«La Calabria dispone di oltre 1 miliardo e 500 milioni di euro per costruire nuovi ospedali o metterli a norma, per realizzare le case della salute, per il restyling dei poliambulatori o per acquistare tecnologie sanitarie; finanziamenti inutilizzati, anche da oltre 20 anni come si è verificato per l’ammodernamento dell’ospedale di Locri e per le nuove Unità Operative di Malattie Infettive finalizzati dalla legge cosiddetta per la lotta all’Aids». È quanto hanno denunciato Rubens Curia e Francesco Costantino, rispettivamente portavoce e componente di Comunità Competente, nel corso della conferenza stampa dedicata all’edilizia sanitaria.
Presente anche Giovan Battista Perciaccante, presidente di Ance Calabria che, insieme a Curia e Costantino, hanno chiesto al commissario ad acta, Guido Longo, di «sollecitare Invitalia e le Aziende Sanitarie a completare le procedure necessarie per la realizzazione delle opere finanziate, con un cronoprogramma da monitorare con una apposita cabina di regia regionale».
Analoga assunzione di positiva e fattiva responsabilità, da parte dell’ente regionale, «si chiede in direzione della gestione di tutta la fase propedeutica all’avvio dei lavori riconducibili ai finanziamenti di respiro regionale, anche ridando slancio e strutture adeguate alla Stazione Unica Appaltante, in uno con l’istituzione di un Fondo rotativo per la progettazione da destinare agli Enti Locali».
«Parlare di edilizia sanitaria significa ragionare su uno dei diritti negati nella nostra regione, quali garantire standard qualitativi, strutturali, tecnologici, di efficienza e di umanizzazione delle cure nelle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali, come sancito dalla Legge 135/2012, nonostante il forte impegno degli operatori sanitari e il diritto al lavoro in una regione che nel 2020 ha registrato una riduzione dell’8,9% del prodotto interno lordo» hanno detto Curia e Costantino nel corso della conferenza stampa, che ha visto la partecipazione dei direttori di Ance Calabria, Leone e Ance Cosenza, Branda.
«Investimenti – ha sottolineato il presidente Perciaccante – che avrebbero dovuto far uscire dall’emergenza sanitaria la nostra regione, ma la cui mancata realizzazione ha finito col rendere particolarmente acuta una crisi sanitaria lungi ancora dall’essere superata. Ma il rilevante ordine di grandezza delle cifre che riguardano l’edilizia sanitaria, al netto di quanto previsto per le infrastrutture ed i connessi tempi di realizzazione, non può impedire di sottacere quanto avviene in altri settori cruciali per la vita dei cittadini e lo sviluppo delle imprese. Due in particolare: edilizia scolastica e rischio idrogeologico».
In Calabria si registra la maggiore concentrazione di scuole a rischio sismico. Per questo motivo, attraverso il programma 2018/2020 la Regione ha predisposto un ampio programma di interventi per la sicurezza scolastica. Si tratta di interventi significativi che incidono sulla quotidianità di 280mila alunni, 32mila docenti e 10mila addetti.
Identico ragionamento, può essere svolto intorno agli interventi individuati con il progetto di respiro strategico denominato Calabria Sicura, destinato a mettere in sicurezza un territorio particolarmente fragile come quello calabrese. Ad oggi è stato realizzato appena il 30% dei quasi 500 milioni di euro di investimenti previsti.