“L’importanza di tornare ad essere comunità” è stata l’iniziativa, durata due giorni, del progetto Ceveat (Comunità educante della Valle dell’Esaro e Alto Tirreno), selezionato dall’impresa sociale Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Gli appuntamenti delle due giornate sono stati incentrati sul rafforzamento dei legami comunitari e sulla condivisione di valori all’interno della società, organizzati dalla Cooperativa Hoplà, ente capofila del progetto, in collaborazione con quattro partner della provincia di Cosenza, ovvero: il Comune di Altomonte, Oltre le barriere – Odv, Pro Loco di Roggiano Gravina e Hotel Barbieri.
La prima giornata ha avuto come oggetto un convegno tenuto nella sala consiliare del Comune di Altomonte sul tema del “fare comunità”.
«Per educare bisogna essere educati, per parlare di comunità bisogna partire da una comunità. Altomonte racchiude i principi della comunità: la condivisione, il senso di appartenenza e le tradizioni», ha affermato Esperia Piluso, presidente dell’associazione “Oltre le Barriere” nel corso della giornata inaugurale di “L’importanza di tornare ad essere comunità”.
E riferendosi alle tradizioni, in aggiunta, la presidente dell’associazione partner del progetto Ceveat ha ricordato una donna emblema della comunità altomontese, Angiolina Caparelli, scomparsa di recente: «Era una memoria storica e punto di riferimento», ha aggiunto.
Ad aprire i lavori del convegno è stata, invece, Elvira Berlingeri, assessora alla Cultura e Pubblica istruzione di Altomonte, che ha portato il saluto dell’amministrazione comunale sottolineando come il contributo di «ogni realtà di un territorio sia importante nella vita di una comunità».
Maria Rosa Vuono, presidente della Cooperativa Hoplà, ha presentato, invece, le potenzialità del progetto Ceveat mettendo in luce come una comunità acquisisce significato quando diventa consapevole delle proprie vocazioni, risorse, talenti e opportunità, trasformando queste consapevolezze in progetti da consegnare alle nuove generazioni: «Una comunità deve essere sì legata alle tradizioni, ma ciò che la rende tale è un progetto, è il futuro», ha dichiarato.
A seguire, don Giuseppe Barbati ha parlato del ruolo essenziale della chiesa come attore e costruttore di comunità e di come i cambiamenti del nostro tempo hanno messo a prova anche la comunità cristiana. E’ stata, quindi, la volta di Laura Barbieri, imprenditrice e rappresentante dell’Hotel Barbieri, ente partner del progetto, che ha portato il punto di vista della ristorazione che, negli anni, ha visto il cambiamento della propria comunità, come ad esempio l’apertura di un ristorante in feste come il Natale. «Anni fa questo era impensabile, ma è una richiesta che evidenzia anche la solitudine delle persone», ha spiegato ricordando anche come il cibo ha un valore sociale di identità e appartenenza a una comunità.
A scendere, invece, nello specifico delle «sfide del nostro tempo» è stata la psicologa Roberta Artusi spiegando come gli individui, oggi, vivono più focalizzati su obiettivi stabiliti dalla società e non sui valori: «Vivere i valori anche se non si raggiungono gli obiettivi può fare la differenza», ha dichiarato l’esperta.
La giornata di convegno è proseguita con silenzio, suoni e ritmo intesi come linguaggio del momento esperienziale guidato dall’educatrice Francesca Paletta e dalla musicoterapeuta Lucia Malfone. A concludere la sessione di questa prima giornata di eventi Ceveat è stata Esperia Piluso, con un invito a tornare ad essere comunità e persone.
La seconda giornata, invece, ha avuto come protagonisti gli esperti dell’associazione partner “Oltre le Barriere” che hanno tenuto un incontro nella comunità oratoriale di Altomonte. Don Giuseppe Barbati, parroco di riferimento, ha dato il benvenuto a tutti i presenti valutando questo evento come «un’opportunità per costruire la comunità civile e la comunità cristiana».
Più di cinquanta bambini e adolescenti – accompagnati da genitori, catechisti e diverse persone del territorio – hanno partecipato a questa iniziativa e condiviso la loro idea di comunità. «È un insieme di persone che si aiutano a vicenda», ha detto Francesco di 11 anni; «La chiesa, la scuola sono una comunità», ha aggiunto Mario di 10 anni.
I bambini, inoltre, interrogati su se Altomonte sia una comunità o meno hanno risposto con un “Sì!” deciso e strillante.
Nel corso della seconda giornata era presente anche Emilia Romeo, assessore alle Politiche sociali del Comune di Altomonte che ha specificato come questo territorio abbia accolto il progetto Ceveat con entusiasmo, considerandolo un’iniziativa arricchente. «Gli spunti di questa giornata possono aiutare a realizzare i vostri sogni», ha affermato l’assessora rivolgendosi ai partecipanti.
Successivamente, guidati dalla musicoterapeuta Sonia Falcone, i bambini si sono immersi nella rappresentazione di un re che cercava la felicità, mettendosi in ascolto, lasciandosi guidare e scoprendo quanto sia importante prendersi cura dell’altro. Per concludere l’evento di questa seconda esperienza Elvira e Silvio, del centro socio-educativo “Raggio di Sole”, hanno salutato tutte le persone, ringraziando per la loro partecipazione.
Le due giornate Ceveat sono state significative per rinforzare il tessuto sociale e riscoprire i valori di cooperazione e solidarietà, essenziali per una comunità che aspira a crescere insieme e a valorizzare le sue tradizioni in un contesto contemporaneo. (rcs)