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L’OPINIONE / La vera felicità è tutta qui

di GIUSY STAROPOLI CALAFATIAl netto di guerre e pandemia, perdita di lavoro e caro bollette, sembra avere ancora un certo appeal il concetto di felicità. E meno male che è così! Al Sud, dove le riprese restano sempre parziali, e i cambi di marcia faticano ad essere attuati, così come in Piemonte, regione più povera fra quelle più sviluppate del Nord, più felici di altri sembrano essere i percettori di reddito di cittadinanza.

Un sistema che non addiziona felicità, non produce ricchezza e non appaga, semplicemente assiste uno stato di allusivo benessere, in cui le emozioni del corpo e dell’intelletto non avvertono giovarsi la sensazione. 

È riduttivo per l’essere umano, dunque, porre limiti al raggiungimento della propria felicità. Questa sproporzione sensazionale di cui all’uomo è dato di godere. La felicità è un caso di speranza, oltre che un gioco aperto a cui tutti possono partecipare. Democraticamente, si intende.

Sulla pagina social Concorso centro per l’impiego, per 177 posti di lavoro, bandito dalla regione Calabria, centinaia di giovani partecipano sicuri di poter conquistare il loro pezzo di felicità dietro la scrivania di un pubblico ufficio. Non sanno che, Stefano Caccavari, sulle colline di San Floro, s’è inventato Mulimum, e producendo ricchezza si assicura la sua felicità e quella degli altri. 

Sul concetto di felicità pesano una serie di variabili. Alcune dovute alla percezione, altre alla certezza. Un tema su cui hanno riflettuto molti, e a favore del quale l’individuo comune, sempre più approssimativo riguardo il suo benessere psico-fisico, pur di raggiungere il suo pseudo status felice, permuta un forfait di cose tristi. Anche quando la felicità appare un tragico paradosso. E il dolore è l’unico stato felice.

I genitori di Mattia Luconi, il bambino travolto dall’alluvione nelle Marche, non sanno come tornare a essere felici, eppure un giorno capiterà di nuovo anche a loro. Maria Antonietta Rositani, bruciata viva dall’ex marito a Reggio Calabria, nel 2019, è già ritornata a essere felice. E sua figlia lo è con lei. 

In che cosa consiste dunque la felicità? È davvero un’illusione, o è qualcos’altro? Si tratta di qualcosa che non potrà mai compiutamente realizzarsi, come voleva farci credere il Leopardi, o essa, alla maniera di Bauman, sta proprio nella capacità di affrontare le sfide?

Se penso alla mia terra, e alla mia gente, e alla nostra storia, la felicità è la forma più autentica di resilienza. Assorbire gli urti senza rompersi. Rialzarsi. E la Calabria questo esercizio lo pratica di continuo. 

La felicità è la sintesi della vita. In essa ci sono il dolore e la gioia, i successi e i fallimenti. E non esiste l’assolutezza degli uni senza gli altri. Un’antitesi necessaria per vivere felici. E non più degli altri, ma felici di sé stessi. La felicità non si schiera per partito preso. E non fa più felice di chi vive in Calabria, chi vive a Torino. 

È felice una donna che, dopo il dolore del parto, diventa madre a Catanzaro e alle Hawaii.  Un bambino che, passato la fatica del travaglio di sua madre, nasce in Lucania o a Saint-Vincent. E questa è la prima verità oggettiva che conferma Bauman e ammonisce Leopardi. E ci rende tutti perfettamente uguali, davanti alla vita e difronte alla morte. Consapevoli che la miseria morale aggrava quella materiale, pena la possibilità di essere veramente felici. (gsc)