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Giovani e gioia di vivere

L’editoriale dell’Arcivescovo Bertolone: le competenze dei giovani e le elezioni

Designata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2014, la Giornata mondiale delle competenze dei giovani (World Youth Skills Day) 2021 si svolge il 15 luglio; per i giovani catanzaresi è la vigilia della grande festa patronale di san Vitaliano le cui reliquie, percorrendo i punti cardinali della città fino al quartiere più disagiato, intende ricordare a tutti come si possa essere capaci, seppur vilipesi e addirittura al centro di attentati alla vita: insomma, è possibile risorgere dalle proprie ceneri e ricominciare, magari altrove, una nuova vita. L’ONU, con la sua Giornata, vorrebbe richiamare l’attenzione della comunità internazionale e lanciare un appello sull’urgenza di colmare il gap tra formazione e mercato del lavoro. Il contesto generale di riferimento è, sul punto specifico, difficile, anche perché le misure di pandemia e blocco economico da Covid-19 hanno portato alla chiusura mondiale di tante istituzioni di istruzione e formazione tecnica e professionale, minacciando la continuità dello sviluppo delle competenze dei nostri ragazzi e giovani. In Calabria – dati Istat – più di un terzo delle famiglie (il 32,7 per cento) non dispone ancora di un accesso ad Internet da casa; il 62,1 per cento tra le persone in età di 6 anni e oltre fa utilizzo di Internet: un dato che resta alquanto inferiore rispetto alla media nazionale, che va incrociato con l’altro dato di fatto, per cui le due fonti principali di reddito delle famiglie calabresi restano le pensioni e trasferimenti pubblici e il lavoro dipendente.

Il tema delle competenze è, frattanto, diventato pane quotidiano per coloro che lavorano nelle istituzioni scolastiche, soprattutto nelle istituzioni di istruzione e formazione tecnica e professionale. Si tratta di riconoscere e celebrare l’importanza di dotare i più giovani di tutte le competenze necessarie a trovare un posto nel mondo, contribuendo così a svilupparlo e a trasformarlo. Capabilities o competenze – parole messe a fuoco soprattutto da Marta Nussbaum – evocano l’etichetta di Capabilities Approach (CA): ovvero un approccio o modo di affrontare le tematiche etico-politiche basandosi sullo sviluppo e sulla possibilità di vivere una vita degna per l’individuo, a partire da quelle che sono definite – appunto – capacitazioni, ovvero dei “modi di agire, fare ed essere, che costituiscono tipicamente la vita umana e la distinguono da altre forme di vita reali o possibili” (come ricorda un esperto del Formez). A partire dall’intuizione originaria e universale della dignità della persona come fine in quanto alimentata dalla libertà della ragione e del rispetto degli altri (legato all’appartenenza, e implicante la responsabilità), si ottiene dunque la definizione delle capacità e le successive distinzioni interne tra esse. Ovviamente gli specialisti descrivono una soglia minimale e una soglia massimale di capacità. La soglia minimale definisce addirittura il confine tra umano e non umano (sono implicati: vita, salute e integrità fisica; sensi, immaginazione e pensiero; sentimenti; ragion pratica e appartenenza; rispetto per le altre specie; gioco; controllo del proprio ambiente, partecipazione, proprietà privata, lavoro, giustizia). Tale soglia, ovviamente, va difesa in nome dell’intuizione iniziale del rispetto della persona come fine. Quella massimale comprende tutte le possibilità che la singola persona ha a disposizione nella sua “dotazione personale” al fine di raggiungere un livello di sviluppo che corrisponda finalmente alle sue possibilità.

Tra noi, l’ostacolo maggiore allo sviluppo delle capacità giovanili sta nella disoccupazione, che spesso è un effetto perverso della mancata o ritardata scolarizzazione. 260 milioni di bambini, adolescenti e giovani sono, nel mondo, tuttora esclusi dal sistema scolastico e formativo. La maggior parte di loro vive nell’Africa subsahariana o in Asia meridionale. In Italia, un giovane su undici, tra i 15 ed i 24 anni, non studia, non lavora, non fa un apprendistato, né alcun tipo di formazione. Spesso questi ragazzi provengono già da famiglie disagiate, e non hanno alcun supporto o incoraggiamento per continuare una formazione adeguata. In linea generale i ragazzi rappresentano il 25% del totale della popolazione in età lavorativa, e il 40% dei disoccupati. In Calabria gli iscritti al sistema di istruzione sono 289.404, di cui i giovani della scuola secondaria di I e di II grado rappresentano insieme il 52,5 per cento del totale.

A chi può far gola l’incompetenza di tanti ragazzi, se non agli affaristi dell’illegalità, che pullulano laddove le mafie cercano manovalanza incolta a basso prezzo? Se nel 2016 c’erano ben 259 milioni di giovani classificati come NEET (la sigla sta per “neither in employment nor in education or training”, o “not in education, employment or training”) ciò vuol dire che gli inattivi, coloro che non studiano, non lavorano e non seguono una formazione professionale, vanno ad accrescere un numero che continuerà a salire a circa 273 milioni nel 2021. Di fronte a queste tendenze, cosa ci attendiamo nella società post-Covid-19, quando i giovani saranno chiamati a contribuire alla ri-partenza, alla transizione ecologica, allo sforzo generale di recupero, e lo potranno fare soltanto se dotati delle competenze per gestire con successo le sfide in evoluzione e della resilienza per adattarsi alle interruzioni future? In Calabria, rispetto ai NEET 15-34 anni del 2004, i dati Istat del 2020 hanno finalmente registrato un lieve calo (ma pur sempre superiore a 100); tuttavia, non va dimenticato che l’intero Mezzogiorno supera in percentuale i 32 punti.

Il recupero delle capacità avviene – bisogna convincersene – soltanto con la scolarizzazione e la formazione. Invece, dopo dodici mesi di pandemia acuta, davanti ai nostri occhi c’è soltanto un bollettino di guerra: solo in Italia duecentomila studenti risultano usciti dalla scuola, dalla primaria alle superiori; alcuni sono spariti dall’anagrafe scolastica e, per lo più, destinati a rimanere fuori da ogni percorso formativo e professionalizzante. I veri indicatori della scuola italiana vanno, inoltre, misurati nella presenza/mancanza di scuolabus, nella presenza di trasporti pubblici urbani e interurbani, nei servizi di trasporto di persone con disabilità, per non dire dei vincoli di paesaggio o idrogeologici, della progettazione antisismica, nei pannelli solari… Nel 2006 il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno adottato una raccomandazione relativa alle cosiddette “competenze chiave”, cioè a quella combinazione di “conoscenze, abilità e atteggiamenti” ritenuti necessari affinché ogni individuo possa affrontare le sfide della globalizzazione e adattarsi, in modo flessibile, ai cambiamenti in atto nella società e nell’economia. I calabresi si domandino: a che punto siamo con la competenza alfabetica funzionale, con quella multilinguistica; con quella matematica e competenza di base in scienze e tecnologie, per non dire della competenza digitale, che è stato l’unico modo per continuare a fare scuola in tempo di pandemia? Il XX RAPPORTO sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi di Legambiente (marzo 2021) fa, a sua volta, una fotografia impietosa a livello nazionale poco rassicurante, visto che meno di un edificio su due dispone del certificato di agibilità (42,1%) e di collaudo statico (47,6%). Certo, anche l’amministrazione di Catanzaro ha edificato negli ultimi 5 anni delle scuole nuove, ma nei vecchi edifici non basta effettuare monitoraggi per rilevare la presenza di amianto senza poi procedere alla bonifica (a livello nazionale ci ritroviamo quindi ancora il 4,3% di edifici con amianto non bonificato). Frattanto Il concetto di strategia di specializzazione intelligente (S3) richiede anche alla nostra regione di avere una conoscenza estesa dei propri contesti istituzionali in modo che i decisori politici possano progettare le politiche di innovazione basate sul luogo più adatto, soprattutto nel prossimo periodo di programmazione della politica di coesione dell’UE 2021-2027 (anche mediante database in grado di informare i responsabili politici sugli aspetti chiave delle condizioni abilitanti per la specializzazione intelligente come la governance, il processo di scoperta imprenditoriale , l’impostazione delle priorità e la collaborazione interregionale).

Secondo le ultime indicazioni governative, il periodo compreso tra il 15 settembre e il 15 ottobre vedrà di nuovo i calabresi alle urne: ecco lo strumento potentissimo per designare persone idonee a esercitare un vero protagonismo per la promozione dell’occupazione giovanile e dell’inclusione sociale. Preparandosi alle urne, festeggiamo nel modo migliore la Giornata delle capacità giovanili.

+ Vincenzo Bertolone
Presidente Conferenza Episcopale Calabra
Arcivescovo Diocesi Catanzaro-Squillace