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Gallicesi

REGGIO – L’incontro “I Gallicesi nella Seconda Guerra Mondiale”

Questo pomeriggio, a Reggio, alle 16.45, nella sala Giuffrè della Villetta De Nava, l’incontro sui soldati italiani nel Secondo conflitto mondiale.

L’evento è stato organizzato dall’Associazione Culturale Anassilaos in collaborazione con la Biblioteca “Pietro De Nava” e il patrocinio del Comune di Reggio Calabria in occasione dell’80esimo anniversario dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

Relaziona Antonino Romeo. Interviene il dott. Carmelo Covani, autore del saggio Albo d’Oro/ I Gallicesi nella Seconda Guerra Mondiale/Caduti-prigionieri-partigiani-medagliati (Leonida Edizioni). Conduce Luca Pellerone, presidente Anassilaos Giovani.

A conclusione della Grande Guerra, la Guerra patriottica, da taluni considerata anche come la 4° Guerra di Indipendenza, l’Italia vittoriosa rese omaggio ai suoi Caduti.

Nelle città e nei paesi, anche in quelli più piccoli, vennero eretti monumenti commemorativi e a Roma il 4 novembre del 1921 si svolse l’imponente manifestazione della tumulazione del Milite Ignoto che coinvolse emotivamente l’intero Paese.

La provincia di Reggio Calabria, a cominciare dal Capoluogo, dove nel 1930 venne inaugurato da Vittorio Emanuele III in persona il monumento ai Caduti, opera di Francesco Jerace, fece la sua parte al punto che moltissimi comuni dedicarono stele commemorative ai propri concittadini caduti e lo stesso fecero talune scuole, come il Liceo Classico “T. Campanella”, che commemorò i propri giovani studenti con un monumento realizzato dallo scultore Ezio Roscitano. Lo stesso non avvenne al termine della Seconda Guerra mondiale, una guerra perduta – e senza ombra di dubbio sbagliata – che si concluse nel peggiore dei modi, con un Paese diviso e distrutto materialmente e moralmente.

Eppure anche in quel conflitto terribile, magari poco sentito, i nostri soldati, male equipaggiati e senza mezzi sufficienti, nonostante le vanterie del regime fascista, diedero comunque prova di dedizione al dovere e di grande coraggio in tutti i teatri di guerra, cosa che non avvenne invece per i vertici istituzionali, sia quelli fascisti che quelli postfascisti del 25 luglio 1943 (re, principe ereditario, il Capo del Governo Badoglio e militari) che l’8 settembre 1943 fuggirono da Roma lasciando le forze armate nel più completo caos. I combattenti di quel conflitto quindi meritavano e meritano tuttora l’attenzione e il rispetto di tutti noi nonché soprattutto il ricordo. (rrc)