di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – Mi sembra opportuno ritornare sulla questione copie dei Bronzi inabissate in Versilia.
Molte, anzi moltissime sono state le adesioni a quanto noi del Comitato Bronzi, e cioè Pasquale Amato, Francesco Alì e il sottoscritto, abbiamo fortemente denunciato, con coraggio ed a chiare lettere senza altro scopo che quello di portare a galla, per restare in tema, un vero e proprio misfatto.
Chiariamoci.
Soprattutto per quei pochi, anzi pochissimi, che more solito, hanno trovato l’occasione per scrivere qualcosa, probabilmente non collegando la realtà dei fatti a ciò che hanno scritto.
È ovvio, anzi naturale, che diverse possono essere le opinioni e che nel nostro Paese vige la libertà di pensiero e la libertà di stampa. Ma ciò non vuol dire che tutte le castronerie possono assurgere ad opinione reale o meglio a verità per una maggioranza che non esiste.
Una vecchia canzone degli anni ’30 diceva “confondeva il trovator con la semiramide ”. La stessa cosa è avvenuta sulla questione della quale stiamo discutendo.
Cioè, taluno ha confuso la cultura con l’economia o meglio l’arte con il business, cioè con l’interesse economico. Sono due cose ben diverse, che nulla hanno a che vedere con la realtà dei fatti e soprattutto con la dignità di un popolo, messa in discussione per una vera e propria appropriazione indebita.
Innanzitutto una gentile Signora, che scrive molto spesso, parlando anche a “muzzu”, come diceva un caro amico scomparso ormai da anni, si domanda come mai questo Comitato sia venuto fuori ora e quali siano le sue origini. La gentile Signora, per la quale nutriamo il più assoluto rispetto, non conosce i fatti e la storia. Dice di essere una cittadina non reggina ma che abita a Reggio da molto tempo ma evidentemente è lontana mille miglia dalla conoscenza dei fatti che riguardano la nostra città.
Il Comitato è nato nel 2009 ed ha evitato, gentile Signora, che i Bronzi fossero trasferiti in un ipotetico e non esistente laboratorio di restauro del Ministero dei Beni Culturali. Erano pronte financo le lettighe nel cantinato del Museo, per trasportare i Bronzi, appunto a Roma.
Il Comitato, costituitosi nell’immediato, e con il supporto, la storia parla per noi, dell’allora Presidente del Consiglio regionale, on. Giuseppe Bova, si riunì nell’immediato in una oceanica assemblea che stabilì addirittura di realizzare una catena umana attorno al Museo per impedire il trasferimento dei Bronzi. Il risultato fu vincente, sempre più gentile Signora, tanto è vero che i Bronzi sono rimasti a Reggio Calabria, appunto perché il presidente Bova mise a disposizione una salone del Palazzo Campanella per il restauro delle famose statue e la popolazione fu coesa ed irremovibile.
Quindi il Comitato c’era, c’è e continua ad esserci.
Altri soloni hanno scritto che avrebbero fatto bene i toscani a realizzare queste copie inabissandole perché hanno , contrariamente a quello che abbiamo fatto noi calabresi, sfruttato l’importanza dei Bronzi di Riace.
A questi soloni vorrei rispondere che il Comitato e quindi noi che abbiamo protestato non fa parte delle Istituzioni e dunque non ha alcun potere esecutivo, cosa che invece hanno le autorità competenti che dovrebbero rappresentare il popolo.
Il dovere dei cittadini che amano questa Terra è quello di mettere a conoscenza del popolo quelle che sono le iniziative, in questo caso, a nostro parere e non solo, contrarie alla correttezza, alle norme comportamentali, all’etica, e soprattutto al rispetto della cultura e della dignità dei beni appartenenti alla gente.
Le copie dei Bronzi sono dei falsi, tanto falsi che non meritano certamente l’attenzione di chi di cultura, ahinoi, capisce ben poco. Come si spiegano costoro la presenza di Sgarbi, come ho già detto in altro Editoriale, esperto di primo livello solo in turpiloqui se non per rendere credibile ciò che non lo è affatto?
Presenza che, in effetti, avrebbe voluto o vorrebbe, si utilizzi il tempo verbale che si vuole, conferire una dignità culturale ad un evento che nulla è, se non una vergognosa iniziativa a scapito della cultura vera. Non c’entra nulla il fatto che esistono copie della Gioconda in tutto il mondo anche perché nessuna di esse viene esposta in un Museo o in una pinacoteca e soprattutto nessuno di queste croste viene inaugurata da Sgarbi o pseudo uomini di cultura come lui.
Inabissare i Bronzi per richiamare la gente è atto puerile e scorretto e soprattutto ingannevole oltre che ridicolo. Ancora.
Desta molta meraviglia che qualche rappresentante di associazioni importanti possa aver plaudito a questa iniziativa invece di occuparsi di favorire i suoi iscritti, attirando qui e non in Versilia i turisti. Non è facendo carachiri che si ottiene un risultato migliore per questa terra. Chi la ama davvero deve difenderla a spada tratta, contro queste vere e proprie contraffazioni.
Meraviglia anche la posizione di giornalisti calabresi che saltuariamente rientrano a Reggio quando affermano che l’operazione Versilia è positiva perché pubblicitaria. Pubblicitaria per la Versilia, non per noi!
Ha ragione chi dice che bisogna in tutti i modi far venire la gente a Reggio, e non sarà certamente il bluff della Versilia che porterà a Reggio tanta gente e tanti turisti.
Sarebbe opportuno aumentare il numero dei voli, abbattere le tariffe, rendere il Museo accessibile da tutte le parti del Mondo. Non possiamo glorificare la Versilia solo perché abbiamo il gusto stramaledetto “Riggitano” di farci del male da soli, plaudendo ai cittadini Toscani e andando addosso a chi ha il coraggio di dire la verità in questa terra.
È qui il punto.
Bisogna avere la forza, la tenacia e l’orgoglio di difendere ciò che ci appartiene e non fare i maramaldo della situazione come hanno fatto tutti coloro che hanno scritto, in verità molto pochi, criticando l’iniziativa del comitato dei Bronzi, senza peraltro, come al solito proporre nulla di positivo.
Tacciano costoro e, se ne sono capaci, propongano cose positive così come abbiamo fatto noi del Comitato salvando i Bronzi dallo loro scomparsa da Reggio Calabria.
Perché è agevole pensare che se fossero partiti nel 2009, non sarebbero mai più ritornati in Patria. Di Pertini ce ne è stato uno solo. E di ciò sia cosciente ciascuno. (elc)