BUONE INTENZIONI MA I TAVOLI TECNICI NON PRODUCONO INTERVENTI E LE AZIONI NECESSARIE PER IL RILANCIO;
Il Porto di Gioia Tauro

SVILUPPO DELLA CALABRIA UNA CHIMERA
ZES E PORTO DI GIOIA: PAROLE E ZERO FATTI

di FRANCESCO RAO – Lo sviluppo della Z.E.S. di Gioia Tauro non può essere un fatto riconducibile ad un tavolo tecnico, riunitosi presso la Regione Calabria alla presenza di esponenti politici ed autorevoli personalità senza coinvolgere gli industriali della Calabria. Dimenticare tale categoria, significa non avere ben chiara la centralità di quanto prevede l’istituzione delle Zone Economiche Speciali, approvata dal Governo centrale con la specifica volontà di creare sviluppo, occupazione e crescita del PIL nazionale.

Ho molto rispetto per il lavoro compiuto in questi mesi dal Presidente f.f. Nino Spirlì. Unitamente al suo entusiasmo ed all’instancabile disponibilità, proprio lui, per potersi collocare in una discontinuità rispetto al passato, avrebbe dovuto aprire molto e di più al coinvolgimento del tessuto socio-economico Calabrese per una duplice ragione: rendere funzionale l’apporto dei notevoli contributi messi a disposizione da quanti sono impegnati quotidianamente in una immane sfida tesa a concretizzare la propria azione imprenditoriale; ampliare la propria visione, tramutabile poi in un indirizzo politico teso a comprendere non soltanto l’appartenenza ad un partito politico ma preoccupandosi di fare sintesi tenendo in considerazione la platea delle opportunità raggiungibili in funzione delle istanze e della manifesta volontà collaborativa dei vari segmenti coinvolti.

La crescente complessità dei sistemi di sviluppo, unitamente a tutte le indicazioni contenute dalla Legge Bassanini, sono per il politico un invito a mettere da parte gli abiti del “Re Sole” per vestire con umiltà ed altruismo l’Ufficio ricoperto al fine di poter cavalcare ogni singola occasione di crescita e sviluppo in modo positivo, senza perdere ulteriore tempo ed opportunità. Il confronto e l’ascolto degli operatori afferenti ai settori interessati, non dovranno essere intese come un dover chiedere aiuto, ma bisogna saper scommettere velocemente sulle opportunità che ogni Focus Group potrà apportare a qualsiasi percorso amministrativo, soprattutto quando la fase di programmazione è avanzata e si è quasi al punto di spesa.  Mettere da parte questa sintesi, come avvenuto qualche giorno addietro in occasione del “tavolo Tecnico” riunitosi alla Cittadella Regionale “Jole Santelli”, si traduce in un bisogno teso unicamente a colmare colonne di giornali ed avere qualche foto in più per l’album dei ricordi. Il tutto è letteralmente mortificante per la Calabria e per i Calabresi.

Riflettendo a lungo, le informazioni veicolate in merito allo svolgimento del “Tavolo Tecnico” hanno fatto passare una notizia dove ha trovato spazio la dichiarazione dello stesso Spirì nella quale si evince l’avvio di una fase epocale, apertasi proprio a conclusione dei lavori del “Tavolo Tecnico sulla ZES”, adducendo a tale circostanza l’idea che per la prima volta si è parlato di futuro. Purtroppo non è così. Non è il sottoscritto ad asserire ciò e tale affermazione vuole essere un gesto di amicizia, espresso dalle Colonne di Calabria.Live, al Presidente f.f. Nino Spirlì. Lo stesso, rischia di passare alla storia non per aver lavorato bene per il futuro della Calabria, ma per aver reiterato un modello fallimentare già documentato nei dati pubblicati nel report prodotto da Banca D’Italia e utilizzato in occasione della consultazione pubblica SUD -Progetti per ripartire, 23 marzo 2021.

I grafici, riproposti nella presente riflessione, consegnano al lettore una realtà plastica che si pone all’opposto di quanto fatto veicolare dall’attuale Presidente Spirlì. Quindi, non si è parlato di futuro ma si continua a declinare tutto al trapassato remoto, senza voler comprendere l’immane quantità di ritardo accumulato e senza voler agire per invertire la tendenza che sino ad ora ha massacrato il futuro della Calabria, dei Calabresi e di tutte le potenziali opportunità di sviluppo mandate a fumo, tavolo dopo tavolo e giorno dopo giorno da una classe politica arroccata sulle proprie visioni ed innamorata esclusivamente delle proprie tesi.

IL GATEWAY

Infrastrutture - grafico

Iniziamo a dirci la prima verità: il Meridione, in termini di infrastrutture, è messo malissimo ed il grafico ne fotografa la realtà, Qualche esempio: ad oggi, il Gateway realizzato al Porto di Gioia Tauro dopo quasi 25 anni di tavoli, confronti e progetti, non può far circolare una maggiore quantità di merci, entrando in uno standard logistico europeo, perché a quanto pare, una galleria nei pressi di Paola e la qualità dei binari, impediscono di far scorrere treni con lunghezza superiore a 550 metri ed attivare l’impiego di treni ad alta velocità. Seppur il tema sia ricorrente da molti anni le soluzioni non sono mai state individuate in misura tale da raggiungere gli standard richiesti e mandare a regime le opportunità dell’intermodalità, indispensabile per poter conferire al Meridione l’opportunità di poter avviare un processo di sviluppo reale.

Senza voler criticare ma limitandomi a constatare i fatti, l’allora Presidente Oliverio, per ridurre il tempo di percorrenza di un voluto treno ad alta velocità, ha ben pensato di proporre l’abolizione della fermata nella stazione di Napoli Centrale. Di fatto, è stato in parte ridotto il tempo di percorrenza, ma non la qualità del viaggio. I binari, sino a Battipaglia, non consentono ai treni di poter correre nello standard dei famosi “Freccia Rossa” garantendo gli standard qualitativi fruibili sulla tratta Roma-Milano. Oserei dire, il trucco c’è ma non si vede. Anzi, abbiamo visto i convogli “Freccia Rossa” ma in realtà continuiamo a dover trascorrere molto più tempo del dovuto su quei treni per raggiungere la Capitale. Questa possiamo chiamarla soluzione?

Si parla di sviluppo ed in particolare di alta velocità da molti anni, soprattutto in ogni occasione di Campagna Elettorale. Pensandoci bene, se la politica avesse avuto a cuore le sorti del Meridione, la curvatura della famosa galleria che ostacola l’accelerazione dello sviluppo, sarebbe stata realizzata scavando con il cucchiaio ed i binari che impediscono di far correre il Meridione ad alta velocità sarebbero stati prodotti in pochi giorni da quel famoso Centro Siderurgico di Taranto di cui le sorti appaiono segnate. Ai nostri lettori vorrei fare una domanda: alla luce dei fatti e dei ritardi documentati, potremmo affermare che le riunioni ed i tavoli tecnici sino ad ora animati, sono stati un autentico fallimento perché non hanno fornito operatività reale a fronte dalle lucide analisi fornite? Inoltre, ad oggi, sapreste farmi sapere quanti treni hanno raggiunto la banchina del Porto di Gioia Tauro dopo l’inaugurazione del Gate Way? Non per essere eccessivamente pignolo, potremmo sapere con esattezza quanti treni sono partiti da Gioia Tauro grazie al Gateway? Infine, chissà MSC quanto è contenta nel dover registrare il reiterarsi di tali ritardi strutturali? A tal fine, vorrei far notare all’attuale classe politica che l’Armatore recentemente subentrato presso il Porto di Gioia Tauro, non lavora soltanto grazie allo scalo Calabrese. Quando tutto diverrà oneroso al punto tale da compromettere i profitti, cambiare rotta verso nuovi Porti, non sarà una tragedia, ma una semplice scelta praticabile in una settimana.

Oggi, la concorrenza portuale nel Mediterraneo non è più analoga a quella del 1995. I competitor di Gioia Tauro, sono più evoluti e soprattutto più celeri a recepire la domanda del mercato di riferimento. Basti pensare che il Porto di Tanger Med, situato anch’esso in una zona strategica, grazie all’istituzione di una sua zona  “franca”, oggi oltre ad essere il primo porto di transhipment nel Mediterraneo – dato confermato per il terzo anno consecutivo-, grazie all’istituzione della ZES sono presenti ben 600 imprese tra i quali Renault, Nissan e Adidas ed il valore prodotto complessivamente dagli insediamenti produttivi si traduce in circa 76.000 dipendenti e ben 4 miliardi di euro annui. La classe politica vuole dirci perché il Porto di Gioia Tauro, avviato nel 1995, dotato di gabbie salariali per i dipendenti grazie ad una concertazione sindacale messa in atto per rendere possibile lo start-up dello scalo Calabrese, sovrapposta alla velocità praticata dal Porto di Tanger Med, dove i lavori sono iniziati nel 2004 e la prima nave attraccava sulla banchina nel 2007, sono differenti?

Sempre dalle colonne di Calabria.Live, vorrei chiedere al Presidente Spirlì: quale cronoprogramma è stato deliberato al Tavolo Tecnico? Quando verrà reintegrato il componente mancante nel Comitato ZES? Quando chiederete a RFI di mettere nero su bianco se è disposta o meno ad intervenire sui binari e sul rifacimento delle gallerie senza continuare a tergiversare?

Per ottenere queste risposte bisogna attendere al 2900? Vi è poi un’ultima curiosità: sussiste forse qualche volontà finalizzata a mantenere la Calabria in un limbo di arretratezza, impedendo ogni tipo d’investimento?

Perché la durata dei procedimenti civili, espressi in giorni e suddivisi per ambiti processuali continua ad avere notevoli differenze in termini di durata?

Giustizia - grafico

Il grafico illustra come un processo civile svolto nel Meridione e un analogo procedimento svolto nel Centro Nord Italia ha una differenza del 63,3%. Tradotto: l’imprenditore del Centro-Nord avrà una Sentenza 406 giorni prima dell’imprenditore Meridionale che dovrà affrontare l’analogo problema nel Centro-Sud. Sulla scorta di tale realtà sorge una domanda: quale imprenditore, sarà disponibile ad investire al Sud? Lo Stato, avrà forse identica diffidenza ed evita investimenti pubblici? Anche per questa domanda, il dato è illustrato dal grafico che indica il calo della spesa pubblica per investimenti al Sud e Isole.

 

 

 

Calo spesa pubblica - graficoEssendo ridotta ogni forma d’investimento, risulta scontato per il Prodotto interno Lordo pro capite il crescente divario tra Nord e Sud, sia in termini di opportunità sia nella propensione a generare ulteriori interventi. Tutto ciò, sino al 1990, non alimentava tale proiezione. Come indicato dal grafico, sembrava esserci una ripresa economica avviata nel 1960 che vedeva un percorso di ripresa comune per le due componenti della penisola.

 

Pil pro capite Nord-Sud - grafico

 

L’espansione economica avviata grazia al Piano Marshall e le politiche d’intervento pubblico, seppur con una diversa organizzazione strutturale praticata per i diversi territori, faceva ben sperare ad una crescita economica complessiva dell’Italia presupponendo il superamento di quel divario Nord-Sud che ha sempre ha mantenuto viva la “Questione Meridionale” come processo irrisolto e generato dall’Unità d’Italia. A partire dalla metà degli anni ’90 del Secolo scorso, la forbice ha iniziato ad aprirsi ed oggi, il dato, non sembrerebbe essere afferente al segno positivo ma tutt’altro.

 

C’è da chiedersi perché si continua a perdere tempo quando la politica, pur disponendo di moltissimi dati, continua a “evitare” le opportunità di confronto ed a volte preferisce perdersi tra i colori delle varie fumate tese perpetuare l’occupazione del proprio scranno, utilizzando l’indicazione di candidature in una sorta di scacchiere nazionale per esercitare un potere paragonabile ad una guerra tra i poveri e contribuire, giorno dopo giorno, ad aumentare la quantità della discussione sfuggendo alla responsabilità dell’agire ed alla concretezza di avviare un processo di riordino legislativo e creare tutti i presupposti per pretendere che vi sia il raggiungimento di un’equità reale tra tutte le Regioni dell’Italia.

Siamo tutti Italiani e tutti, meritiamo analoghe cure, analoghe opportunità occupazionali, stessa durata dei processi, Scuole belle, arredate e dotate di sistemi informatici al passo con i tempi e politici pronti a comprendere la valenza del rispettivo mandato identificabile nel più nobile dei servizi alla propria Comunità e non l’esercizio del potere. Sia ben chiaro, il potere non va inteso come la possibilità di animare le copertine dei settimanali, oppure dall’essere al centro dei titoli dei giornali oppure frequentare salotti televisivi. Le priorità sono tante ed il tempo è poco. Oggi non vi è soltanto la necessità di avviare un processo di sviluppo, vi è anche un allarme demografico che andrà ad abbattersi principalmente sul Meridione ed in modo particolare nelle aree interne. Come illustrato nel grafico “la questione nazionale”, afferente alla dinamica demografica è un campanello d’allarme destinato a diventare assordante. Senza l’incremento occupazionale si amplifica tutto.

Questione nazionale - grafico

A tal fine, bisognerebbe invertire la rotta rispetto al passato affinché, le varie soluzioni proposte dalle fazioni politiche, non vengano interrotte di volta in volta in coincidenza con lo scadere della Legislatura oppure con la conclusione dell’esperienza di governo, ma trovino una continuità sino al raggiungimento dell’obiettivo. Continuando a praticare vecchi modelli, la politica sarà impegnata a promuovere nuove tesi per rendere accattivante la partecipazione dei rispettivi Elettori e il 2040 sarà sempre più vicino e con esso giungeranno una serie di problematiche da affrontare, riassunte nel grafico che riporta le dinamiche afferenti alla crescita dell’economia italiana. In tal caso, il Bilancio dello Stato non potrà coprire le voci di spesa da utilizzare per far fronte alle esigenze sociali sorte a causa del divario divenuto insostenibile. La dinamica che illustra quanto descritto si evince nel grafico la questione nazionale. Diciamolo ora a futura memoria: in assenza dei proventi ottenibili dalla ricaduta fiscale, ottenibile soltanto dall’incremento occupazionale e dal conseguente sviluppo, per far fronte alle spese correnti,  verranno ulteriormente tagliate le risorse destinate ai servizi, vi sarà un ennesimo allungamento dell’età lavorativa, per quanti avranno un lavoro e la marginalità sociale per quanti non avranno un lavoro sarà una conseguenza destinata a implementare i processi di desertificazione demografica ed economica per le aree meno sviluppate del Meridione. Con questo biglietto da visita, già stampato sui vari report e spero abbondantemente visionato dai Parlamentari, per il Meridione lo sviluppo, appare sin da oggi, una chimera.

A questo punto, visto che per la Calabria e per i Calabresi è impossibile poter pensare ad uno sviluppo economico, strutturato sulle potenzialità del Porto di Gioia Tauro e della Z.E.S., si smantelli immediatamente il Porto, il Gateway, tutti i capannoni vuoti presenti nell’area industriale, i binari che collegano la stazione di Rosarno con il Porto. Il Governo disponga l’abrogazione della Zes e si annulli la fiscalità agevolata ivi prevista, si chiuda l’Autorità portuale per ritornare alla coltivazione della terra, incrementando la produzione di qualità del bergamotto, dei mandarini e delle arance, facendo pagare un biglietto per quanti vorranno respirare la nostra aria, oppure per transitare lungo i sentieri presenti nei nostri parchi, per visitare le nostre Chiese, i nostri Borghi, oppure per gustare i sapori di questa terra o acquistare beni prodotti dalle mani consumate dei nostri artigiani. Il Sud, visti i ritardi documentati, non può essere sinonimo di sviluppo e crescita socio-economica su base industriale, dovrà continuare ad essere, per dono di Dio, terra da lavorare per produrre economia e lavoro, vivendo all’aria aperta con semplicità. Torneremo a studiare utilizzando i fiammiferi al posto delle calcolatrici e le macchine da scrivere al posto di potentissimi computer che non potremo permetterci. Faremo a meno della rete internet, perché per noi comunicare non è mai stato un limite. Per le comunicazioni più distanti torneremo a scrivere le lettere e se proprio vi farà piacere faremo a meno dell’orologio. Per i nostri avi bastava il sole per indicare l’inizio del giorno ed il buio per indicare l’ora del riposo. Non continuateci a prendere per i fondelli. Oggi, il più piccolo dei nostri giovani è un nativo digitale e ne sa molto più di voi. (fr)