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Paolo Pollichieni

Cordoglio della Calabria per la scomparsa del giornalista Paolo Pollichieni

Cordoglio unanime in tutta la Calabria per la scomparsa del giornalista Paolo Pollichieni, direttore del Corriere della Calabria e dell’Agenzia Il Velino. Pollichieni è spirato a Padova, dopo un delicatissimo intervento chirurgico.

Originario di Locri, 62 anni, aveva iniziato come corrispondente per la Gazzetta del Sud di cui sarebbe stato per diversi anni capocronista a Reggio. A lui si deve il successo del quotidiano Calabria Ora, da cui si dimise in seguito a contrasti con la proprietà, e del settimanale Corriere della Calabria, che dopo una felice parentesi cartacea è rimasto come testata on line, punto di riferimento essenziale per i calabresi.

Numerose le testimonianze e i messaggi di cordoglio, che rivelano la commozione e il rimpianto per un  giornalista di razza che aveva lasciato il segno non solo nella sua regione.

Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto ha espresso il cordoglio suo e della Città: «Con profondo sconcerto e incredulità apprendo della prematura scomparsa di Paolo Pollichieni, professionista per il quale ho sempre nutrito stima sincera e di cui fatico a pensare che non sia più tra noi. Fuori da ogni retorica, Paolo era davvero quel che si dice un cronista di razza. Capace di raccontare sia fatti di politica che di ‘ndrangheta, per esempio, col piglio di chi sa veramente il mestiere. Non a caso era un riferimento di credibilità per gli stessi amministratori che finivano nella sua lente di ingrandimento o nelle sue interviste. Ne mancheranno le disamine e le attente analisi critiche, in particolare sulla realtà calabrese. Il mio pensiero, oltre che alla moglie ai figli, attorno a cui ci stringiamo, va  all’editore del Corriere della Calabria, Paola Militano, e ai tanti cronisti che si sono alternati nelle redazioni da lui dirette, perché in Paolo Pollichieni hanno potuto trovare un padre che lascia nei suoi insegnamenti una bussola da seguire».

Il sindaco di Locri Giovanni Calabrese: «Apprendiamo con grande tristezza la notizia della morte del nostro cittadino e caro amico Paolo Pollichieni, storico giornalista e attuale Direttore del Corriere della Calabria».

Tanti i ricordi di giornalisti, colleghi ed amici. Enzo Arcuri (già caporedattore di Rai Cosenza): «Sono notizie che non ti aspetti e che ti turbano profondamente. Non conoscevo personalmente Paolo Pollicchieni nel senso che non ho avuto la possibilità di frequentarlo, l’ho conosciuto professionalmente, apprezzandone, anche se talvolta non condividendolo, quello che scriveva, giornalista comunque acuto, sempre ben documentato, un osservatore attento ed intelligente derlla realtà calabrese, rigoroso nelle analisi, una innata passione per questo difficile e delicato mestiere, un autentico vulcano di iniziative nel campo editoriale un amore viscerale verso la sua regione, la sua città Reggio e soprattutto Locri e la Locride. Con Paolo Pollichieni scompare uno dei protagonisti di maggiore peso del giornalismo calabrese, una firma che, con la sua agenda ed il suo taccuino zeppi di appunti di buona fonte e di annotazioni intelligenti,mancherà sullo scenario mediatico regionale. Mancherà ai suoi lettori ed anche a noi, ai suoi colleghi giovani e meno giovani, non solo quelli che con lui hanno lavorato».

Sandro Ruotolo: «Se ne è andato un grande giornalista, un amico, un fratello. Paolo Pollichieni, direttore del Corriere della Calabria. Gli volevo bene, ma tanto. Un cronista-cronista. Amava la sua terra, ci sono stati anni duri anche per lui per le minacce dell’ndrangheta di Locri, dell’Aspromonte. Credeva nel riscatto della sua amata Calabria. Paolo ha scritto libri. A Lamezia Terme gli presentai quello sulla casta calabrese. Un signor giornalista. Penso alla sua famiglia, a Giovanna, a Pietro e a Luciano, e penso ai giovani colleghi del Corriere della Calabria, al dolore che provano in questo momento. Li abbraccio uno a uno: avete avuto il privilegio di lavorare con Paolo. Vi mancherà, ci mancherà».

Emiliano Morrone: «Giornalista di razza e maestro di tanti giovani che fanno questo mestiere. Mi sento disorientato, scorrono i ricordi. In occasione del mio ultimo compleanno ero stato al Corriere della Calabria. C’era Paolo che intratteneva i colleghi della redazione, scherzando come al suo solito».

Spartaco Pupo (Unical): «Paolo Pollichieni non si ritraeva, non sfuggiva al confronto, anzi lo cercava con quelli che considerava intellettualmente onesti, anche se di orientamento diverso, se non opposto, al suo. Qualità purtroppo assai rara. Mancherà alla Calabria e agli uomini liberi».

Il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto, ha così ricordato il giornalista: «la Calabria ha perso un giornalista di razza e un grande protagonista della vita pubblica. Paolo Pollichieni ha contribuito a ridestare l’attenzione dei cittadini e ad alimentare lo spirito critico della collettività sui temi più scottanti per la nostra regione».

«Paolo – ha proseguito il presidente Irto – era un calabrese orgoglioso delle sue radici. Una terra, la sua Locri, nella quale ha mosso i primi passi da cronista in una fase storica caratterizzata dalle faide e dallo strapotere dell’anonima sequestri. Anche per questo Pollichieni è diventato un punto di riferimento nel giornalismo impegnato contro la ‘ndrangheta. La sua scomparsa, dopo la dura lotta contro la malattia che ha affrontato con dignità, lascia un grande vuoto».

Il consigliere regionale Gianluca Gallo: «Con Paolo Pollichieni la Calabria perde uno dei suoi figli migliori, un professionista che del riscatto della sua terra aveva fatto la cifra della sua esistenza».

Il consigliere regionale Fausto Orsomarso: «Ciao Paolo Pollichieni! Non ci hai fatto mai sconti ma anche quando menavi eri leale. Mi resta il rimpianto di una cena che ti dovevo con un tuo vecchio amico a cui in fondo hai sempre a modo tuo voluto bene. Mi restano le tue domande provocatorie, le interviste e anche i consigli a camera spenta su una Calabria che conoscevi bene nelle sue complesse negatività con il monito a “non guastarsi” ».

La Deputata pentastellata, Dalila Nesci, ha così ricordato l’impegno di Pollichieni.

«Paolo Pollichieni – ha dichiarato l’onorevole Nesci – è stato un giornalista puro, severo, rigoroso e prezioso per l’emancipazione della Calabria, che richiede un’informazione obiettiva, basata sui fatti quotidiani. Ne ricordo il coraggio, l’entusiasmo, la capacità professionale, la profondità intellettuale e la vivace ironia negli editoriali, negli articoli e nella rubrica video “Omissis”, diventata virale».

«Pollichieni – ha proseguito l’onorevole Nesci – ha saputo raccontare come pochi i drammi, i bisogni, le contraddizioni e le potenzialità della Calabria. Ha reso un servizio fondamentale ai cittadini e ogni giorno ha stimolato la classe politica, spesso chiusa nella propria autoreferenzialità e allergica al suo giornalismo, forte della verità, della verifica delle fonti, di un’autorevolezza indiscutibile».

«In particolare, Pollichieni – ha proseguito la deputata Nesci – ha scavato a fondo sulla gestione della sanità calabrese e reso conto delle pratiche, dei vizi nei palazzi della giunta e del consiglio regionale. Con i suoi giovani redattori, che ha formato con scrupolo e dedizione, ha fatto emergere scandali, abusi e irregolarità, che tante volte hanno costituito la base delle mie denunce e azioni parlamentari».

«Pollichieni – ha continuato l’esponente M5S – ha affrontato argomenti spinosi con una conoscenza sempre capillare di problemi e fenomeni che hanno causato la marginalità della Calabria e l’emigrazione progressiva di diverse generazioni. Penso ai suoi servizi sulla ‘ndrangheta e sulla massoneria deviata, documentati e ricchi di dettagli».

«Piango – ha concluso Nesci – la scomparsa di un grande professionista, di un amico, di un maestro di quel giornalismo d’inchiesta che serve alla nostra terra. Abbraccio i suoi familiari e collaboratori, sicura che l’eredità di Paolo verrà raccolta e non si perderà».

Commosso il ricordo di Paride Leporace, attuale direttore di Film Commission Lucania, e suo collega-fondatore nell’esperienza di Calabria Ora.

«Con la prematura scomparsa di Paolo Pollichieni – scrive Leporace nel suo blog – si chiude una pagina lunga e controversa del giornalismo calabrese. Se ne va anche un breve ma intenso pezzo della mia esistenza umana e professionale legata a Calabria Ora.

Paolo Pollichieni veniva da Locri. In quel lembo di Calabria si era formato nell’Azione Cattolica. Fin da giovane aveva appreso il sudore e la passione della cronaca nera. “Ma vua lavorati cu Malafarina” dicevano al giovane ragazzo apprendista di quel principe della nera. Una carriera brillante costruita tra i rapiti dell’Aspromonte e i morti ammazzati delle guerre tra ndrine..

Alla Gazzetta del Sud da garzone corrispondente di periferia era diventato inviato, potente capo della redazione reggina, capo delle edizioni calabresi. Temuto, autorevole, sempre sul pezzo. Da caporedattore della testata concorrente provavo ad inseguirlo con i miei cronisti ma era impossibile tenergli testa, soprattutto su nera e giudiziaria. Un carattere di ferro. Non era mai neutro. Fu un puntello decisivo a salvaguardia delle bella esperienza del sindaco Falcomatà a Reggio Calabria.

Non volle mediare su un contrasto interno in redazione. Una girata di spalle e arrivederci. Chiusa una vita professionale.  Non si perdeva certo d’animo Paolo.

Aveva portato sull’Aspromonte i soldi del riscatto Ghedini che aveva tenuto con il fiato sospeso l’Italia intera e andò a Samarcanda da Santoro a raccontare il suo ruolo nella vicenda per conto dello Stato. È stato l’interlocutore di tutte le grandi firme arrivate in Calabria da Giò Marrazzo ai blasonati dei giorni nostri.

Gli misero una bomba sotto l’auto, cercarono di farlo fuori con un’inchiesta giudiziaria da cui poi uscì completamente assolto. Non è mai arretrato di un passo.

Quando fondai Calabria Ora gli editori di quel progetto pieno di contraddizioni e entusiasmi mi diedero il privilegio di scegliere i migliori su piazza. Mentre si rodava la macchina mi si disse: “Potremmo prendere Pollichieni che ne pensi?” Ci pensai una notte. Sapevo quello che significava. Equilibri interni ed esterni difficili da bilanciare. Dissi di sì. Inviato speciale e capo della redazione di Reggio Calabria. Ora in Calabria veramente avremmo scritto quello che gli altri non scrivevano.

Furono 13 mesi intensi come anni. Il suo arrivo fortificò il sostegno a Marco Minniti e ci ancorò  alla Direzione Nazionale Antimafia capeggiata da Grasso. Ogni giorno uno scoop. L’omicidio Fortugno, vicepresidente della giunta regionale ucciso in un seggio delle primarie non era più appannaggio dei grandi inviati del Nord. La pubblicazione su Calabria Ora della relazione secretata dell’Asl di Locri sciolta per mafia diventerà caso nazionale con dibattito in Parlamento e segnerà  un momento irripetibile.

Eravamo in stretto contatto telefonico in ogni ora del giorno e della notte. Fu una diarchia difficile da spiegare. Non mancarono tensioni e qualche contrasto, Lo risolvemmo tra di noi. Il mio polso all’epoca non fu sempre fermo. Questioni personali e le mie irrequietezze m’indussero a lasciare la direzione ma non certo per il suo peso redazionale. Con profonda convinzione favorì la sua successione.

Quello che avevo contribuito a fondare e seminare nelle sue robuste determinazioni e nella sua rude gerarchia fece crescere  Calabria Ora facendolo diventare il giornale d’opposizione al governo regionale di Peppe Scopelliti. Non volle mediare la linea e fedele al suo stile abbandonò la testata rompendo con gli editori. Si portò dietro i più bravi e fedeli e fondò in un baleno Il Corriere della Calabria mettendoci dentro  tutta la sua esperienza e quello spirito da Conte di Montecristo che agli avversari di ogni sorta non concede alcun respiro.

Spesso brusco e ruvido di carattere. Ne pagai le conseguenze per un’intervista ad un collega che scrisse un bel libro sul giornalismo meridionale quando mi dedicò due pagine di giornale dense di vituperi ragionati. Una potente tastiera mitraglia la sua. Quello che aveva sostenuto a favore degli editori si sciolse come neve al sole poche settimane dopo con il suo ingiusto licenziamento.

Recuperammo il nostro rapporto a distanza. Mi espresse apprezzamento per il mio nuovo lavoro nel cinema pubblico. Poi qualche messaggio di stima reciproca. Non siamo mai stati amici. Solo colleghi in un tratto di vita. Paolo ti sia lieve la terra di Calabria che abbiamo raccontato assieme». (rrm)

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Ai familiari di Paolo Pollichieni, la moglie Giovanni e i figli Pietro e Luciano, le condoglianze di Calabria.Live