È il festival del genio femminile. Un’idea lanciata lo scorso anno in Sicilia e mutuata da quest’anno anche in Calabria per dare visibilità e giusta rilevanza alle donne che hanno lasciato il segno nella scrittura, nella letteratura. E su cui, ahimè, incombe spesso lo spetto della cancellazione. Rimuovere questo pregiudizio e recuperare alla memoria delle nuove generazioni la testimonianza di tante donne è l’obiettivo di questa kermesse che si tiene nel mese di marzo a partire da venerdì 11.
La rassegna Donne di carta è stata presentata a Montecitorio dalla presidente della Commissione Cultura della Camera Vittoria Casa e la partecipazione delle sottosegretarie Dalila Nesci (Sud e Coesione sociale) e Barbara Floridia (Istruzione), delle responsabili della kermesse siciliana Fulvia Toscano e (in streaming) Marinella Fiume e della direttrice dell’edizione calabrese l’archeologa Mariangela Preta.
«Ho subito pensato – ha detto l’on. Casa – che fosse un’idea potenzialmente contagiosa. Il lato sorprendente è che il successo de “La Sicilia delle Donne” sia maturato nell’anno della pandemia, un periodo nel quale, giocoforza, c’è stata una forte limitazione alla realizzazione di eventi condivisi. Eppure – grazie alla ricchezza delle storie, all’impegno, alla voglia di svelare fatti, opere, vite che non stanno nei libri scolastici di storia – è andata proprio così. Per esperienza so che assistere a qualcosa che cresce dal basso, per iniziativa condivisa, è sempre molto complicato. Anche per questo ho dato il mio completo appoggio. Esistono – ne sono convinta – migliaia e migliaia di storie che non conosciamo e che meritano di essere raccontate: storie spesso finite nell’oblio; storie di donne spesso negate, sminuite, mistificate. L’idea di “Fare la storia rifacendo la Storia” mi affascina e mi emoziona. È importante che questo sia fatto andando oltre il vittimismo, con la passione di chi conosce nel quotidiano il valore delle donne di Sicilia, di Calabria e d’Italia».
E il genio femminile potrebbe trovare altre kermesse in tutt’Italia (è l’auspicio emerso nel corso dell’incontro a Montecitorio) perché – come ha detto Fulcia Toscano «Il nostro festival vuole essere una esortazione alla ricerca dell’altra metà dell’identità, quella che passa attraverso la storia delle donne che hanno fatto la Storia. Da ciò e per ciò la scelta di un coinvolgimento ‘dal basso’: i territori si raccontano, acquistano e restituiscono consapevolezza. La cifra, riteniamo, vincente, del nostro festival è questa ed è un invito al viaggio, tutto un altro viaggio. Queste donne del Sud hanno pazienza e gambe lunghe, hanno saputo attendere, ma ora sono pronte a fare da apripista per tutte le altre di tutte le altre regioni d’Italia».
Non meno convinta la responsabile dell’edizione calabrese, Mariangela Preta: «La Calabria delle donne ha dato una risposta straordinaria, di passione ed entusiasmo, unite a competenza, nella ricerca e scoperta di storie di donne, alcune delle quali sepolte. Grande partecipazione dei territori e anche di singole famiglie che hanno messo a disposizione testi inediti. Una identità ricostruita, per una Calabria diversa da quella proposta dalle consuete narrazioni».
Quello che fa di questa kermesse un evento speciale è il coinvolgimento delle scuole: si pensi che in Sicilia vengono illustrate ben 85 figure femminili e 72 luoghi che culturalmente spingono a un percorso anche turistico davvero straordinario e avvincente.
In Calabria le figure femminili di cui si occuperà Donne di carta sono 42 a costituire un itinerario turistico-letterario di grande respiro. Si parte dalla poetessa greca Nosside e, attraverso le donne pitagoriche, si arriva a personaggi contemporanei di cui si rischia, appunto, la perdita della memoria. Quando, invece, va recuperata l’identità culturale al femminile con l’obiettivo di coinvolgere e avvincere i ragazzi delle scuole, maschi e femmine, in un comune percorso di crescita che si schiera contro la cultura della cancellazione.
Le due sottosegretarie, in rappresentanza del Governo per le due regioni, hanno unanimemente sottolineato la necessità di un impegno crescente perché non vada smarrita la memoria, valorizzando il territorio e dando il giusto risalto a vite sommerse, spesso invisibili, ma la cui traccia è certamente indelebile. (rrm)