Caro bollette, Anci Calabria lancia la protesta dei sindaci calabresi: Si spengono le luci di un monumento pubblico

I sindaci calabresi hanno aderito all’iniziativa simbolica di protesta indetta dall’Anci, che prevede, per la giornata di domani, di spegnere l’illuminazione, alle 20, di un monumento pubblico contro il caro bollette.

A tal proposito, il presidente di Anci CalabriaMarcello Manna, ha scritto ai parlamentari calabresi, «per sottoporre ed evidenziare la gravità venutasi a creare nei comuni calabresi – già fortemente sottoposti a crisi finanziaria pressoché strutturale – a causa dei marcati rincari, dell’energia elettrica in particolare, i cui effetti già in fase previsionale rendono difficoltosa la quadratura dei bilanci di previsione in corso di elaborazione».

«Tale problematica – ha spiegato – è stata oggetto di discussione in sede di Direttivo ANCI a Roma, alla cui riunione abbiamo partecipato e al termine della quale il Presidente Antonio De Caro, che ha lanciato l’allarme settimane fa, ha proposto come Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, di chiedere al Governo Centrale di provvedere a determinare urgenti misure a sostegno per le nostre amministrazioni, poiché il rialzo dei costi dell’energia rischia di colpire molto duramente non solo i bilanci dei comuni, ma avere una pesante ricaduta sui servizi erogati ai cittadini. In effetti, mentre le voci di spesa legate all’esercizio della pubblica illuminazione mettono fortemente a repentaglio la tenuta dei bilanci, i piani dei costi dei servizi rivolti ai cittadini lievitano con l’inevitabile effetto di aumenti tariffari che in questo momento di difficoltà legato al Covid determinerebbero inevitabili tensioni di carattere sociale».
«Chiediamo, dunque – ha concluso –  il Vostro impegno di Parlamentari per sensibilizzare il Governo ed assumere in sede legislativa provvedimenti atti a sostenere i comuni e fronteggiare le stringenti difficoltà attraverso la istituzione di un “fondo per la compensazione di maggiori costi sostenuti dagli enti locali per l’incremento della spesa di energia elettrica e del gas” così da evitare l’interruzione o la limitazione di pubblici servizi essenziali. Va precisato che, in atto, è previsto solo un parziale e limitato intervento che riguarda alcuni oneri di spesa e per il solo primo trimestre, mentre occorre assicurare certezza ai comuni per l’intero anno considerando che, nella elaborazione dei bilanci, occorre adeguarsi agli esosi preventivi di consumi presunti pervenuti a cura dei fornitori». (rcs)

Caro bollette, Il sindaco di Fuscaldo scrive ad Anci: Prospettiva disastrosa per i Comuni senza intervento

Il sindaco di Fuscaldo, Giacomo Middea, ha scritto ad Anci Calabria e ai colleghi sindaci, ribadendo che «dobbiamo chiedere allo Stato di farsi carico di trasferimenti erariali straordinari e ad hoc, per compensare i costi in esubero conseguenti all’incremento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas».

«Urgono interventi tempestivi – ha evidenziato il primo cittadino – e mi appello a tutti Voi, affinché la nostra voce arrivi al Governo. Quanto sta accadendo è sconcertante e le misure fino ad ora adottate appaiono carenti ed insufficienti ed un nostro diretto interesse, volto a promuovere azioni a nostra tutela ed a tutela dei cittadini, diventa, a questo punto, indifferibile».

«È, infatti – si legge nella lettera – fin troppo evidente che, dinanzi a questo sconfortante “panorama”, due sono le strade che un Comune, in solitudine, può affrontare: tagliare risorse su settori strategici ed essenziali o aumentare la pressione fiscale sui propri concittadini. Ipotesi a mio avviso impercorribili, in quanto incompatibili con i bilanci comunali e con i princìpi di veridicità, attendibilità, correttezza, coerenza e congruità degli stessi». (rcs)

 

A Parma premiata la Polizia Municipale di Reggio con il Premio Sicurezza Urbana 2021

Prestigioso riconoscimento per la Polizia Municipale di Reggio Calabria, che è stata premiata con il Premio Sicurezza Urbana, conferito nel corso dell’Assemblea annuale dell’Anci a Parma.

Il Corpo reggino, infatti, è stato selezionato insieme a poche altre analoghe realtà, da un’apposita commissione composta da esponenti della stessa Associazione Nazionale dei Comuni e da funzionari del Ministero dell’Interno, tra centinaia di candidature pervenute. 

Grande soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, sottolineando come tale riconoscimento sia «una bella e meritata soddisfazione e soprattutto un grande motivo d’orgoglio per l’intera città».

«La Polizia municipale di Reggio Calabria – ha proseguito il primo cittadino – si conferma un’istituzione in grado di esprimere in ogni circostanza alti valori umani e indiscusse capacità professionali, svolgendo quotidianamente un’opera di prossimità di fondamentale importanza a tutela del cittadino, della sicurezza e della legalità. Un lavoro che negli ultimi due anni ormai di emergenza sanitaria, ha acquisito un rilievo e una centralità estremamente rilevanti in ragione delle nuove criticità che la pandemia ha generato, specie sul piano sociale e con riferimento alle fasce più fragili della nostra comunità».

«Al Comandante Salvatore Zucco, a tutti gli operatori e al personale che opera all’interno del nostro Corpo – ha concluso il primo cittadino – rinnovo pertanto le più vive e sentite congratulazioni a nome mio e dell’intera città di Reggio Calabria».

Soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore comunale alla Polizia Municipale, Paolo Brunetti, che ha evidenziato, in modo particolare, «l’impegno e la dedizione dimostrati dai nostri agenti, con in testa il Comandante Zucco, in occasione dell’emergenza epidemiologica da Covid 19, con attività di supporto alla popolazione e di controllo del territorio, anche attraverso l’utilizzo di strumenti di alta tecnologia. Un lavoro incessante che merita di essere sottolineato e che oggi, non a caso, viene riconosciuto ed esaltato anche in ambito nazionale». (rrm)

Afghanistan, Magorno: Anci adotti iniziativa di solidarietà avviata a Diamante

Il senatore di Italia Viva e sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, ha rivolto un appello all’Anci, affinché adotti l’iniziativa di solidarietà per le donne afghane e il popolo afghano avviata a Diamante, ovvero uno striscione, esposto sulla facciata principale del Palazzo di Città, ispirato al murale di Cristina Paladino, realizzato nel corso della prima operazione murales del 1981.

«Si tratta – ha spiegato Magorno – di un gesto simbolico che vuole testimoniare la vicinanza della nostra comunità al popolo afgano, un gesto che sarebbe bello vedere in ogni comune italiano per questo propongo che Anci adotti ufficialmente questa iniziativa anche perché oltre al dovere dell’accoglienza abbiamo la necessità di non spegnere i riflettori su questa drammatica situazione». (rcs)

Fondi per la Coesione 2021-17, Falcomatà: Coinvolgere i Comuni nella programmazione

Il sindaco di Reggio e responsabile Anci per il Mezzogiorno e le Politiche per la coesione territoriale, Giuseppe Falcomatà, è intervenuto nel corso della riunione organizzata dal Dipartimento per le Politiche di Coesione sulla bozza di Accordo di Partenariato per la programmazione delle risorse della Politica di Coesione nel periodo 2021-2027, e ha ribadito la necessità di coinvolgere i Comuni nella programmazione.

Il Sindaco ha definito “continua e proficua” la collaborazione fra l’Associazione dei Comuni Italiani ed il Dipartimento, subito dopo aver ascoltato e appezzato le parole della ministra Mara Carfagna, intervenuta in apertura della sessione odierna. 

«Come Anci – ha detto il responsabile per il Meridione – siamo molto contenti di partecipare a questo incontro, che segna una nuova tappa del percorso positivo portato avanti fino ad oggi con il tavolo di partenariato».

Entrando nel merito delle questioni ancora aperte, Falcomatà ne ha evidenziate cinque. La prima: «Rispetto al Pon Metro chiediamo che si confermi e si rafforzi il ruolo degli organismi intermedi. Nelle discussioni emerse nell’ambito del tavolo di partenariato si è parlato, giustamente, di una complementarità anche rispetto alla programmazione regionale. Ben venga, non si può lavorare a comparti stagni ma, allo stesso tempo, come Anci, rimarchiamo la necessità di mantenere autonomia decisionale sull’intero ammontare che l’accordo attribuisce ai fondi del Pon».

Il secondo punto, poi, riguarda prevalentemente le Città medie: «Se è da salutare con favore l’integrazione del Pon Metro con interventi destinati alle aree periferiche e svantaggiate dei Comuni capoluogo delle regioni sviluppate, occorre collaborazione nella definizione delle modalità di selezione delle aree target, e delle modalità di attuazione degli obiettivi stessi».

«Terzo elemento sul quale vorrei si riflettesse – ha proseguito Falcomatà – riguarda le strategie per le Città Medie a valere sulla programmazione regionale. In questo caso, chiediamo che si trovino soluzioni utili a ridurre la frammentazione nella pianificazione delle diverse regioni. Una maggiore coerenza, infatti, riteniamo sia indispensabile per il mutuo apprendimento e per il monitoraggio degli obiettivi da raggiungere».

Quindi, un passaggio dedicato alle Aree interne ed alle strategie di attuazione di finanziamento delle stesse: «Bisogna garantire un opportuno e congruo finanziamento per molti piccoli comuni che, in sinergia tra di loro, in questi hanno portato avanti le zone interne. Consentitemi di dirlo, da sindaco metropolitano di 97 Comuni spesso piccoli e incastonati nell’entroterra, l’idea di sostenerli attraverso i Por ed un ulteriore cofinanziamento andrebbe a risolvere diversi problemi e ad intervenire sul fenomeno dello spopolamento dei territori che è, di anno in anno, in crescita».

Nel segnalare, con favore, il Programma nazionale capacità per la Coesione finanziato con 1,3 miliardi in sostituzione del vecchio Pon Governance, Giuseppe Falcomatà ha affermato come, dai tavoli di partenariato, «non siano ancora emerse le modalità di attuazione dello stesso programma» ed ha chiesto, anche per questo, «un forte coinvolgimento di Anci». 

Infine, il responsabile per le politiche del Mezzogiorno ha rimarcato «il buon lavoro fatto dai tavoli di partenariato», ribadendo la necessità che i Comuni «vengano coinvolti non soltanto nella fase di destinazione delle risorse, ma anche nella parte strettamente legata alla programmazione delle strategia per l’indirizzo dei fondi stessi». (rrc)

Una proposta di legge per il ripopolamento dei Borghi d’Italia

di DEMETRIO CRUCITTI – Garantire lo sviluppo dello smart working nei borghi d’Italia, col fine di incentivarne il ripopolamento progressivo e permanente, e per migliorare la qualità della vita dei lavoratori. È questo l’obiettivo della proposta di legge per il ripopolamento dei Borghi d’Italia, ispirata e ideata da Francesco Maria Spanò, membro del Cts del club I borghi più belli d’Italia, presentato ieri mattina presso la sede dell’Anci, l’Associazione dei Comuni Italiani.

La proposta di legge si compone a partire da quattro pilastri, elaborati in tre articoli: il ripopolamento dei borghi d’Italia, una nuova e più versatile definizione di smart working, garanzia dei servizi essenziali e di incentivi volti alla migrazione presso i piccoli comuni, la valorizzazione del territorio e delle attività locali e artigianali.

«La rinascita dei piccoli borghi è vitale per la ripartenza del Paese ed è fondamentale il ruolo che può avere la tecnologia», ha commentato il senatore Bruno Astorre, primo firmatario del disegno di legge.  La proposta mira a creare un nuovo sistema cittadino grazie all’ausilio della tecnologia. L’obiettivo è rianimare i borghi grazie alla versatilità che il digitale garantisce: rendere i piccoli comuni dei centri innovativi per la vita lavorativa di tutti coloro che sceglieranno, grazie a incentivi per il lungo periodo, di risiedere lontano dalle città metropolitane ma in un ambiente «a misura d’uomo».

Secondo Astorre, «È ora di ripensare la morfologia dell’Italia come un sistema diffuso che valorizzi la nostra identità culturale. Sono i borghi del Paese i primi detentori di questa eredità ultramillenaria. Il ripopolamento dei piccoli comuni e dei nostri magnifici borghi rappresenta la principale sfida che abbiamo davanti, proprio per non disperdere quelle straordinarie ricchezze di cui essi sono fatti. E la pandemia, pur con tutti i disastrosi effetti che ha prodotto sul tessuto sociale ed economico del Paese, le centinaia di migliaia di vittime che ha mietuto, può offrire lo spunto per ripensare un modello di rinascita per i piccoli comuni. Comunità con meno di 5 mila abitanti, disseminate lungo la dorsale appenninica e sull’arco prealpino, comprese le isole maggiori, che rappresentano oltre il 70 per cento dei quasi 9 mila comuni italiani, con una popolazione di 11 milioni di cittadini.

La strategia nazionale per le aree interne ideata e avviata un decennio fa proprio per contrastare la marginalizzazione e il declino oggi può trovare nel lavoro agile (smart working) un ulteriore elemento di forza. Vivere e lavorare nei piccoli borghi, rafforzando le reti digitali e sfruttando le potenzialità dello smart working, è una possibilità tutt’altro che remota e impraticabile.

Il lungo anno di pandemia ha favorito questo processo. Molti lavoratori in regime di smart working hanno scelto ed apprezzato il lavoro svolto nel proprio comune natale, contribuendo ad una oggettiva rivitalizzazione dei piccoli centri. Questa inversione di tendenza non solo va colta, ma va resa strutturale. Ed è proprio questa la finalità del presente disegno di legge di delega».

«Pendolari, studenti, o, più semplicemente, lavoratori in regime smart working – ha spiegato Spanò – hanno scelto di permanere, durante l’annus horribilis, nella città natale, favorendo il ripopolamento dei piccoli comuni a scapito delle aree metropolitane. Un’inversione di tendenza che dobbiamo accogliere: adesso abbiamo la possibilità di dare nuova linfa a quei borghi, gioielli italiani, fino a oggi troppo spesso dimenticati. Adesso è il momento di riappropriarci del nostro patrimonio culturale, fatto di queste piccole realtà, che hanno il potenziale per diventare hub di idee e creatività».

«I nostri territori – ha dichiarato Riccardo Varone, presidente Anci Lazio – hanno vissuto per anni il fenomeno dello spopolamento, una goccia cinese che ha solcato le tante piccole realtà che costellano il Lazio e l’Italia intera, fatta di borghi, di tradizioni antiche, di volti e personaggi che con il tempo rischiano di scomparire ed essere dimenticati, ora è il momento di invertire la tendenza, riappropriarsi delle proprie radici e ricostruire se stessi e quelle realtà che hanno solo bisogno di un soffio per spazzare via la polvere posatasi sopra di esse per tornare a brillare. Abbiamo un patrimonio importante, un tesoro unico che grazie alla sensibilità di leggi come questa può tornare ad essere un vanto e una modalità di vita nuova, un’occasione importante per cittadini e amministratori che Anci Lazio accoglie con estrema positività».

Il disegno di legge di Bruno Astorre prevede:

  • riconoscimento di incentivi fiscali e contributivi ai datori di lavoro che promuovono lo svolgimento nei piccoli comuni dell’attività lavorativa in modalità di lavoro agile, per un periodo non inferiore a cinque anni, nonché a quelli che avviano, nei piccoli comuni, progetti di riorganizzazione e riqualificazione degli spazi dell’impresa per favorire il lavoro condiviso tra lavoratori in lavoro agile, nel rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro;
  • riconoscimento di agevolazioni fiscali e di detrazioni delle spese documentate per favorire l’acquisto e il recupero di immobili abbandonati, nonché per favorirne, per un periodo non inferiore a dieci anni, l’abitazione a un prezzo simbolico e la ristrutturazione, prevedendo, altresì, a tali fini, procedure amministrative semplificate da parte delle sovrintendenze locali;
  • riconoscimento di agevolazioni fiscali per favorire l’insediamento di nuovi residenti nei piccoli comuni, con particolare riferimento ai nuclei familiari con indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) inferiore a euro 40.000;
  • concessioni di mutui agevolati per gli investimenti necessari a favorire lo sviluppo tecnologico dei piccoli comuni, con particolare riferimento alle attività finalizzate a consentire lo svolgimento dell’attività lavorativa in modalità di lavoro agile;
  • riconoscimento di agevolazioni fiscali e di detrazioni delle spese documentate per garantire e completare la diffusione della rete a banda ultra larga per lo svolgimento nei piccoli comuni dell’attività lavorativa in modalità di lavoro agile;
  • adozione di misure adeguate a facilitare l’accesso dei servizi pubblici essenziali nei piccoli comuni.  (dc)

 

L’OPINIONE/ Marcello Manna: La Calabria e il futuro

di MARCELLO MANNA – È un tempo in cui è necessario, oltre che opportuno, chiedersi quale progetto per il futuro della nostra regione. Ci sono le risorse del Recovery fund, nello stesso tempo sono previste le elezioni del nuovo governo regionale, ci sono emergenze che da tempo attendono risposta. Una classe politica degna di questo nome deve affrontare con estrema determinazione e in poco tempo questi temi.

Servono programmi realizzabili, progetti esecutivi che consentono di aprire immediatamente i cantieri. Serve una idea di valorizzazione dei nostri territori, che sono particolarmente ricchi di attrattive turistiche e enogastronomiche, e di tanto altro.
Abbiamo numerosi impianti di acque termali; piccoli ma indispensabili porti turistici; siti che consentono anche il turismo religioso; siti archeologici e per ultimo, ma non per ultimo, eccellenze enogastronomiche, tanto da far dire alla ambasciatrice del Libano in Italia, di recente in visita in Calabria, di quanto sia attrattiva la nostra regione e dell’interesse che suscita ad importanti investitori economici.

L’elenco potrebbe continuare, ma qui è necessario capire se e come intervenire per il rilancio della nostra regione. Le emergenze sono tante. Quella occupazionale e sociale in primis. L’emergenza abitativa (da quanto tempo non si propone una politica che si occupa della richiesta abitativa della nostra regione.)

Bisogna programmare la autosufficienza degli impianti sul tema dei rifiuti. Il ritardo su questa materia è enorme. Predisporre quanto necessario per intercettare i finanziamenti per gli impianti idrici e depurativi. Su questo tema, siamo tra le ultime regioni d’Europa. Tanti temi che meriterebbero un nuovo modo di affrontare la programmazione regionale.

Un cantiere delle idee da predisporre velocemente per individuare gli obiettivi primari, e scongiurare il distacco della regione dallo intero paese. Il ruolo centrale che abbiamo geograficamente nel mediterraneo possa diventare centrale anche per scambi commerciali economici e culturali di tutti i paesi che si affacciano sul mediterraneo. Abbiamo bisogno di tutto questo. Di progetti ambiziosi ma possibili.

Un ruolo concreto dovrà svolgerlo l’Anci regionale. Sono gli amministratori e i sindaci calabresi che possono concorrere verso una idea progettuale concreta, determinata e pragmatica. I sindaci e gli amministratori locali ai quali va riconosciuto la conoscenza capillare del territorio e dei problemi. Quelli che sono in prima linea ogni giorno a fronteggiare le grandi criticità del nostro territorio e del nostro tempo, privi per lo più di adeguati mezzi.

L’Anci, ritengo, non dovrà più solo intervenire quando c’è da risolvere una emergenza o una criticità. L’Anci dovrà essere un organismo consultivo e propositivo per il governo regionale. Pensare di costituire degli ambiti territoriali omogenei che possano presentare una offerta turistica, enogastronomica e naturalistica che ponga le basi per uno sviluppo anche della politica del lavoro e dalla occupazione. I nostri territori e le nostre città, legate da una idea di sviluppo di ambito territoriale, che deve esser fatto proprio dalla politica regionale e nazionale. Le politiche sociali devono vedere le amministrazioni comunali in prima linea nei progetti di riforma ripensando allo assetto regionale complessivo.

Mai più imbarazzanti silenzi in campo urbanistico, di sviluppo del territorio o ancora peggio sulla sanità. L’ambizione di avere un ente regionale che funziona le cui riposte non tardano ad arrivare, superando i gravi e inescusabili silenzi che hanno accompagnato da sempre e accompagnano la macchina amministrativa.

Il ruolo dell’Anci che interrompe, per il ruolo ambizioso che deve avere ,il distacco della nostra regione dall’Italia.
La Calabria non deve diventare una isola staccata per crisi finanziaria economica, lavorativa dal resto dell’Italia. Non è questa l’isola che vogliamo. Il cambiamento non passa guardando gli altri. Siamo noi, chi parteciperà alle elezioni e verrà eletto, quelli che dovranno far percepire che una delle più belle regioni del nostro paese è anche una delle più efficienti, solidali e moderne. (mn)

Sindaco di Rende

Falcomatà (Anci): È il momento di riformare ruolo del sindaco

«La misura è colma, chi fa il sindaco non può continuare a caricarsi di immani responsabilità senza nessuna tutela. E’ il momento di riformare questo ruolo, i sindaci di tutta Italia lo stanno chiedendo, il Parlamento ed il Governo non possono voltarsi dall’altra parte». È quanto ha ribadito Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio e delegato al Mezzogiorno e alla Coesione Territoriale di Anci, che ha partecipato alla manifestazione nazionale a Roma promossa dall’Associazione nazionale dei Comuni Italiani.

Complessivamente, sono oltre 600 i sindaci che hanno preso parte alla manifestazione pubblica di Anci. Un evento organizzato per sollevare l’attenzione della politica nazionale sul tema delle tutele da riconoscere al ruolo dei Sindaci, temi sui quali i primi Cittadini si stanno confrontando in queste ore per elaborare una serie di proposte correttive, da far pervenire a Governo e Parlamento, che consentano loro di continuare a lavorare per le comunità in un clima di maggiore serenità.

«Basta pacche sulle spalle che suonano come schiaffi – ha aggiunto Falcomatà intervenendo di fronte alla platea dei colleghi alla riunione del Consiglio Nazionale di Anci – dobbiamo reagire con forza, ne va della dignità delle istituzioni che rappresentiamo. Di fronte a questi schiaffi dobbiamo avere il coraggio di non porgere più l’altra guancia, ma di reagire chiedendo tutele per chi si carica della responsabilità, e dell’orgoglio, di rappresentare la propria comunità, lavorando quotidianamente in trincea, con rischi di ogni genere». (rrm)

 

Anci e Ance chiedono rafforzamento degli Enti locali e semplificazione delle procedure

L’Associazione Nazionale Costruttori Edili – Ance e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani – Anci, hanno proposto la realizzazione di una piattaforma comune di proposte per garantire la rapida esecuzione degli interventi del Recovery plan e rilanciare l’economia del territorio, oltre che il potenziamento delle strutture tecniche delle amministrazioni locali per superare la cronica carenza di personale qualificato impegnato nella realizzazione delle opere e della manutenzione del territorio.

La proposta è stata avanzata al termine di un incontro a cui hanno preso parte, per Anci, il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto e il sindaco di Firenze, Dario Nardella e, per Ance, il presidente Gabriele Buia, alla luce dell’avvio, da parte del premier Mario Draghi, di un iter di condivisione con i territori sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

«Allo stesso tempo – ha affermato il sindaco Nardella – vi è un’assoluta necessità di una semplificazione delle norme e delle procedure per l’apertura dei cantieri pubblici, sfoltendo in particolar modo l’iter autorizzativo a monte della gara d’appalto, principale responsabile dei ritardi insostenibili con i tempi di attuazione del Pnrr».

«Il presidente di Ance, Gabriele Buia, a nome dei costruttori, ha invece insistito sulla necessità che ogni revisione del codice appalti garantisca la più ampia partecipazione alle gare da parte delle imprese».

Infine, il sindaco Occhiuto ha lanciato un forte allarme, condiviso dal Presidente Buia, sul ddl sulla rigenerazione urbana. Per Occhiuto il provvedimento ora all’esame del Senato, contiene norme che bloccano gli interventi anziché agevolarli, per questo va completamente ripensato e riscritto, lasciando autonomia e flessibilità agli Enti locali.

Così, come per i rappresentanti delle due Associazioni, è necessario garantire la proroga del Superbonus 110%, semplificandone l’accesso, vero strumento fiscale attualmente a disposizione per la riqualificazione degli edifici.

Senza un intervento deciso sulle procedure e un rafforzamento delle amministrazioni pubbliche locali, il Paese rischia di perdere l’occasione di sfruttare il Recovery plan per dare avvio a una nuova stagione di crescita sostenibile e di benessere collettivo. (rrm)

Recovery Plan, Ernesto Magorno scrive al vicepresidente vicario dell’Anci Candia

Il senatore di Italia Viva e sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, ha scritto al vicepresidente vicario dell’Associazione Nazionale Comuni ItalianiAntonio Candia, e per conoscenza ai presidenti della Provincia della Calabria, al sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria e ai sindaci calabresi, in merito al Recovery Plan approvato dal Governo, che «la ignora e la penalizza, allontanandola sempre di più dal resto del Paese».

«Il mancato inserimento – ha scritto Magorno – di investimenti fondamentali, l’assenza di ogni minima progettualità per la rete infrastrutturale e logistica della nostra Regione, dall’alta velocità all’intera rete ferroviaria sulla dorsale ionica fino alla piattaforma logistica dell’area portuale di Gioia Tauro, costituiscono un punto di non ritorno rispetto al quale la mobilitazione deve essere massiccia, e chiamano in causa un diretto protagonismo di tutte le Amministrazioni Locali rappresentate dall’Anci».

«Molti sindaci – ha spiegato il senatore – hanno già fatto sentire la propria voce con documenti in cui rivendicano il ruolo di unici e autentici rappresentanti dei territori, evidenziando le criticità, le carenze, le esigenze, le aspettative, i piccoli e grandi problemi con cui quotidianamente si misurano. Adesso, serve un ulteriore atto di coraggio e di responsabilità, che non può essere affidato ai singoli sindaci urgente, al contrario, una risposta organizzata, forte e ben visibile, che metta il Governo di fronte ai propri errori e sia finalizzata a riportare, nel più breve tempo possibile, la Calabria nell’agenda nazionale».
«È il momento di fare squadra – ha sottolineato – e di attivare ogni strumento possibile per colmare il gravissimo vuoto di memoria che ha subito la Calabria nel Recovery Plan. L’associazione dei Comuni ben sa quanto questa dimenticanza senza precedenti possa complicare la vita dei calabresi, e impedirci di consegnare alla next generation qualcosa di concreto che vada oltre le inutili dichiarazioni d’intenti. In ballo vi è una straordinaria opportunità che, in Calabria, a causa della negligenza del Governo, potrebbe svanire nel nulla e non segnare, per come dovrebbe essere, la principale leva di ripresa dall’emergenza sanitaria ancora in corso».
«Il più grande piano di rilancio per il futuro dell’Italia – ha detto ancora Magorno – non può ignorare una Regione intera: non spendersi oggi vorrebbe dire compromettere il futuro e condannare la Calabria a un’insopportabile condizione di fragilità ed emarginazione. Credo che, mai come ora, un intervento compatto e vigoroso da parte dell’Anci possa essere così determinante soprattutto per evitare che l’impegno di tanti sindaci sia strumentalizzato e tatticamente utilizzato per meri scopi politicisti».
«Spetta all’Anci – ha spiegato il senatore Magorno – farsi carico delle istanze avanzate in questi giorni dai sindaci calabresi che, giustamente, chiedono più coinvolgimento, più attenzione, più risorse, più servizi, una sanità efficiente, in grado di garantire i livelli essenziali di assistenza. Una Sanità che deve ritornare a essere gestita dalla Regione Calabria!».
«Pertanto, mi rivolgo a Lei affinché, a nome di tutti i sindaci della Calabria – ha concluso – si faccia interprete di questa battaglia di giustizia e di verità per riscattare il destino della nostra terra che, evidentemente nei piani del Governo, può essere condannata all’irrilevanza, ignorando però che senza il traino del Sud, l’Italia continuerà ad arretrare rispetto all’Europa ed al mondo intero». (rcs)