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In scena "Così parlò Bellavista"

CITTANOVA (RC) – In scena “Così parlò Bellavista”

È con lo spettacolo Così parlò Bellavista, dal film e romanzo di Luciano De Crescenzo e la regia di Geppy Gleijeses che si alza il sipario, domani sera, alle 21, al Teatro Gentile di Cittanova, la 18esima edizione della Stagione Teatrale organizzata dall’Associazione Kalomena.

Una divertente commedia che vedrà sul palco lo stesso Gleijeses, Maria Laurito,  Benedetto Casillo, Antonella Cioli, Gigi De Luca, Vittorio Ciorcalo, Gianluca Ferrato (Cazzaniga), Ludovica Turrini, Gregorio De Paola, Agostino Pannone, Walter Cerrotta, Brunella De Feudis.

Nelle sue note di regia, Gleijeses ammette che «sinceramente non pensavo ad adattare, produrre, mettere in scena e interpretare “Così parlò Bellavista”. Il ricordo di quel film è nella memoria mia, e soprattutto della gente napoletana, indelebile e forse intangibile. C’era un solo modo limpido e affascinante per portarlo in teatro. Distaccarsi dal film e creare un’opera autonoma, specificamente teatrale». 

«E così nell’ adattamento ci sono varie citazioni del romanzo – ha spiegato – come ad esempio il secondo “cenacolo” che si conclude con un concetto poetico e geniale, degno del miglior Salvatore Di Giacomo. Parlando delle case di Napoli legate l’una all’altra dalle corde tese da palazzo a palazzo per stendere i panni ad asciugare, scrive così: Immaginate per un momento che il Padreterno volesse portarsi in cielo una casa di Napoli. Con sua grande meraviglia si accorgerebbe che piano piano tutte le altre case di Napoli, come se fossero un enorme Gran pavese, se ne verrebbero dietro alla prima, una dietro l’altra, case, corde e panni, canzone ‘e femmene e allucche ‘e guagliune…».

«L’adattamento teatrale che ho scritto, come dicevo – si legge nelle note di regia – non è affatto una pedestre sbobinatura del film. Chi sa di cinema e di teatro ci insegna che sono necessari codici di comunicazione molto diversi. Lo spazio scenico a cui ho pensato e che Roberto Crea ha splendidamente realizzato, ritrae il Palazzo dello Spagnolo, che con i suoi incroci di scale e le sue prospettive diventa un luogo della mente».

«Nella corte del palazzo, suddividendo a volte la scena in settori, si svolge tutto il racconto, con il cenacolo, il tavolo dei pomodori, la trattoria, il negozio di arredi sacri e via dicendo. Non avrei potuto condurre in porto questa impresa senza attori straordinari come Marisa Laurito, deliziosa interprete che è stata la migliore amica di Luciano (a questo fatto ci tiene assai!), Benedetto Casillo, mitico Salvatore vice sostituto portiere. E delle musiche in parte originali e in parte nuove del maestro Claudio Mattone».

«Abbiamo voluto ambientare lo spettacolo  – ha spiegato ancora – negli stessi anni del film e in realtà non abbiamo dovuto adeguare all’oggi nemmeno una battuta. Come ci ha insegnato Luciano, dobbiamo avere fede: Napoli, con il suo spirito d’adattamento, è forse l’ultima speranza che ha il genere umano per sopravvivere».

«I sentimenti nostri, quelli veri, quelli che Luciano ha descritto, non sono cambiati e non cambieranno mai» concludono le note di regia. (rrc)