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GERACE (RC) – Al Museo diocesano un focus sul Rinascimento

Si è tenuto nel salone degli arazzi del Museo Diocesano di Gerace il II Convegno di Studi sul Rinascimento “La Diocesi e lo Stato di Gerace dagli aragonesi a Filippo II – Storia e cultura civile e religiosa di una città del Regno di Napoli nel XV e XVI secolo”.

Il titolo riassume i contenuti trattati da un parterre di tutto rispetto, cattedratici e studiosi delle diverse università. Anche il ministro della Cultura nel suo messaggio augurale ha sintetizzato l’importanza che la città dello sparviero ha assunto in quel contesto storico: «Il ruolo che Gerace, con il suo territorio – ha affermato Sangiuliano – furono a lungo un solido ponte tra l’Occidente latino e l’Oriente greco, coltivando legami indissolubili rinvigoriti dalla riscoperta del platonismo che innervò il pensiero dell’Umanesimo prima e del Rinascimento poi».

Dopo i saluti del Presidente del Capitolo della diocesi di Locri-Gerace, can. mons. Labadessa, del sindaco Galluzzo, del direttore della Deputazione della cittadella vescovile Mantella, e il saluto di Mons. Carlo dell’Osso, Segretario Generale del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e cappellano di Sua Santità, che ha rimarcato l’importanza del Convegno e specialmente per avere puntato l’attenzione anche sulla figura del geracese Tiberio Alfarano, chierico beneficiario della Basilica Vaticana, vissuto nel periodo in cui l’antica basilica costantiniana stava per essere abbattuta per la costruzione dell’attuale, ha avuto il grande merito di documentare nei dettagli la pianta originale lasciando a noi un documento di primaria importanza per lo studio della storia dell’architettura e dell’archeologia della Basilica Vaticana.

Ha introdotto il lavori il direttore del Museo Diocesano prof. Giacomo M. Oliva, che dopo aver portato i saluti del vescovo, assente perchè trattenuto a Roma dal Consiglio Permanente della Cei, ha esposto il programma e trattato “Vescovi e prelati nel ‘500 e la rivoluzione culturale tra traumi e consensi”. Nella sua prolusione Oliva ha mostrato uno spaccato, per alcuni versi inedito e molto interessante, del periodo e dei personaggi illustri: l’Alfarano, i vescovi Muti, Candida e Bonardo e il ruolo che hanno avuto nel proiettare questa diocesi , ancora intrisa di cultura bizantina, verso il futuro alla luce del Concilio di Trento, evidenziando, altresì, come in questo convegno per la prima volta in diocesi viene presentata in maniera scientifica la figura di Tiberio Alfarano costituendo l’inizio di una serie di incontri che si svolgeranno nel prossimo futuro sul personaggio.

Il prof. Domenico Benoci docente di Archeologia Cristiana presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum ha tracciato le varie pubblicazioni su Tiberio Alfarano e gli studi e gli sforzi compiti dal calabrese per lasciare ai posteri testimonianza archeologiche altrimenti disperse.

In collegamento con la direttrice delle Biblioteche Riunite di Catania, dove si conserva un manoscritto dell’illustre geracese, Rita Angela Carbonaro con amore e passione e perizia scientifica ha illustrato il prezioso manufatto.

L’intervento del prof. Fabio Della Schiava, collaboratore dell’Università Cattolica di Milano, in collegamento dal Belgio,è stato molto apprezzato. Lo studioso per primo ha studiato il manoscritto catanese dell’Alfarano rilevando interessantissimi particolari.

La prof.ssa Sara Bova della Federico II di Napoli ha messo in risalto il ruolo del grande vescovo Andrea Candida della partecipazione al Concilio di Trento e di come il presule si preoccupò di applicare le norme conciliari nella propria Diocesi proiettandola verso il futuro. Ha inoltre evidenziato i collegamenti che ebbe con i Cavalieri di Malta di cui era un degno esponente, cavalieri presenti anche al convegno con una nutrita delegazione da Reggio Calabria.

Ha concluso i lavori antimeridiani la giovanissima Elisa Maria Gervasi, storica e critica d’arte, specializzanda all’Università Cattolica di Milano che ha parlato di un carteggio inedito custodito presso la Biblioteca Ambrosiana e che tratta dell’epistolario tra i Borromeo e il cardinale Sirleto.

La sessione pomeridiana ha visto al tavolo della presidente altri tre storici del territorio, il prof. Vincenzo Naymo docente di Storia Moderna presso l’Università per Stranieri di Reggio Calabria che ha tracciato un quadro molto chiaro della gestione di una città infeudata, come Gerace, nel periodo aragonese attraverso i suoi signori, i Conti Caracciolo Rossi.

A seguire il Presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e già docente in Storia Moderna presso l’Università di Messina che ha parlato della Calabria in età spagnola delineando l’organizzazione amministrativa di tutta la Regione.

A conclusione il prof. Vncenzo Cataldo, docente presso l’Università di Catanzaro, continuando sulla traccia dei relatori c che lo hanno preceduto ha parlato dei Grimaldi, principi di Gerace de l passaggio da marchesato a principato.

Un convegno di alto valore scientifico realizzato dalla Diocesi di Locri-Gerace, dal Museo Diocesano, il Comune di Gerace e dal Capitolo Cattedrale con il patrocinio del Mic,dell’Ordine di Malta delegazione di Reggio Calabria e dalla Deputazione di Storia patria, ma che ha visto coinvolti anche la Deputazione della Cittadella Vescovile di Gerace, la Pro Loco la Cooperativa Mons. Pellicano che gestisce il Museo e in partenariato l’Istituto di Istruzione Superiore “Ivo Oliveti”, il Liceo Scientifico ”Zaleuco”, il Liceo delle Scienze Umane “G.Mazzini” , tutti di Locri. (rrc)