di FRANCO BARTUCCI – Avviandomi verso la conclusione dell’accurata analisi sullo stato di salute dell’Università della Calabria, dopo la bocciatura e il ritiro dell’emendamento presentato al Senato della Repubblica, che prevedeva una proroga del mandato per il rettore Leone; constatato il perdurare di “strani” comportamenti in atto in ambito universitario, è opportuno riproporre il pensiero manifestato dal primo rettore, prof. Beniamino Andreatta all’indomani della sua elezione, prima di dare il via all’impostazione del progetto esecutivo della nostra Università, pubblicato il 16 giugno 1971 dal quotidiano “Il Resto del Carlino”, che deve essere di guida e stimolo in questi momenti per la scelta del nuovo rettore, che rimarrà in carica nel periodo 2025/2031.
«L’Università della Calabria deve assumere una funzione civile oltre che scientifica e deve mobilitare nelle coscienze dei professori e degli studenti tutte le energie per realizzare un grande ed effettivo motivo fusivo. L’impegno fondamentale sarà quello di considerare l’Università come luogo di convergenza non soltanto dei giovani ma degli adulti, un luogo dove, al di là della formazione didattica, si sviluppi un rapporto di tipo pubblico».
Di solito le assemblee di Ateneo, come le convocazioni del Corpo Accademico di Ateneo, sono organismi democratici che hanno delle loro funzioni ben definite nell’essere strumento di analisi e valutazioni che intervengono nel dare pareri e giudizi di sorta ogni qualvolta si presentano situazioni e casi similari che intaccano lo spirito di autonomia delle università. La mancata convocazione costituisce un elemento di negatività che va ad incidere sui giudizi del buon governo o meno dell’Ateneo.
Giunge notizia, intanto, che sono state già avviate in ambito universitario una serie di consultazioni riservate ad individuare e consigliare chi potrebbe essere il nuovo Rettore che, invece, dovrebbe scaturire da confronti pubblici. Incontri e confronti pubblici che potrebbero portare a sanare l’ambiente nel dare una risposta alle domande poste dai professori Cersosimo e Costabile, che hanno, tra l’altro, chiesto parole di rassicurazione circa l’estraneità dell’Ateneo alle manovre politiche che tendevano a ledere l’autonomia dell’Università e di avviare, vista la bocciatura, nel tempo previsto, le procedure per l’elezione del nuovo rettore, «così da difendere – è quanto hanno puntualizzato i due docenti onorari dell’UniCal nella loro lettera indirizzata al corpo accademico – la qualità dei processi democratici, la dignità e la reputazione dell’Università della Calabria».
Qui si aprono, quindi, due opportunità di “urgenze” che sono: la convocazione di un’assemblea di Ateneo affinché le tre componenti (docenti, non docenti e studenti) vengano resi edotti nella trasparenza su quanto accaduto e vengano messi nelle condizioni di una nuova ripartenza responsabile e matura, coscienti di decidere responsabilmente e in libertà le formi migliori per il proprio futuro, considerato il tempo di presenza nel campus universitario e, soprattutto, dell’Università della Calabria, almeno per i prossimi cinquant’anni (Per tale convocazione occorrerebbe una voce forte delle organizzazioni sindacali interne). La seconda opportunità di urgenza è dovuta alla indizione delle elezioni del nuovo rettore, che il Decano, prof. Francesco Altimari, secondo l’apposito articolo dello Statuto, dovrebbe indire sei mesi prima della conclusione del mandato del rettore uscente, fissata al 31 ottobre 2025. Ciò dovrebbe accadere entro il prossimo mese di aprile prevedendo, in tale periodo, la presentazione delle candidature ed incontri assembleari di presentazione dei candidati, che non avvengano nelle segrete stanze in modo da formare cordate di sorta.
Praticamente siamo, quindi, alla vigilia quasi dell’indizione dell’elezione del nuovo rettore, ed è bene che ci si ritrovi come comunità universitaria in forma pubblica per acquisire, soprattutto, la consapevolezza di essere comunità universitaria facente parte di un Campus universitario, unico e straordinario, di comunità dialogante e costruttiva nel portare a termine un progetto naturale finalizzato ad essere lievito e punto di appoggio per l’intera regione Calabria, per come ideato e pensato dai padri fondatori.
Si tratta di prendere consapevolezza delle origini dell’UniCal ed auspicare che la comunità ricomponga quella coscienza libera che Beniamino Andreatta, primo rettore dell’UniCal, nei suoi quattro anni di permanenza in città, ci ha mostrato e lasciato in eredità per “vivere nella luce e vincere le tenebre quando queste appaiono”, per dare uno spirito sano e propositivo all’intera comunità universitaria, chiamata a ridare slancio al cammino di sviluppo dell’Università della Calabria, la quale non appartiene alle singole persone (siano rettori o direttori di Dipartimento), ma in primo luogo a chi vi vive e lavora e poi all’intera comunità calabrese.
Non a caso è stata chiamata “Università degli Studi della Calabria” per essere funzionale nella sua estensione alla creazione di una “Grande Cosenza”, area unica, città metropolitana luogo di riferimento per l’intera area del Mediterraneo, ampiamente trattato questo argomento lo scorso anno con diversi servizi nelle pagine di questo giornale. (fb)







