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L'OPINIONE / Franco Cimino: «Che bello, sono alla festa di Mario Casalinuovo!»

L’OPINIONE / Franco Cimino: Catanzaro e Cosenza, le belle città separate da 100 km e da una partita di pallone

di FRANCO CIMINO – Mancano esattamente, mentre scrivo, quattro giorni meno due ore. Lo sapete pure voi, vero? Sì che lo sapete! Novantasei ore! Ma che state pensando, alle due notizie, opposte tra loro, che stanno tenendo il mondo con il fiato sospeso, e cioè all’attacco finale che Benjamin Netanyahu ha programmato e promesso di muovere contro Rafah, l’unica città ancora rimasta, quasi per intero, in piedi sulla tragica Striscia di Gaza? Oppure, alla dichiarazione congiunta di pace, finalmente, dopo più di cinquant’anni, tra israeliani e palestinesi, che metterà fine davvero alla lunga guerra, e all’odio incrociato che la muove, nell’unico modo che la renderà possibile? E quale, il modo, se non la più vecchia negoziazione quasi riuscita a Rabin e Arafat nel lontano 1999, auspice lo statunitense Clinton?

È sempre quella, a ciascuno il proprio Stato nel territorio che lo comprenda e nella piena libertà e sicurezza dei due popoli che se ancora non si volessero amare sicuramente si riconosceranno vicendevolmente e parimenti si rispetteranno. No, non è questo. E chi vuoi che se ne importi con tutti i problemi ben più seri che abbiamo! L’attesa, invece, scorre lungo i cento chilometri di “autostrada”, che separano Cosenza e Catanzaro, due città tra le più importanti per il futuro della Calabria. La partita in questione, è quella di calcio.

Una semplice partita, di un semplice campionato, tra due squadre che stanno facendo assai bene per onorarlo con le proprie imprese sportive. Sono il Cosenza e il Catanzaro. I rossoblu e i giallorossi. Colori così marcatamente differenti, ma ben forti, che renderanno più bello il verde del campo di giuoco. Due squadre belle. Anche a vedersi. Anche a vederle giocare in un modulo (così si dice?) l’uno diverso dall’altro. Quaranta calciatori tutti di buon livello, con qualche campione che ben figurerebbe nella serie superiore. Squadre, le nostre, ben dirette da due allenatori molto bravi. Soprattutto, seri e volenterosi, leali e onesti.

Due società dell’antico prestigio, ben guidate da due dirigenti di alto valore, con due presidenti pure belli e simpatici, che tengono alla loro squadra, ai risultati e ai compiti di correttezza, educazione, signorilità, ad esse affidati. Sarà una partita bellissima. Spettacolare e con tanti goal. Delle due compagini, io, lo si sa, ne amo una, come amo, anzi molto di più, la Città cui appartiene e della quale ne condivide i colori. E l’aquila reale che su di essi, e sopra i tre colli, campeggia come simbolo. E sovrana ne regge la storia antica e del suo spirito la rinnova. Per scaramanzia, pur se ad essa non credo, non dico a vantaggio di quali colori saranno le reti in più. Desidero solo che sia una gara sportiva. Bella, pulita, corretta.

Una gara che esalti lo sport e l’onore delle due città, che se stimolate e orientate politicamente dai rappresentati delle rispettive istituzioni e di quella regionale, dovranno, abbandonando campanilismi e maledìche invidie e gelosie, affratellarsi, unitamente alle altre consorelle. E operare, strettamente vicini, per fare uscire la Calabria dalla crisi in cui, nonostante non sottovalutabili risultati, ancora si trova, per avviarsi all’ultimo appuntamento per lo sviluppo e la crescita della Democrazia. Nell’ultima primavera che le resta. Le tifoserie, che vantano una buona reputazione di educazione sportiva, si impegnino a lanciarsi, da una curva all’altra, nient’altro che cori d’ironia e battute sarcastiche, affinché chi “non salti” simpatico sempre sia. Io conosco da vicino i tifosi della mia città.

Li conosco per la generosità della loro ospitalità e per l’educazione che hanno manifestato in tutte le trasferte in cui, da ogni punto della penisola, hanno raggiunto gli stadi in cui giocato la nostra squadra. Sono sicuro che al San Vito si confermeranno, grati della cortese ospitalità dei cosentini. Chi da quelle parti, usando impropriamente importanti ruoli istituzionali, carica un certo sentimento come se la squadra avversaria dovesse “restituire” un maltolto che non corrisponderebbe affatto ai meriti di una vittoria, invece, netta conseguita sul campo dell’andata, rischia di alimentare un clima di tensione interna nociva alla nobile città bruzia. Da romantico quale sono e sognatore quale vengo da taluni considerato, mi piacerebbe, visto che la partita inizierà alle sedici e trenta, che i due sindaci, che avranno pranzato insieme, si diano appuntamento nello stesso spazio con le rispettive tifoserie e insieme si rechino allo stadio ciascuna con le proprie bandiere.

Ché domenica si giocherà solo una partita di pallone. Nella quale in palio ci sono solo uno o tre punti. Nulla di più è. Nulla di più dovrebbe essere. E, allora, anticipiamolo questo grido, con unica voce; «Viva il Cosenza. Viva il Catanzaro. Viva la Calabria anche sportiva. E gloria, gloria, allo sport» (fc)