L'ANALISI DIEL PROF. P. M. BUSETTA SUL DL CALDEROLI E LA NECESSITÀ DI FERMARSI PER RIVEDERE CIÒ CHE NON VA;
L'INSPIEGABILE INSISTENZA SU AUTONOMIA CHE NON FA BENE AL PAESE E ALLA LEGA

L’INSPIEGABILE INSISTENZA SU AUTONOMIA
CHE NON FARÀ BENE AL PAESE E ALLA LEGA

di PIETRO MASSIMO BUSETTAMa è questione di vita o di morte l’approvazione dell’autonomia differenziata prima del voto per le europee dell’8 e 9 giugno? Pare proprio di sì. E in realtà i motivi che portano Calderoli ad andare a marce forzate sono molti. 

Perché per La lega è ormai diventato uno scalpo da mostrare alle prossime elezioni. Non solo ma per lo stesso Matteo Salvini è probabilmente un salvacondotto per la sopravvivenza. 

Ma anche per Calderoli l’esigenza di salvare la faccia, dopo gli impegni sbandierati e le carte false fatte, con commissioni improbabili  bipartisan, dimissioni eccellenti, violazioni di regolamenti e minacce più o meno larvate di far saltare il banco del Governo, é imprescindibile.      

Infine Fontana e Zaia diventerebbero delle belve se saltasse l’accordo all’interno della maggioranza di far andare contemporaneamente avanti autonomia e premierato. E la Lega avrebbe difficoltà con le frange più estremiste esterne  ormai esistenti, capeggiati da Bossi, che vogliono tornare alla Lega delle ampolle e di Alberto da Giussano.

Ovviamente gli interessi di Forza Italia, diretta competitrice nella corsa ad essere il secondo partito per percentuale di consenso all’interno della coalizione di centrodestra, sono opposti.

La paura di perdere consenso, in conseguenza di tale legge, soprattutto nel Mezzogiorno è grande. Conseguentemente anche le posizioni espresse da alcuni Presidenti di Regione, appartenenti al Partito fondato da Berlusconi, in particolare Roberto Occhiuto, peraltro vicepresidente del Partito, ma adesso si è aggiunto anche Renato Schifani, sono chiare e certamente non a favore dell’autonomia, se prima non si è nelle condizioni di finanziare i Lep, cioè i servizi essenziali delle prestazioni in tutto il Paese, in particolare al Sud dove le carenze sono evidenti e gridano vendetta nei confronti di una Nazione sempre più duale. 

Ma è noto che per avere i livelli essenziali, nemmeno parliamo di quelli uniformi, sarebbero necessari annualmente 100 miliardi di euro da destinare al Sud,  come é stato detto da più centri studi nazionali, a cominciare dalla Svimez.

Risorse che il Paese non ha certamente. E allora si assiste a un gioco delle tre carte, per cui invece di parlare di finanziamento dei Lep si parla di individuazione di essi, si cerca di far passare le autonomie per le materie cosiddette non “leppizzate”, come per esempio l’energia.      

Insomma un gioco poco serio che mette in discussione oltre che l’unità della coalizione, che alla fine però si compatterà come sempre, e farà passare il “capriccio” della Lega, chiamato “spacca Paese”, anche la sua credibilità.     

Infatti tale riforma comporta non solo danni prevedibili di carattere economico per il bilancio dello Stato, ma anche alimenta una contrapposizione tra le due realtà del Paese duale, pericolosissima e che può  mettere in discussione l’Unità raggiunta nel 1860. 

Purtroppo si sta portando avanti una esigenza legittima in un momento sbagliato. È comprensibile che le realtà a sviluppo compiuto vogliano maggiore autonomie di gestione. Avendo raggiunto livelli adeguati di capacità amministrative, e contemporaneamente una classe dirigente che si occupa del bene comune, vogliono che alcune prerogative siano gestite  in periferia, che in genere é vero che conosce meglio le esigenze dei cittadini e dei territori. 

Anche se nella richiesta di autonomia il vero tema è quello di trattenere il cosiddetto residuo fiscale, cosa naturale in un paese sviluppato in modo equilibrato, ma che diventa dirompente in uno che ha le disuguaglianze dell’Italia. 

E allora quello che chiede la Lega è di mettere il carro davanti ai buoi, cioè di procedere con forme accelerate di federalismo e di trattenuta di risorse, teoricamente prodotte nelle realtà regionali che le incassano, in una realtà che ha invece bisogno di diminuire le disuguaglianze, di dare gli stessi servizi a tutti i cittadini, di equiparare i diritti di cittadinanza, di mettere in funzione quel secondo motore di sviluppo, che può dare risultati eccellenti, se solo viene aiutato in modo corretto e non solo a parole. 

Quella seconda locomotiva sempre tenuta nei depositi e mai partita veramente, che ancora ha capitale umano da utilizzare, siti da usare senza quell’affollamento ormai intollerabile che si registra nella pianura padana, una localizzazione felice estremamente vicina all’Africa, in un momento così importante per quel Continente e in una situazione in cui l’Europa vuole sempre più avvicinarsi ad esso. 

Quando tutto questo dovesse accadere e il reddito pro capite delle realtà meridionali si dovesse avvicinare a quello delle aree più sviluppate allora il tema di mantenere le risorse nelle realtà che le  producono potrebbe trovare un normale accoglimento, perché ognuno potrebbe gestire autonomamente, al di là ovviamente delle esigenze che alcune materie rimangano a livello centrale, come la sanità, la formazione, l’energia, l’infrastrutturazione, i porti e molte delle materie che sono state chieste che vengano delegate alle regioni con l’autonomia in approvazione.  

Tale esigenza per non perdere quell’unità funzionale che serve ad avere una catena di comando breve ed efficiente. 

In un momento in cui la Lega e Matteo Salvini in particolare si spendono in un modo assolutamente imprevisto per collegare con il ponte sullo stretto di Messina a Hong Kong e Singapore, Berlino e Stoccolma, dimostrando una visione delle esigenze del Paese non comune, insistere sull’autonomia fa perdere a tale partito quel carattere di forza nazionale che le sta facendo diminuire il consenso, soprattutto nel Sud. 

Forse uno stop in questo momento diventa inconcepibile e impraticabile, ma trovare un modo per evitare l’accelerazione voluta e avere più tempo per considerare molti aspetti trascurati, una via di fuga che contemperi l’esigenze di tutti, potrebbe far capire al Paese che la Lega è diventata una forza adulta, non più esclusivamente territoriale, spendibile anche oltre il lombardo veneto, e acquisire una credibilità che stenta ad avere nelle regioni del Sud.  (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]