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A scuola di ballo nelle periferie di Reggio Calabria

L’OPINIONE / Paolo Bolano: Pianeta periferie. Da ripopolare nel post-Covid

di PAOLO BOLANO – Le periferie nei tempi del Covid. La gente che vive nelle grandi città, in piccoli appartamenti, costretta dal virus a restare rintanata in casa, adesso è in cerca di natura. vuole vivere in campagna, con case spaziose, orti, giardino, aria pura. Le aree interne, le nostre periferie, fino a oggi abbandonate, probabilmente torneranno a popolarsi. sarà bellissimo! Finalmente saremo in tanti a chiedere il rilancio di queste periferie. Intanto, proponiamo da subito i comitati di quartiere nelle nostre periferie, o un movimento, che si occupi dei problemi veri dei nostri quartieri abbandonati in questi anni da questa politica.

Più di 300 mila persone in questi decenni hanno lasciato le nostre periferie agricole e sottosviluppate del Sud per scegliere di vivere in una grande città. Adesso si torna al paesello. Quindi a causa del covid, un virus mortale, le nostre vecchie e abbandonate periferie risorgeranno? Pare di sì! Vogliamo essere pronti perché questa è la volta buona per cambiare in meglio questi territori. Vediamo.

C’è da registrare, intanto, che le nostre periferie non sono pronte a ricevere molta gente. Servono ingenti investimenti pubblici e privati per rendere vivibili questi luoghi. Dove prenderli? Ho fatto un sogno. Leggendo l’enciclica di Papa Francesco: “Fratelli tutti”, mi sono fermato a ragionare sulla “forma sociale della proprieta privata”: che significa in soldoni? Il Papa sostiene che “il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti è il primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale. Il diritto alla proprietà privata è un diritto secondario”. Ergo, il nostro papa Francesco, secondo me, a giusta ragione, sostiene che il concentramento della ricchezza in poche mani fa male al mondo intero.

L’1 per cento non può possedere il 90 per cento della ricchezza. Il mondo cosi si incarta. Anzi si è già incartato. Insomma, forse è arrivato il tempo dove i privilegi di alcuni non possono essere a scapito dei diritti di tutti. serve una distribuzione più equa della ricchezza. chi è stato fortunato e ha di più in questo momento deve dare di più. Senza questo principio il mondo muore, e noi non potremo più rilanciare le nostre periferie. dunque, chi ha di più intervenga subito per sanare i debiti di questo nostro Paese. solo cosi si potrà intervenire con grossi investimenti per recuperare le nostre periferie, i nostri quartieri da sempre abbandonati. non vedo altre strade per il momento. serve denaro fresco urgentemente.

Noi, con i comitati di quartiere, possiamo solo dare il nostro contributo, con idee e proposte, e basta. I casali abbandonati vanno ristrutturati, le case in pietra vanno riscaldate, le strade sistemate, i marciapiedi, i trasporti, le biblioteche, i cinema i teatri etc. Servw subito denaro. Senza investimenti è tutto più difficile. Dopo possiamo ricevere i nostri emigrati e chiunque voglia respirare aria pura nelle nostre periferie, chiunque voglia arare i terreni, seminare, avviare gli orti etc. Serve quindi una politica nuova, uomini e energie fresche all’erta per far funzionare tutto il contorno. Ma serve come abbiamo detto in primis questo benedetto denaro. Speriamo bene. Intanto vediamo con piacere che in molti borghi i primi emigrati, neo-contadini, si organizzano. Viene ristrutturata la casa che fu dei genitori, poi si compra la prima zappa, si comincia a costruire il pollaio, si compra il maialetto per allevarlo, la capretta per avere il latte etc.

Si torna all’agricoltura biologica e patriarcale. Ma la domanda sorge spontanea: le amministrazioni comunali sono pronte a intervenire in aiuto per rendere finalmente vivibili le nostre periferie? Non credo! Lo abbiamo detto, aspettano il denaro che deve giungere dal centro. Noi speriamo che venga utilizzato bene. L’Europa ci guarda e ci controlla per il denaro che invia. Siamo alla vigilia di grandi cambiamenti.

Dall’Europa quindi arriverà un fiume di denaro che, se sapremo utilizzarlo bene, cambierà la storia delle nostre periferie, di Reggio e della Calabria. Da luoghi degradati e poveri si potrà passare a centri vivibili che potranno guardare finalmente con orgoglio all’Europa. Lo ripetiamo fino alla noia. Dovrà essere migliorata la rete viaria, l’acqua dovrà arrivare tutti i giorni nelle nostre case. Bisogna attivare le fogne. I depuratori devo funzionare tutto l’anno. Ci saranno poi i marciapiedi, le piazze, i cinema, i teatri le biblioteche, i centri per giovani e per gli anziani.

Noi, col nostro comitato, seguiremo passo passo tutti questi passaggi. Se si farà tutto questo allora la storia possiamo dire invertirà la sua rotta. Il mondo delle periferie migliorerà. Serve tutto in queste periferie da anni abbandonate. Presto potranno diventare il prolungamento delle città. Illo tempore, quando i contadini vivevano in questi luoghi curavano le strade di campagna, i pendii per evitare smottamenti, curavano il territorio e lo difendevano dalle frane e dagli incendi. Insomma in un futuro prossimo, se le cose cambieranno come noi auspichiamo, le nostre periferie potranno diventare centri di ricerca scientifica, di vacanze, di turismo rurale, centri culturali. Dobbiamo avviare l’agricoltura biologica richiesta dal mercato, allevamenti, piccole aziende di trasformazione dei nostri prodotti agricoli. Centri di ricerca per utilizzare meglio il nostro bergamotto, i nostri agrumi. Questo dovrebbero farlo in primis i nostri giovani, gli immigrati. Sì, anche gli immigrati adesso servono. Potrebbero diventare piccoli imprenditori agricoli e produrre ricchezza anche per noi.

Il ritorno in periferia è un bene per tutti e una grande opportunità abbiamo detto. Però “non è tutto oro quello che luccica”. Cosa intendo dire? Attenzione che il comitato intergovernativo dell’Onu che studia i mutamenti climatici sostiene che entro 50 anni circa i mari si alzeranno di 6 metri. Scompariranno le nostre coste. Ergo, dobbiamo prepararci a queste tragedie e non lasciare tutti i problemi irrisolti a quelli che verranno. Evitiamo di realizzare ingenti investimenti sulle coste delle nostre città. Limitiamoci a sanare le ferite ed evitiamo gli scarichi fognari intanto. Piccoli investimenti dunque. Gli investimenti maggiori dovranno concentrarsi nelle periferie collinari.

Già durante le invasioni saracene le nostre popolazioni si spostava all’interno dello stivale per paura di essere deportati e depredati. Abbiamo un esempio nella città di Reggio nell’area di Sant’Agata (Cataforio, San Salvatore, Mosorrofa, Cannavò), oggi periferie abbandonate. Allora fiorivano di splendore anche culturale. Era diventata la tana dei reggini che scappavano dalla costa per sfuggire ai corsari. Reggio allora era piccola cosa. questa periferia e precisamente Cataforio fu distrutta poi dal terremoto del 1773. Fu una città indipendente fino al 1925 quando il fascismo la inglobò nella Città di Reggio facendola diventare appunto una periferia. Oggi abbandonata. Bisogna recuperarla come tutte le altre periferie. Questo è il compito del nostro comitato, per questo ci avvieremo a nascere. Il comitato dovrà essere una spina nei fianchi di questa amministrazione comunale, con la quale noi vogliamo collaborare. Devono essere risolti i problemi vecchi e nuovi. Per avvicinare le nostre periferie alla città servono quindi progetti, investimenti e tante persone di buona volontà che lavorano. Io credo che strada facendo li troveremo, ma intanto dobbiamo pensare anche a come rendere attrattive le nostre periferie. Lo abbiamo già detto. non certo chiudendo le scuole di quartiere, le farmacie, i negozi, i bar. Ma facendo invece funzionare i trasporti, sistemando le strade etc., aiutando la crescita di una economia agricola e biologica dov’è possibile. Non è un sogno. Serve anche un’industria forestale, servono allevamenti, artigianato etc.

Certo, sarà una economia svantaggiata rispetto alle pianure, quindi necessita di un reddito di base per i giovani che vogliono risiedere. Insomma, queste periferie potranno diventare sedi di ricerca scientifica, di vacanze e turismo rurale. Il nostro obiettivo sarà anche quello di fermare i giovani e dare loro le condizioni necessarie per vivere. E poi, in Calabria, i tempi hanno falciato anche la nostra storia millenaria fatta di civilizzazione greca e romana. Noi vogliamo ricordare al mondo intero la nostra storia che non è fatta come ci descrivono i giornali del Nord di ndrangheta e malaffare. In queste nostre periferie è nata la filosofia, la medicina, la scultura, il teatro e il bello che poi valicando i monti di questa regione ha raggiunto il mondo intero allora conosciuto. Intanto, tutti noi ci auguriamo che il mondo intero continui a vivere in pace per assicurare anche alle nostre periferie una speranza. le nostre famiglie vogliono restare a vivere in periferia. Il nostro mondo è la periferia. Vogliamo farla crescere questa terra dunque e ci batteremo fino all’ultimo respiro. Chiediamo subito una buona illuminazione per i nostri borghi. Vogliamo anche illuminare cultura e storia per esempio di Cataforio-San Salvatore, Mosorrofa e Cannavò e di tutte le altre periferie. A Cataforio ogni anno si svolge uno stage internazionale dove si studia il folclore, la musica. si studia la tarantella erede del kordax, danza dionisiaca della magna-grecia. Ne parla anche Aristofane, che spesso chiude le sue commedie con questa danza. Noi vogliamo rilanciare questo festival culturale.Vogliamo approfondire questo studio proponendo una scuola di ricerca sulla musica della Magna Grecia. Vogliamo tornare a produrre teatro greco: la tragedia. A questo vogliamo aggiungere uno studio approfondito sulla “questione meridionale-mediterranea”.

Mentre ragioniamo sulle periferie sappiamo bene che dopo 250 anni di crescita, dopo lo sviluppo industriale, siamo passati allo sviluppo zero. Oggi siamo sotto a causa del Covid. Per questo siamo preoccupati. abbiamo detto che il concentramento della ricchezza in poche mani è un freno alla crescita del mondo e quindi per le nostre periferie. Serve un mondo migliore. Certo molti di noi discutendo al bar si spingono a chiedere più uguaglianza, giustizia sociale e dignità umana. Togliere la ricchezza a chi ce l’ha? No, non è proprio questo che vogliamo. Abbiamo detto che vogliamo una distribuzione più equa della ricchezza. E intanto oggi chi ha di più paghi di più per sanare le ferite del Mezzogiorno e delle nostre periferie.

Vogliamo ricordare a titolo di cronaca che Platone nella sua “Repubblica” si spinse a proporre un riequilibrio sociale tra ricchi e poveri. Aristofane nelle Donne in parlamento sosteneva che le ateniesi volevano abolire la proprietà privata. L’abate Gioacchino da Fiore era quello che chiedeva con forza la giustizia sociale, dignità umana e uguaglianza tra gli uomini. Non ha avuto fortuna con queste idee. Oggi il calabrese abate Gioacchino poteva essere venerato come santo, ma non è neanche beato. La Chiesa di allora lo ha penalizzato. Quella di oggi dimenticato. Parlava di uguaglianza e la chiesa non era pronta a tanto. Lo è oggi? Forse con Papa Francesco lo diventerà.

Il nostro comitato di  lotta per le periferie è accanto ai cittadini che vogliono migliorare la vita delle nostre contrade e le condizioni sociali. Meno sperperi, meno ruberie, più distribuzione della ricchezza. per questo dobbiamo lottare. Nessuno regala niente. Le chiacchiere al bar di Pasquale sono belle ma non sono sufficienti. Di certo sappiamo che la disuguaglianza si combatte a parole da duemila anni. Bisogna passare ai fatti. È dura! partiamo da qui per risalire la china,  senza “chiacchiere e marette”.  possiamo solo dire per arricchire il nostro progetto che parlando di periferie vorremmo anche ricordare le condizioni cui vivono intere popolazioni delle periferie del mondo. Il concentramento della ricchezza in poche mani produce questi risultati ovunque. Per esempio. noi abitiamo di fronte all’Africa. un continente arretrato ma ricco di risorse naturali. Milioni di persone muoiono letteralmente tutti i giorni di fame. È una vergogna! Cominciamo anche a parlare di Mediterraneo. Serve in tempi brevi un confronto per stabilire la centralità della cultura mediterranea come punto di partenza dello sviluppo del sud del mondo. Questo nostro Mediterraneo è un mare mitico dove Omero fece navigare Ulisse. Un luogo di antichi conflitti politico-sociali ancora irrisolti. Oggi però è il passaggio obbligato tra i mercati dell’Europa con l’Africa e l’Asia. È un mare importantissimo. Per noi può essere ricchezza. Approfondiremo i rapporti. cerchiamo di conoscere meglio l’islam e di essere conosciuti.

Siamo consapevoli dei tempi cui viviamo. Se dovessimo rappresentare tutto ciò a teatro diremmo che il palcoscenico è senza attori. La politica è assente o quasi. In sala gli spettatori di oggi saranno capaci di dialogare tra loro per contribuire a cambiare le cose? Saranno capaci, in questo vuoto, di sostituirsi agli attori? (i politici) se non saranno all’altezza dei tempi e meglio infilarsi le ciabatte e stare vicini al fuoco raccontando le favole ai nipotini. A questo punto le nostre periferie dovranno ancora attendere tempi migliori. (pb)