«In questa festa della Madonna di Dipodi voglio augurare a tutta la Chiesa Lametina, qui stasera in modo così forte rappresentata, che davvero noi possiamo andare dentro il mondo con la forza dell’amore e dire al mondo che è possibile far continuare la vita anche là dove c’è la divisione, l’inimicizia, la mancanza di pace. Là dove c’è la morte è possibile che la vita continui e questa vita continua solo se siamo capaci di amare. Lo auguro di tutto cuore a me ed anche ad ognuno di voi come frutto maturo di questa festa della Madonna di Dipodi».
Con queste parole il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, ha concluso la sua omelia nel corso della Santa Messa che ha presieduto in occasione della festa della Madonna di Dipodi a Feroleto.
«La Parola di questa sera – ha affermato monsignor Parisi – che è quella della Messa Vespertina della festa dell’Assunzione di Maria ci dà la possibilità di compiere un percorso di approfondimento della nostra fede cristiana, cattolica, e ci dà anche la possibilità di comprendere il senso della nostra presenza nel mondo, nella storia, in qualità di credenti chiamati per stare dentro il mondo ed animare la realtà degli uomini con la forza del Vangelo». Questo perché «custodire la vita non vuol dire celebrarla e lasciarla chiusa», ma «dare la possibilità a quella vita di continuare nel mondo e, paradossalmente, dare la possibilità a quella vita di far andare avanti, di far progredire la storia del mondo e la storia dell’umanità».
«Maria – ha aggiunto il Vescovo facendo riferimento al brano del Vangelo – proprio contemplando il suo corpo, ci dà la possibilità di dire che la fede non è una questione legata soltanto al sangue» come «le relazioni che possiamo stabilire con gli altri non sono relazioni che si stabiliscono perché dello stesso sangue. La fede è una fede alla quale si accede attraverso l’ascolto della Parola – dice Paolo ex auditu – perché non la riceviamo con i cromosomi: alla fede si arriva ascoltando la Parola e, poi, una volta che ho ascoltato la Parola, cioè quella Parola è entrata nella mia vita, nel mio sistema, la metto in pratica e con essa faccio vivere il mondo della Parola e il mondo di quella Parola che è la Parola di Dio».
Ma non solo. Infatti, «è possibile diventare fratello anche di chi non è del mio stesso sangue» e «l’unica possibilità è data dall’amore. Questa è la grandezza. Maria si è messa alla scuola di questa Parola, ha accolto dentro di sé l’amore stesso di Dio. Maria non si è chiusa nella sua casetta di Nazareth, ma ha preso il figlio Gesù e lo ha consegnato al mondo».
«Quando pensiamo alla nostra fede cristiana – ha proseguito monsignor Parisi – dobbiamo pensare alla fede non come ad una manifestazione» perché «avere fede non significa fare una profilassi contro il male, ma vivere la vita come tutti e affrontarla con le varie situazioni che si presentano: quelle belle, per cui si gioisce, ma anche il dolore, la malattia, la morte, la mancanza di giustizia, la perdita del lavoro, tutte le difficoltà che portano l’uomo a sperimentare la sua filitudine, la sua precarietà, la sua provvisorietà, il fatto di essere di passaggio su questa vita perché non siamo eterni. Allora, quando si presenta questa situazione, che è una situazione che mette a dura prova la nostra vita ed anche la nostra fede, è lì che la fede cristiana ci dà la possibilità di leggere e di interpretare, diversamente rispetto a chi non crede, tutto ciò che capita alla nostra esistenza. Questa è la fede, perchè è quell’atto di confidenza che innanzitutto viene da Dio verso di noi. È lui che fa il primo passo verso di noi, è Lui che prende l’iniziativa, si fa a noi vicino, e noi rispondiamo a Lui con una parola di fiducia, di confidenza, di affidamento al Signore. Allora, se noi siamo vicini a Lui, con Lui sappiamo che le nostre difficoltà, che ci sono, possono essere superate».
Da qui la sollecitazione a «prendere sul serio la nostra fede, nonostante i nostri limiti. Anzi, attraverso nostri limiti che ci dicono di abbassare la testa, di riflettere, pensare, di arrivare alla consapevolezza di quello che si è. E, una volta che uno arriva alla consapevolezza di conoscere ciò che è, il Signore non lo abbandona perché è proprio dentro il limite, è proprio dentro l’esperienza del vuoto che noi facciamo nella esperienza concreta della nostra vita, è proprio lì che il Signore scende, riempie quel vuoto e ci arricchisce». (rcz)