di PINO NANO – La motivazione del Premio è categorica «La professoressa Anna Sergi ha contribuito allo sviluppo della criminologia europea con studi su un importante problema criminale, ovvero la criminalità organizzata, in particolare la ‘Ndrangheta, e le organizzazioni mafiose collaterali».
Credo che un ricercatore – in questo caso una studiosa di alto profilo come lei, nata e cresciuta tra Limbadi e Cosenza – non potesse aspettarsi premio più ideale e motivazione più corposa e completa di questa.
Anna Sergi, a giudizio della Giuria Internazionale che ha deciso il Premio è «Pensatrice di spicco» e «autrice e saggista prolifica». Per il mondo universitario inglese, dunque, la criminologa italiana, di origini calabresi, in questi anni ha superato sé stessa, conquistando un record di eccellenza unico nella storia della criminologia.
Nella motivazione ufficiale del prestigioso riconoscimento alla ricercatrice italiana si fa anche infatti l’elenco delle sue pubblicazioni, che sul tema è poderoso: “37 articoli su riviste internazionali, 7 volumi e 22 capitoli di libri”. Tutto questo, per la #SocietàEuropeadiCriminologia (ES) è una «testimonianza della sua eccellenza», e con una motivazione che la dice lunga sul valore professionale di questa brillante studiosa che lavora presso il Dipartimento di Sociologia dell’università di Essex in Gran Bretagna: “Il Premio #EarlyCareerESC2023 riconosce e consacra il notevole contributo scientifico di un criminologo europeo nei primi dieci anni di carriera”.
È la stessa direttrice del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Essex, professoressa Linsey McGoey a manifestare tutta la soddisfazione del Campus inglese dove Anna Sergi ha percorso le tappe fondamentali della sua carriera universitaria: «Insieme a tutti i colleghi, sono felice per Anna. Questo riconoscimento del suo lavoro è meritato, e sono sicura che il Centro di Criminologia celebrerà il suo successo insieme a lei».
La cerimonia di consegna del Premio si svolgerà il prossimo 6 settembre a Firenze, nel corso della Conferenza Internazionale della Società Europea di Criminologia che si svolge appunto in Italia. Il comitato del premio – riconosce che il «corposo lavoro» di Anna Sergi come ricercatrice nella sua carriera non solo soddisfa ma supera lo standard di «eccezionale produzione scientifica». Insomma, più di così si muore.
Le sue ricerche si focalizzano sullo studio della criminalità organizzata e della giustizia penale comparata. Ha pubblicato in numerose riviste ‘peer review’ in criminologia su argomenti relativi alle mafie italiane sia in Italia che all’estero, nonché sulle strategie di contrasto della criminalità organizzata. Nell’autunno 2015 ha lavorato come consulente presso l’Australian Institute of Criminology, a Canberra e come Research Fellow presso la Flinders Law School, ad Adelaide. Nel 2017 è stata visiting researcher presso l’Università di Montreal in Canada ed è Fellow internazionale all’Università di Melbourne. Anna Sergi è presidente del Early Career Researchers Network della British Society of Criminology (BSC), ed è membro del suo Comitato esecutivo in qualità di coresponsabile del comitato post-laurea. Tra novembre 2012 e dicembre 2015 è stata caporedattore della newsletter, membro del comitato esecutivo dell’ECPR Standing Group on Organized Crime.
«Sento che questo Premio – questa la prima reazione della professoressa Anna Sergi alla notizia del prestigioso riconoscimento – rafforza la mia identità Europea come ricercatrice. Premiandomi per la mia produzione scientifica, vengono riconosciuti anche il mio forte desiderio di contribuire alla conoscenza critica della mia Calabria tramite il mio lavoro di ricerca».
Ma non soddisfatta di questo, la studiosa calabrese va ancora oltre e spiega quello che probabilmente è un dettaglio della sua sfera professionale più riservata: «I premi – dice – possono essere interpretati in tanti modi diversi, a seconda del momento in cui si ricevono, del motivo e anche di chi è presente a testimoniarlo. Questo premio arriva in un periodo di incertezze delle scelte. Partecipo alle Conferenze della Società Europea di Criminologia dal 2011 e alla cerimonia della premiazione vedrò molti volti della mia comunità. Mostrerò un volto serio e imparziale, ma sarò commossa e orgogliosa. Ringrazio l’Università di Essex e la Società Europea di Criminologia».
Ma una studiosa come lei ha mai immaginato di far rientro in Italia?
La risposta che dà la studiosa non lascia dubbi sul rapporto viscerale che la stessa ha conservato con la sua terra di origine e quindi con l’Italia: «Da migrante all’estero il ritorno in Italia è un grandissimo punto fermo nella mia vita, e non escluderei la Calabria, ma a condizioni giuste».
Il messaggio è chiaro.
Per la studiosa calabrese è questo l’ennesimo riconoscimento professionale alla carriera. Anna Sergi oggi è Vicedirettore del Centro di Criminologia all’Università di Essex. Dopo aver completato la laurea quinquennale in giurisprudenza in Italia, all’Università di Bologna nel 2009, laureandosi con il massimo dei voti (cum laude) in Procedura Penale Internazionale ed europea, finisce a Londra per un “Master of Law” (LL. M.) in Diritto Penale, più esattamente Criminologia e Diritto Penale, al King College, di Londra. Una volta chiuso brillantemente il suo Master inizia a lavorare nel settore privato per un anno, prima come stagista presso il “Dipartimento Forensics e Riciclaggio di denaro” di Pricewaterhouse Coopers a Milano, e subito dopo sbarca all’Ufficio Legale di Withers LLP a Londra.
Nel 2014, dicevamo consegue un PhD in Sociologia, con specializzazione in Criminologia, presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Essex, dove si specializza in Ricerca e Analisi dei grandi fenomeni di criminalità organizzata nel mondo, ma l’occasione è quella giusta anche per specializzarsi in Diritto Penale Comparato. Per Anna Sergi sono gli anni delle prime pubblicazioni importanti, e i suoi primi lavori finiscono sulle riviste più prestigiose di criminologia internazionale. Alla fine, nel settembre 2015, corona il suo sogno, diventa docente di criminologia presso la stessa l’Università di Essex, e qualche mese più tardi viene chiamata come consulente all’Australian Institute of Criminology di Canberra, e subito dopo, come se tutto questo già non bastasse da solo a dare l’idea delle sue capacità, ad Adelaide come Research Fellow presso la Flinders Law School.
Una carriera tutta di corsa, dunque, ma vissuta e costruita a migliaia di chilometri lontana da casa, tra uno scalo aereo e l’altro, tra un jet lag e un seminario internazionale, a diretto contatto, sempre e comunque, con il fior fiore della Giurisprudenza penale internazionale e della Sociologia. Ma è mai possibile mi chiedo che all’Università della Calabria, dove raccontano da mesi di cercare “cervelli di ritorno” – non ci sia un angolo utile per questa studiosa? Che poi, secondo me, tornerebbe utile per il Campus e la storia stessa dell’Università di Arcavacata. (pn)