;

La politica torni ad essere un servizio e non una professione per chi non ha un lavoro

di FRANCESCO RAO – Ho molto rispetto per quanti manifestano democraticamente, unendo in pubblica piazza ideali, emozioni e bandiere. Con medesimo rispetto, ma con tanta curiosità, mi farebbe piacere poter chiedere alla Comunità del Pd quante responsabilità avvertono riflettendo su tutte quelle responsabilità riposte nel tronco di quella “quercia”, cresciuta in quell’emiciclo costituzionale perché la “falce e il martello” non potevano essere strumenti utilizzati per accreditarsi a Washington e “tentare” di governare l’Italia in un periodo storico nel quale, lo sviluppo e l’industrializzazione da una parte e la strategia della tensione ed i partitocrazia dall’altra avevano già segnato la qualità dei nostri giorni.

Per non inveire sul nostro Meridione, facendomi ulteriormente male nel muovere il pugnale infertoci nell’addome anche da costoro, ricordo a chi ha dimenticato alcuni fatti salienti, individuabili come cause di quel malessere sociale che ha generato molta dell’attuale crisi sociale tangibile a livello strutturale. ed allora, per meglio comprendere:
– chi ha istituito il numero chiuso alle Facoltà di medicina?
– chi ha varato la riforma Costituzionale del Titolo V della Costituzione, compiendo disastri nella Sanità perché messa in mano direttamente alle Regioni, dimenticando che non si può fare parti uguali tra diseguali?
– chi ha letteralmente sfruttato migliaia di Persone, mettendo da parte la riqualificazione professionale, facendole divenire un acronimo (LSU/LPU) per farli lavorare senza contributi e per una miseria? Il “salario minimo” vale solo oggi, mentre ieri non faceva tendenza?
– chi ha pilotato l’ascesa del Governo Monti e l’ennesima tortura compiuta a danno di quei lavoratori, che per motivi lavorativi, a 65 anni sono già “consumati” dal lavoro e per loro le cazzate delle varie quote 100, 101 o 102 non possono valere, le sommatorie di età e contribuzione sono una chimera perché molti di essi, specialmente in Calabria, hanno iniziato a lavorare a 14 anni e il primo dato contributivo, prima dei 30 anni è stato il servizio di leva, mentre le donne hanno subito con maggiore veemenza lo “sfruttamento” di un sistema occupazione intento a massimizzare senza proteggere e tutelare il ruolo di uguaglianza ed equità indispensabile per essere anche madre oltre che donna?

Non dico altro. Ho molto rispetto per chi è soccombente e riservo con l’alto senso del dovere l’onore delle armi ma, con chiarezza, prendo atto del fallimento strutturale che le forze politiche progressiste vivono attualmente constatando il chiaro indicatore posto sotto i miei occhi, a partire dal paese nel quale vivo, luogo nel quale l’incapacità politica, l’autoreferenzialità e la totale assenza di una visione per i prossimi 50 anni, contribuirà ad alimentare la desertificazione delle “Aree interne”, abbassare sempre di più la qualità della vita e quelle opportunità di crescita e sviluppo, impedendo ai pochi “pazzi” che vorrebbero restare di poterlo fare perché alla fine, fatti i conti con la realtà, è più conveniente andare via che impegnarsi in un luogo dove ha più valore la “caciara” e non le competenze, le idee ed i progetti.

Ed allora, a quel Pd che ora sarà impegnato a vantarsi per anni di aver portato in piazza 50.000 Persone, vorrei ricordare loro che l’opposizione al Governo può essere anche una occasione per fare ammenda del passato e migliorare il presente e il futuro con proposte concrete. Le politiche messe in atto dall’Esecutivo, Regionale e Nazionale, in alcuni casi, più che essere afferenti alla cultura del Centro-Destra rappresentano quel coraggio nel quale è stato messo da parte il Rolex perchè è prioritario pensare alla marginalità sociali e non all’auto celebrazione, manifestazione tipica dei baccelli vuoti.

Non è tutto perfetto, c’è ancora tantissimo da fare e soprattutto occorre il coraggio di superare ogni individualismo per concentrarsi ad un progetto di coesione sociale per poter prima immaginare e poi realizzare un percorso nel quale, anche la visione divisiva, per ogni rispettiva forma di ideale e posizione politica, sociale e culturale, possa divenire una occasione di crescita, sviluppo e soprattutto di democratico confronto finalizzato a rendere esclusivo bene al Paese.

Una precisazione che sicuramente sarà molto gradita, soprattutto a quanti credono nel risultato virtuale dei social e non nella capacità di osservare e risolvere i problemi senza doverli per forza rimandare o minimizzare: i Cittadini, non vivono con i vostri like e non si nutrono con i vostri real. Loro, contrariamente a quanto possiate pensare, alla luce delle mediocri competenze comunicative improvvisate nella maggior parte dei casi, guardano in faccia la fame, dramma sempre più incombente nella visione di una quotidianità che non lascia più scampo a nessuno e non considera nemmeno le strutture sociali come limite di azione. (fr)