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Giusy Staropoli Calafati

L’OPINIONE/ Giusy Staropoli Calafati: L’astensionismo, una brutta faccenda

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI –  Gridano, urlano, sbraitano, si battono il petto e poi non vanno a votare.  Chi? I calabresi, e chi sennò!

I falsari del pensiero di Campanella che, invece di mantenere acceso il sole, accondiscendono ai fracassi del diavolo nel giorno della Calabria. I proci, quelli che nel frattempo che ritorna Ulisse, circuiscono Penelope. 

I calabresi che, dal profondo delle loro poltrone, rinunciano a un diritto e non adempiono al proprio dovere. I ciangiulini e i ciangiuti di Calabria.

L’elevata percentuale di non votanti, in questa tornata elettorale, per il rinnovo del consiglio regionale, aumenta vertiginosamente il numero degli aggregati al partito degli astensionisti. Quelli che: tanto! 

Tanto cosa? Tanto che? 

La Calabria è un ossimoro. Prima si adagia e dice: tanto!, poi si indigna e pensa: e mò? 

La calabresità era un sentimento vero, oggi invece è tutto scaduto. Anche l’onore e l’orgoglio con cui ha versato il suo sangue Giuditta Levato. La contadina, si era fatta ammazzare, incinta di sette mesi, e per difendere la sua terra. La stesso suolo di terra che oggi, con il voto mancato di gran parte dei suoi, è stata riconsegnata ai padroni. Perdonaci, Giuditta! 

Non entrare in cabina elettorale, significa dissociarsi dalla vita sociale, civile e politica del paese. E non sono consentiti sconti, né concesse attenuanti a nessuno. Né ai grandi, né ai dotti, e neppure ai giovani

Minchia, Calabria mia, che strano destino questo tuo!

I calabresi si presentano alla terra madre, alla loro solita vecchia maniera. Nativi sì, ma praticanti del suo valore morale, no. 

Una forma di protesta residua che sfocia nella solita scaltra lamentazione.

La rivoluzione culturale di un popolo, parte dalla sua libertà di pensiero. E il voto lo è. È un’occasione di scelta, un sistema di cambiamento, un modello di rinascita, una forma di espressione democratica assoluta, attraverso cui ogni individuo può quantificare e qualificare la sua misura personale di democrazia, all’interno della collettività in cui abita, vive, e si confronta. 

Nascere in Calabria non si sceglie, essere calabresi sì. Essere cittadini del mondo anche. Essere un popolo libero pure. 

Le x che le nostre matite, a questo turno elettorale, non hanno apposto, come invece la coscienza civile ci avrebbe imposto di fare, non raccontano propriamente il dissenso di ognuno come si pensa, ma narrano esattamente la sconfitta di una terra ritrosa, affetta da cronica inconcludenza. 

La disaffezione e la sfiducia nella politica, che da sempre hanno appeso le civiltà al filo di un rasoio, oggi rischiano di ingabbiare per sempre il futuro di questa regione, consegnandola finanche ai talk show nazionali, e per i maccheronici serali italiani. Quelli in cui, della Calabria, viene messo in risalto il suo sex appeal. 

Quella calabrese di oggi, non è certo una questione meramente politica, ma una più sostanziosa e antica questione sociale.

Gli asini accettano la propria miseria, e i calabresi? I calabresi che fanno? 

I calabresi copiano gli asini. E non sentiamoci offesi, noi che lo scecco lo abbiamo sempre considerato amico. Il fatto è che l’asino accettando la miseria, accoglie la sua natura, i calabresi invece snaturano la propria. 

Il non voto non ha mai una grande forza e non dimostra neppure una grande coraggio. Avvantaggia invece le classi più forti , sostenendo i sistemi balordi e corrotti che esse stesse promuovono.

Il timbro mancante per volontà acquisita, sopra la propria scheda elettorale, è un’occasione persa. Anzi persissima. Per noi e per mezzo di noi, anche per gli altri. 

Fra poche ore sapremo chi andrà a governare, per il prossimo quinquennio, questa regione. Con tutte le responsabilità di chi ha votato, e di chi dal volto si è astenuto. Con gli illusi vincitori, e i tutti vinti. Con chi si è rivendicato il diritto di scegliere liberamente, e con chi non lo ha voluto fare. Con il volto della Calabria misera e la sua faccia miserabile. (gsc)