Una delegazione dei sindaci del Vibonese consegnano a Prefetto di Vibo documento dell’Anci Calabria

Una delegazione di sindaci del Vibonese, in occasione del sit-in dei primi cittadini contro l’autonomia differenziata, ha incontratoil Prefetto di Vibo Valentia, Paolo Giovanni Grieco, a cui è stato consegnato il documento ufficiale dell’Anci Calabria.

La delegazione era composta da Pasquale Farfaglia, sindaco di San Gregorio, Sergio Cannatelli, sindaco di Sorianello e Salvatore Fortunato Giordano, sindaco di Mileto, tutti e tre facenti parte del Consiglio Regionale Anci Calabria; Sergio Pititto, sindaco di Pizzo Calabro, Alfredo Barillari, sindaco di Serra San Bruno e Leo Mercuri, sindaco di Limbadi, ha avuto un confronto cordiale con il Prefetto Grieco, durante il quale hanno evidenziato le criticità rappresentate da questo disegno in approvazione sull’Autonomia Differenziata, segnalando che, oltre a tante problematiche, è necessario che si individuino le risorse preventivamente per poter garantire il raggiungimento dei Lep e garantire meglio il Sud e le regioni più bisognevoli.

L’accento, comunque, è stato posto anche su problematiche relative a materie che sfuggono alla previsione di Lep, come per esempio la viabilità, che se non sostenute adeguatamente dal Governo centrale in maniera adeguata rischiano anche e soprattutto per il Vibonese di farlo retrocedere oltre.

Il Prefetto di Vibo Valentia, Paolo Giovanni Grieco, ha ascoltato le ragioni dei Sindaci e dell’Anci e, nella sua nota cordialità, ha dato disponibilità a stare vicino ai Sindaci e a tutte le altre forze sociali impegnate anche su questo fronte sul territorio provinciale e si è detto disponibile a trasferire queste preoccupazioni al Ministero. (rvv)

Anci Calabria: Autonomia non potrà esistere senza risorse e i lep

L’autonomia differenziata non potrà esistere senza le risorse necessarie e senza i lep, da finanziarie non con l’iniquo criterio della spesa storica, ma attraverso i fabbisogni standard». È quanto ha ribadito Rosaria Succurro, presidente di Anci Calabria, nel corso del sit in dei sindaci per ribadire le istanze dei Comuni calabresi sull’autonomia differenziata, oggetto di apposito disegno di legge approvato dal Senato, su cui a breve si pronuncerà la Camera.

«L’Anci non ha una connotazione politica e rappresenta tutti i sindaci e tutte le amministrazioni dei 7.134 Comuni italiani» che vi aderiscono. Questa è la premessa del documento unitario, consegnato ai prefetti delle cinque province calabresi, con cui l’Anci Calabria ha chiesto al governo e al Parlamento che siano previste «risorse ingenti e, soprattutto, certe» in materia di «autonomia differenziata», che – si legge nel testo, firmato dalla presidente Rosaria Succurro – «non potrà esistere, fintanto che non verranno garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale i Livelli essenziali delle prestazioni: i Lep, che dovranno essere finanziati non più attraverso l’iniquo criterio della spesa storica, ma attraverso i fabbisogni standard».

Nel documento, l’Anci Calabria sottolinea al Governo e al Parlamento la necessità inderogabile di evitare «squilibri territoriali» e di «non aumentare la sperequazione tra Nord e Sud», per cui – avverte la stessa associazione dei Comuni – «servono risorse ingenti e, soprattutto, certe».

Inoltre, l’Anci Calabria «esprime preoccupazione perché il finanziamento di questa riforma, che richiederà una copertura di decine e decine di miliardi di euro, potrebbe andare a erodere alcuni capitoli della spesa pubblica già assai compulsati negli ultimi anni».

«I sindaci calabresi – assicura l’Anci Calabria – vigileranno con estrema attenzione affinché i diritti sociali e civili siano garantiti a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale e affinché sia impedita la possibilità di fare intese, ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione, senza il preventivo finanziamento integrale di tutti i Livelli essenziali delle prestazioni». (rcs)

Il presidente Occhiuto: Testo dell’autonomia migliorato grazie ai ministri di FI

«Il testo che aveva immaginato all’inizio Roberto Calderoli è un testo che è stato migliorato dal Consiglio dei ministri, grazie al lavoro dei ministri di Forza Italia, sulla base delle indicazioni che hanno dato i presidenti di Regione». È quanto ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, intervistato dal direttore Paolo Liguori a TgCom24.

Per il governatore, infatti, si tratta di «un testo che al Senato è stato approvato con ulteriori miglioramenti: le intese si potranno fare solo dopo aver garantito e finanziato i diritti sociali e civili allo stesso modo in tutta Italia».

«Io ho sempre detto di non avere una posizione di pregiudizio nei confronti dell’autonomia differenziata – ha ricordato –. Purtroppo questo tema è diventato un tema ideologico, molti ne parlano senza nemmeno aver letto il testo, e molti al Sud ne parlano con la solita narrazione dei gruppi dirigenti del Mezzogiorno, in modo rivendicativo, giocando di rimessa. Io rifiuto questo modo di intendere l’essere gruppo dirigente al Sud. Non ho complessi verso le altre Regioni, credo che la mia Regione abbia tantissime risorse che potrebbero essere ancora più utili per la Calabria se fossero oggetto di intesa».

«Parlavamo prima del porto di Gioia Tauro, parlavamo dell’energia – ha proseguito –. Se queste materie fossero, ad esempio, oggetto di intesa la Calabria ci guadagnerebbe. Certo, perché le intese siano possibili bisogna prima dare la possibilità ai cittadini di Crotone di avere gli stessi diritti dei cittadini di Vercelli».

«Prima bisogna dare la possibilità alle Regioni di partire dallo stesso punto. E poi competition is competition. Certo, per usare anche qui una frase in inglese, ho detto al ministro Calderoli, privatamente, ma anche pubblicamente – ha concluso – che siccome ci vogliono le risorse per garantire i diritti nello stesso modo a tutti, se ci sono le risorse bene, altrimenti le intese e l’autonomia differenziata aspetteranno. Insomma: no money no party». (rrm)

DON MIMMO BATTAGLIA: SI DEVE FERMARE
LA TEMPESTA D’EGOISMO CONTRO IL SUD

di MIMMO NUNNARI – Ti illumina la mente e ti riscalda il cuore parlare di Sud e di futuro dell’Italia con un uomo di punta della Chiesa di Francesco, come l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, che dice: «Io, prete, sono del Sud non solo perché sono nato in un piccolo paese [Satriano, provincia di Catanzaro] che dalle sue colline guarda il mare e al mare nostro si porge con la generosità della nostra antica accoglienza. Sono del Sud, non solo perché ho lavorato sempre lì, studiato lì, servito il suo popolo lì. Sono del Sud, non solo perché, per volontà del Pontefice e per grazia di Dio, sono Vescovo nella più grande Città del Sud. Io sono del Sud perché sono Sud. E lo sono perché condivido tutto il suo palpitare danime, tutto il suo sentire umano, tutta la sua grande forza creativa. Tutta la sua tristezza e il suo dolore. E tutta la sua allegrezza nella gioia di vivere».

Don Mimmo, come ama essere chiamato, ancora adesso che è arcivescovo metropolita di Napoli dal 12 dicembre 2020, in Calabria – soprattutto nella sua vecchia diocesi di Catanzaro-Squillace dove è stato prete per quasi trent’anni – lo ricordano per l’impegno missionario verso i più deboli e gli emarginati: dal 1992 al 2016 ha guidato il – Centro calabrese di solidarietà, una struttura che si prende cura di soggetti considerati svantaggiati: donne vittime di violenza, tossicodipendenti, alcooldipendenti, immigrati, giovani disagiati e famiglie.

Ha pure scritto un libro, su questa sua esperienza calabrese: Un filo derba tra i sassi (edito da Rubbettino) in cui ha raccolto le testimonianze di “umiliati e offesi dalla vita”, di cui l’autore, durante la sua lunga missione in Calabria, si è fatto padre, fratello e compagno di strada. A Napoli, il prete di strada – espressione che a don Mimmo in verità non piace molto – il “pretaccio”, come lo definì comunque il vescovo Giancarlo Bregantini, nella prefazione di quel libro, volendo indicare, con quel termine, il coraggio e la luminosità” del prete operante, ha continuato ad intrecciare storie quotidiane di periferia e Vangelo.

L’anno scorso, per dire, ha celebrato il giovedì santo a Scampia, in mezzo a una maleodorante e tossica discarica abusiva. Inginocchiato sui rifiuti, ha lavato i piedi di dodici bambini rom e, rivolto a giornalisti e telecineoperatori, li ha implorati a non riprendere lui, ma a riprendere cosa c’era intorno: tonnellate di rifiuti, che avvolgevano le baracche: «Questo non è un posto da esibire – disse – ma di cui avere vergogna».

Qualche cronista riferì che a Napoli lo avevano ribattezzato il “Bergoglio del Sud Italia”, per il suo essere rimasto “un autentico prete di strada”, uno anzitutto innamorato e strenuo difensore del Mezzogiorno. Quando nel maggio 2022 pubblicai per le edizioni San Paolo il libro Lo stivale spezzato, chiesi a don Mimmo di parlare del suo Sud. Ecco cosa rispose: «Tutto il Sud è una terra bellissima. Di questa estesa terra ricca di paesaggi e di storie, di mare e di cielo limpidi, di monti leggeri e di valli ondulate, di cultura e di umanità, di pensiero alto e di braccia forti, di incanto meraviglioso e di mani incallite, ho visto, e ancora da questo luogo straordinario vedo, le sofferenze degli uomini e delle donne, il loro coraggio di combattere ancora».

«La loro vivida intelligenza e profonda bontà. Però ho visto anche e vedo, le ingiustizie inflittegli anche da chi – a causa di un antico e reiterato preconcetto – considera il Sud una zavorra e non una risorsa, credendo di poter agganciare il treno dellEuropa abbandonando sul binario morto quella parte del Paese che in più di mezzo secolo gli ha offerto non soltanto le braccia per le industrie, ma anche le intelligenze per farlo diventare quel ricco e potente territorio che è».

Oggi, a distanza di un anno e mezzo, don Mimmo riprende quel discorso e “tuona”, con toni accorati, che esprimono la sua grande preoccupazione e della stessa Chiesa meridionale, contro il progetto di Autonomia differenziata, che definisce come qualcosa che “contiene nel suo corpo la divisione” e va inteso “come volontà egoistica e come perverso progetto politico”. La sua lunga riflessione, resa pubblica pochi giorni fa in un documento diffuso dalla Chiesa di Napoli, è come un avvertimento, un invito a risvegliarsi, «mentre soffia forte il vento di tempesta che è legoismo».

Nell’Autonomia differenziata, dice don Battaglia, «c’è la volontà egoistica dei ricchi e dei territori ricchi, il progetto antico, di poco più di quarantanni fa, di dividere lItalia, separando il suo Nord, divenuto opulento con le braccia e lintelligenza dei meridionali, da quel Sud impoverito dalla perdita di risorse, di forze fisiche e intellettuali, svuotato progressivamente di fondamentali sue ricchezze al posto delle quali sono arrivati a fiumi inganni e false promesse».

Già la stessa parola “Autonomia differenziata”, non è vera, sostiene l’arcivescovo: «È evidente che essa significhi che lautonomia non è uguale per tutte le regioni, che essa, appunto, si differenzia tra quelle forti, che con lautonomia diventeranno più forti, dalle regioni deboli, che paradossalmente diventeranno più deboli. Insomma, si realizza, anche nelle istituzioni, quella dinamica apparentemente incontrollabile che legittima lingiustizia più grave».

Anche i tempi, per don Mimmo Battaglia, sono sbagliati: «Questa trasformazione nel Paese avviene quando due debolezze si intrecciano pericolosamente, quella della politica e quella del Meridione. Basterebbe solo questo, per accendere le menti più attente e i cuori più sensibili». Questo era il momento per fare altro in Italia, sostiene l’arcivescovo: «Per cambiare il nostro sguardo e quello delle istituzioni, invertendo la sua direzione. Il vero inizio del buon cambiamento si avrà quando tutti partiremo dal Sud. È uno sguardo culturale prima che politico. Muove dal cuore. Per una sola volta almeno restiamo qui, quelli che ci siamo e gli altri,  che sono “ lontani”, scendano qui. Idealmente si diventi tutti insieme Sud per coglierne tutto il dolore e insieme tutta la sua grandezza. Il dolore, che porti alla riparazione dei torti subiti, pur non senza nostre colpe».

«La grandezza, per fare più ricca tutta lItalia, con il prezioso contributo, anche produttivamente economico, del Mezzogiorno. Che il Vangelo e la Costituzione, in questo tempo complesso e difficile, che chiede la generosità e limpegno politico di tutti, ci tolgano il sonno, rendano inquieti i nostri riposi, divengano un peso sulla nostra coscienza, fino a quando ogni riforma e ogni legge, anche la più piccola, non sia orientata al bene di tutti, iniziando dai più fragili, che un giorno scopriremo essere la cosa più preziosa che ci era stata data in dono dalla vita, la culla più adatta a gestire la nascita di una comunità rinnovata, fondata sulla solidarietà, sulla giustizia, sulla pace». (mnu)

Il sindaco di Cosenza Caruso: Domani insieme ai sindaci per dire no all’autonomia

Il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, ha annunciato la sua presenza, davanti alla Prefettura di Cosenza al sit-in di mobilitazione dei Sindaci contro l’autonomia differenziata, «a difesa dell’unità nazionale e dei nostri territori».

Quella del primo cittadino, infatti, non è una protesta dell’ultima ora: «ma portata avanti sin dagli esordi dello sciagurato disegno del DDL Calderoli che mi ha visto presente a Napoli il 17 marzo del 2023, insieme a tanti colleghi Sindaci, così come ho partecipato con convinzione, insieme  a Monsignor Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza Bisignano, alla manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil  il 10 Giugno 2023. Una battaglia, la mia, convinta e determinata, che è stata pienamente compresa dai cittadini tanto che a Cosenza sono state raccolte ben 4652 firme contro l’autonomia differenziata, rendendo la nostra città prima in Calabria e terza nel Mezzogiorno dopo Napoli e Bari».

«Con il nostro arcivescovo Checchinato – ha incalzato Caruso – sono convinto che “Il Governo, così come la Chiesa, devono lavorare per azzerare le diseguaglianze sociali”. Ecco perché non smetterò mai di lottare per l’uguaglianza di tutti gli individui e il superamento dei divari, contro una riforma, dunque, che va invece nella direzione opposta, rischiando di dividere l’Italia in 20 Repubblichette. Un disegno progettato e condotto a danno dei territori delle regioni del Sud e delle nostre comunità. In questo senso, pertanto, la mobilitazione, per quanto mi riguarda, continua, non incomincia domani,  e sarà sempre più serrata».

«Per sabato prossimo, 17 febbraio, infatti, nella Sala Quintieri del Teatro Rendano – ha reso noto – il Comune di Cosenza ha promosso un incontro pubblico sul tema No all’autonomia differenziata. Si all’Italia Unita dei Comuni. A concludere i lavori sarà il presidente di Anci nazionale, nonché sindaco di Bari, Antonio De Caro. All’iniziativa interverranno S.E. Monsignor Giovanni Checchinato, arcivescovo della diocesi Cosenza-Bisignano, il Presidente di Svimez Italia, prof. Adriano Giannola e Nicola Irto, unico senatore calabrese a votare contro il disegno di legge governativo. Partecipano, inoltre, per un loro contributo, le organizzazioni sindacali e di categoria e  i colleghi Sindaci con indosso la fascia Tricolore».

«Sarà questa – ha concluso il primo cittadino – una occasione importante per promuovere un movimento sempre più ampio e partecipato, fuori da schemi politici e di appartenenza, con il fine esclusivo di una giusta opposizione ad un disegno secessionista». (rcs)

 

Bevacqua (PD): Occhiuto dica chiaramente la sua posizione sull’autonomia

Il consigliere regionale e capogruppo del Pd, Mimmo Bevacqua, ha chiesto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, «senza più nascondersi soltanto per proseguire ad assecondare i voleri di Giorgia Meloni e Matteo Salvini», di «parlare chiaramente e dire come intende posizionare il suo governo su una questione nevralgica per il futuro dei calabresi», ossia l’autonomia differenziata.

«Sarebbe opportuno e non rinviabile, che, invece di ricorrere alle solite armi di distrazioni di massa, si andasse al centro delle questioni», ha aggiunto Bevacqua, assicurando come «proseguiremo, ad ogni livello e con ogni mezzo, l’azione di opposizione alla riforma Calderoli che deve essere fermata».

Per il dem, poi, «fa bene la segretaria del Pd Elly Schlein a non farsi tirare per la giacca dalla premier Meloni nella polemica, creata ad arte, contro il presidente della Campania Vincenzo De Luca sull’autonomia differenziata».

«Come al solito – ha proseguito Bevacqua – il centrodestra che non riesce a governare il Paese, così come la Calabria, ogni volta che si arriva al merito delle questioni preferisce mandare la palla in tribuna. E così mentre cittadini, associazioni, sindaci, governatori del Sud e la stessa Chiesa insorgono contro la secessione dei ricchi voluta dalla Lega, la premier si sente offesa per dichiarazioni, seppur dure, del governatore della Campania che continua a chiedere risposte concrete, a partire dallo sblocco dei fondi per il meridione. E, invece di polemiche fini a se stesse, sarebbero dovute spiegazioni anche sui ritardi accumulati sulla Zes e sul Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc)».

«Un copione che conosciamo bene in Calabria dove Occhiuto – ha concluso – quando si parla di autonomia differenziata, ricorre a slogan pubblicitari, invece di spiegare quale sia la posizione del suo governo e di Forza Italia sulla riforma che mette in discussione l’unità del Paese e affossa le regioni meridionali». (rcz)

 

CHIAMATA PER IL SUD: UNA MOBILITAZIONE
PER FERMARE L’OMBRA DELL’AUTONOMIA

di ANGELO SPOSATO  – Sull’autonomia differenziata si sta creando un movimento di pensiero diffuso e trasversale che sta iniziando a capire i pericoli del progetto Calderoli e della Lega. Sin dall’inizio come Cgil Calabria abbiamo sempre ribadito che questo progetto fosse una secessione camuffata, una vecchia bandiera ideologica che oggi è stata barattata con il premierato e la riforma della giustizia.

Per queste ragioni abbiamo declinato l’invito ad incontrare il Ministro Roberto Calderoli in Calabria lo scorso anno. Quello che sta avvenendo in Parlamento e nel governo è un baratto politico, letale per tutto il Paese. Se ne sono resi conto i sindaci e va apprezzata la posizione dell’Anci Calabria e del suo presidente Rosaria Succurro. Oggi più che mai la battaglia contro il disegno di legge Calderoli deve unire parti sociali, amministratori, società civile, forze politiche che hanno a cuore l’unità nazionale.
Tempo addietro, al congresso regionale e nei vari interventi, abbiamo dimostrato come il progetto di autonomia differenziata possa essere letale anche per il Nord del Paese.

Ci sono aree del nord che vivono un processo di destrutturazione industriale, non offrendo più servizi adeguati, pensiamo al tema della casa, al costo della vita, al tema salariale, alla sanità privata che sostituisce quella pubblica. Il problema non si risolve chiudendosi in piccoli staterelli. I giovani del sud che fuggono per mancanza di prospettive non andranno nelle regioni del nord, ma emigreranno all’estero come avvenne negli anni ’60 e ’70 e come sta avvenendo tutt’ora.

C’è il tema del calo demografico, vera e propria emergenza. C’è il tema dell’invecchiamento del Paese, di oltre dieci anni rispetto alla media europea, che non si risolve con l’autonomia differenziata. C’è inoltre, un tema da tutti sottaciuto che potrà fare ulteriormente la differenza. Il peso della criminalità e delle mafie che si è oramai radicata nelle regioni del nord rendendole meno competitive e assoggettate al potere criminale. Le varie inchieste giudiziarie di diverse procure nel nord hanno evidenziato il potere di infiltrazioni nella pubblica amministrazione e nelle imprese, cosa questa grave e pericolosa.

E come sappiamo, lì dove c’è il proliferare delle mafie c’è economia debole, ed il mercato economico e del lavoro viene controllato, sfruttato, sottopagato. Su questo farebbero bene a riflettere dal governo, perché quello che loro ritengono autonomia può diventare trappola mortale. Il sistema economico e produttivo del nord, con questo progetto e con le scelte del governo in materia economica, rischia di diventare succursale di Francia e Germania.

Il 13 febbraio occorre sostenere i sindaci e l’Anci davanti alle Prefetture della Calabria e auspichiamo possano avere a loro fianco il vessillo della Regione Calabria e il presidente. Serve una grande mobilitazione delle coscienze e delle persone, serve parlare con giovani, nelle scuole, sui rischi e gli effetti pericoli dell’autonomia differenziata per il loro futuro e per l’unità del Paese.
Occorre scendere nelle strade e nelle piazze per parlare ed informare le persone. Il tempo è adesso per difendere la nostra costituzione. (as)

[Angelo Sposato è segretario generale Cgil Calabria]

A Scalea il dibattito sull’autonomia: Una sfida per il Sud e la Calabria

«L’autonomia differenziata rappresenta una sfida per il sud e la Calabria, ma è necessario affrontarla con determinazione e definire con chiarezza gli obiettivi e le risorse necessarie per raggiungerli. Solo così si potrà dare una reale opportunità di miglioramento alla Calabria e al Sud in generale». Sono le conclusioni a cui si è giunti nel corso del dibattito sul disegno di legge svoltosi nei giorni scorsi a Scalea.

Un incontro a cui hanno partecipato diversi esponenti politici e il giornalista e saggista Marco Esposito, già assessore della città di Napoli, illustrando posizioni sia favorevoli che contrarie al ddl Calderoli.

La discussione è stata moderata da Umberto De Rosa, e ha rappresentato un momento importante per valutare le opportunità e le criticità dell’autonomia differenziata per il sud e la Calabria.

Il dibattito sull’autonomia differenziata è un tema di grande importanza per il sud e la Calabria in particolare. Questa regione, infatti, si trova in una situazione di grande difficoltà, occupando gli ultimi posti in tutte le classifiche dei settori, dalla sanità all’ambiente.

Giacomo Saccomanno, esponente della Lega, ha sottolineato l’importanza di partire dalla situazione attuale per comprendere la gravità della situazione e stabilire gli obiettivi da raggiungere. La Calabria ha da tempo una “vecchia questione mediana” che non è mai stata risolta, nonostante i vari tentativi di risanamento. L’autonomia differenziata, approvata nel 2001, potrebbe rappresentare un’opportunità per il sud e la Calabria, ma è necessario affrontare le criticità che hanno impedito finora un reale cambiamento.

Saccomanno ha sottolineato che il percorso per l’approvazione dell’autonomia differenziata è ancora lungo e complesso. Sebbene il disegno di legge sia stato approvato al Senato, deve ancora passare alla Camera dei Deputati per essere definitivamente approvato. Tuttavia, il Senato ha fornito le indicazioni su ciò che dovrà essere fatto per raggiungere l’autonomia differenziata.

L’esponente della Lega ha sottolineato che l’autonomia differenziata non significa dividere l’Italia in due, ma rappresenta un’opportunità per il sud e la Calabria di migliorare le proprie condizioni. Tuttavia, affinché ciò avvenga, è necessario individuare le materie e le risorse che saranno delegate al governo per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Senza queste risorse e senza i livelli da rispettare, l’autonomia differenziata non avrà effetti concreti.

Saccomanno ha sottolineato che è necessario definire con chiarezza gli obiettivi e le risorse per poter risanare la Calabria. Se ciò non avverrà, il dibattito sull’autonomia differenziata sarà stato solo un esercizio verbale senza alcun impatto reale.

Sarà fondamentale individuare le risorse e i livelli da rispettare per garantire un reale cambiamento e un risanamento della regione. (rcs)

LE “PICCONATE” DI ROSARIA SUCCURRO
FANNO BENE E RISVEGLIANO LA POLITICA

di MIMMO NUNNARI – Le parole sono state chiare, sincere, coraggiose e soprattutto lontane dal politichese astruso e incomprensibile: «Non siamo affatto disposti ad accettare questo provvedimento ingiusto [l’Autonomia differenziata ndc], irragionevole e gravato da evidenti incertezze, che creerebbe una frattura insanabile tra il Nord e il Sud, aumenterebbe le diseguaglianze già esistenti tra le due aree, impoverirebbe il Mezzogiorno e ridurrebbe in misura irrecuperabile i diritti dei cittadini meridionali, a partire da quello alla salute e allistruzione». Firmato Rosaria Succurro, sindaco di San Giovanni in Fiore, presidente dellAnci Calabria, esponente di Forza Italia, che così lancia un’invettiva, di tipo dantesco, contro l’Autonomia differenziata: la “spacca Italia”, voluta dalla Lega di Salvini e Calderoli.

In un’epoca in cui, come profetizzava Pier Paolo Pasolini, le parole della politica sono generalmente pronunciate solo per rafforzare il potere omologato e creare nuove disuguaglianze e ingiustizie, le parole libere, fuori dal coro, di Succurro, meritano applausi per il tono, il linguaggio, il coraggio di rompere la “potenza omologativa” del suo stesso schieramento di centrodestra, che comprende il suo partito Forza Italia e per il proposito di agire, o intervenire, con coscienza civica – come rappresentante istituzionale – di fronte a una situazione che le sarà sembrata incompatibile con i propri valori fondamentali di donna e politica del Sud, correndo anche i rischi di “scomunica”. Scomunica, che è arrivata subito, con un irato j’accuse della deputata calabrese della Lega Simona Loizzo, che si conclude con parole in linea col linguaggio litigioso della politica di oggi, parole, a dir poco, ineleganti: …«Alla donna di San Giovanni in Fiore che si adopera per cittadinanze onorarie a Sinner consiglio di dedicarsi a commentare il tennis. Almeno eviteremo di ascoltare castronerie allo stato brado…».

Parole forti, col profumo di insulti, qualcuno ha detto pure sessiste, “coerenti”, però, con il metodo dell’aggressione verbale diventata linguaggio comune, da quando c’è la Lega nel panorama politico italiano. Parole che forse nascondono una malcelata preoccupazione e che il gioco sia più grande della “lite” locale. E cioè che le “picconate” di Succurro respinte con furia, come solitamente si fa con un avversario e non con un alleato a cui si manda a dire: “Non è tempo di Masanielli con la gonna e di muine” neoborboniche”, siano solo l’inizio di un cambiamento di passo di Forza Italia, che al Sud, in Calabria in particolare, ha la sua roccaforte: con una prevalenza politica indiscutibile e difficilmente soppiantabile, a meno che non compia errori “mortali”, come il consentire un passaggio storico dell’Italia – tutto sommato ancora unita – all’Italia “due”: con un Nord somigliante al Belgio grasso e un Sud abbandonato al suo sottosviluppo e a una deriva inevitabilmente mafiosa. (mnu)

L’OPINIONE / Vincenzo Capellupo: Rapporto Svimez dimostra realtà drammatica su sanità

di VINCENZO CAPELLUPO – Il rapporto Svimez sul divario assistenziale tra Nord e Sud Italia ci restituisce sulla sanità uno scenario per molti versi non nuovo ma pur sempre drammatico. Anzi, il fatto che la realtà diseguale non cambi e in prospettiva possa addirittura peggiorare, complica ancora di più le cose e impone oggi più che mai una netta assunzione di responsabilità politica.

Giusto per fornire qualche dato emblematico: la Calabria spende per abitante poco più di 1.700 euro a fronte di una spesa media nazionale che supera i 2.000; il 43% dei malati oncologici calabresi (l’incidenza più elevata in Italia) va a farsi curare fuori e neppure nelle regioni confinanti ma oltre; solo l’11,8% delle donne ha effettuato in Calabria screening per la prevenzione oncologica ed è la percentuale più bassa fatta registrare in Italia. Tutti nostri corregionali che popolano quel Sud che, nel suo complesso, ha una speranza di vita inferiore di un anno e mezzo e fa registrare un 8% di nuclei familiari in povertà sanitaria contro il 4% del Nord-Est: persone che non si curano perché non hanno i soldi per farlo.

Un disastro di diseguaglianze che l’autonomia differenziata è destinata a cristallizzare e ad aggravare nel lungo periodo. Non lo dice (solo) l’opposizione al governo Meloni e alle sue ipoteche leghiste. Lo dicono lo stesso Svimez, Save The Children, Ong che firma anch’essa il rapporto, la Fondazione Gimbe. Lo hanno detto di recente i vescovi della Conferenza Episcopale Calabra, che hanno invitato politici e società civile del Mezzogiorno ad alzare la voce contro il tentativo di dividere il Paese aumentando le distanze e le diseguaglianze tra territori.

A dar retta alle parlamentari leghiste Loizzo e Minasi, tutti soggetti che non hanno capito il senso dell’autonomia differenziata e il valore delle opportunità che essa racchiuderebbe. Così come non lo avrebbe capito la presidente di Anci Calabria, Rosaria Succurro, che pure del centrodestra fa parte e dunque, in teoria, dovrebbe sostenere uno dei punti che il governo centrale ritiene qualificanti della sua azione politica. Delle due l’una dunque: o tutti – analisti, operatori umanitari, uomini di chiesa, sindaci (anche) del centrodestra – hanno perso improvvisamente la capacità di discernimento, oppure sono i leghisti – Salvini, Calderoli e i loro ascari locali – a non aver mai abbandonato l’idea di separare il Nord dal Sud, abbandonando quest’ultimo al suo destino. Quel destino che il rapporto Svimez, da ultimo, sembra confermare.

Tertium non datur, direbbe Aristotele. In realtà, per molti il re è nudo, il gioco è scoperto, e le contraddizioni del centrodestra e nel centrodestra sono palesi. Non resta che attendere parole chiare per bocca di chi, da meridionale, riveste ruoli di responsabilità politica, a Catanzaro come a Roma. Dica da che parte sta, perché più il disegno di legge Calderoli cammina e più si assottiglia il tempo del gioco delle tre carte. (vc)

[Vincenzo Capellupo è consigliere comunale di Catanzaro]