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Il 29 giugno Cosenza ricorda Emanuele Giacoia

Il 29 giugno Cosenza ricorda Emanuele Giacoia

di PINO NANO – La storia di Emanuele Giacoia è in fondo la storia del giornalismo calabrese, soprattutto del giornalismo radiotelevisivo, grande cronista sportivo ma anche scrupolosissimo direttore del TG regionale, un «testimone del nostro tempo». L’ultimo mio incontro con lui alla sua festa di compleanno per i suoi 93 anni.

A ricordarlo sarà il prossimo 29 giugno a Villa Rendano Franz Caruso, il sindaco della città di Cosenza, la città che al suo arrivo da Napoli lo aveva accolto e coccolato e che poi diventerà nei fatti la vera città di adozione del grande cronista.

Testimonial della serata del ricordo saranno Francesco Repice, cronista Rai di lunga esperienza e di grande impatto mediatico, forse il più bravo cronista radiofonico di questi ultimi 20 anni di storia della radio. E con lui Patrizia Giancotti, antropologa autrice e conduttrice di RAIRadio3. Ma ci saranno con collegamenti video anche vecchi amici cari del giornalista scomparso, Vincenzo Mollica, Bruno Vespa, Bruno Pizzul, Sergio Cammariere, Massimo Palanca.

A moderare l’incontro sarà invece uno dei vecchi “ragazzi” di Emanuele Giacoia, il giornalista Mario Tursi Prato, arrivato in segreteria di redazione quando aveva 20 anni e cresciuto all’ombra di quello che poi diventò il suo e “nostro” Caporedattore. Tra un intervento e l’altro in programma anche la performance di una grande musicista calabrese, quale è Rosa Martirano. 

Una “festa-ricordo” fortemente voluta dai suoi figli, Riccardo, Valerio, Sergio, Antonella e Arianna, dai suoi tantissimi nipoti per cui “nonno Riccardo” era una perla di vita e di saggezza, ma di cui lui si è nutrito fino all’ultimo giorno di vita. 

Ma tutto questo Emanuele lo era stato in realtà in redazione anche per tutti noi, che allora crescevamo con lui, cercando di imitarlo e di assorbire da lui i segreti del mestiere.

La festa messa in piedi dalla Fondazione Giuliani è la Festa di tutta la Sede Rai della Calabria, perché pur non essendo lui calabrese, alla fine Emanuele era diventato più calabrese di tutti noi, lasciando in intere generazioni di cronisti il ricordo vivo e palpabile non solo di un grande cronista, pioniere del giornalismo radiotelevisivo in Calabria, ma soprattutto di un uomo che ha sempre vissuto con i piedi per terra, rispettosissimo del suo pubblico, rigorosissimo nel fare questo mestiere, e soprattutto capace di fare il giornalista con la mente e con il cuore. Altri tempi, forse.

11 dicembre 1958, è il giorno in cui nasce la Rai in Calabria, e nasce con lui.

«Quell’11 dicembre al numero 25 di Via Montesanto, al quinto piano di quel vecchio palazzo, in una Cosenza piovosa c’ero anch’io. Ricordo che per mandare su al quinto piano autorità e invitati ci fu qualche problema per via di un improvviso blackout. Allora, sessant’anni fa, si diceva più semplicemente «è andata via la luce». L’ascensore si fermò per qualche minuto, vai a capirne il perché. La Rai preoccupatissima aveva fatto venire apposta un tecnico specializzato, un ascensorista.

Ma questo non impedì che al pianterreno si vivessero momenti di panico generale. La maggior parte di noi si domandava: «Come facciamo ora a mandare su l’ingegner Rodinò, l’allora amministratore delegato della Rai?», «E il vescovo, mons. Aniello Calcara, poeta e pastore della Chiesa cosentina?». Per fortuna il blackout durò poco. Come Dio volle la corrente elettrica tornò subito dopo, e nessuno di loro fu costretto a quei cinque piani a piedi. Per tutti noi, quel giorno, incominciava una straordinaria avventura».

Una carriera la sua piena di successi e di soddisfazioni enormi.

Emanuele Giacoia arriva in Rai a Cosenza come semplice annunciatore, e lascia la RAI come Caporedattore, dopo aver fatto di tutto, l’annunciatore, il ragazzo di bottega, il corrispondente, il redattore ordinario, il grande inviato alle Olimpiadi, il radiocronista di Novantesimo Minuto, il direttore del TG regionale, mai un problema, mai una caduta di stile, mai un turbamento reale. La serenità era il suo mantra. Il rigore della notizia il suo obiettivo. Grande maestro del linguaggio radiotelevisivo.

«È stata davvero lunga – mi diceva- la mia epopea giornalistica in Rai. Dall’inizio, fino al giorno della pensione, la Rai è stata la mia casa, e credo di avere avuto da questa azienda più di quanto io stesso potessi desiderare. Lo riconosco, fare poi il giornalista Rai in Calabria non è stato facile, soprattutto in passato, quando cioè questa regione sembrava enormemente complessa e lunga da percorrere. Penso alle strade, erano fatte solo di curve e tornanti, che riducevano la nostra vita ad un frappè. Si arrivava sbattuti, esausti, stanchi, dopo ore e ore di marcia».

«Da Cosenza a Catanzaro, passando per Rogliano e toccando Soveria Mannelli, si contavano 1867 curve diverse. Non è una battuta, erano esattamente 1867. Da Cosenza a Reggio Calabria servivano invece dalle cinque alle sei ore di macchina. Ricordo che si sostava a Vibo per il cambio dei cavalli, noi dicevamo così, un caffè e due panini, poi si riprendeva il lungo viaggio. A Cosenza io divenni persino Caporedattore, un lavoraccio ed una grande responsabilità che porto ancora sulla mia pelle. Oggi la sede è faraonica, ma non fatevi ingannare: se sentite qualcuno mugugnare, scalciare, strepitare contro l’Azienda, non preoccupatevi più di tanto. La Rai non la lascerà mai davvero nessuno».

-Anni ’90. Nella foto scattata quando Emanuele Giacoia era Capo Redattore della RAI calabrese: da sinistra Vincenzo d’Atri, Giovanni Scarinci, Enzo Arcuri, Raffaele Malito, Pietro Melia, Gregorio Corigliano, alle sue spalle Franco Martelli e lo stesso Emanuele Giacoia, Anna Maria Terremoto, Alfonso Samengo, dietro Emanuele Franco Bruno, Cesare Passalacqua e Santino Trimboli. Mancava Mimmo Nunnari ma solo perché quella sera era di turno al TG.

Quando nel maggio del 1982 io e Gregorio Corigliano arrivammo per il nostro primo giorno di lavoro in Rai, ad accoglierci in Via Montesanto trovammo lui. 

Erano gli anni di Gegè Greco, Franco Falvo, Franco Martelli, Lello Malito, Mimmo Nunnari, Vincenzo D’Atri, Franco Bruno, Tonino Raffa, Elio Fata, Enzo Arcuri, Maria Rosaria Gianni, Michele Gioia, Oloferne Carpino, Pino Greco, Cesare Passalacqua, Ugo Rendace, Tonino Arena, Cesare Viazzi, stavano per arrivare Pietro Melia, Pasqualino Pandullo, Anna Maria Terremoto, Santi Trimboli, Alfonso Samengo, Fabio Nicolò, Gennaro Cosentino, a Reggio Franco Cipriani, Giovanni Scarinci, Pino Anfuso, a Catanzaro Saverio Carino e Renato Mantelli, in segreteria Vittoria Martire, Tina Fava, Adriana Manna, Pino De Salvo, Giuseppe Nocito, Patrizia Campisani, subito dopo Francesca Pecora, Mario Tursi Prato, Peppino Figliuzzi, su al quinto piano Sandro Passino, Maria Teresa Succurro, Rosalba Valentini, Carla Vertecchi, Tonino Serafini, Vincenzo Valle, Chiara Spadafora, Vera Lasagni, Maria Ceraudo, Maria Pulitano, al secondo Antonio Minasi, Pupa Pisani, Maurizio Fusco, Igor Skofic, Olivia Coppola, Marcello Walter Bruno, Giampiero De Maria, Vito Teti, Anna Rosa Macri, Brunella Eugeni, Vincenzo Pesce, Vera Guagliardi, Roberto Salvia, Fausto Lucente, Ines Popolo, in portineria Mario Falcone, Pino Santoro, Rosina Brunetti, e negli studi al piano terra Mario Bucchieri, Pasquale Donato, Roberto De Napoli, Bruno Castagna, Mario Ricca, Mario Manna, Pietro Cantafio, Giovanni Piro, Tonino Perri, Arturo Donato, Ciccio Di Michele, Ciccio Mazzei, Pietro Bianco, Ciccio Lamanna, Ferdinando ed Enzo Biafora, Enzo Cuccaro, Giancarlo Geri, Claudio Poggi, De Marco, Cecè Pitrelli, Pino Musacco, Tonino Farina, Leo Borrello, i fratelli Perrotta, stava per arrivare Luigi Greco, al Miaf Enzo Pitascio, Tommaso Perri, Sergio Coslovic, Aristide Briganti, un mondo  meraviglioso di uomini dettagli ricordi e avvenimenti che sono la struttura portante del ricordo di Emanuele Giacoia. Come della nostra vita, come quella di tutti noi insomma. 

Poi piano piano sono arrivati tutti gli altri, nuovi colleghi, nuove generazioni (nella foto in alto Emanuele Giacoia è con le nuove leve della Rai calabrese), e che a loro volta ne sono certo faranno grande la storia della Rai dei prossimi decenni in Calabria. Qui oggi volevo solo ricordare quella che è stata la generazione cresciuta formatasi e guidata da uomini come l’indimenticabile Emanuele Giacoia. (pn)