di ANTONIETTA MARIA STRATI – È la fotografia di un Paese sempre più “vecchio”, con pochi giovani e un inarrestabile calo delle nascite: il 53° Rapporto Censis, presentato a Cosenza, restituisce – ha affermato il presidente della locale Camera di commercio Klaus Algieri – l’immagine di un territorio che negli ultimi anni sta perdendo risorse umane, soprattutto di giovani, verso l’estero e le regioni del Nord. Un impoverimento demografico e un progressivo invecchiamento della popolazione che occorre contrastare creando occasioni di sviluppo, puntando, per esempio, sulla cultura e sul turismo». E lo stesso Algieri lancia un’idea che dovrebbe venire condivisa a livello di Regione: perché non produrre un Rapporto Censis sulla Calabria? Un rapporto accurato, com’è nella tradizione e nello stile del Censis, sulla situazione sociale della Calabria per «fornire ai decisori istituzionali – ha detto Algieri – ulteriori strumenti di conoscenza del territorio in grado di supportare scelte di programmazione più consapevoli. Un documento per «provare a raccontare la Calabria, per dare a tutti gli attori politici, istituzionali e della società civile gli strumenti per comprendere la società e per orientare le scelte future, a cui ciascuno potrà dare il suo contributo».
A presentare la situazione sociale dell’Italia, vista attraverso gli occhi del rigoroso Rapporto, è stato lo stesso segretario generale del Censis Giorgio De Rita, il quale ha offerto numerosi spunti per un’analisi disincantata della nostra società. Dalle attese per il futuro al rapporto con la politica, dall’impoverimento demografico del Sud al calvario quotidiano di cittadini e imprese nelle relazioni con lo Stato e le sue emanazioni, per concludere con i “grumi” positivi di nuovo sviluppo: l’impatto delle innovazioni 4.0 su impresa e lavoro; il recupero di aspettative nei confronti dell’Europa, ma anche le nuove aggregazioni per stili di vita e l’attenzione al clima e alla sostenibilità.
È stata la prima volta di una presentazione del Rapporto nel Mezzogiorno e la scelta di Cosenza si è rivelata indovinata proprio per l’accentuato interesse che la Calabria, ma anche tutto il Mezzogiorno, andranno a stimolare all’alba del nuovo Piano per il Sud che vedrà i centri di innovazione – e Cosenza è uno di questi – protagonisti di un processo di rinnovamento e nuovi investimenti. da qui l’esigenza di avere tra le mani uno strumento di analisi sociale molto accurato che rifletta la reale situazione sociale della regione più povera del Paese, ma insieme quella con maggiori opportunità di crescita e di sviluppo.
«Il Rapporto – ha spiegato De Rita – registra una società incerta e spaventata rispetto al futuro ma in cui si intravedono segnali di una ritrovata speranza, nelle imprese, innanzitutto, ma anche nei cittadini. Una maggiore consapevolezza nel fatto che non può esservi benessere individuale senza assumersi la responsabilità di agire per il benessere collettivo. In questo senso, nella ricerca dei punti di ripartenza non si potrà aggirare il problema di disporre di una “classe dirigente” in grado di tenere insieme una collettività individuando gli sforzi comuni da compiere e la direzione verso cui muoversi».
Nel paragrafo dedicato all’esodo dal Sud, il Censis fa notare che «se l’emigrazione verso l’estero dei cittadini italiani dal 2007 è aumentata del 215,6%, quella dei giovani è cresciuta a un ritmo ancora più sostenuto: +226,8%. In un decennio, oltre 400mila 18-39enni sono emigrati, a cui si sommano gli oltre 138.000 giovani con meno di 18 anni». Il Censis ha rilevato che il movimento dal Sud verso il Centro-Nord registra anche motivazioni di studio, con tanti giovani originari del Mezzogiorno che decidono di andare a studiare nelle regioni centrali e settentrionali. «Nell’ultimo anno accademico (2018-2019) le immatricolazioni di studenti originari del Sud in atenei del Centro-Nord sono state 25.107 (l’86,9% del totale delle immatricolazioni di studenti in un’altra area geografica, con 2.880 immatricolati in più rispetto a cinque anni prima), mentre 3.775 studenti (il 13,1%, ovvero 1.042 in più) hanno fatto il percorso inverso. Nell’anno accademico 2017-2018 (ultimo dato disponibile) le iscrizioni di studenti meridionali in atenei del Centro-Nord sono state 179.376 (il 90,1% delle iscrizioni in altra area geografica, 15.229 in più dall’anno accademico 2013-2014), mentre 19.729 (il 9,9%, 2.492 in più) sono state quelle di studenti del Nord e del Centro in università del Sud».
Per questa ragione, secondo la Camera di Commercio di Cosenza, «il Rapporto Censis dovrà diventare una sorta di dizionario che potrà aiutarci a definire ed interpretare i comportamenti della società del presente per guidare le azioni da intraprendere nell’immediato futuro. La fotografia che emerge dal Rapporto è quella di italiani sfiduciati. Oltre la metà della popolazione ritiene che nel futuro i propri figli e nipoti vivranno in una condizione peggiore nonostante gli sforzi attuali, si ha la percezione che l’ascensore sociale abbia smesso di funzionare».
Non è tutto negativo, però: emergono dalla lettura del Rapporto «alcuni timidi segnali di ritrovata speranza. Il futuro – afferma il presidente Algieri – si sta finalmente staccando dal presente permettendoci di guardare di nuovo lontano. La ripresa non passa più attraverso la responsabilità politica, la società ha compreso che il benessere individuale, passa per il benessere collettivo». (ams)