«Eventuali spostamenti di risorse (del Pnrr ndr) devono avvenire all’interno dello stesso territorio». È quanto ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in un colloquio con La Stampa.
«Per capirci, se si tolgono finanziamenti a un Comune calabrese, devono essere dati a un altro Comune con migliore capacità di spesa o alla Regione», ha detto Occhiuto.
Sulla revisione del Pnnr, i presidenti delle Regioni hanno protestato per non essere stati coinvolti, ma «in realtà abbiamo evidenziato che le Regioni non sono mai state coinvolte, nemmeno dai governi precedenti, e questo ha senza dubbio generato progetti difficilmente cantierabili», ha dichiarato il presidente
«Bastava contare – ha aggiunto – quante ‘talpe’ per scavare gallerie abbiamo a disposizione in Italia. In Calabria abbiamo Comuni senza il capo dell’ufficio tecnico, che non hanno la possibilità di fare interventi nei tempi previsti».
Quindi, ha fatto bene il ministro Fitto a togliere 16 miliardi per progetti già avviati?, è stato chiesto al governatore, che ha detto come «intanto, va dato atto a Fitto di aver informato le regioni sugli obiettivi del suo piano di rimodulazione. Poi auspico che quelle risorse vengano effettivamente messe di nuovo a disposizione in altra forma».
Il Governatore, poi, è tornato a parlare di sanità, ricordando come «mettendo a posto i conti» della sanità calabrese, «qui ho trovato un avanzo di 200 milioni: soldi non spesi, servizi non erogati ai cittadini».
Quanto ai miliardi necessari per la sanità, «aspettiamo la legge di bilancio per verificare se la lezione del Covid è servita o meno. Ma, oltre ai soldi, servono le riforme. Per noi in Calabria, ad esempio, il reclutamento dei medici è molto difficile: vorrei poter offrire incentivi economici e di carriera ai professionisti disposti a venire a lavorare nei nostri ospedali, esattamente come già si può fare con i magistrati assegnati alle nostre procure».
Sul tema dell’immigrazione, secondo Occhiuto «In Italia manca un modello di accoglienza dei migranti, non siamo stati in grado di crearlo: è un fallimento degli esecutivi che si sono succeduti, in modo particolare delle anime belle della sinistra che hanno governato ininterrottamente negli ultimi anni».
«Centomila arrivi – ha spiegato – non possono rappresentare un problema per un Paese con 60 milioni di abitanti, anzi bisognerebbe vederli come un’opportunità. Qui da noi abbiamo tante famiglie sotto la soglia di povertà, diamo loro la possibilità di ospitare e assistere un minore non accompagnato, ovviamente con un contributo economico da parte dello Stato. Sarebbe un sistema più funzionale».
In passato «si è dovuti intervenire perché in molte regioni si era sviluppata un’industria del profitto, che lucrava sull’accoglienza dei migranti. Altra cosa è costruire un vero modello di accoglienza diffusa e di integrazione, all’insegna della sussidiarietà, per dare la possibilità a giovani e disoccupati di trasformare il problema in un’opportunità».
Come si è cercato di fare in Calabria dopo la tragedia di Cutro, attraverso «un accordo con l’associazione dei costruttori per la formazione professionale dei migranti, da impiegare nei cantieri edili, in modo da integrarli grazie al lavoro».
«Noi in Calabria abbiamo sempre accolto tutti in silenzio, con grande solidarietà – ha ricordato – ma rispetto le difficoltà degli altri governatori, che devono affrontare realtà diverse, specie nelle aree metropolitane, dove la mancanza di un modello di integrazione ha generato dei ghetti, o ad esempio, nelle stazioni divenute spesso un luogo fertile per la microcriminalità».
«Se si chiede giustamente all’Europa di assumersi le sue responsabilità, poi è necessario che ciascuno, a tutti i livelli, faccia lo stesso esercizio di responsabilità», ha concluso. (rrm)