di FRANCO BARTUCCI – I lavoratori delle Terme Luigiane contestano a Paola, in un pubblico comizio, l’assessore regionale Fausto Orsomarso. Per un quarto d’ora, circa, un gruppo di lavoratori rimasti disoccupati per la chiusura delle Terme Luigiane lo hanno contestato in piazza del Popolo, durante un suo comizio con l’esposizione di striscioni, fischi e slogan, che hanno pure determinato un dialogo ad alta voce tra di loro e l’assessore sul loro stato di disoccupazione causato proprio dalla chiusura delle Terme Luigiane, determinatasi per la debolezza dell’istituzione regionale che ha dato carta bianca alle due amministrazioni comunali guidate dai sindaci, Vincenzo Rocchetti e Francesco Tripicchio.
La vicenda, ormai, è abbastanza nota per l’ampia trattazione fatta attraverso i media e ciò che colpisce, su quanto accaduto a Paola in piazza del Popolo, è vedere un assessore della Regione Calabria, pur riconoscendo il valore dell’acqua sulfurea delle Terme Luigiane come “bene pubblico”, che anziché tutelare, come azione doverosa e naturale per competenza e funzione, il diritto al lavoro dei lavoratori e ancor di più il diritto alla salute per le migliaia di persone che annualmente hanno frequentato le Terme Luigine per le cure sanitarie termali, lo si è sentito difendere la posizione dei due sindaci contro la società Sateca, attribuendo a questa la chiusura della stagione termale, alla quale sono giunte “proposte capestro” di pagamento del canone per l’erogazione dell’acqua, come hanno ribattuto gli stessi lavoratori all’assessore Orsomarso definendola come “estorsione”.
Non si comprende la sua dichiarazione di aver scritto in materia una lettera al Procuratore della Repubblica di Paola, Bruni, ma ciò che incuriosisce i lavoratori è quello di sapere se come assessore al lavoro e al termalismo della Regione Calabria, proprietaria delle sorgenti termali delle Terme Luigiane, sia stato informato e abbia dato o meno l’autorizzazione ai due sindaci di deviare l’acqua delle stesse sorgenti nel torrente “Bagni”, togliendola dalle condotte della Sateca in direzione dello stabilimento “Therme Novae” e del Parco acquatico “Acquaviva”.
Altro argomento trattato dall’assessore Orsomarso, è stato l’impegno della regione nel fare una politica di sostegno a favore dei centri termali calabresi e di promessa di una nuova assunzione da parte di quella società impresa che prevarrà sull’acquisizione della nuova sub concessione relativa alla gestione dello stabilimento San Francesco.
«Soltanto che questo – hanno fatto notare i lavoratori – potrebbe avvenire fra tre anni, dopo i lavori di ristrutturazione dello stabilimento, come previsto dalla delibera della Giunta comunale del Comune di Guardia adottata lo scorso 14 settembre, per un importo di 600 mila euro circa. Lavori necessari, scaturiti a seguito del prelevamento forzoso unilaterale avvenuto ad opera delle due amministrazioni comunali nello scorso mese di febbraio che ha costretto la società Sateca, essendone proprietaria, a smontare e portare via dalla struttura comunale del San Francesco tutte quelle postazioni e vasche utilizzate per le cure inalatorie e fanghi».
Un discorso mirato e diretto soltanto a parlare della funzionalità del San Francesco, al quale in base al regolamento di distribuzione dell’acqua termale e dell’avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse per l’acquisizione della sub concessione fino al 2036, è stato riconosciuta l’acquisizione di 40 litri di acqua termale a secondo, quanta ne fuoriesce, in base alla dichiarazione rilasciata dai due sindaci, dalle tre sorgenti di acqua calda, mentre dall’unica fredda ne fuoriescono 60 litri a secondo, mettendo così a nudo il concetto di estromissione di una società come la Sateca che negli ultimi 85 anni ha gestito le Terme Luigiane. Altro che «Bisogna porre termine al monopolio della Sateca», più volte posta all’attenzione dell’opinione pubblica questa affermazione da parte dei due Sindaci, con la creazione di una situazione di concorrenza libera con altri soggetti interessati all’utilizzo dell’acqua termale sulfurea delle Terme in questione.
Ma non basta questo a richiamare l’attenzione sul diverbio creatosi tra l’assessore Orsomarso e i lavoratori, quanto una sua dichiarazione molto pesante e netta rivolta nei confronti dei lavoratori che, ancora una volta, mette a nudo il suo pensiero di uomo piuttosto che di assessore della Regione Calabria su tale argomento: «Siete la vergogna – ha detto con veemenza – di fronte allo sfruttamento di una Società che, per 85 anni, ha gestito le Terme Luigiane»”.
Una frase che ha colpito la dignità dei lavoratori, avendo ciascuno una propria storia ed esperienza di lavoro ed umanità avuta negli anni presso gli stabilimenti termali con radici che risalgono a rapporti parentali e non solo antichi. Anni in cui non sono state registrate vertenze e cause di lavoro, anche se tra i due Comuni e la stessa Sateca sono sorte delle controversie sempre superate attraverso i canali diplomatici di buona volontà.
Quello che non è successo in questo ultimo anno, nella controversia sempre più conflittuale avendo come prospettiva l’incertezza nel futuro per una immediata riapertura, salvo il risultato elettorale sia a Guardia Piemontese che alla Regione, che possano contribuire a creare un nuovo clima e soprattutto un appropriato intervento degli organi giudiziari presso i quali sono giacenti vari ricorsi in merito a cominciare dall’udienza fissata per il prossimo 13 ottobre presso il Tar Calabria. (fb)