di FRANCESCO RAO – Porto di Gioia Tauro, il futuro della Calabria parte da qui: fino a pochi anni fa era il simbolo di un fallimento, con licenziamenti e perdita costante di traffico. La ripresa ha ha cancellato ogni ombra.La centralità nel Mediterraneo, il nuovo management che ha preso la gestione, l’intermodalità e, soprattutto, la direzione del commissario contrammiraglio Agostinelli: sono tanti i fattori del nuovo successo di Gioia. Porto di rilancio non solo della Pina ma di tutta la Calabria. Ne abbiamo parlato con il commissario Andrea Agostinelli, che attende una meritata riconferma alla guida dell’Autorità Portuale.
– Dal 5 novembre 2015 lei è stato nominato Commissario straordinario dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro.Il Decreto della sua nomina, firmato allora dal ministro dei Trasporti, le conferiva un mandato particolarmente complesso. Siamo nel 2021 e il lavoro svolto, nell’esercizio della funzione, durante questi anni le ha consentito di portare a termine l’incarico ricevuto? Potrebbe illustrarci quali sono i dati salienti di questo percorso soprattutto i risultati che lei ha conseguito?
«Guardi, mi piace sottolineare come i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Quando sono stato nominato commissario straordinario, il Porto viveva una crisi gravissima. I traffici erano a picco ed i contenitori calavano anno dopo anno. Ne abbiamo perso il 34% negli ultimi 8 anni. Ci furono anche quasi 400 licenziamenti e altri 500 furono minacciati in un’autentica macelleria sociale. Nel 2020 abbiamo fatto 3.150.000 contenitori movimentati. Abbiamo inaugurato una nuova ferrovia portuale, intermodalità che ci mancava da 15 anni e risultati sono sotto gli occhi di tutti».
– Spesso quando si parla di Sud il primo pensiero che ricorda la mente afferisce alle varie devianze sociali che alle opportunità offerte dal territorio. Anche il mare va incluso nel territorio di uno Stato e di porti rappresentano un mezzo per rappresentare appunto rendere circolare non solo il processo di sviluppo economico ma anche le opportunità di crescita mi riferisco al gettito fiscale destinato allo stato che rende possibili tali azioni in collaborazione con i titolari delle concessioni governative il porto di Gioia Tauro potrà superare e potrei recuperare quella centralità che la posizione geografica ha provveduto a conferire naturalmente?
«Lei dice bene. Il porto di Gioia Tauro ha una grande centralità geografica geopolitica direi anche. Però è sempre mancato qualcosa. Io credo che dovremmo sviluppare un concetto come quello nella zona economica speciale con la nomina recente della nuova commissaria straordinaria comitato di indirizzo la professoressa Nisticò affronteremo l’opportunità e l’ipotesi di istituire una zona franca doganale nel porto di Gioia Tauro e naturalmente avremo noi carico di sviluppare il tema della logistica portuale, perché il nostro scopo da oggi in avanti sarà quello di cercare di fare aprire i contenitori nella zona retro portuale. Questo sarà veramente prossimo obiettivo importante per il porto di Gioia Tauro».
– Il canale di Suez posizionato a Sud del mondo rende possibili numerosi collegamenti intercontinentali per il trasporto dei container che viaggiano su grandissime navi per raggiungere le rispettive destinazioni, in passato seppure il porto calabrese fosse immediatamente raggiungibile molte navi hanno preferito Rotterdam a Gioia Tauro. Per quale motivo si è verificato ciò?
«Guardi, mi permetto di dire che Rotterdam non è il nostro competitor. Non è la nostra pietra di paragone. Piuttosto lo sono i porti del Mediterraneo della sponda africana, mi riferisco a Port Said, mi riferisco a Tangeri, al porto del Pireo in Grecia, questi sono i nostri concorrenti. Ciò che oggi ha pesato, fino ad oggi, voglio dirlo, ma non da domani, ha pesato la mancanza della intermodalità, la mancanza della ferrovia e non dimentichiamo che rispetto ai paesi della sponda africana pesa molto il costo del lavoro».
– I dati di movimentazione odierna, come accennava prima, presso il porto di Gioia Tauro rappresentano un trend positivo rispetto al passato. I pregressi risultati, oltre al mancato sviluppo socio economico in parte destinato al territorio in termini gettito fiscale per l’erario, approssimativamente a quanto potrebbero ammontare annualmente in termini di perdite di mancato incasso per la fiscalità Italiana?
«I dati precisi non li conosco. Però conosco gli studi che sono stati effettuati da serissimi istituti legati anche all’istituto San Paolo di Torino sulla portualità nazionale intesa come sistema. Noi abbiamo perso a favore dei porti del nord Europa ma anche a fa purtroppo con i porti della sponda africana noi perdiamo 1.500.000 contenitori all’anno. Questo può significare tre miliardi di euro produttività sottratta alle imprese e quattro miliardi di euro sottratti al gettito fiscale. Ripeto, sto parlando come sistema portuale nazionale, ricordando comunque che Gioia Tauro ha una gran parte del movimento contenitori, siamo il Porto leader in Italia».
– Dal suo punto di vista, quali sono i punti di forza strategici che Gioia Tauro come porto possiede e sino ad ora non sono state praticamente messa a sistema?
«Mi faccia sottolineare quali sono i nostri punti di forza perfettamente sfruttabili. Sono i nostri fondali meravigliosi che possono accogliere le navi più grandi del mondo. Solo nel Porto di Gioia Tauro, per quanto riguarda la portualità nazionale, solo Valencia per quanto riguarda l’area del Mediterraneo europeo. Questi sono dei punti di forza che noi sfruttiamo perfettamente nella nostra opera e la nostra funzione amministrativa e costantemente indirizzata a mantenere questo primato. Poi ci sono dei progetti che noi abbiamo per migliorare le cose e ancor prima di parlare della ferrovia, io parlerei anche di una diversificazione sia delle attività portuali sia delle funzioni portuali. Noi abbiamo un progetto che stiamo portando avanti faticosamente vista la burocrazia imperante in Italia ma con grande determinazione per un bacino galleggiante e quindi introdurre nuove funzioni nel porto di Gioia Tauro, quale quella della riparazione navale. Avremo i clienti per questo bacino galleggiate e ripeto, il nostro sogno è quello di aprire i contenitori nel nostro retroporto».
– La governance che praticamente lei come dire a disposizione di cui può godere per sviluppare tale azione è in linea con quelle che possono essere le necessità oppure andrebbero rivisitate alcuni aspetti secondo il suo punto di vista?
«Io sono commissario come ha detto lei da più di 5 anni. Abbiamo lavorato abbiamo lavorato con le mani nude e abbiamo trovato dei risultati. Ho l’orgoglio di dire che nella serie infinita dei commissariamenti calabresi, il commissariamento dei porti ha portato qualche il risultato senza dover fare paragoni. Certo, una governance stabile manca da 7 anni e da tre ministri dei trasporti. Speriamo che presto il governo voglia mettere mano anche alla governance, perché vedete, non si tratta di un nome e un cognome che farà il presidente di questa autorità di sistema portuale è una questione organizzativa e gestionale che ci pone in ritardo pubblico di quattro anni rispetto alle altre Autorità di sistema portuale italiane».
– Recentemente è stato attivato il collegamento con la rete ferroviaria, quindi noi abbiamo un gateway a tutti gli effetti. Questo ennesimo risultato porterà davvero allo sviluppo reale il porto di Gioia Tauro?
«Mi faccia dire che è stato un grande successo. La ferrovia mancava. Abbiamo speso 19 milioni di euro. Abbiamo costruito una ferrovia portuale, un autentico gateway portuale che mancava e che è perfettamente in linea con gli standard europei. Sono arrivati i primi 2 treni e nel 2021 avremo servizi ferroviari regolari. È vero, non bisogna nasconderci dietro un dito. Il problema sarà immettere questa questo servizio ferroviario in reti ferroviarie e mi riferisco alle reti ferroviarie tirrenica, ionica, adriatica che non sono idonee a ricevere servizi ferroviari con standard europei, mi riferisco ai convogli di 750 metri. Questo evidentemente non è un mio problema ma io guardo con grande interesse alla volontà del governo di investire nelle infrastrutture meridionale.
– La Zona Economica Speciale, istituita in Calabria, ha conferito una certa centralità al Porto di Gioia Tauro e tutto ciò potrà dare vita ad un sistema di sviluppo strutturale anche per l’intera area portuale, dove oltre ai movimenti di containers possa esserci l’avvio di un sistema economico circolare capace di generare ed attrarre investimenti ma anche investitori, disposti a diventare in un certo qual modo partner del Porto che si trova nel cuore del Mediterraneo. Affinché avvenga ciò, quali saranno i passaggi ed percorsi che si dovranno praticare nel medio e nel lungo periodo?
«Nel medio periodo la capacità di fare logistica portuale. Faccio solo un esempio: nel 2021 inaugureremo un capannone della logistica straordinario, costato 10 milioni di euro, che potrebbe essere insieme alla ferrovia un volano virtuoso per partire con la logistica portuale. Nel lungo periodo, le dicevo, con la professoressa Nisticò inizieremo a parlare dell’istituzione di una zona Franca doganale. È un procedimento lungo, come al solito in Italia, però è un procedimento in cui noi crediamo molto. Per lo sviluppo, come lei diceva, di un’attività industriale nelle aree retro portuali e voi sapete quanto sono importanti queste aree e quanto si dibatta su queste aree, perché c’è un contenzioso tra la Regione Calabria e il Corap e anche con l’Autorità portuale per una porzione di queste aree retro portuali che saranno, ripeto, importanti per lo sviluppo della logistica».
– Gli scali Hub della sponda del Sud del Mediterraneo, come diceva prima lei, hanno incrementato negli ultimi anni la propria quota di mercato portuale in maniera significativa grazie anche all’avanzamento di infrastrutture come Tanger Med, PortSaid che stanno mettendo in difficoltà gli Hub di transhipment del Sud Italia e dunque Gioia Tauro. Quali sono le strategie dell’Authority calabrese e se ve ne sono dell’Esecutivo nazionale per promuovere lo scalo di Gioia Tauro e rilanciarlo a dovere nella competizione internazionale?
«Le ho detto prima, noi non abbiamo una strategia, noi abbiamo già conseguito questi risultati. Nel 2021 e io aggiungerei anche 2022, arriveremo a fare un ennesimo dragaggio delle acque portuali. Questo significa che noi manterremo per i prossimi 10 anni la possibilità di ospitare alle nostre banchine le più grandi navi del mondo. La ferrovia l’abbiamo inaugurata, il terminalista armatore a sua disposizione il più grande terminal contenitori d’Europa perché si sviluppa su 1.700.000 m², credo che ne possa disporre di un Terminal più grande solo nel deserto dell’Arabia Saudita. Quindi questo dice tutto, i risultati noi abbiamo già conseguiti».
– Lo aveva detto prima: il modello Rotterdam non è quello che ci riguarda. Generalmente nel mondo di chi osserva le dinamiche portuali parte il fascino per il sogno o per l’utopia. Gioia Tauro, può diventare come Rotterdam?
«Io dico di sì. Una volta era una simulazione affascinante, ci fu un famoso servizio televisivo che lo affermava, oggi è un sogno meno irraggiungibile mi creda. Se il canale di Suez e Gioia Tauro, permettetemi la simulazione, diventassero il Nord del mondo, tutta la penisola sarebbe un immenso retro porto. Noi ne abbiamo le capacità. Quanto a Rotterdam non è la nostra pietra di paragone per un semplicissimo motivo: i terminal di Rotterdam sono automatizzati. Per noi è fantascienza pensare di trasformare il nostro terminal in un terminal olandese perché dovremmo mandare a casa 650 persone. Questa è la realtà. Va bene così, noi ci teniamo al nostro terminal con i suoi 1200 portuali.
– Una domanda molto personale. Gioia Tauro è porto più importante transhipment dell’Italia. Non crede che meriterebbe un presidente in grado di agire nella pienezza dei poteri conferiti dalla Legge 84/94 e successive modifiche, perché come diceva prima lei è un commissario che ha lavorato – parere mio personale -espletando un grandissimo lavoro che è evidente, ma servirebbe la stabilità e come mai tutto ciò ancora non arriva?
«Sono d’accordo con lei. È una domanda che bisognerebbe fare alla politica. Noi abbiamo ricevuto sempre e sono venuti spesso il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti a vedere la realtà di Gioia Tauro. Quello che lei dice trasforma questa realtà in un paradosso. Io lo chiamo il paradosso Gioia Tauro. La Calabria deve conoscere questo fatto di avere un Porto di richiamo internazionale, un Porto che potrà dare benessere lavoro anche nei prossimi nei prossimi 10 anni. Certo una governance stabile, ripeto, è imprescindibile ma ripeto ancora una volta, non è una questione di nomi è una questione di organizzazione di gestione».
– L’assegnazione di Reggio Calabria e Villa San Giovanni all’Autorità portuale dello Stretto che fa capo a Messina, sottraggono alla ZES della Calabria due importantissime realtà operative. Moltissime persone, magari privi della contezza tecnica del settore, potrebbero pensare: pur essendo realtà calabresi, come mai vengono assegnati ad realtà portuali che non sono calabresi? Tutto ciò comandante, dal suo punto di vista, era proprio necessario in termini di scelta?
«Non mi esprimo su una volontà politica. Lì ci fu la volontà politica di un ministro dei Trasporti di costituire l’Area portuale dello Stretto di Messina che avrebbe compreso Gioia Tauro e il porto di Messina. Gioia Tauro come porto capolista e porto siciliano di Messina. Poi le cose cambiarono e fu costituito il sistema portuale dello Stretto con capolista Messina che ha attratto sotto la sua competenza i porti calabresi di Villa San Giovanni e di Reggio Calabria. Io non do un giudizio di questo. Certamente, i porti di Villa San Giovanni e di Reggio Calabria orbitano nello Stretto di Messina e quindi probabilmente il sogno del Ministro si è in qualche modo avverato. Mi lasci dire, il Porto di Gioia Tauro è poco omogeneo alla natura degli altri porti, mi riferisco a Villa San Giovanni a Reggio Calabria soprattutto il porto siciliano di Messina».
– Prima di salutarla e ringraziarla, vorrei chiederle quale augurio vuole inviare alla Calabria ed ai Calabresi il Commissario dell’Autorità portuale di Gioia Tauro
«Ma gli auguri sarebbero tanti guardi e la ringrazio per questa domanda. Io dico alla Calabria alla società civile, alla politica della Calabria, di avere come centro della propria attenzione il Porto di Gioia Tauro che è una meraviglia sul panorama portuale nazionale. Dico ai terminalisti di credere nelle potenzialità di questoPorto. Dico ai portuali di amare il proprio lavoro di sviluppare il culto del lavoro, perché io ricordo ancora quattro anni fa i gruppi dei quali sotto la mia sede che imploravano di non essere licenziati di tornare a lavorare. Oggi c’è anche troppo lavoro. È il momento della rinascita. Grazie per la vostra attenzione». (fr)