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IL MINISTRO BARBARA LEZZI IN CALABRIA

6 agosto – Oggi  pomeriggio il ministro per il Sud Barbara Lezzi sarà a Catanzaro per un incontro in Cittadella con il Presidente Mario Oliverio sui fondi europei. Domani, invece, si recherà a Gioia Tauro in visita al porto. Il ministro aveva già incontrato a Roma Oliverio il 19 giugno scorso in una visita istituzionale dello stesso Presidente.

Lettera aperta al ministro per il Sud, Barbara Lezzi
di Santo Strati

Gentile Ministro, non è questa la sua prima visita in Calabria, c’è da sperare invece che segni una mutata attenzione ai problemi della Calabria. Lei è meridionale, di Lecce, quindi dovrebbe esserle più facile comprendere le ragioni del Mezzogiorno che continua a sentirsi “tradito”, trascurato, dimenticato, quando invece potrebbe e dovrebbe essere il volano della ripresa economica del Paese, grazie alle sue tantissime risorse inutilizzate.
Questo Sud sembra non appartenere all’Italia, una fastidiosa incombenza che ricorre puntualmente come l’influenza stagionale, e a cui non pare farci più caso nessuno. Al contrario sono i numeri di questo Sud che dovrebbero indurre a riflessioni molto più serie e approfondite, a cominciare dal problema giovani. Secondo le statistiche ufficiali più recenti un giovane su tre non lavora, ma chi vive in Calabria sa perfettamente che sono numeri poco veritieri, giacché è altissimo il numero di chi non trova un’occupazione – qualsiasi – che generi dignitosa fonte di reddito. Non c’è lavoro e quando c’è è sottopagato, è crudele testimonianza di sfruttamento ed “estorsione legalizzata” (come hanno messo in luce recenti inchieste giudiziarie). Non solo, ma è dequalificante per tantissimi giovani preparati e competenti che non trovano soluzione migliore che tornare alla vecchia, ma risolutiva, emigrazione. Il problema principale è che l’emigrazione che affligge la Calabria oggi non è l’emigrazione di inizio secolo coi nostri lavoratori e le loro povere valigie di cartone: è l’irresponsabile rinuncia da parte della regione a risorse tecniche, culturali e intellettuali che potrebbero segnare il cambiamento da sempre sognato. L’emigrazione intellettuale di moltissimi laureati che qui vengono snobbati e, quando possibile sfruttati in maniera indecente, e invece trovano la giusta valorizzazione all’estero o nei gruppi industriali del Nord. Le nostre Università preparano tecnici competenti, ingegneri, informatici, agrari, che non trovano spazio per restituire alla loro terra, in modo positivo, il loro bagaglio culturale per farla crescere e accrescere, a loro volta, la propria competenza.
C’è una grande cecità che ha caratterizzato i governi della Repubblica, senza distinzione di colore: al Sud si è sempre pensato, e succede ancora oggi, solo in termini di assistenzialismo. La Calabria non vuole assistenzialismo richiede opportunità: ai nostri giovani non va offerto un salario di povertà (non parliamo di reddito di dignità, per favore) ma vanno prospettate soluzioni e occasioni di inserimento nel mondo del lavoro, investendo non solo in infrastrutture (che sono ovviamente indispensabili) ma in formazione e valorizzazione delle competenze. Nessuno può permettersi di affermare che i nostri giovani non cercano lavoro nella propria terra: il fatto è che non c’è proprio, non ci sono le opportunità – che non sarebbe difficile creare – per progetti he riguardano i settori vincenti della Calabria: cultura, turismo e innovazione digitale. Ci sono risorse culturali, paesaggistiche e ambientali in Calabria che potrebbero farla diventare la California d’Italia, e invece – a parte l’iniziativa di pochi sognatori o imprenditori “illuminati” – tutto è lasciato deperire: quanta occupazione potrebbe generare il solo comparto del turismo archeologico e culturale? Quanti giovani saprebbero e potrebbero valorizzare l’immenso patrimonio artistico, culturale, ambientale, nonché eno-gastronomico che si trova nel Mezzogiorno e, nello specifico, nella nostra Calabria?
Va proprio cambiato il modo di studiare e proporre incentivi e agevolazioni che servono solo a far risparmiare quattrini a imprenditori poco avvezzi a investire in risorse umane ma abili a prendere il massimo dei contributi: ci sono centinaia di aziende in Calabria che crescono ogni giorno e hanno respiro internazionale, eccellenze che guardano alle risorse che già ci sono in casa per valorizzarle e innovare la produzione, ma ce ne sono tantissime altre che sono praticamente abbandonate, strozzate dalle banche e dalle tasse che uno Stato impietoso pretende soprattutto da chi investe e non da chi gioca finanziariamente coi capitali.
Per questo, la sua gradita visita in Calabria potrebbe diventare un buon punto di partenza: col Presidente Oliverio parlerà dei fondi comunitari. Si faccia dire quanti soldi comunitari inutilizzati sono stati rispediti al mittente, quanto la burocrazia opprime e deprime i giovani che provano a diventare imprenditori di se stessi, quanto le lungaggini delle carte, bollate e non, facciano morire le aziende prima ancora che muovano i primi passi e impediscano la nascita di nuove. Il Presidente Oliverio le dirà che si stanno facendo tante cose per creare occupazione e sviluppo: gli proponga di abolire gi aspetti burocratici (ovviamente nel totale rispetto della legalità) che vincolano e soffocano qualsiasi iniziativa imprenditorialie. La parola d’ordine, caro Ministro del Sud, è opportunità, da legare al superamento – reale!!! – delle pastoie burocratiche che impediscono, quelle sì, qualsiasi intrapresa votata a crescita e sviluppo.
Non serve, ripetiamo, assistenzialismo, occorre la volontà d capire e di mettere in atto una politica per il lavoro, per i giovani, per le donne. Diversamente, ci perdoni la franchezza, risulta lecito pensare che del suo Ministero il Mezzogiorno può fare benissimo a meno. (Santo Strati)