e Sandra Domanico e la rappresentazione teatrale della EMIRA, curata da Nando Pace, con voce recitante Brunilda Lato e la partecipazione del gruppo etnomusicale Shpirti Arberesh di Cerzeto e del Coro Picilia di Santa Caterina Albanese.
Diversamente da altri intellettuali di formazione ecclesiastica arbëreshë, di rito e formazione cattolica di rito bizantino, Santori fu un francescano di rito latino: formatosi nel Seminario diocesano di San Marco Argentano, dove ritroviamo con lui altre figure importanti del romanticismo calabrese come Vincenzo Selvaggi e Vincenzo Padula, per molti anni ha operato nel convento dei Riformati di San Marco Argentano, ricoprendo incarichi di responsabilità all’interno dell’ordine francescano.
Figura di spicco della cultura arbëreshë – aveva Girolamo De Rada come suo mentore letterario – Francesco A. Santori appartiene a quella corrente romantica naturale calabrese fatta conoscere dal grande critico Francesco De Sanctis, che per la prima volta ha proiettato la nostra regione nella letteratura nazionale.
Purtroppo la sua straordinaria opera, linguistica e letteraria, è rimasta in ombra sino agli anni ’70 del secolo scorso, essendo rimasta in gran parte inedita, anche per la estrema povertà in cui visse – e una parte importante delle sue carte sono finite nel Fondo De Rada della Biblioteca Civica di Cosenza, dove attualmente si trovano, purtroppo in precario stato di conservazione.
Le sue opere vanno, però, al di là del romanticismo, assumendo una forte connotazione sociale assimilabile a quelle di Vincenzo Padula, e per alcuni aspetti anticipano dal punto di vista tematico il realismo nella letteratura albanese. Santori non è solo, assieme a Girolamo De Rada, a Giuseppe Serembe e a Gabriele Dara junior tra i protagonisti del romanticismo arbëresh, ma anche il primo autore in assoluto nella letteratura albanese di romanzi, ma anche di tante opere teatrali – la più nota è l’EMIRA, che descrive la dura repressione del brigantaggio meridionale da parte dell’esercito piemontese subito dopo l’Unità d’Italia, ma anche molti romanzetti o novelle in versi, novelle, drammi e melodrammi. (rcs)