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L'OPINIONE / Giorgia Campanella: Autonomia differenziata è come dire 'secessione dei ricchi'

L’OPINIONE / Giorgia Campanella: Autonomia differenziata è come dire ‘secessione dei ricchi’

di GIORGIA CAMPANACreare cittadini con diritti di cittadinanza di serie A e di serie B a seconda della regione in cui vivono. In pratica i diritti (quanta e quale istruzione, quanta e quale protezione civile, quanta e quale tutela della salute) saranno come beni di cui le Regioni potranno disporre a seconda del reddito dei loro residenti. Quindi, per averne tanti e di qualità, non basta essere cittadini italiani, ma cittadini italiani che abitano in una regione ricca.

Tutto ciò è in aperta violazione con i principi di uguaglianza scolpiti nella Costituzione. Una riforma che deriva da quella del Titolo V che regola il rapporto tra Stato centrale e autonomie locali, voluta nel 2001 da un governo di centro sinistra e che ha avuto come “apripista” il Governo Gentiloni, nella persona del sottosegretario Gianclaudio Bressa, allora del Partito Democratico. Lo stesso PD che nel febbraio 2018 ha firmato a Palazzo Chigi una pre-intesa sulla cosiddetta “autonomia differenziata” tra il Governo e le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Le Regioni del Nord tornano a bussare alla porta del nuovo governo. Ordine del giorno: autonomia differenziata, tant’è che a Roma, di fronte al Ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli, hanno parlato i governatori di Liguria, Giovanni Toti, Veneto, Luca Zaia, Lombardia, Attilio Fontana, Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, Toscana, Eugenio Giani, Umbria, Donatella Tesei, Piemonte, Alberto Cirio, Marche, Francesco Acqueroli.

La spinta nasce dalla Liguria che porta avanti la sua trattativa bilaterale per Ambiente, Salute, Scuola e Lavoro, Infrastrutture, Logistica e Portualità.

Adottare il regionalismo differenziato significherebbe quindi autorizzare l’ennesimo scippo di risorse al Mezzogiorno che per anni ha contribuito all’arricchimento delle regioni del Nord. Per intenderci, Bonaccini, Zaia e Fontana, vorrebbero venisse applicato tenendo fuori l’approvazione dei Lep – livelli essenziali delle prestazioni – cosicché potrebbero prendersi i soldi di tutti noi italiani soltanto perché continuerebbe a restare in piedi il criterio della spesa storica.

Siamo in presenza di una deriva antidemocratica e di uno Stato arrendevole, che ha fatto a pezzi l’idea del federalismo solidale, dei livelli essenziali delle prestazioni, dei costi e fabbisogni standard, della perequazione infrastrutturale.

Questo ennesimo e subdolo scippo da parte della politica nei confronti delle popolazioni del Sud, per noi di ‘Italia del Meridione’ è qualcosa di aberrante ed è la madre di tutte le nostre ‘battaglie’ e sulla quale non indietreggeremo di un passo. Incontri e interlocuzioni sono già in corso, nei prossimi giorni partiranno una serie di iniziative per promuovere una mobilitazione generale, affiancati da chi ha inteso opporsi ad un disegno di legge del tutto anticostituzionale. (gc)

[Giorgia Campana è del direttivo regionale Calabria – Italia del Meridione, dipartimento Welfare]