;
Otello Profazio incanta e commuove l'Auditorium della Musica di Roma

Otello Profazio incanta e commuove l’Auditorium della Musica di Roma

di PINO NANOUn vero e proprio trionfo ieri sera a Roma, all’Auditorium Parco della Musica Ennio Moricone, per il grande concerto di Otello Profazio, giornalista, scrittore, poeta, Disco d’oro e Premio Tenco 2016. 

Otello Profazio, grandissimo interprete, musicista raro. Dopo averlo sentito ieri sera all’Auditorium di Roma mi verrebbe quasi voglia di rimettermi a lavoro, per fare della sua vita e della sua storia un docufilm, perché gli ingredienti per farne un documentario storico di grande impatto mediatico ci sono davvero tutti. Che errore non averci pensato prima. Ottantotto anni, etnomusicologo, cantautore, cantastorie, dottore in lettere classiche, memoria storica ormai della vita di interi paesi del Sud, romanzo vivente di intere generazioni di uomini, menestrello erudito e moderno, poeta filosofo storico e antropologo insieme, dentro di lui ci siamo noi e c’è la vita di ognuno di noi. 

Il concerto all’Auditorium del Parco della Musica rimarrà un evento senza precedenti, che ripropone sul palcoscenico più prestigioso d’Italia la vita e la storia di uno dei più grandi interpreti della musica folk Italiana, e cristallizza una volta per tutte nel grande album della musica internazionale il peso il valore la classe la tradizione e la bellezza delle opere di questo cantautore calabrese che ha girato il mondo, almeno 80 volte di seguito in tutta la sua vita, e che del made in Italy è oggi una delle icone viventi più reali di tutti i tempi. 

Otello è stato ancora più grande del solito. Prima chiama sul palco il suo amico Giancarlo Governi, pietra miliare della storia della RAI, per ricordare i suoi inizi e i suoi esordi televisivi, poi presenta il suo nuovo chitarrista, è suo figlio Ermanno, musicista per caso, nella vita di ogni giorno ingegnere elettronico della Eriksson a Stoccolma, e che ieri sera lo ha preso per mano evitando che suo padre dimenticasse i dettagli più importanti della sua lunga esperienza artistica, un duo commovente, a tratti tenerissimo, che riempie di musica e di parole il grande auditorium di Roma.

In prima fila c’è questa volta, forse per la loro prima volta insieme, la grande famiglia di Otello, la moglie, i figli al completo, i nipoti, in prima fila la nipotina più piccola, gli amici degli amici, un tourbillon di affetti e di emozioni che Roma rispetta e accoglie in maniera trionfale. Applausi a scena aperta e standing ovation per il vecchio grande Otello che avverte ormai il peso dell’età e gli affanni della vita. Un concerto storico questo di ieri sera, che rimarrà negli annali della storia del più prestigioso palcoscenico di Roma capitale. Una sola citazione Otello riserva alla Calabria, è quando fa il nome di Nicola Gratteri, sud e speranza insieme, e la sala esplode in un applaluso generale.

Lo si voglia o no, Otello Profazio è la Calabria, Otello è la storia di Carlo Levi, Otello è Nino Scopelliti il magistrato ucciso dalla mafia e che al liceo di Reggio Calabria era stato suo compagno di banco, Otello è quella che gli americani mi hanno insegnato a chiamare Omsic”, la malattia del distacco, della lontananza, dell’aria che ti manca quando ti allontani per sempre dal tuo paese natale, Otello è la forza della musica d’autore, che con lui si fa vangelo e documento iconografico, Otello è il ritorno alla stalla, alle nostre origini, al profumo dell’incenso dei nostri cimiteri. Otello è il passato, il presente e forse anche il futuro.  

Il concerto dell’Auditorium si chiude sulle note di Qua si campa d’aria”, il vero straordinario e bellissimo manifesto del Sud che Otello non ha mai smesso di cantare. Un milione di copie vendute, un record assoluto per una canzone dialettale come questa e per quegli anni e che ieri sera all’Auditorium gli è valsa l’ennesima interminabile e indimenticabile standing ovation. (pn)