;
Nucera scrive a Conte e a Mattarella

Giuseppe Nucera: Grignani chieda scusa a Reggio e ai reggini

Giuseppe Nucera, leader del movimento La Calabria che vogliamo ha chiesto che il cantautore Gianluca Grignani chieda scusa a Reggio e ai reggini per le dichiarazioni rilasciate in una intervista al Corriere della Sera. Un appello, poi, al sindaco f.f. del Comune di Reggio, Paolo Brunetti, affinché tuteli l’immagine e la reputazione della città e «risponda a dovere alle gratuite offensive dichiarazioni di Grignani».

«Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Grignani – ha spiegato Nucera – fa riferimento ad alcuni ‘momenti autodistruttivi’ della sua carriera, probabilmente questo è soltanto l’ultimo in ordine temporale. Il cantautore, evidentemente alla ricerca di visibilità in vista della sua prossima partecipazione al Festival di Sanremo, si lascia prendere dalla fantasia nel descrivere il presunto episodio verificatosi a suo dire a Reggio Calabria. Probabile anche che la memoria di Grignani, offuscata, pecchi di precisione essendo passati quasi 15 anni».

Grignani, infatti, ha ricordato un episodio avvenuto nel 2009: «Quella volta merita di essere raccontata: eravamo a Reggio Calabria in un hotel dove una famiglia della ’ndrangheta faceva festa. Ci scambiarono per altri e finì male, ci arrivò un tavolo in testa».

Un aneddoto che all’ex presidente di Confindustria di Reggio non è andato giù. «Reggio Calabria – ha ribadito Nucera – è una città civilissima, fatta di persone perbene. Le famiglie legate alla criminalità organizzata, che purtroppo esistono, proprio a causa della loro natura operano sottotraccia ed evitano di rendersi protagoniste di spettacolari episodi».

«Non può essere consentito a nessuno – ha evidenziato – di gettare fango in questo modo, danneggiando l’immagine di Reggio Calabria e dei cittadini, Grignani dimostri di aver presentato una denuncia a conferma dei suoi ricordi riferiti al 2009, altrimenti chieda pubblicamente scusa alla città e ai reggini. La Calabria deve già fare conti con stereotipi negativi datati e ormai retaggio di una certa sottocultura, non può permettersi questo tipo di messaggi che hanno eco a livello nazionale». (rrc)