Il gruppo Innova Rende, ha ribadito che, per quanto riguarda il Recovery Fund, «uno dei grandi temi da affrontare, soprattutto alle nostre latitudini, insieme alla questione infrastrutturale relativa ai trasporti (leggasi alta velocità), sarà quello del potenziamento dei settori dell’istruzione, della ricerca e innovazione, nell’ottica di una collaborazione virtuosa e di lungo respiro con il mondo del lavoro e dell’imprenditoria».
«La nostra Regione – si legge in una nota – ha estremo bisogno di investimenti corposi in questo settore, il tasso di analfabeti funzionali è uno dei più alti del Paese, le strutture formative, spesso sono vecchie, poco accoglienti e attrezzate, la diffusione della banda larga stenta a decollare e la fuga dei cervelli è da anni una grave piaga per il tessuto economico calabrese. La nascita del corso di laurea Magistrale in “Medicina e Ingegneria” interateneo, tra Unical e Unicz, è un primo importante segnale verso la collaborazione fattiva tra centri di ricerca applicata ed esigenze del tessuto economico e sociale, che fa da apripista all’auspicata localizzazione del nuovo ospedale Hub della provincia di Cosenza nei pressi dell’Unical».
«Una best practice – continua la nota – alla quale la politica calabrese, locale e regionale, dovrebbe guardare con attenzione, in vista degli investimenti del Next Generation Eu che nei prossimi mesi dovranno risollevare l’Italia. Per decenni, la strategia dei finanziamento a pioggia e il conseguente sperpero delle risorse statali ed europee ha tarpato le ali alla già precaria economia calabrese. Con il Recovery Fund bisogna invertire la rotta, ora è il momento di una visione che guardi al futuro favorendo quei settori strategici per la nostra economia, i quali vanno potenziati ed innovati, stimolando la transizione ecologica e digitale per le realtà imprenditoriali disposte a cogliere questa grande opportunità che abbiamo davanti».
«La Calabria – continua Innova Rende – ha grandi potenzialità inespresse in importanti settori economici, quali l’agricoltura e l’enogastromia, l’economia green, il turismo e il marketing territoriale. Senza dimenticare l’enorme gap da colmare con il resto d’Italia per quanto riguarda il settore sanitario carente sia a livello infrastrutturale che di capitale umano. Saranno questi gli asset su cui puntare maggiormente, ponendo le basi per la formazione di figure professionali in grado di rispondere alla domanda del mondo economico e sociale calabrese, nell’ottica di un’innovazione di processo e di prodotto che stimoli la creazione di nuovi posti di lavoro, aumenti il potere d’acquisto delle famiglie, riduca drasticamente l’esodo dei giovani dalla Regione e riporti alla normalità una terra che non può più permettersi di perdere altro tempo». (rcs)