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Antonino Minicuci

I dieci fatali errori di Nino Minicuci: perché Lega e candidato bocciati clamorosamente

“Era già tutto previsto”, cantava negli anni Settanta Riccardo Cocciante. Una canzone che è di assoluta attualità dopo l’esito del ballottaggio che ha decretato la riconferma di Giuseppe Falcomatà a sindaco di Reggio Calabria, ma soprattutto la Waterloo dell’Invincibile Armata del centrodestra e del suo incerto condottiero Nino Minicuci.

Si, perché la sconfitta più bruciante è proprio la sua, dell’uomo che Matteo Salvini, Giovanni Toti e Marco Bucci – rispettivamente leader della Lega, presidente della Liguria e sindaco di Genova – avevano progettato in laboratorio per la conquista della Città metropolitana più a sud dello Stivale.

Più che il centrodestra, a Reggio Calabria ha perso Minicuci e la sua inadeguatezza per un ruolo politico che è cosa ben diversa dai ruoli dirigenziali che ha ricoperto con grande successo e professionalità in realtà importanti del nord Italia.

Minicuci ha sciupato un rigore a porta vuota, poiché il centrodestra, forte del governo regionale, era dato come favorito.

Ecco il campionario dei 10 tragici errori commessi da colui che doveva diventare il “sindaco del Ponte”.

ERRORE N.1 – ACCETTARE IL MARCHIO DI CANDIDATO DELLA LEGA

Il marchio della Lega si è rivelato il più fenomenale assist per l’avversario, a cui è stato fornito un argomento capace di oscurare anche le gravi pecche dell’Amministrazione uscente. Minicuci avrebbe dovuto, da subito, chiarire la sua natura “tecnica” e la sua appartenenza generica al centrodestra. Troppo tardi è corso ai ripari, peraltro in maniera molto goffa e ingenua, dicendo di non avere la tessera della Lega, ma di essere stato candidato da Salvini. Nel momento in cui il Capitano leghista precipita nei sondaggi e perde malamente in Toscana.

ERRORE N. 2 – ACCETTARE L’ABBRACCIO FATALE CON IL RIVALE INTERNO CANNIZZARO

Il dominus del centrodestra reggina è indubbiamente il deputato forzista Francesco Cannizzaro che, fino all’ultimo, si era schierato contro la candidatura di Minicuci. Forse perché in cuor suo sperava di correre lui da sindaco. Minicuci ha accettato un’unità del centrodestra che è stata più di facciata che di sostanza, se è vero che ha preso 7 punti in meno delle sue liste. Portato a spasso per i quartieri da Cannizzaro, ha dato l’impressione di essere telecomandato proprio dal suo più tenace oppositore. Che forse non si strapperà i (pochi) capelli per la sconfitta di un candidato che egli stesso riteneva inadeguato. Situazione che gli permetterà di essere ancora il numero 1 del centrodestra reggino, mentre con la vittoria di Minicuci sarebbe scivolato al n. 2.

ERRORE N. 3 –  NON PRETENDERE UNA LISTA DELLA LEGA COMPETITIVA

Solitamente la lista di riferimento politico del candidato sindaco sbaraglia tutti nelle urne. Invece, la Lega reggina ha racimolato meno voti di Klaus Davi. È mancato clamorosamente l’apporto della lista leghista che Minicuci doveva pretendere molto più forte e competitiva. Mettendo dentro anche Tilde Minasi come capolista.

ERRORE N. 4 – FARE LEVA ESCLUSIVAMENTE SUL CURRICULUM E SULLE LAUREE

Un’elezione a sindaco non equivale ad un concorso pubblico. Perché dunque ostentare in ogni occasione le sue due lauree e gli incarichi nella pubblica amministrazione? Un’autocelebrazione, inserita anche negli spot elettorali, che ha molto infastidito la gente. Perché la politica non è solo dei ricchi e dei laureati. L’unica “vittoria” che Minicuci può vantare nei confronti di Falcomatà è quella del numero delle lauree, 2-1. Ma non è bastata.

ERRORE N. 5 –  UNA COMUNICAZIONE OLD STYLE

Un divario enorme, una voragine tra la collaudata comunicazione del sindaco Falcomatà e quella “old style” di Minicuci. Falcomatà stravince sui social, con migliaia di like e commenti, punta tutto sull’autoironia (“è colpa di Falcomata”), sceglie con cura le colonne sonore, studia da consumato attore alcuni messaggi strappalacrime, come quello con i teneri figli in riva al mare dello Stretto. Minicuci comunica alla vecchia maniera, con messaggi stereotipati, video autocelebrativi, è praticamente assente dai social, con una pagina facebook che raccoglie poco più di cinquemila like contro i 66mila dell’antagonista. Per non parlare della caduta di stile nell’ultimo faccia a faccia, quando si è lasciato andare a sfoghi non propriamente politicamente corretti.

ERRORE N. 6 –  FARSI SPONSORIZZARE DA TOTI E BUCCI

Tanto per dissipare ogni dubbio sul fatto che la sua candidatura sia stata partorita in Liguria, Minicuci ha pensato bene di farsi sponsorizzare con tanto di videomessaggi dal governatore ligure Giovanni Toti e dal sindaco di Genova Marco Bucci. Con un’ingenuità incredibile, ha praticamente detto ai reggini che in effetti lui è un “papa straniero”.

ERRORE N. 7 – NON PRESENTARE IN ANTICIPO LA SUA SQUADRA DI GOVERNO

Ha rinunciato a giocare la sua carta vincente. Presentare in largo anticipo la sua Giunta, la sua squadra di governo, facendo capire così ai reggini che si fa sul serio, puntando sulla professionalità e sulle competenze. Schierare, tanto per fare un esempio, un pezzo da novanta come Eduardo Lamberti Castronuovo alla cultura avrebbe sicuramente influenzato una bella fetta di elettorato.

ERRORE N. 8 –  NON PROPORRE DIRETTAMENTE A MARCIANÓ E KAUS DAVI DI FARE PARTE DELLA GIUNTA

Minicuci si è dimostrato debole anche nell’intessere le trattative con gli esponenti delle liste minori, a cominciare dalla corteggiatissima Angela Marcianò, alla quale avrebbe dovuto proporre la carica di vicesindaco con deleghe pesanti. Debole anche la proposta molto generica fatta al giornalista Klaus Davi, vera sorpresa di queste elezioni. Schierando il trio d’assi Marcianò-Lamberti Castronuovo-Klaus Davi sarebbe andato dritto dritto alla vittoria. Non lo ha fatto per ingenuità, inadeguatezza oppure i capi della sua coalizione glielo hanno impedito?

ERRORE N.9 – SCIMMIOTTARE BERLUSCONI CON LA FIRMA DEL PATTO PER REGGIO

Errore mediatico clamoroso quello della firma del Patto con i reggini, miniatura mal riuscita del Patto con gli Italiani di Silvio Berlusconi. A parte la consueta enfasi (“ho firmato il Grande Patto per Reggio”), è parsa a tutti una sorta di commedia. Il suggeritore di questa iniziativa, che di originale non aveva nulla, può ben vantarsi di avere scavato un solco ancora più profondo tra Minicuci e il popolo reggino.

ERRORE N. 10 – IL PESSIMO RAPPORTO CON LA STAMPA E L’ALLERGIA ALLE CRITICHE

L’allergia alle critiche è un tratto comune sia di Minicuci che di Falcomatà. Ma lo sfidante, per recuperare il gap, avrebbe dovuto avere un rapporto migliore con la stampa, meno arrogante e meno padronale, al punto da disertare molti appuntamenti e scegliere con chi e dove parlare. La stampa reggina è stata esemplare ed equidistante, ma è mancato con il candidato del centrodestra quel pizzico di empatia che avrebbe potuto fare guadagnare qualcosa nelle urne. (dr)