di FRANCO BARTUCCI – Caro Presidente, mi permetto di interloquire con te tramite questa lettera aperta che ti rivolgo in tono confidenziale, data la nostra conoscenza a partire dal periodo di studio che hai trascorso all’Unical per conseguire la tua laurea, al fine di farti una richiesta precisa in merito alla discussione che si sta svolgendo in questi giorni circa la fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero in città unica.
Penso che dovresti rinviare al Consiglio regionale la proposta di legge di cui sopra predisposta dalla Commissione Affari Istituzionali, sfociata nell’approvazione del testo che ti affida l’incarico di predisporre quanto necessario per indire un referendum consultivo di condivisione o meno del progetto di legge, che mira alla fusione e costituzione della nuova città unica.
Promuovo tale richiesta in quanto per i motivi che ti spiegherò a seguire, la legge in questione è fortemente carente dei riferimenti storici, sociali e culturali, oltre per quanto riguarda l’aspetto informativo e di impatto sulla società coinvolta.
Penso e ne sono convinto che tale legge crea subito una vittima illustre: l’Università della Calabria, alla quale non le viene riconosciuta il diritto di svilupparsi nei confini naturali stabiliti dal Comitato Tecnico amministrativo, nel momento in cui scelse tra i mesi di giugno e luglio 1971 di insediare la nascente università a Nord di Cosenza sui territori dei comuni di Rende e Montalto Uffugo, con riconoscimento di Cosenza, quale capoluogo provinciale e sede iniziale di partenza degli uffici amministrativi utilizzati per la sua gestione, nonché luogo di residenza e didattica per le prime seicento matricole dell’anno accademico 1972/1973.
In quell’ambito si decise di realizzare la cittadella universitaria sull’asse longitudinale tra la Statale 107, su territorio di Rende, incrociando il tratto ferroviario della linea Cosenza/Paola/Sibari in località Settimo di Montalto Uffugo.
Non so da dove è iniziato il lavoro predisposto dalla commissione regionale con presidente la consigliera Luciana De Francesco, che ha individuato i tre comuni sopra citati; ma una cosa è certa e gli atti parlano chiaro, a chiedere per prima la creazione di un’area urbana più allargata tra Cosenza, Rende e Montalto, con l’obiettivo di creare una grande Cosenza e favorire l’insediamento della cittadella universitaria, è stato nel 1971 il Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta.
Sono trascorsi cinquant’anni e tutto è rimasto immobile con il Campagnano a rappresentare una barriera invalicabile creando per il servizio trasporti di collegamento tra la città di Cosenza e l’Unical, non poche difficoltà nel realizzare un servizio pubblico meno costoso di quello privato, sia per gli studenti che per la stessa Università.
Penso che ricorderai tutte le manifestazioni degli studenti per portare gli autobus dell’Amaco al polifunzionale con le proteste proprio sul Campagnano.
C’è stato il tentativo della metropolitana, con accordo tra i comuni di Rende e Cosenza con note di apprezzamento del sindaco Giacomo Mancini nel 1998, ma strumentalmente politicamente il progetto è stato cestinato.
Ora questa legge regionale che dovrebbe portare lo scioglimento dei tre comuni nel 2027 e far nascere la città unica sposterebbe tutti i problemi del Campagnano lungo il torrente Settimo.
È bene che tu sappia che nell’area di contrada Settimo di Montalto Uffugo sono stati vincolati 50 ettari di terreno, sul quale, secondo il progetto Gregotti sono previste opere importanti per l’Università, quali il villaggio dello sport con diversi impianti sportivi, tra cui uno stadio di calcio, un complesso residenziale ed altro ancora, il tutto per svolgervi vari campionati di sport a livello universitario, regionale, nazionale e internazionale, quali le universiadi, per finire con la stazione ferroviaria. Tutto questo in funzione della valorizzazione dell’Università per essere strumento di integrazione con il territorio.
Questo è il progetto dell’Università che tu conosci abbastanza bene e che la commissione in questione, come il consiglio regionale, approvando la legge di cui sopra hanno mostrato tutta la loro limitatezza nella conoscenza del territorio.
Certo, oggi le strutture dell’Unical per ragioni di debolezza politica sono ferme dal 2007 sulla collina denominata “vermicelli”, mentre avrebbe dovuto scendere a valle fino a raggiungere il noto tracciato ferroviario; ma non per questo dovremmo rinunciare nel portare a termine il progetto dell’Unical che i padri fondatori ci hanno lasciato come loro patrimonio per lo sviluppo dell’area e della Calabria.
Non addossarti quindi la responsabilità di porre fine al loro lavoro bloccando a metà quel disegno che costituiva per tanti giovani e non solo la speranza di una Calabria migliore e diversa rispetto al passato.
Quindi la città unica deve comprendere anche, come viene precisato nella delibera del CTA dell’Unical, Montalto e sono letteralmente sorpreso e preoccupato per il silenzio del nuovo Sindaco, insediatosi da poche settimane, come lo sono pure per il silenzio del rettore dell’Università. Per portare a compimento le strutture dell’Università, sia nella parte residenziale, che didattica e scientifica, ci potrebbe essere la strada di recupero dei fondi del Pnrr non utilizzati, per come e’ accaduto in passato con i fondi strutturali. Pertanto resto fiducioso in un tuo intervento risolutivo per sedersi a un tavolo e ricomporre quanto necessario per realizzare la nuova grande città nella media valle del Crati, collocando al centro il progetto dell’Unical, per come ci avevano sollecitato e consigliato i padri fondatori.
Infine, tengo a precisarti, che il nuovo progetto della città unica, predisposto dal consiglio regionale, non può collocare l’Unical nella sua dimensione completa e definitiva su due aree urbane diverse. Ciò è semplicemente ridicolo. La nuova città unica deve essere pensata in funzione dell’esistenza dell’Unical e questa non può sottrarsi a svolgere un ruolo di costante integrazione.
Ed ancora tengo a precisarti che non posso partecipare al referendum consultivo, in quanto mi si nega il diritto di credere e lavorare per la realizzazione del progetto originario dell’Università della Calabria. Nelle stesse condizioni si troveranno le persone, e sono tante, che credono ancora nella realizzazione del progetto dell’Unical per come ti ho testé illustrato. (fb)