di ANDREA TRIPODI** – Ci sono vicende, situazioni, urgenze che, spesso, tendiamo a mettere ai margini della nostra attenzione, sopraffatti dal gorgo delle necessità quotidiane.
Preferiamo, allora, rimandare: un po’ per pigrizia, un po’ per un senso di rassegnata impotenza di fronte alle loro spinose complessità.
Ciò che è comprensibile, però, se riferito a singoli cittadini, non può essere perdonato o consentito a una classe politica che, davanti a problemi, fatti e situazioni che esigono risposte immediate, risolute e coraggiose, preferisce rimuovere o aggirare gli eventi drammatici che attraversano pericolosamente i territori.
Se l’obiettivo della Politica è promuovere la crescita della società, suo compito è razionalizzare gli eventi e conferire a ogni decisione adeguato spessore culturale ed etico.
Al contrario, assistiamo a una sottovalutazione e a una inadeguatezza nel comprendere la drammaticità e la complessità di fatti che proiettano ombre scure sulle stesse istituzioni e mettono in dubbio la natura democratica della loro alta funzione.
Davanti a uno scenario che lascia unghiate profonde sulla carne viva della società e che sta trasformando importanti istituzioni in luoghi di mercimonio e di scambio di utilità, ci saremmo aspettati una reazione orgogliosa di responsabilità e di riflessione, insieme con una decisa azione di contrasto rispetto a tutte le avvilenti pratiche merovinge di governo.
Registriamo, al contrario, una sconfortante rassegna di vanità individuali e di risibili personalismi che mortificano ancora di più la funzione delle istituzioni e che rimandano a una inconsapevolezza dei doveri e dei percorsi cui la Politica è chiamata.
Preso atto della refrattarietà e della indisponibilità della classe politica ad ascoltare e accogliere l’ansia di rinnovamento e di redenzione di una Regione che non vuole rassegnarsi a un destino di subalterna insignificanza, è urgente che siano i cittadini a diventare attori consapevoli di un nuovo corso e pretendere una moralità al di sopra di ogni dubbio e di ogni sospetto.
Cittadini che devono rifiutare il ruolo di semplici elettori, ma esercitare una sorveglianza democratica e garantire, con processi di vigilanza attiva, il rispetto delle autentiche direttrici del cambiamento e della crescita civile.
Una crescita e un cambiamento che potrà avvenire non solo esigendo nuovi percorsi etici ma anche rifiutando sollecitazioni e predicazioni intestinali che pretendono di ridurre i pensieri, le argomentazioni e finanche le persone in pietre cuspidate da scagliare.
Sembra appena superfluo, infine, ricordare che fino a quando i partiti, tutti i partiti, rinunceranno a selezionare e formare i propri quadri, condanneranno la Calabria a sopportare il giogo umiliante di una perenne cachistocrazia. (rrc)
*Cachistocrazia, forma di Governo dove il potere supremo è nelle mani dei peggiori
**Sindaco di San Ferdinando (RC)