Roberto Occhiuto “in Libertà” promuove la conta degli azzurri a Roma

di SANTO STRATI – A buona ragione il governatore della Calabria Roberto Occhiuto rivendica il diritto di una conta “aggiornata”di Forza Italia. I numeri realizzati in Calabria da Forza Italia (32%a, grazie anche e soprattutto all’instancabile supporter Francesco “Ciccio” Cannizzaro, giustificano la nascita di una nuova corrente di Forza Italia (ma ce ne sono mai state quando c’era Silvio?). E nonostante Occhiuto ripeta che «è solo un’iniziativa per discutere insieme su come rendere Forza Italia e il centrodestra un po’ più liberali», da troppe parti si mormora che si tratti di una manovra, da fine e gran politico, per usurpare il “trono”  del segretario Tajani e prenderne il posto.

A ben vedere, però, non sarebbe un obiettivo di immediata realizzazione, ma va considerata, piuttosto, come una significativa “prenotazione” per il futuro, mettendo avanti numeri e risultati.

La Calabria ha una solida storia di personaggi politici che hanno “amministrato”da posizioni diverse il Paese: Giacomo Mancini, Riccardo Misasi, giusto per fare qualche nome, e non è inimmaginabile la proiezione “nazionale” di Occhiuto come futuro segretario di un partito ancora in cerca di una precisa identità “liberal-centrista” dopo la scomparsa di Berlusconi.

In tanti avevano profetizzato  la scomparsa di Forza Italia, dopo la morte del fondatore e “padrone”, ma avevano sottostimato la voglia di centro che è radicata tra gli italiani, sempre più smarriti tra una sinistra divisiva e rancorosa e una destra che conosce poco la moderazione. C’è, obiettivamente, una grande voglia di centro, soprattutto tra i non-elettori volontari, ovvero tra molti di coloro che non vanno più a votare perché disgustati dalla politica e privi di qualunque motivazione ideologica, pur mantenendo, in realtà, una forte propensione a seguire e occuparsi di politica.

Quest’area, a dir poco immensa, di elettori mancati non soltanto costituisce un pericoloso vulnus al sistema democratico, ma rivela la necessità che la politica torni sul territorio ad animare le piazze, a ricreare “scuole di partito”, ad avvicinare e formare i giovani.

E qui risalta in assoluta evidenza che esiste un vuoto al “centro”, nel senso che serve agli elettori un riferimento più concreto e deciso che riaccenda gli animi e rifaccia palpitare i cittadini (come avveniva fino agli anni Settanta). In questi ultimi 55 anni, dalla nascita delle regioni in avanti, s’è registrato un continuo senso di disillusione e di stanchezza nei confronti della politica, oggi più che mai meno rappresentativa e sempre più spesso con una classe dirigente raccogliticcia e priva non soltanto di qualunque appeal politico, ma anche di competenze e capacità.

Occorre tornare a fare Politica (con la lettera maiuscola) perché è il popolo che lo richiede, lo stesso che si ritiene legittimato a disertare le urne, stante l’attuale legge elettorale che, non a caso, è stata ribattezzata porcellum dal suo stesso ideatore Calderoli. Una nuova legge elettorale è quanto mai indispensabile se si vuol far tornare alle urne gli elettori, tenendo conto, ovviamente, della necessità di legalizzare con apposita legge il voto a distanza (dai più considerato terrore della destra e  company) che consenta a lavoratori, studenti e comunque a tutti i fuori sede di poter partecipare alle elezioni.
Solo per fare un esempio, si consideri la vicenda Calabria col suo modesto 44% di votanti alle ultime consultazioni di ottobre: su un milione e ottocentomila circa di aventi diritto al voto, almeno seicentomila vivono fuori della regione pur conservando la residenza. Cosa significa? che la percentuale di voto rapportata agli effettivi residenti sarebbe non del 44% bensì oltre il 55%. E questo valore si potrebbe applicare alle altre astensioni registrate nelle ultime elezioni regionali, senza tuttavia sottovalutare l’impatto negativo di quanti per fare pace con se stessi preferiscono disertare le urne, esprimendo indifferenza (e qualche volta disprezzo) verso la politica e per come viene fatta oggi.

In questo scenario, l’iniziativa di Roberto Occhiuto di mettere in piedi una “corrente” battezzata “in libertà” esprime in pieno l’intuito politico del Presidente della Calabria e  una lunga visione che gli deriva da tantissimi anni spesi da politico. Ha cominciato a 23 anni come consigliere comunale e prima di diventare, la prima volta, Presidente della Calabria era capogruppo dei deputati azzurri alla Camera.

Qual è il vero obiettivo? Gli osservatori sono divisi, ma ai più risulta evidente che i tempi non sono maturi per un “rovesciamento” dell’attuale Segreteria: bisognerà aspettare il prossimo anno (2027) quando andranno gestite le elezioni politiche che vedranno, con larga probabilità, la riconferma dell’attuale premier con un successo non inaspettato. Quello che, invece, conterà, riguarda la coalizione che dovrà costituire il futuro esecutivo del Meloni 2: ci sono all’orizzonte gli spazi del centro che Lega e Fratelli di Giorgia non riescono a captare e le piccole formazioni (Noi Moderati) stentano a far propri. E qui prevale l’idea che sia Forza Italia, una “nuova” Forza Italia, a seminare e raccogliere nuovo consenso mettendo in crisi (si fa per dire…) il partito di Giorgia Meloni e la Lega, quest’ultimo in affanno di identità. Salvini ha avuto l’intelligenza di sorridere e far sorridere il Sud, con poco entusiasmo dei veteroleghisti, ma la raccolta non ha dato i risultati sperati, nonostante la buona semina.

Ci sono, però, da considerare gli investimenti prossimi futuri che riguardano il Mezzogiorno e in particolare, Calabria e Sicilia: Ponte, Alta Velocità, strade e autostrade. Una barca di miliardi che andrà gestita – si spera – tenendo solo in mente il bene comune e non interessi personali o elettoralistici.

Si tratterà di avviare un nuovo modo di intendere la politica avvicinandola al territorio per venire incontro alle esigenze dei cittadini e far partire, al Sud, un vero piano di crescita e sviluppo che – se decollasse – sarebbe davvero inarrestabile.

L’intero Paese, questo è chiaro, non va da nessuna parte senza l’apporto più che significativo del Mezzogiorno, probabile locomotiva di un futuro di crescita e benessere. Quindi, la mossa di Occhiuto  non è “sabotare” Tajani e la sua segreteria, ma mettere una seria ipoteca (viste anche le simpatie e gli endorsement rivelati da Marina e PierSilvio Berlusconi nei suoi confronti) sul futuro management di Forza Italia. Cominciando anche dalla comunicazione: da questo punto di vista è molto probabile che il Presidente della Calabria, da vicesegretario diventi presto anche portavoce di Forza Italia, perché – è evidente – che la narrazione di un centro da rendere coeso e politicamente fruttuoso richiede una strategia di non basso profilo. E in questo, Occhiuto ha sempre mostrato di saperci fare, seguendo visione e prospettive, anche se qualche volta – sbagliando – fa prevalere la logica dell’”uomo solo al comando”, ma spesso indovinando le mosse strategiche che gli hanno portato successo.

Per Tajani, a fine mandato, nei primi giorni del 2027 (quando si tratterà, appunto, di preparare le elezioni politiche) non mancano alternative di livello: il Quirinale (dove, tranne Draghi e Casini, non ci sono seri competitor), oppure un incarico internazionale che premi le esperienze maturate prima come Presidente del Parlamento   Europeo e poi come ministro degli Esteri.

Con queste premesse, domani a Palazzo Grazioli (che fu la casa romana di Berlusconi) e oggi ospita la Stampa Estera) non ci saranno scintille, ma evidentemente una prima conta su chi sta con chi.

Maliziosamente, qualcuno, ha addebitato a Tajani il suggerimento di “disertare” l’invito di Andrea Ruggeri (ex deputato azzurro, giornalista e uomo onnipresente nei salotti che contano), ma riteniamo troppo intelligente il ministro degli Esteri per temere attacchi sotterranei. Non convengono a nessuno, ma una prima conta farà solo che bene al partito-non partito che deve decidere un suo ruolo preciso nello scenario della politica nazionale.

La tentazione (e l’ambizione) di far crescere consenso in quel centro smarrito e in cerca di riferimenti è fin troppo evidente e questo, sì, potrebbe creare qualche fibrillazione nella coalizione, che – in tal caso – peccherebbe di superficialità ignorando i guai veri della sinistra che cerca di capire dove andare e come recuperare credibilità. Così come sono ingiustificate le palpitazioni dei neo consiglieri azzurri calabresi: Occhiuto non ha alcuna intenzione di abbandonare la “nave” calabrese (almeno per il momento) per fare il segretario azzurro. Ci sono tempi e modi e il Presidente, pur nel suo frenetico e inarrestabile modo di agire, capisce bene che, qualche volta, correre non è salutare. Piccoli passi portano benessere e stabilità: l’obiettivo vero è far crescere il consenso.

Il modello di seduzione – è chiaro – è quello mutuato da Silvio Berlusconi: Roberto Occhiuto (56 anni) ha dimostrato di saper conquistare contemporaneamente grandi industriali che guardano a nuove attrazioni d’investimento al Sud e semplici cittadini che difendono il proprio territorio e quanti chiedono, amareggiati per i figli che vanno via, di fermare l’emorragia di giovani dalla Calabria. Impresa ai più impossibile, ma non per lui. Auguri.

La nuova bella sede a Roma dell’Associazione Italiana Coltivatori (AIC)

«Questa sede nasce per rendere più efficace la nostra azione a sostegno delle imprese agricole e delle comunità rurali, dando continuità a un percorso che unisce competenze, responsabilità pubblica e capacità di elaborazione». È quanto ha detto Giuseppino Santoianni, presidente di Aic – Associazione Italiana Coltivatori, nel corso dell’inaugurazione della sede della Direzione generale Aic, avvenuta a Roma nei giorni scorsi.

Presenti, al taglio del nastro, il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani; il vice segretario generale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Marco Villani; il Sottosegretario all’Agricoltura Patrizio La Pietra; il Presidente della Commissione Industria e Agricoltura del Senato Luca De Carlo; il Presidente della Commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto; la Presidente della Commissione sulle Condizioni di lavoro in Italia e sugli infortuni della Camera Chiara Gribaudo; numerosi parlamentari e rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni del mondo produttivo tra i quali l’on. Alfonso Pecorario Scanio Pres. Fondazione Univerde, l’on. Alessandro Colucci, l’on. Raffaele Nevi, il Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, il Presidente del Consiglio della Regione Lazio Antonio Aurigemma, l’assessore all’Agricoltura della Regione Calabria Gianluca Gallo, il Presidente di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) Livio Proietti, il direttore di AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) Fabio Vitale, il Presidente di Eurispes Gian Maria Fara.

Non ha voluto far mancare il suo augurio il Vice Presidente esecutivo per la Coesione e le riforme della Commissione europea Raffaele Fitto che ha inviato un videomessaggio con il quale, sottolineando il valore dell’Aic e il ruolo dell’agricoltura nell’agenda politica ha dichiarato: «L’Aic è un’organizzazione con una storia lunga e preziosa e l’agricoltura è e continuerà ad essere un settore strategico per questa Commissione».

«Abbiamo voluto cambiare approccio in modo netto – ha aggiunto – invertire la prospettiva e riportare gli agricoltori al centro dell’azione europea come alleati indispensabili delle sfide che abbiamo davanti. La Commissione ha approvato un pacchetto di semplificazione per rendere la Pac più flessibile e meno burocratica e ha avviato la strategia per le nuove generazioni, perché il futuro del settore dipende dalla capacità di attrarre giovani, competenze ed energie».

«Le organizzazioni come l’Aic, che rappresentano il mondo agricolo, le consideriamo un interlocutore privilegiato – ha detto il ministro Tajani – perché noi siamo responsabili, come Ministero degli Esteri, anche del commercio internazionale, quindi promuoviamo tutto ciò che riguarda l’export, ma anche il saper fare del nostro sistema imprenditoriale agricolo».

«Confrontarci con le organizzazioni agricole – ha proseguito – diventa per noi sempre più importante; infatti, anche nella riforma del Ministero degli Esteri appena presentata, ci sarà una Direzione Generale della Crescita, quale punto di riferimento di tutte le imprese che operano al di là dei confini nazionali».

«La vostra nuova sede – ha concluso – non è solo uno spazio fisico, è un segnale di vitalità e di impegno crescente verso il futuro del mondo agricolo e per voi la mia porta è sempre aperta per un dialogo costruttivo, continuo e concreto».

Il Sottosegretario Patrizio La Pietra, nel suo intervento, ha evidenziato il valore dell’associazionismo come infrastruttura sociale per le politiche pubbliche sottolineando che «le Associazioni sono interlocutori essenziali per la crescita del settore e il Governo è particolarmente attento alle realtà associative, perché tramite esse possiamo avere stimoli, contatti con la base e individuare strategie future».

«Quanto al settore della pesca – ha aggiunto – che sta vivendo un momento di crisi strutturale, bisogna riconoscere che non è stato mai attenzionato adeguatamente e oggi vive una fase di forte criticità, quindi basta tagli indiscriminati delle giornate di pesca senza supporti scientifici certi perché i pescatori sono custodi del mare e rappresentano identità e comunità. Il lavoro che stiamo facendo in Europa è possibile anche grazie al supporto delle associazioni di categoria senza un preventivo e chiaro confronto per poter prevedere risposte adeguate».

Nel corso dell’iniziativa il Presidente Santoianni ha richiamato l’attenzione sulle prospettive della Pac e sulle difficoltà del comparto cerealicolo: «Se la revisione della Pac dovesse andare in una direzione penalizzante per le imprese, il rischio è quello della scomparsa di molte aziende».

«Già oggi – ha aggiunto – si registrano segnali preoccupanti, con produttori, in particolare in Molise, che valutano di non seminare perché producono a costi elevati e competono con grano importato a prezzi bassissimi».

«Dobbiamo decidere – ha evidenziato – se puntare sulla qualità e sulla sicurezza alimentare o accettare prodotti di provenienza incerta. Serve preservare la nostra produzione nazionale ed evitare che il mercato venga saturato da arrivi massicci senza adeguati controlli. Non tutelare le filiere significa non tutelare i cittadini».

In chiusura Santoianni ha ribadito l’impegno dell’Associazione: «Le imprese agricole e della piccola pesca affrontano sfide complesse tra volatilità dei prezzi, accesso al credito, burocrazia, concorrenza sleale, cambiamenti climatici».

«AIC vuole contribuire a costruire risposte tangibili – ha concluso – che mettano al centro le persone e i territori. La nostra ambizione è portare ai tavoli istituzionali una visione del settore che valorizzi lavoro dignitoso, qualità delle produzioni, sostenibilità ambientale e centralità delle filiere locali».

L’inaugurazione si è conclusa con un momento conviviale con speciali degustazioni curate dagli Chef Enzo e Laura Barbieri con prodotti che rappresentano alcune eccellenze agroalimentari degli associati AIC.

Il bilancio della tre giorni forzista a Reggio
Tajani: «Si può fare davvero molto per il Sud»

Chiusa la tre giorni di Forza Italia che ha chiuso il tour “Radici del Sud”, è tempo di bilanci e di prospettive immediate.

Antonio Tajani, ministro degli Esteri, vicepremier e segretario di Forza Italia non ha dubbi sui risultati di tale assise: «Non sono venuto qui per un gesto di amicizia verso Occhiuto e Cannizzaro o per il partito in Calabria. Sono qui perché ero convinto che si dovessero accendere i riflettori internazionali su questa parte d’Italia, per far capire quali sono le potenzialità di questo nostro Meridione. Questa tre giorni ha dimostrato che si può fare veramente molto per il Sud».

Soddisfatto il deputato forzista Francesco Cannizzaro artefice e regista di questa tre giorni: «Ce la possiamo fare? – ha detto ai giornalisti e all’affollata platea del Kalura di Catona – Assolutamente sì, perché il Sud negli ultimi anni ha rialzato la testa. Il percorso è già tracciato, lo dobbiamo proseguire con contenuti, impegno e obiettivi. Quello che abbiamo fatto oggi non è stato tempo perso».
Chiuso il sipario degli Stati generali, ora si apre il capitolo elezioni.

Occhiuto conferma le dimissioni
e lancia le elezioni: si voterà a ottobre?
«Non potevo tollerare mesi di immobilità»

Agli Stati generali del Sud di Forza Italia in corso a Catona (Reggio Calabria) con la regia del deputato azzurro Francesco Cannizzaro, tiene la scena da protagonista il presidente Roberto Occhiuto. Dimissionario e candidato, «attuale e futuro presidente» lo presenta Cannizzaro, e lo sostiene il ministro degli Esteri Antonio Tajani, giunto a Reggio con grandi esponenti forzisti (praticamente tutto lo stato maggiore). Occhiuto ha confermato che ufficializzerà le dimissioni la prossima settimana: entro 10 giorni il presidente del Consiglio regionale dovrà convocare l’assemblea per decretarne lo scioglimento. Si voterà a ottobre e Tajani annuncia che la rielezione di Occhiuto sarà il trampolino di lancio per le elezioni politiche del 2027.

Occhiuto ha spiegato che i tempi della giustizia non sono quelli della politica: la Regione è ingessata, ogni attività è praticamente immobile: «Non potevo aspettare dicembre per la conclusione delle indagini e l’auspicata archiviazione delle accuse contro di me».

Il 14 dicembre Antonio Tajani in Calabria

Sabato 14 dicembre il segretario nazionale di Forza Italia, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministroper gli Affari Esteri e la Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sarà in Calabria.

Lo ha reso noto il deputato e segretario regionale di FI, Francesco Cannizzaro, spiegando come Tajani sarà nella regione «per una serie di importanti incontri politici ed istituzionali a cui non ha voluto assolutamente rinunciare nonostante gli innumerevoli impegni già previsti nella sua agenda».

Il vicepremier sarà sabato, alle 9.30, al Cedir di Reggio Calabria per intervenire al convegno Minori non accompagnati. Storie, sogni, speranze. Alle 10.30, Tajani si sposterà a Motta San Giovanni, dove sarà insignito del premio “Il Minatore d’Oro.”

Alle 17 sarà al T-Hotel di Lamezia per la conferenza con i quadri dirigenziali di Forza Italia Calabria per annunciare i tanti nuovi Sindaci ed Amministratori aderenti al partito azzurro. (rrc)

L’OPINIONE / Giuseppe Nisticò: Antonio Tajani al Congresso di FI ha dimostrato di essere il vero erede di Berlusconi

di GIUSEPPE NISTICÒ –  Si è svolto a Roma al Palazzo dei Congressi dell’Eur, con grande successo il 23-24 febbraio, il Congresso Nazionale di Forza Italia.

Al Congresso sono intervenuti importanti politici del Ppe come Manfred Weber, Presidente del Partito Popolare Europeo, Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione Europea e Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo che hanno rinnovato la loro profonda amicizia e stima nei riguardi di Antonio Tajani e del partito di Forza Italia.

Nella mattina del 23 febbraio, Antonio Tajani ha tenuto la sua prolusione principale. È stata una relazione a tutto campo, a 360 gradi, di alto profilo politico, economico, sociale ed etico.

Ha affrontato con grande competenza i problemi più importanti del nostro Paese ed ha esposto con grande lucidità la politica di Forza Italia per risolverli.

Conosco Tajani da ormai 30 anni da quando cioè siamo scesi in campo con Berlusconi nel 1994. Egli ha vissuto 30 anni di lavoro intenso, svolto con grande modestia sacrificio, dimostrando di essere un uomo di poche parole, ma che quando dice una parola è uomo d’onore, mantenendo gli impegni assunti. Oggi, ha fatto un discorso molto efficace, razionale, ma anche ricco di emozioni.

Ha assorbito ed accumulato in questi ultimi 30 anni gli insegnamenti di Berlusconi e le esperienze migliori delle politiche europee per cui ha raggiunto un livello di conoscenza della politica molto alto ed ha creato validissimi rapporti internazionali, essendo stato sempre un alleato affidabile, serio e corretto.

Con Berlusconi in vita, Antonio “viveva di rendita” perché seguiva le indicazioni di un uomo grande e geniale che nessuno di poteva mai raggiungere e questo lui lo aveva capito prima e meglio di tutti noi! Oggi, paradossalmente, senza Berlusconi e anche per me, devo confessare, è stata una sorpresa ed una grande meraviglia, Tajani è diventato più forte e più autorevole perché come dimostrato nella sua relazione al Congresso Nazionale, ha fatto emergere la sua vera personalità, una personalità forte, incisiva e a volte vulcanica.

È stato autenticamente sincero ed ha saputo convincere gli italiani e, secondo me, saprà creare un partito forte di Centro allargando i consensi di persone moderate che di solito non vanno a votare, ma anche di persone di sinistra, che ormai sono stanche e deluse della politica sterile e preconcetta di Elly Schlein.

Così, nella sua relazione, ha fatto esplodere il cumulo della sua esperienza trentennale con convinzione, determinazione e con un’oratoria, che mentre in passato appariva piuttosto monotona e ripetitiva, oggi nonostante di base sia stata calma e razionale è diventata molto più passionale, altitonante specie quando ha fatto riferimento a tematiche di viva attualità, come il rispetto che meritano le forze dell’ordine o i nostri giovani che dopo la laurea vorrebbero trovare un posto di lavoro qualificato e non essere costretti a migrare all’estero o dalle Regioni meridionali verso le Regioni più ricche del Centro Nord.

La mia gioia e piena soddisfazione per il ruolo fondamentale che il Congresso ha riconosciuto a Roberto Occhiuto, Presidente della Regione Calabria con la sua elezione a vice segretario Nazionale. Pertanto la Calabria, ovviamente, si rafforzerà per realizzare i progetti di sviluppo economico e sociale anche grazie al ruolo importante svolto dalla sottosegretaria Maria Tripodi, nonché dai parlamentari di Forza Italia come l’on. Giuseppe Mangialavori, presidente della Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati, il dott. Francesco Cannizzaro, responsabile delle Politiche di FI per il Meridione, l’on. Fulvia Caligiuri, presidente dell’Arsac, l’on. Giovanni Arruolo e l’on. Mario Occhiuto.

Conosco la profonda stima che Antonio Tajani ha sempre nutrito nei riguardi di Roberto e la grande considerazione che lui ha sempre avuto nei riguardi della Calabria, dei suoi bisogni, delle difficoltà socio-economiche. Ho apprezzato molto il fatto che nel suo discorso programmatico Tajani abbia fatto riferimento alla creazione di Silicon Valley per valorizzare i migliori cervelli nel Meridione come quella che con Occhiuto stiamo realizzando in Calabria cioè l’Istituto di Biotecnologie “Renato Dulbecco” di Lamezia Terme.

Ho sperimentato personalmente il grande impegno e rispetto, dimostrato sempre da Tajani, nel potenziare la ricerca scientifica. Ricordo che quando insegnavo a Tor Vergata, Tajani veniva spesso a trovarmi e mi è stato di grande aiuto nell’attivare il Corso di Laurea in Farmacia in lingua inglese.

D’altro canto, desidero ancora oggi esprimere la mia gratitudine nei suoi confronti perché ha proposto il mio nome al ministro della Salute Nino Sirchia quale rappresentante italiano per la Commissione scientifica dell’Agenzia Europea del Farmaco. Così pure, in seguito, ha sostenuto il mio nome al Parlamento Europeo, proposto dal gruppo inglese del Ppe, come membro del Management Board dell’Emea di Londra.

Da Parlamentare Europeo sono ancora fiero di aver fatto parte del gruppo di Forza Italia guidato da Antonio Tajani e che comprendeva colleghi di alto profilo intellettuale, professionale e politico come Renato Brunetta, Francesco Fiori, Mario Mauro, etc.

Antonio Tajani ha guidato il gruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo con grande equilibrio e rispetto nei nostri riguardi. Non posso dimenticare che quando io ho presentato come primo nome l’emendamento sull’uso sperimentale di cellule staminali di embrioni umani soprannumerari, Antonio, nonostante personalmente non fosse d’accordo perché da cattolico fervente seguiva le indicazioni del Vaticano, pure non si oppose.

Evidentemente, lo stesso Berlusconi, ex allievo dei Salesiani come me aveva una mentalità più aperta e condivideva il significato scientifico e morale dell’uso terapeutico di cellule staminali per salvare vite umane. Pertanto, le sue indicazioni erano di lasciare ai parlamentari del gruppo di votare con libertà di coscienza.

Antonio, si era reso conto, intelligentemente, che non si poteva spaccare l’Europa su quell’emendamento perché in alcuni Paesi avanzati, come Svezia ed Inghilterra, le staminali embrionali erano già usate. Il punto di compromesso fu che le cellule di embrioni soprannumerari potessero essere impiegate sperimentalmente solo quando queste non servivano a creare esseri umani, ma erano destinate ad essere distrutte.

Inoltre, un’altra linea di compromesso era che l’uso delle cellule staminali dei vari Paesi, era permesso solo se i Governi sia erano dichiarati favorevoli.

Così, con questo emendamento di compromesso che portava come primo nome il mio seguito dal nome di molti Parlamentari sia del Ppe che dal PSE e di altri partiti fu possibile approvare il VI Programma Quadro della Ricerca Scientifica.

Lo stesso emendamento è stato, dopo di allora, mantenuto nei Programmi Quadro della ricerca scientifica negli anni successivi fino ad oggi.

Tajani, è stato sempre stato il pupillo di Silvio Berlusconi e fu fatto approdare in politica da Gianni Letta che lo presentò a Berlusconi per cui divenne uno dei primi fondatori di Forza Italia nel 1994.

Aveva capito fin da allora che a Berlusconi bisognava solo obbedire, a differenza sia mia che di Renato Brunetta i quali volevamo proporre a Berlusconi soluzioni, a nostro avviso, migliori se ci fosse stato permesso.

Ricordo che allora io dicevo ad Antonio Tajani che non condividevo una obbedienza cieca perché come insegnamento di mio padre ero convinto che è “meglio essere testa di lucertola che coda di leone”. Tuttavia, Antonio fu sempre fedelissimo verso Berlusconi con il quale ha continuato a convivere con grande armonia fino alla sua scomparsa.

La sua elezione, il 17 Gennaio 2017, al Presidente del Parlamento Europeo è stata la consacrazione di una carriera parlamentare europea durata circa 30 anni. Al Parlamento Europeo, come posso testimoniare, Tajani aveva svolto ruoli di pesante responsabilità che quotidianamente con santa pazienza si caricava come un fardello sulle spalle.

Poi, fu nominato dal 2008 al 2010 Commissario ai Trasporti ed in seguito fino al 2014 Commissario all’Industria, ottenendo grandi consensi internazionali tanto che gli furono conferite numerose onorificenze all’estero come la prestigiosa Legion d’onore in Francia, la Gran Croce al merito civile in Spagna, il Gran Cordone dell’Ordine del Sol Levante in Giappone, etc.

La fortuna di Antonio è anche dovuta sia alla moglie Brunella, una signora bionda, dolce e simpatica che ai due bellissimi figli Flaminia e Filippo, che ricordo con grande affetto. Ho seguito Filippo come bravo giocatore di pallone e oggi svolge con successo la sua attività nel mondo della Medicina dello Sport. Flaminia è diventata una mamma felice di due bambine.

Antonio è molto tifoso della Juventus ed ogni tanto, quando la Juventus perde, ci divertiamo a mandargli messaggini di complimenti noi che siamo romanisti!

Antonio, inoltre, è stato sempre molto fiero di essere di origine calabrese dal momento che suo nonno era di Cutro, in provincia di Crotone e certamente da lui ha ereditato i principi della Scuola pitagorica (libertà, democrazia, etica e pace).

Oggi, oltre ad essere Segretario Nazionale indiscusso di Forza Italia è vicepresidente del Consiglio dei Ministri e con Giorgia Meloni ha rapporti di grande amicizia e stima, fondamentali ai fini di mantenere stabile il Governo certamente fino alla fine della legislatura.

Oggi, Tajani per il suo culto nei riguardi delle Istituzioni, il suo alto pensiero politico, economico e sociologico e per la sua non comune onestà intellettuale e morale si erge come un leader del Partito Popolare Europeo.

Non posso non ricordare, chiudendo perché è stata a suo tempo una notizia shock la sua rinuncia all’indennità transitoria di Commissario di 468 mila euro, dimostrando onestà, sobrietà e di non essere schiavo del Dio danaro, ma di avere una grande solidarietà per i milioni di cittadini europei che ancora vivono in condizioni economiche disagiate.

Il suo pensare è il pensare per il Bene, mai rancoroso o vendicativo, ma ha sempre coltivato l’amicizia oltre che verso Berlusconi anche verso le persone più semplici come i suoi collaboratori, che come ricordo, invitava a cena con noi parlamentari a Bruxelles ed anche con persone incolte ed analfabete.

Così, dopo un viaggio durato 30 anni, per lidi lontani, transoceanici ed anche perigliosi, alla ricerca del vello d’oro (cioè della felicità) Antonio è approdato in maniera morbida e vellutata quale novello Ulisse nella sua Itaca per ritrovare la sua Penelope, i figli ed i nipotini e tutta la gente che lo ha acclamato come il vero erede di Berlusconi. (gn)

[Giuseppe Nisticò è ex presidente della Regione Calabria]

QUANT’È AZZURRA LA CALABRIA: MODELLO
PER LA VOGLIA DI CENTRO CHE HA IL PAESE

di SANTO STRATI – I congressi provinciali di Forza Italia che si sono svolti nei giorni scorsi in Calabria confermano una forte voglia di centro (moderato) e assegnano alla regione un ruolo importante nello scenario politico attuale. Che la Calabria fosse la regione più azzurra d’Italia si era già notato alle elezioni del 2022: se Forza Italia ha conquistato 22 seggi alla Camera (8,11%) e 9 al Senato (8,27%) lo deve soprattutto al sorprendente risultato calabrese: 16,25% al Senato e 15,64% alla Camera. Per intenderci, in Lombardia alle stesse elezioni il partito-non partito di Berlusconi superava di poco il 7%.

Cosa è che ha fatto diventare così “azzurra” la Calabria? Ma soprattutto come ha fatto questa terra, troppo spesso trascurata e dimenticata dal Nord ricco e opulento, a dare nuovo impulso a una formazione che, alla scomparsa di Berlusconi, sembrava inevitabilmente destinata all’estinzione? Pensateci bene: alla morte di Berlusconi gli osservatori politici più attenti presagivano una vera e propria fuga di parlamentari verso gli altri due partiti della coalizione, Fratelli d’Italia e Lega. Al contrario, non solo la fuga non c’è stata, ma l’ottimo lavoro di Antonio Tajani (su cui nessuno scommetteva un centesimo) ha fatto in modo di far ritornare l’orgoglio azzurro dei primi tempi dell’ex cavaliere, conquistando nuove simpatie nell’elettorato di centro destra.

Il segnale più evidente di questi congressi nelle cinque province calabresi, che hanno puntato sul territorio e hanno espresso nuovi – motivati – segretari provinciali, è la manifesta voglia di centro che l’elettorato (non solo calabrese) sta esprimendo, in un momento storicamente fallimentare per le politiche di partito alla vecchia maniera. Non è vero che non ci sia la voglia di fare politica, di partecipare, impegnarsi, ma i riscontri e le indicazioni (negative) che ogni giorno arrivano da maggioranza e opposizione, decisamente, scoraggiano ogni ardimento. Soprattutto i giovani, che mostrano più degli anziani una innata curiosità verso la politica, rischiano di venirne allontanati da atteggiamenti e polemiche giornaliere che sono una terribile cartina di tornasole per misurare la crisi della politica.

Intanto, c’è da dire che la tradizionale dicotomia destra-sinistra non ha più molto senso: negli ultimi trent’anni, dopo “Mani pulite”, la crisi della politica, intesa come schieramenti opposti ma in grado di dialogare, è esplosa in maniera irreversibile. Il risultato si tocca con mano guardando le percentuali del cosiddetto partito del non-voto. Scoramento, noia, rabbia hanno prevalso sulla passione politica e invitato gli elettori a disertare le urne. Con il governo di centrodestra della Meloni la sinistra (ma c’è ancora?) sta mostrando una debolezza estrema e l’incapacità di cogliere i segnali che arrivano dal territorio. La sinistra è diventata una sorta di partito d’élite che ha dimenticato le nobili origini e si diletta in abominevoli quanto inutili polemiche su chi (e non cosa) è “meglio” . Lo scontro dialettico ha lasciato il posto a insulti a volte velati e spesso mistificati da poco sottili ironie, senza poter offrire un minimo di contributo costruttivo. Il Paese va a rotoli (soprattutto per quanto riguarda i giovani, le donne, il lavoro – nonostante i tiepidi segnali di ripresa) ma si discute di aria fritta e si polemizza su qualunque cosa offra il pretesto per accusarsi a vicenda. Le cosiddette “armi di distrazione di massa”.

Il Paese non subisce né ha subito un governo di centro-destra: gli elettori hanno scelto democraticamente da chi volevano farsi governare, ma l’attuale momento con i fuochi di guerra che vanno dall’Ucraina al Medio Oriente meriterebbe un lavoro di squadra e non bisticci sul sesso degli angeli. Certo, allo stato, è solo utopia pensarlo, ma il Paese non vuole promesse e chiacchiere, ma provvedimenti seri in grado di cavalcare la crisi.

Questo governo, poi, va a corrente alternata: prima pensa di tassare i superprofitti delle banche, poi fa marcia indietro. Si ascrive una politica di welfare e per le famiglie, ma aumenta le tasse su pannolini e assorbenti (quindi penalizzando donne e famiglie). Annuncia roboanti misura per la crescita infrastrutturale, ma si perde nei vortici della burocrazia (la Zes unica che doveva partire il 1° gennaio è slittata – salvo nuovi impedimenti – a marzo) penalizzando imprese e deprimendo nuovi investimenti. Ma a queste defaillances della destra soprattutto meloniana (che ancora non ha deciso cosa farà da grande) non ci sono proposte serie, concrete, non si notano iniziative da parte dell’opposizione. E lo scenario della conservazione delle poltrone e del rispetto delle tradizionali cambialette elettorali (ancora in pagamento) si ripercuote sul Paese. Basti guardare alla scelta dei candidati per le Regioni che andranno al voto a breve. Una rissa continua, da una parte e dall’altra. Per non parlare, poi, della squallida messinscena della Giunta comunale di Reggio Calabria dove Falcomatà ha, alla fine, vinto la sua personale scommessa di potere sul suo stesso partito (il PD) che lo voleva fuori dai giochi. La partita – nonostante le accuse di antidemocraticità – gravissime, vista la provenienza – mosse dalla segretaria cittadina del PD, si è ricomposta non certo nel nome di un “volemose bene” a favore della città, bensì di una reciproca garanzia del mantenimento – fino a fine consiliatura – delle ricche prebende per assessori e consiglieri comunali. Scusate, ma bisogna dirlo: e quando gli ricapita?

In tutto questo, l’inaspettato segnale che arriva dalla Calabria, come Forza Italia, diventa un elemento cardine per gli scenari futuri: è stato presente a tutti i congressi provinciali il segretario nazionale nonché ministro degli Esteri Antonio Tajani il quale – è opportuno sottolinearlo – ha ben capito che dal Sud, anzi dalla Calabria, verranno indicazioni utili per una rigenerazione politica di un centro moderato. La cui guida – è ovvio – spetterebbe, con grave disdoro di Salvini e Meloni – a Forza Italia. È un segnale inequivocabile, quello della voglia di un centro moderato, non troppo vicino a nostalgie destrorse e a sogni leghisti di autonomia differenziata a danno del Sud.

Non dimentichiamoci che il presidente Occhiuto è di Forza Italia ed è un consumato politico, come di larga esperienza risulta il coordinatore regionale Francesco Cannizzaro. Se sanno cogliere l’occasione, saranno loro due i protagonisti di un crescendo importante dell’elettorato (azzurro) di centro. Per guidare la Calabria a diventare un modello centrista cui il Paese (quello che va a votare e non ama la sinistra) possa ispirarsi. (s)

LA SCOMMESSA DEL TURISMO DELLE RADICI
ANCHE TAJANI (MINISTRO ESTERI) CI CREDE

di FRANCO CACCIA  – Nonostante i tanti impegni, in campo nazionale ed internazionale, il ministro degli esteri, on. Le Antonio Tajani, ha inteso presenziare e seguire di persona buona parte dei lavori della riunione con i sindaci ed amministratori dei comuni della Calabria,  tenuta alla Farnesina lo scorso 15 dicembre, programmata per dare il via alle iniziative inerenti il progetto turismo delle radici, curato dalla stesso ministero. Con il termine turismo delle radici ci si vuole riferire a quel numeroso e variegato mondo di emigrati che, nei decenni passati,  si sono trasferiti dai paesi di origine, quasi sempre per motivi di lavoro e che esprimono il desiderio, possibilmente accompagnati anche da figli e nipoti, di rincontrare luoghi e persone della loro infanzia. 

La popolazione di calabresi emigrati all’estero si aggira ad oltre 6 milioni di persone, il triplo della popolazione attualmente residente in regione Calabria. Un numero sicuramente ricco di grandi potenzialità per il turismo calabrese anche perché, come recita un detto riportato dal direttore Santo Strati nel suo ultimo libro dal titolo Calabria, Italia, «è facile togliere alla Calabria un calabrese. Impossibile togliere ad un calabrese la Calabria». È sintetizzato in questa illuminante frase il legame ed il vissuto emozionale che contraddistingue i calabresi che vivono fuori regione.

Nel suo intervento introduttivo il ministro Tajani ha rimarcato la bontà dell’iniziativa Turismo delle radici, che «consentirà a tanti italiani residenti all’estero,  di fare ritorno, sia pur temporaneamente, nei paesi dove sono nati e/o cresciuti, incontrare loro coetanei, riscoprire il valore delle tradizioni, rigenerare le emozioni»

Giova evidenziare che la presenza di questa tipologia di turisti consentirà ai comuni non solo di destagionalizzare la propria offerta turistica ma anche di animare le rispettive comunità con il diretto coinvolgimento operativo da parte delle associazioni e della popolazione del territorio, testimoni di un’identità sociale e culturale da tutelare e valorizzare. All’incontro presso la Farnesina era presente una folta delegazione di sindaci ed amministratori dei comuni della Calabria, già sottoscrittori nei mesi scorsi di una convenzione con il ministero degli esteri finalizzata allo sviluppo di attività ed iniziative di accoglienza ed animazione territoriale nell’ambito del progetto Turismo delle radici.  I dettagli delle fasi del progetto sono stati illustrati dal dr. Luigi Vignali, dirigente generale del dipartimento italiani all’estero e politiche migratorie e dal consigliere del ministro Tajani, dott. Antonio Corsi.

Secondo quanto riferito dai citati referenti, il ministero degli esteri promuoverà a breve un avviso pubblico, per un ammontare complessivo di 5 milioni di euro,  rivolto ai comuni per il sostegno alle spese previste per la realizzazione di attività di accoglienza ed animazione nei territori interessati. Molto partecipato l’incontro con domande ed osservazioni da parte degli amministratori locali. Tra le principali richieste al ministro Tajani quella di intervenire, anche in concorso con altri istituzioni pubbliche ( ministeri, regioni), per ottenere facilitazioni e sconti adeguati  da parte dei turisti delle radici nell’acquisto di biglietti aereo e treno.

Come noto per la Calabria, l’attuale offerta dei principali vettori aereo, per esosità dei costi e per l’esiguità del numero dei voli (nazionali ed esteri), costituisce una vera e propria criticità che rischia di diventare l’ennesimo freno allo sviluppo di questa interessante  iniziativa di sviluppo turistico. Tra le proposte avanzate dagli amministratori anche quella di replicare la felice iniziativa realizzata negli anni scorsi in Calabria con l’istituzione del treno del sole. In quel caso, l’iniziativa promossa da Michele Traversa, assessore pro-tempore al turismo della regine Calabria, prevedeva la gratutità  del treno per quanti s’impegnavano ad effettuare un soggiorno di almeno 7 giorni presso in strutture ricettive della Calabria.

Nel caso dell’istituzione di voli charter dedicati al turismo delle radici, come già proposto dal direttore Santo Strati nel corso di un convegno su questo tema tenutosi  a Squillace nello scorso mese di settembre, si potrebbe ipotizzare la formula del 2×1 con un biglietto gratuito ed uno a carico dei turisti che arriveranno in Calabria nel corso dei prossimi mesi. 

Nell’intervento conclusivo è stato sottolineato dai dirigenti ministeriali che l’attuale progetto debba intendersi come l’avvio di un percorso nuovo, tra comuni e lo stesso ministero, destinato a crescere nel tempo ed a rafforzare le sinergie istituzionali e territoriali per il raggiungimento di risultati di qualità, sia di tipo economico ma soprattutto di tipo sociale, culturale e relazionale. (fc)

Occhiuto vede Tajani e chiede aiuto per salvare il porto di Gioia Tauro

A margine dell’incontro tra i rappresentanti della Commissione Intermediterranea della Crpm e il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, tenutosi alla Farnesina, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha avuto un lungo colloquio con Antonio Tajani in merito alla direttiva Ets dell’Ue sulle emissioni di Co2 delle grandi navi, che così come concepita rischierebbe di colpire i porti europei che si affacciano sul Mediterraneo, Gioia Tauro in testa, a favore di quelli del Nord Africa.

Il governatore Occhiuto ha rappresentato al ministro Tajani le sue preoccupazioni e ha chiesto al vice premier di sostenere la richiesta già promossa presso il consiglio europeo dal ministro Pichetto Fratin affinché possa esserci una deroga alla misura, in attesa che la nuova Commissione e il nuovo Parlamento Ue rivedano questo controverso provvedimento.

Inoltre il governatore della Regione Calabria ha coordinato, nella sua qualità di presidente, un incontro tra la Commissione Intermediterranea della Crpm e il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri.

Durante la riunione – svoltasi alla Farnesina a valle di una due giorni di meeting tra i rappresentanti della Cim, organizzata dalla Regione Lazio – sono stati trattati alcuni dei temi più caldi e importanti dell’attuale scenario internazionale.

«Siamo molto preoccupati per ciò che sta accadendo in questi giorni in Medio Oriente e angosciati per tutte le vittime civili», ha detto il presidente Roberto Occhiuto.

«Un conflitto così cruento alle porte del Mediterraneo crea instabilità in tutta l’area e forti tensioni tra i Paesi che vi si affacciano. Questa non è la sede per approfondire questa vicenda, ma siamo tutti ovviamente attenti agli sviluppi che questa crisi avrà nelle prossime settimane. Venendo ai temi di stretta competenza della Commissione Intermediterranea, oggi vogliamo nuovamente condividere con il ministro Antonio Tajani, che ringraziamo per la disponibilità ad incontrarci per la seconda volta nel giro di pochi mesi, la nostra proposta per l’istituzione e il riconoscimento di una macroregione del Mediterraneo. Siamo Regioni, europee e nordafricane, che condividono problemi e difficoltà, ma anche prospettive e opportunità. Clima, siccità, smart agricolture, lotta all’inquinamento, blu economy, commercio, traffico marittimo, traffico aeroportuale, trasformazione digitale: sono tutti temi che ci accomunano. La creazione di una macroregione, a partire dalle iniziative esistenti come Eusair, West Med e Eusalp ci permetterebbe di avere maggior peso come autorità regionali e locali presso la Commissione Ue e il Parlamento europeo, le istituzioni nelle quali prendono forma e si definiscono le decisioni che poi, una volta in vigore, hanno grande impatto sulla vita di ciascuno di noi e dei nostri territori. Tutti conoscete ad esempio i problemi inerenti la direttiva Ue sulle emissioni delle grandi navi, un provvedimento che rischia di essere deflagrante per i porti europei che si affacciano sul Mediterraneo, Gioia Tauro in testa.
Ecco, con una macroregione del Mediterraneo molto probabilmente, nei mesi scorsi, avremmo avuto modo di partecipare alla costruzione di questa norma, mettendo in evidenza le criticità per le Regioni del Sud», ha sottolineato il presidente Occhiuto.

Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha salutato con calore i rappresentati delle Regioni della Commissione Intermediterranea, ospiti per questa due giorni di confronti presso la Farnesina, ha ascoltato con attenzione gli interventi ed ha tracciato un quadro delle possibili iniziative utili al riconoscimento di una macroregione del Mediterraneo e di una strategia mediterranea.

In linea con queste ipotesi il ministro Antonio Tajani invierà una lettera all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, per promuovere la proposta di macroregione del Mediterraneo avanzata dalla Commissione Intermediterranea (Cim) della Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime (Crpm). (rrm)

GRANDE EREDITÀ DELLA PRESIDENTE JOLE
QUANTA CALABRIA NELLA SUA BREVE VITA

Si respirava tanta aria di Calabria ieri pomeriggio nella nuova Aula dei Gruppi parlamentari di Montecitorio, nel ricordo dell’indimenticata Jole Santelli. Commemorata  a tre anni dalla scomparsa con la pubblicazione, a cura della Camera, dei suoi scritti e suoi discorsi da parlamentare.

Sono già passati tre anni da quella orribile mattina del 15 ottobre 2020, quando si diffuse la notizia della morte della Presidente Jole. Da tutta la Calabria ci fu un grande, sincero e autentico cordoglio comune. In molti sapevano del male che l’aveva aggredita, ma, fedele al suo stile di vita, aveva affrontato con determinazione la gravità della malattia, lavorando fino all’ultimo momento della sua esistenza.

Per presentare la pubblicazione degli scritti e dei discorsi, alla Camera, moderati dalla giornalista Giancarla Rondinelli (che aveva cordialissimi rapporti di amicizia e affetto con la Santelli) si sono alternati il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il presidente emerito della Camera Luciano Violante e il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano.

È stata una commemorazione sobria, che sarebbe piaciuta alla Santelli. È stata ricordata, soprattutto da Antonio Tajani, la sua determinazione e  la sua grande passione politica, che aveva al centro la Calabria, la sua terra. Il suo slogan, da quando era entrata nella politica attiva da deputata prima, da sottosegretaria poi, e infine, da Presidente della Regione, la prima donna a guidare la Giunta, è sempre stato: «Bast a lacrime! La Calabria si deve risvegliare». E se Violante ha sottolineato come da deputata la Santelli avesse saputo coniugare territorio e amore per il Paese, superando le tentazioni di localismo piagnone, il ministro Tajani ha ricordato il suo carattere schietto e disinvolto. Aveva il culto della sua terra – ha evidenziato Tajani –: quando fu pronto un video sulla Calabria insistette perché lo vedessi con lei diverse volte. Era entusiasta come una bambina felice perché vedeva i colori della sua terra, ne annusava i sapori e voleva che le stesse suggestioni venissero condivise da chiunque non conosceva la Calabria o ne aveva un’immagine distorta.

Una donna forte che anche davanti alla sfida più grande – ha detto Tajani – quella che l’avrebbe sconfitta, non si è tirata indietro per offrire la sua capacità, le sue competenze, la sua passione al servizio della Calabria.

Le persone forti – ha detto il ministro Tajani – sono quelle che hanno paura ma la paura la vincono: Jole Santelli era tutto questo. «Riflettere sui suoi scritti sarà certamente utile, non solo per i suoi compagni di partito ma anche per chiunque sia interessato alla politica. Credo che arricchisca ognuno di noi. Era una donna che si batteva per quello in cui credeva e lo faceva sempre con il sorriso.

«Jole sapeva essere una persona divertente, era donna di parte e delle istituzioni. Riusciva a essere contemporaneamente tutte queste cose. Ed era apprezzata e rispettata anche dagli avversari politici. Questo è il miglior riconoscimento».

Il sottosgeretario Mantovano, che ha portato il saluto della Presidente Giorgia Meloni, parlando della Santelli ha insistito sulla sua preparazione e la sua determinazione.

«Questi due elementi – ha detto Mantovano – hanno attraversato la sua breve, vita, metà della quale al servizio delle istituzioni, e si ritrovano costantemente nei suoi discorsi che mostrano una sorprendente attualità». Mantovano ha ricordatoo quando Jole Santelli decise di dimettersi da sottosegretario al Lavoro del governo Letta a seguito della decisione di Forza Italia di togliere l’appoggio, mentre altri suoi colleghi restarono nell’esecutivo e fondarono un altro partito. «Lungi da me sindacare scelte fatte da altri, ma permettetemi di dire che ho molto apprezzato la sua scelta»

Il Presidente emerito della Camera Luciano Violante, oggi presidente della Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine, ha riferito, su sollecitazione di Giancarla Rondinelli, delle sue frequenti conversazioni con la Santelli, nel  rispetto di due diverse posizioni politiche.

«La cosa di cui abbiamo parlato spesso – ha detto Violante – è la questione meridionale, di questo meccanismo di rappresentanza politica che piange in Calabria e ride a Roma, cioè di un parlamentare meridionale che non si impegna per lo sviluppo della regione ma si limita a fare da mediatore puramente e semplicemente tra il lamento meridionale e le risorse nazionali. Lei questo lo contestava profondamente». La giustizia era l’altro tema di cui discutevamo – ha proseguito il presidente emerito della Camera – «e ci trovavamo perfettamente d’accordo sul tema della terzietà del magistrato». Violante ha poi voluto sottolineare l’attaccamento della Santelli con la sua terra: «È molto difficile essere parlamentare del territorio e parlamentare nazionale, molti fanno una scelta, lei faceva le due cose insieme. Caso rarissimo».

Il suo impegno politico degli anni parlamentari è testimoniato da questo libro, ma il suo impegno da Presidente è una grande eredità lasciata alla Calabria. Una terra che rispecchia molto il suo carattere: forte, determinata, mai doma. Il suo lascito è nell’aver indicato che «si può fare» purché ci sia volontà politica e grande determinazione, senza condizionamenti o favoritismi, ma con l’obiettivo di centrare il percorso di crescita che la Calabria ha davanti. Un percorso che troppi ostacoli esterni (a cominciare dalla burocrazia tiranna) rendono difficile per chiunque. Non lo sarebbe stato per la Presidente Jole, che ha tracciato un solco preciso per i suoi successori. «La Calabria ce la può fare, ce la farà!».

Alla cerimonia, oltre alle sorelle di Jole, Roberta e Paola Santelli, hanno preso parte tra gli altri, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, la presidente di Azione Mara Carfagna, grande amica di Jole, i deputati calabresi Francesco Cannizzaro e Giuseppe Mangialavori, l’ex sottosegretario Mario Tassone, la deputata Matilde Siracusano, il Presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio ammiraglio Andrea Agostinelli, il quale ha voluto partecipare all’evento di commemorazione della Santelli «quale segnale doveroso verso una Presidente che tanto ha fatto per il porto di Gioia Tauro e per l’intero territorio regionale». Tra gli altri ospiti, il prefetto Gianni De Gennaro, l’ex sottosegretario Pino Soriero e l’ex deputato Maurizio D’Ettore. (rrm)