ASILI NIDO, IL SUD PENALIZZATO DI NUOVO
SOLO AL 15% SARÀ GARANTITO UN DIRITTO

di MASSIMO MASTRUZZOEra il 2001 quando la Commissione Bicamerale sul federalismo fiscale, con un trucco contabile, approvava tabelle che assegnavano zero agli asili nido nei Comuni del Mezzogiorno.

Invece di calcolare le esigenze della popolazione, i tecnici della Sose (società del ministero del Tesoro) e quelli della Copaff (Commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale), fecero valere il principio della spesa storica e non quello dei fabbisogni standard, sottraendo di fatto 700 milioni di euro ogni anno ai Municipi del Sud, per distribuirli a quelli del Centro-Nord.

Un trucco contabile che permetteva di assegnare più servizi a chi in passato godeva già di maggiori risorse dallo Stato; viceversa assegnava meno a chi già meno aveva, dal momento che non si era calcolato il numero dei bambini residenti, ma il numero di asili nido, che si dà il caso in città come Catanzaro, Giugliano, Pozzuoli, Casoria, Portici, San Giorgio a Cremano ed Ercolano, non erano sono mai esistiti.

Negli ultimi 23 anni (e tralascio la recente vicenda dei vaccini per la cura della bronchiolite, prima negati e poi gentilmente concessi anche ai bambini di Puglia, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia) i presidenti del consiglio hanno perso il pelo ma non il vizio di arredare futilmente le corde vocali con frasi piene di cifre e di investimenti per il Sud: Prodi, 2007 “Piano straordinario per il Sud…”; Berlusconi, 2010″Piano straordinario per il Sud…”; Renzi, 2015″Piano straordinario per il Sud…”.

Il Sud è sempre stato oggetto e mai soggetto delle politiche nazionali, altra spiegazione non la trovo rispetto allo status quo e a quanto invece previsto dalle politiche di coesione economica, sociale e territoriale che avrebbero dovuto ridurre le disparità, oltre che promuovere in generale uno sviluppo territoriale più equilibrato e sostenibile.

Non a caso, giusto per non smentire oltre un secolo di politiche che hanno di fatto contribuito puntualmente ad allargare la forbice della disomogeneità territoriale, il governo Meloni ha appena preso una decisione che segna uno spartiacque nella gestione delle politiche sociali per la prima infanzia scegliendo di abbassare i livelli essenziali di prestazione (Lep) per l’accesso agli asili nido.

Fino a oggi l’obiettivo fissato dall’Unione Europea e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) era chiaro: garantire un posto in asilo nido ad almeno il 33% dei bambini sotto i tre anni, il nuovo Piano Strutturale di Bilancio di medio termine 2025-2029, il Governo ha stabilito che a livello regionale sarà sufficiente raggiungere una soglia del 15% dei posti disponibili per i bambini sotto i tre anni. La discrepanza è evidente: mentre a livello nazionale rimane valido l’obiettivo del 33%, nelle regioni del Sud, dove il gap di offerta è già drammaticamente evidente, il governo riduce ulteriormente le aspettative. Il diritto di accesso ai servizi per l’infanzia, anziché essere una conquista per tutti, diventa una questione geografica. Chi nasce al Sud, quindi, dovrà accontentarsi di molto meno. In barba all’articolo 3 della costituzione, si tratta di un vero e proprio abbandono di un principio di uguaglianza sociale che, onde evitare inutili illusioni, nel Mezzogiorno si inizia a far praticare fin dalla tenera età. 

Queste sottrazioni di diritti costituzionali fatte passare, nell’indifferenza dell’opinione pubblica, come sfumature ininfluenti, rappresentano in realtà il vergognoso apostrofo grigio tra il Nord e il Sud di questo Paese. Gli zero asili nido al Sud, il mancato tempo pieno nelle scuole del Sud, il diritto alla mobilità negato da infrastrutture e trasporti non adeguati agli standard nazionale ed europei, l’ininterrotta emigrazione, i Lep, questa benedetta autonomia che rappresenta il capriccio delle regioni più ricche, seppur si voglia far passare l’idea di un’opportunità per il Sud, dovrebbero rappresentare il nucleo centrale del dibattito politico con l’obiettivo del bene comune nazionale ed invece rimangono sotto il tappeto dell’ipocrisia che ancora oggi si chiama Questione Meridionale. 

Viceversa osserviamo un modello di sviluppo nazionale che oggi vede la Lombardia con 10 milioni di abitanti e con Milano che entro 2030 rischia di essere tra le città più inquinate d’Europa e al contempo la Calabria a rischio desertificazione umana e industriale. 

L’Italia, dove all’interno dei suoi confini nazionali persistono realtà di disomogeneità territoriali uniche nella Ue, sembra ormai il plastico di quel accentramento di ricchezza che rappresenta la deformazione morale del capitalismo mondiale. 

Tutto questo non è più politicamente concepibile, il resto sono chiacchiere e tabaccheri di ligno. (mm)

[Massimo Mastruzzo è del direttivo nazionale Met – Movimento Equità Territoriale]

REGGIO – Prorogata scadenza per contributi alle famiglie per gli asili nido

È stata prorogata, al 15 febbraio, per presentare la domanda per partecipare all’avviso pubblico relativo al rafforzamento dell’offerta dei servizi educativi alla prima infanzia del Settore Welfare del Comune di Reggio Calabria.

Il bando, infatti, prevede l’erogazione di contributi economici da destinare alle famiglie dei bambini frequentanti i nidi d’infanzia autorizzati al funzionamento del territorio comunale. i ricorda che le domande di partecipazione devono essere presentate esclusivamente tramite la piattaforma web messa a disposizione dal Comune di Reggio Calabria. I dettagli dell’avviso sono consultabili sul portale istituzionale all’indirizzo: https://www.reggiocal.it/Notizie/Details/4286#descrizione. (rrc)

AUTONOMIA E DISTRIBUZIONE DI RISORSE
VA UNIFORMATA LA SPESA PRO-CAPITE

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Bisogna superare la spesa storica. Credo che l’esigenza che la distribuzione delle risorse avvenga sulla base di una equità sostanziale non può essere messa in dubbio se non con argomentazioni molto discutibili. Per essere più precisi il tema riguarda l’esigenza che in un Paese, che voglia restare unito, ogni cittadino abbia diritto, al di là delle sue capacità reddituali, di una quota di spesa pubblica complessivamente uguale.

Poi essa sarà distribuita in modo diverso perché coloro che hanno più bisogno avranno una quota maggiore di welfare, per cui alcuni avranno moltissimo ed altri, meno bisognosi, non avranno nulla, ma come principio generale ogni individuo, nella distribuzione complessiva della spesa pubblica dovrebbe avere una quota uguale.

Sarebbe invece assurdo il contrario, cioè che si destini di più alle aree più sviluppate e più ricche. Sembra impossibile ma è quello che da anni avviene in Italia.

La somma sottratta rispetto ad una teorica equidistribuzione, contestata nella cifra ma non nel principio, sarebbe se includiamo gli oneri pensionistici, visto che per anni sono state retributivi e non contributivi, e gli investimenti del settore pubblico allargato, molto contestati perché si afferma che le società relative sono quotate in borsa e quindi in parte proprietà di azionisti privati, sarebbe di oltre 60 miliardi.

In tale  somma non sono compresi quei 20 miliardi che ogni anno vengono regalati, in parte, al netto delle emigrazioni all’estero,  al nord del Paese,  con il processo migratorio dei  100.000, che formati abbandonano il Sud.

Né la somma che le singole Regioni versano a quelle del Nord per i servizi sanitari, che da queste ultime vengono forniti a cittadini meridionali, né la sottrazione di risorse che avviene per un patrimonio immobiliare che ogni anno perde di valore per l’effetto spopolamento e che invece provoca un aumento del valore di esso  nelle aree che incrementano la popolazione.

Non serve ripetere che la spesa pro-capite di ogni cittadino riguarda quello che viene destinato all’infrastrutturazione, all’istruzione, alla sanità, al welfare, a tutti i servizi che fornisce lo Stato, compresi quello per la sicurezza, per la difesa, per il funzionamento della macchina pubblica.

In realtà vi è chi vorrebbe semplicemente superare la problematica posta statuendo costituzionalmente, con l’autonomia differenziata, che le risorse rimangano alle Regioni che le producono, modificando il soggetto, previsto dalla Costituzione, che è l’individuo e sostituendolo, per il calcolo, con la Regione, che avrebbe diritto a trattenere le risorse che vengono prodotte sul territorio, sottratte piccole compensazioni da versare alla Stato centrale per le realtà meno sviluppate.

Quindi l’esigenza delle regioni meridionali è di quelle legittime e l’indignazione, che sale dai Presidenti delle Regioni del Sud, opportuna rispetto a una distribuzione delle risorse per la sanità che non rispetta il principio dell’equidistribuzione.

Ma bisogna essere realisti: se Reggio Emilia ha 66 asili nido e Reggio Calabria, con una popolazione superiore, ne ha tre pensare che le risorse non vengano date in base alla spesa storica significa chiedere a Reggio Emilia di chiuderne la metà.

È chiaro che tale prospettiva è assolutamente irrealizzabile, a meno di prospettive non auspicabili.

E allora bisogna aver chiaro che l’unico modo, perché gradualmente possa realizzarsi un processo di convergenza tra aree ricche e povere, è quello di avere crescite consistenti e risorse aggiuntive, come quelle del PNRR, ma anche una politica che metta veramente al centro il Mezzogiorno e che preveda un processo continuo che porti le due parti ad un percorso  di avvicinamento progressivo.

Come si sta vedendo nella preparazione della prossima finanziaria le risorse sono sempre estremamente limitate, la coperta è stretta ed è facile che non tutte le esigenze possano essere soddisfatte.

La richiesta che deve provenire dalle Regioni meridionali è che vi sia un piano di rientro che porti nel giro di qualche anno ad avere una spesa pro capite uguale per tutto il Paese. Richiesta che è in completa contraddizione e contrapposizione rispetto al percorso che si sta intraprendendo con l’autonomia differenziata, che prevede il trucco dei Lep, che presto sarà chiaro a tutti, che per i motivi detti, non potranno essere realizzati come peraltro è avvenuto nella sanità con i Lea (livelli essenziali di assistenza del SSN).

Ma ovviamente il tema non è tecnico, come si vorrebbe far credere, con il gruppo costituito da Calderoli per individuare i Lep, ma esclusivamente politico. I partiti nazionali, che devono dare risposte ai loro più esigenti elettori del Nord, avranno difficoltà, come si è visto anche con la distribuzione delle risorse del PNRR, a far accettare un riparto meno sbilanciato della spesa pubblica.

Le regioni settentrionali vogliono, giustamente, tenere il passo con le aree più sviluppate dell’Unione Europea e per questo hanno bisogno di spesa pubblica abbondante, per infrastrutturare il territorio con la quarta e quinta corsia per avere servizi adeguati mentre l’impresa privata, ma anche quella partecipata,  pressa per aiuti che riguardino la possibilità di innovare per essere competitivi sui mercati internazionali.

Per questo l’unica strada possibile è quella di una crescita che non sia dello zero virgola ma che metta in funzione quella che viene chiamata la seconda locomotiva e che per ora è rimasta ferma nei depositi delle ferrovie.

Pensare di far crescere un paese puntando su una sola gamba se non fosse ridicolo sarebbe da ingenui. Lasciare il 40% del territorio non utilizzato e il 33% della popolazione a un tasso di occupazione di una persona su quattro significa non capire le potenzialità possedute.

Il cambio di passo è proprio quello che serve ma non sembra ancora che tutti se ne siano resi conto, se ancora PD e Cinque Stelle si allertano per manifestazioni contro il ponte sullo stretto di Messina. Non capendo che la logistica è uno dei tre pilastri sui quali deve fondarsi il New Deal del Mezzogiorno, insieme al manifatturiero e al turismo. Mentre la proiezione euro-mediterranea, ormai indispensabile per l’Europa, è un altro degli elementi su cui si può fondare il Rinascimento del nostro Paese, partenendo da Sud. (pmb)

(courtesy Il Quotidiano del Sud / L’Altravoce dell’Italia)

LAMEZIA – Le precisazioni del Comune sugli asili nido

L’Amministrazione comunale di Lamezia Terme, tramite un comunicato, ha fatto delle precisazioni in merito alla gestione degli asili nido comunali e ai presunti ritardi sull’appalto, addebitabili al Comune.

«La procedura aperta per l’affidamento della gestione, per 3 anni educativi – si legge – del servizio asili nido comunali di via Conforti, via Spartivento e via Giovanni XXIII, di importo complessivo posto a base di gara pari ad € 3.152.239,80 è stata indetta il 29/09/2021 e demandata alla Centrale Unica di Committenza (CUC) di Reggio Calabria, la quale, esperita l’attività istruttoria, ne ha dato formale avvio il 25/03/2022. Espletata nel mese di giugno scorso la fase di verifica formale della documentazione di gara, il seggio di gara della predetta CUC ha demandato ad apposita Commissione giudicatrice la valutazione delle offerte tecniche. Su tale ultimo punto – rispetto al quale notizie di stampa rilevano che la CUC avrebbe già dal giugno scorso sollecitato il Comune nella nomina di esperto da inserirvi e atteso invano – si precisa che con nota prot. n°38274 del 12/05/2022 la CUC ha richiesto al Comune di verificare l’esistenza e la disponibilià all’interno dell’Ente di esperto da inserire nell’anzidetta Commissione giudicatrice, con nomina successiva al 08/06/2022, data di scadenza per la presentazione delle offerte».

«L’Ente, con riscontro formalmente inviato in data 08/06/2022 prot. n°46074 – continua la nota – non ha manifestato la disponibilità richiesta, atteso il grave sottodimensionamento del personale, che ab origine ha indotto il Comune di Lamezia Terme nella scelta, effettuata a  novembre 2020, di avvalersi della CUC di Reggio Calabria per l’espletamento delle procedure di appalto di pertinenza, facendosi carico dei relativi costi, che ricomprendono anche il compenso per la Commissione giudicatrice nominato dalla stessa CUC. Ciò detto, la Commissione giudicatrice è stata nominata dalla CUC in data 14/07/2022, e non il 13/09/2022 come si vuole far credere, l’iter di valutazione delle offerte tecniche concluso e, a seguito di verifica di congruità svolta dall’Ente, con determinazione della CUC del 12 settembre scorso è stata formulata la proposta di aggiudicazione per tutti e tre i lotti nei confronti del nuovo gestore, il quale già dal successivo 13.09.2022 ha avviato con le organizzazioni sindacali gli adempimenti richiesti dalla calusola sociale. È paradossale, pertanto, che le stesse organizzazioni sindacali, in prima linea nel confronto con il neogestore del servizio e ricevute dal Dirigente del Settore Servizi alla Persona il 01 settembre scorso, lamentino la totale assenza di informazioni!».

«Quanto, invece – prosegue la nota – alla paventata dispersione dell’utenza afferente i nidi comunali verso le strutture private, la stessa è chiaramente smentita dal numero di bambini ammessi a frequentare il servizio, in netto aumento rispetto all’avvio del precedente anno educativo per n. 6 minori per l’asilo di via Conforti, n. 5 per l’asilo di via Spartivento e n. 12 per l’asilo di via Giovanni XXIII».

«Tutto ciò chiarito – conclude la nota – a rassicurazione delle famiglie beneficiarie, a danno delle quali va la confusione generata dalle notizie distorte diffuse, si comunica che il 22 settembre prossimo si procederà a consegnare all’organismo neogestore il servizio di gestione dei nidi comunali, il cui avvio avverrà nel corrente mese di Settembre». (rcz)

Oltre 220 milioni ai comuni calabresi per gli Asili Nido

Superano i 220 milioni di euro i fondi destinati ai Comuni della Regione Calabria nell’ambito delle azioni previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza con i quali fronteggeremo la povertà educativa legata all’infanzia, assicurando ai più piccoli strutture e servizi integrativi adeguati”.

Ad annunciarlo, a seguito della pubblicazione delle graduatorie nazionali e delle risorse in arrivo per tanti Comuni calabresi, il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e la sua Vice, Giusi Princi, che nei mesi scorsi (quando le adesioni della Calabria ai bandi si attestavano al di sotto del trend nazionale) hanno avviato una capillare campagna di informazione e di sensibilizzazione supportando concretamente le amministrazioni locali interessate nella fase di produzione e presentazione delle domande.

«Siamo particolarmente soddisfatti del risultato conseguito. Questi fondi non solo contribuiranno al raggiungimento dei target europei, ma soprattutto permetteranno di potenziare i servizi educativi per l’infanzia colmando quanto più possibile il divario tra Nord e Sud. Bisogna puntare sulle nuove generazioni non solo a parole, occorre farlo in maniera concreta. Le disuguaglianze tra i bambini, per quanto riguarda l’acquisizione di capacità e competenze, si formano già nei primissimi anni di vita, ben prima dell’ingresso a scuola. Non si tratta, tuttavia, di disuguaglianze inevitabili: potenziare gli asili nido e le scuole dell’infanzia è un fattore determinante per la costruzione di una Regione a ‘misura di bambino».

La fascia dell’infanzia ha per noi un ruolo strategico – aggiungono Roberto Occhiuto e Giusi Princi – tant’è che, come Istituzione, andremo ad implementare gli interventi sulla 0-6 con ulteriori importanti risorse. Parallelamente agli investimenti previsti dal Pnrr, l’Assessorato all’Istruzione della Calabria è infatti impegnato nell’attuazione del Piano di azione triennale di sviluppo del sistema integrato di educazione e di istruzione, quindi nella costituzione dei poli per l’infanzia e dei coordinamenti pedagogici territoriali d’intesa con l’ANCI e con l’USR. 

Questo traguardo è la prova plastica di come la sinergia tra enti stia alla base del definitivo cambio di passo della Calabria. E così come è avvenuto in precedenza, anche in questa fase – concludono Presidente e Vicepresidente – la Regione continuerà a sostenere i Comuni beneficiari attraverso supporto giuridico-amministrativo e tecnico, fornito dai Dipartimenti Istruzione, Programmazione e Lavori pubblici”. (rcz)

VIBO VALENTIA – Due nuovi asili nido finanziati dal PNRR

Due nuovi asili nido a Vibo Valentia, finanziati con le risorse del PNRR. Il Comune è stato ammesso al finanziamento sulla base di due progetti risultanti vincenti. Soddisfatta la sindaca Maria Limardo che valuta questa vittoria come «Atto tangibile della nostra attenzione verso le nuove generazioni».

«È con grandissima felicità – ha detto la sindaca Limardo – che voglio comunicare ai cittadini vibonesi una notizia che auspicavamo e aspettavamo con trepidazione, e che ora è finalmente arrivata: il Comune di Vibo Valentia ha ottenuto due finanziamenti per la realizzazione di due nuovi asili nido». È tanta la soddisfazione nelle parole del sindaco Maria Limardo nell’annunciare che Palazzo Luigi Razza è stato ammesso al finanziamento di due progetti del valore di 1 milione e 440mila euro ciascuno, per un totale di quasi tre milioni di euro messi a disposizione dal PNRR tramite un avviso pubblico della Regione Calabria.
La graduatoria è stata appena pubblicata ed il Comune di Vibo vi è rientrato, come detto, con due dei tre progetti presentati. Il terzo è al momento ammesso con riserva. Nello specifico, gli interventi finanziati sono quelli che prevedono la creazione di un asilo nido a Vibo Marina (1.440.000 euro), con 40 nuovi posti per bambini nella fascia di età 3-36 mesi; e di un asilo nido in viale della Pace a Vibo Valentia, di pari importo, ma con la previsione di 50 nuovi posti per bambini di fascia 3-36 mesi. Il terzo progetto, ammesso con riserva, prevede invece un investimento di 2,5 milioni di euro
con la creazione di 60 nuovi posti per fasce di età 24-36 mesi da realizzarsi nel quartiere Moderata Durant.
«Non appena se ne è presentata la possibilità, nello scorso mese di marzo – spiega il primo cittadino – non abbiamo esitato ad approntare i progetti necessari per partecipare all’avviso pubblico. Un’occasione enorme per la nostra città e le sue frazioni, una di quelle che un ente gestito in maniera attenta non può lasciarsi sfuggire».
Le due nuove strutture per l’infanzia si aggiungeranno quindi a quella già esistente in viale Accademie vibonesi. «Si tratta di servizi che rivestono un’importanza straordinaria nell’economia delle giovani famiglie vibonesi, in una terra come la nostra in cui spesso determinate opportunità mancano. Creare due nuovi asili nido, dei quali uno a Vibo Marina – aggiunge Maria Limardo – è una dimostrazione tangibile dell’attenzione che questa amministrazione ripone verso le giovani generazioni e soprattutto le giovani coppie e le donne lavoratrici. Il nostro lavoro su questo fronte sarà incessante, perché siamo consapevoli che la splendida Vibo del domani la dobbiamo costruire pezzo per pezzo, con il lavoro duro e serio che stiamo portando avanti oggi, tutti insieme, amministrazione e cittadini». (rvv)

 

Asili nido, la Calabria ribalta dati di adesione dei Comuni al bando

È un importante risultato, quello conseguito dalla Calabria, che «grazie ad un positivo lavoro di squadra tra Regione e Comuni, la Calabria in poche settimane è riuscita a ribaltare i dati di adesione delle amministrazioni locali relativi al bando asili nido», hanno riferito il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e la vicepresidente Giusi Princi.

«Non solo è stato sanato il gap iniziale – hanno aggiunto – ma adesso i numeri ci dicono che siamo fra le più virtuose Regioni d’Italia per richieste di finanziamento. Dopo il nostro appello, in meno di un mese, i Comuni calabresi hanno dato una forte risposta, invertendo la tendenza degli ultimi anni. La Calabria avrà l’occasione di fare un grande passo avanti verso gli standard europei in tema di servizi educativi per l’infanzia».

Occhiuto e Princi, infatti, hanno commentato gli ultimi dati del bando nazionale, nell’ambito delle azioni del Pnrr, mirato ad incrementare l’offerta degli asili nido. Un avviso fino ai primi di marzo passato sottotraccia in Calabria. Da qui l’esortazione pubblica dei due massimi esponenti della Giunta regionale, consapevoli dell’evidente povertà educativa territoriale legata all’infanzia. Occhiuto e Princi, infatti, in una nota congiunta avevano invitato tutte le amministrazioni comunali ad usufruire di questa grande opportunità data dal Ministero dell’Istruzione, accordando loro contestualmente la possibilità di essere supportate dai tecnici del Dipartimento Istruzione della Regione. E i risultati hanno avuto un’evoluzione positiva.

Alla scadenza dell’avviso, in sole 3 settimane, si è registrato un incremento delle domande pari al 76%, con la Calabria tra le Regioni che hanno presentato il numero maggiore di richieste: 137. Comuni calabresi, quindi, quasi sul podio per numero di richieste di finanziamenti finalizzati a dotare il territorio di asili nido, dietro a Campania, Lombardia e Lazio.

«Questo dato ci conforta – hanno sottolineato Roberto Occhiuto e Giusi Princi – perché siamo riusciti nel nostro intento, quello di far comprendere l’importanza di questa chance e di stimolare positivamente le amministrazioni comunali. Con grande serietà e senso di responsabilità, i sindaci calabresi e i Comuni hanno aderito al bando, e tante sono state le consulenze richieste alla struttura messa a disposizione dalla Regione, il cui personale merita un plauso per il grande servizio svolto. La collaborazione tra diversi livelli di governo è un elemento basilare per la rinascita del nostro territorio». (rcz)

Proroga Avviso pubblico per asili nido, Princi: I Comuni sfruttino questa grande opportunità

Il Ministero dell’Istruzione ha prorogato il termine per tutti i Comuni di poter accedere al bando nazionale e per incrementare l’offerta degli asili nido.

Per la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, «sarebbe un peccato non sfruttare quest’ennesima occasione offerta dal PNRR, soprattutto in Calabria, dove si registra un’evidente povertà educativa legata all’infanzia», invitando i Comuni della Regione «ad usufruire di questa grande opportunità».

Si tratta di «un avviso quanto mai tempestivo», secondo il presidente della Regione Roberto Occhiuto e la vicepresidente, che intendono dare un ulteriore impulso alle Amministrazioni comunali di tutto il territorio calabrese, invitandole a cogliere l’occasione che si presenta loro per «potenziare a costo zero gli asili nido, una possibilità mirata a migliorare l’offerta dei servizi educativi».

Infatti, nell’ambito dell’attuazione della missione 4 del PNRR, all’Italia sono stati assegnati 2.4 miliardi di euro di risorse per la realizzazione di servizi integrativi (comprese le sezioni primavera) e di nuovi spazi e per la messa in sicurezza delle strutture già esistenti.

Un avviso a cui possono rispondere tutti i comuni, che potranno presentare le candidature fino al 31 marzo 2022, approfittando della proroga dei termini di scadenza. Le modalità di inoltro delle candidature sono indicate nell’avviso pubblico (prot. n.48047 del 2 dicembre 202), consultabile accedendo al link del portale del Ministero dell’istruzione dedicato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: https://pnrr.istruzione.it/avviso/asili/.

«La Regione vuole fare la sua parte in modo concreto – ha detto Princi – mettendo a disposizione delle Amministrazioni comunali interessate al bando attraverso la competenza dell’Ingegner Ambrogio Mascherpa del Dipartimento Istruzione, tramite contatto telefonico 0961856945 o tramite email a.mascherpa@regione.calabria.it, disponibile a fornire il necessario supporto tecnico». (rcz)

Cannizzaro (FI): 180 milioni per gli asili nido in Calabria

Sono 180 milioni di euro la somma che la Calabria riceverà per realizzare nuovi asili nido. Lo ha reso noto il deputato di Forza ItaliaFrancesco Cannizzaro, spiegando che tali fondi arrivano dal Pnrr.

«È un notevole passo in avanti rispetto al passato – ha aggiunto – indispensabile per ridurre quel gap con le altre Regioni del Paese in un settore decisivo dal punto di vista sociale ed economico. Un risultato che va ascritto alla caparbietà e alla capacità di sintesi del ministro Carfagna ed all’impegno dei deputati di Forza Italia, da sempre attenti alle esigenze specifiche dei territori».

«La quota dei fondi destinati alle Regioni del Sud per questo specifico investimento è più del 55 per cento –ha spiegato il parlamentare reggino – oltre 1,3 miliardi di euro. La svolta per il Meridione da tutti noi invocata pian piano sta avvenendo… e non è un caso che ciò accada proprio quando a dirigere certi ministeri siano appunto esponenti di Forza Italia. Capacità e voglia di fare premiano sempre!». (rp)

GLI ASILI NIDO SOLO PER 3 BAMBINI SU 100
LA CALABRIA È ANCORA ULTIMA IN EUROPA

In Calabria, solo il 3% dei bambini usufruisce dei posti negli asili nido o servizi integrativi per l’infanzia, finanziati dai Comuni. Un dato vergognoso, ben al di sotto della media nazionale che si attesta al 14,7%. È l’allarme lanciato dall’eurodeputata Laura Ferrara, sottolineando come il 12esimo rapporto dell’Atlante dell’infanzia a rischio Il futuro è già qui – Il mondo dei bambini di domani di Save the Children, ha evidenziato che la Calabria non ha raggiunto l’obiettivo del 33% entro il 2010.

«Analizzando le intenzioni di investimento nella programmazione regionale a valere sui fondi europei, è presto detto perché nulla si è fatto. Investimenti esigui e come se non bastasse la spesa effettuata non raggiunge nemmeno il 30% di quella prevista» ha detto l’eurodeputata, evidenziando come la Calabria potrebbe usufruire dei livelli essenziali delle prestazioni su asili nido inseriti, per la prima volta, dal Governo, nel disegno di legge di Bilancio 2022.

Si tratta di risorse destinate ai Comuni svantaggiati e che, con molta probabilità, cresceranno con i fondi del Pnrr.

Ed è per questo che l’Eurodeputata ha lanciato un appello alla Giunta regionale e al presidente, Roberto Occhiuto, chiedendo di «affiancare agli investimenti nazionali una rivoluzionaria e ambiziosa programmazione delle risorse europee derivanti dalla Programmazione operativa regionale 21-27, così da recuperare il gap con le altre regioni e offrire ai bambini calabresi ed alle loro famiglie servizi e sostegni equi al resto d’Europa».

Un problema, quello degli asili nido in Calabria, che tuttavia non è nuovo: nell’aprile del 2021, il rapporto nazionale di OpenpolisCon i Bambini, evidenziava un divario nell’offerta di nidi e servizi di prima infanzia, posizionando la nostra regione sotto la media nazionale.

«A fronte di un Centro-Nord – si legge – che con 32 posti ogni 100 bambini ha quasi raggiunto l’obiettivo europeo del 33% e dove in media 2/3 dei comuni offrono il servizio, nel Mezzogiorno i posti ogni 100 bambini sono solo 13,5 e il servizio è garantito in meno della metà dei comuni (47,6%). La differenza tra le due aree è di 18,5 punti».

«A Bolzano – si legge ancora nel report – vi sono quasi 7 posti ogni 10 bambini, mentre a Catania e Crotone quasi 5 non su 10 ma su 100 bambini. Forte anche la differenza tra comuni polo e quelli periferici e ultraperiferici (13,8 punti). La media italiana è del 25,5%».

Un altro problema, provocato dalla carenza degli asili nido, è il fenomeno degli anticipatari nel Sud:  In Italia sono circa 70mila i bambini che all’età di 2 anni frequentano già la scuola dell’infanzia. A fronte di una media nazionale del 14,8% di bambini di 2 anni anticipatari, il dato supera il 20% in gran parte delle regioni meridionali, con picchi del 29,1% in Calabria, del 25% in Campania e del 23,7% in Basilicata.

Dati, che destano preoccupazione, se si considera che, come ha spiegato Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia -Eu Save the Children Italia Onlus, «la povertà educativa dei bambini e delle bambine affonda le radici già nella prima infanzia, e si consolida ben prima della scuola primaria» e che «è dimostrato come un asilo nido di qualità rappresenti, per i bambini, uno strumento efficacissimo di riduzione delle diseguaglianze di ingresso nel sistema scolastico ed un investimento fondamentale per prevenire la dispersione». (rrm)