L’OPINIONE / Mimmo Tallini: Il Consiglio regionale ha prodotto poco in materia autonomia

di MIMMO TALLINI – Il problema non è discutere genericamente dell’autonomia differenziata, ma di come si entra nel merito di questa legge che in molti anche nel centrodestra hanno criticato, con in testa l’attuale presidente del Consiglio Regionale, Filippo Mancuso, che l’ha definita un “pasticciaccio” all’indomani della sua approvazione in Parlamento. E se dovessi giudicare dalla nota con cui i capigruppo della maggioranza hanno ritenuto di replicare al mio garbato invito alla riflessione, dovrei trarne la conclusione che il Consiglio Regionale della Calabria ben poco ha prodotto sulla materia, limitandosi a generici appelli al governo e a fumose iniziative.

Non voglio dire che il centrodestra, di cui continuo a fare parte sia pure senza alcun ruolo istituzionale, ha voluto affossare la discussione, ma sicuramente ha sbagliato nell’evitare il dibattito sulla richiesta di referendum abrogativo. Il mio è stato un consiglio non richiesto, e forse a qualcuno sgradito, ad un centrodestra che sta lasciando ad un fronte molto ampio il vessillo dell’unità d’Italia e della difesa degli interessi del Meridione.

Io vedo un collegamento molto stretto tra le recenti e brucianti sconfitte nelle Città di Vibo Valentia e Corigliano-Rossano e l’ambigua posizione del centrodestra su un tema ormai molto sentito dalla popolazione.

Senza contare che questa tattica del rinvio sta indebolendo a livello nazionale la credibilità della battaglia, sulla cui sincerità non dubito, che il presidente Occhiuto sta conducendo sia nei confronti del governo e sia all’interno del partito di Forza Italia per fare capire i rischi di questa legge.

Non credo di essere il solo a pensarla così nell’elettorato di centrodestra. Un numero così impressionante di firme in pochi giorni non può essere solo frutto della mobilitazione del “campo largo” e dei sindacati. Solo per fare un esempio, anche consiglieri comunali di Catanzaro che militano in Forza Italia e che hanno un largo seguito elettorale hanno firmato per il referendum, dicendo di anteporre gli interessi della Calabria a quelli di schieramento e di partito.

C’è una forte presa di posizione della Chiesa, sempre molto attenta ai problemi delle diseguaglianze e dei danni che la legge potrebbe produrre.

Ho rispetto per la proposta di investire le Università calabresi per un’analisi degli effetti della legge, ma voglio solo ricordare che questo lavoro è stato già fatto da istituti di ricerca di altissimo livello. Basterebbe ricordare la simulazione dello Svimez che ha ipotizzato nei prossimi anni uno svuotamento demografico del Meridione, con uno spostamento massiccio di popolazione dalle città del sud a quelle del nord.

E così numerosi altri studi che hanno evidenziato come l’autonomia differenziata produrrà danni irreversibili alla sanità e alla scuola.

Non ho le competenze giuridiche per prevedere se il referendum sarà ammesso o meno dalla Corte Costituzionale.

Io dico solo che mi sembrerebbe giusto dare la parola al popolo su una legge che avrà un impatto così diretto sulla vita di ogni cittadino.

Queste sono mie riflessioni che non hanno la pretesa di incidere o interferire nel lavoro del Consiglio Regionale che ha tutti gli strumenti per affrontare come meglio ritiene la materia, valutandone le conseguenze politiche e materiali. (mt)

[Mimmo Tallini è ex presidente del Consiglio regionale]

L’OPINIONE / Pierpaolo Bombardieri: Con autonomia a repentaglio contrattazione nazionale

di PIERPAOLO BOMBARDIERI – Quando nell’esecutivo nazionale abbiamo discusso su come posizionarci rispetto all’autonomia differenziata non ci piaceva l’idea di finire in un grande calderone, perché teniamo alla nostra autonomia. Ma, allo stesso tempo, noi agiamo sempre ragionando nel merito delle questioni e le nostre persone non ci avrebbero mai perdonato di non aver fatto questa battaglia.

Abbiamo studiato il testo della riforma e i suoi possibili effetti. La realtà è che mettono in discussione le conquiste di tutti quelli che ci hanno preceduto. Con la possibilità per le Regioni di modificare trattamenti e condizioni di lavoro, nella sanità come nell’istruzione, viene messa a repentaglio la contrattazione nazionale che è sempre stata la pietra miliare delle nostre rivendicazioni per garantire tutele economiche e diritti a chi lavora.

Inoltre, sempre con l’autonomia differenziata, sarà più difficile arginare l’invadenza dei contratti pirata firmati da sindacati gialli e associazioni datoriali che non esistono. Specie nel commercio, organizzazioni e sindacati non rappresentativi potranno intervenire con gravi conseguenze per i diritti di lavoratrici e lavoratori.

Sui finanziamenti ai Lep, cioè i livelli essenziali di prestazione, ancora non è chiaro sotto quale asticella di prestazioni non sarà possibile scendere. Deciderà, tra ben due anni, una commissione di esperti, probabilmente amici del Governo. Senza contare poi che mentre a livello globale c’è una competizione economica senza esclusione di colpi, noi decidiamo di affidare alle Regioni le scelte cruciali sulle politiche energetiche. Quindi, non solo le scelte nazionali sono poco chiare, ma lasciamo alle Regioni il potere di decidere come affrontare la transizione climatica.

È ovvio che non potevamo restare in silenzio. È necessaria una mobilitazione nazionale per far capire alla persone che sono a rischio le conquiste di tanti anni di Sindacato. Non c’è nessuna impostazione, pregiudizio e demagogia. Cercheranno di dirci che è uno scontro politico e ideologico. Niente di tutto questo. Parliamo di fatti reali, di contratti, salari, sicurezza della vita delle persone che noi rappresentiamo.

Ecco perché siamo scesi in campo e con grande soddisfazione abbiamo raggiunto il primo risultato, perché su questa riforma si voterà! Ora dobbiamo continuare a far capire alle persone che è importante firmare, per poi iniziare la battaglia per far votare. Se si raggiungerà il quorum dipenderà da noi, da quanto siamo disponibili a impegnarci per informare e far capire che questa riforma divide il Paese, allarga la forbice delle disuguaglianze e crea cittadini di serie a e cittadini di serie b! (pb)

[Pierpaolo Bombardiere è segretario nazionale della Uil]

I capigruppo di maggioranza: Consiglio regionale non ha mai avuto timore a parlare di autonomia

«Il Consiglio regionale della Calabria non ha mai avuto alcun timore a discutere dell’autonomia differenziata». È quanto hanno ribadito i capigruppo di maggioranza, ricordando come «in Aula lo ha già fatto due volte, in maniera estesa e approfondita e dal confronto sono emerse le posizioni dei gruppi politici e dei singoli consiglieri, senza dimenticare che, proprio nell’ultima seduta, il presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, ha risposto all’interrogazione posta da un esponente dell’opposizione e che nella seduta della prima Commissione di mercoledì l’argomento è stato affrontato con la partecipazione dei sindaci».

«Sul tema, va ricordato – prosegue la nota • il centrodestra calabrese ha approvato un documento che, senza le urla populiste degli ultimi mesi, tiene conto della tutela sostanziale  degli interessi della popolazione calabrese, cosicché, per dargli seguito, si è deciso di  coinvolgere le nostre Università, affinché sia effettuato un approfondimento concreto sulle ricadute in Calabria derivanti da eventuali intese Stato-Regioni sulle materie non Lep. Aspetto, quest’ultimo, poco trattato e che il Consiglio regionale della Calabria ha avuto il merito di porre all’attenzione generale».

«Sull’autonomia differenziata, inoltre – conclude la nota – le posizioni della maggioranza sono state  espresse sempre in maniera chiara, netta e responsabile. Dispiace che chi ha ricoperto importanti ruoli istituzionali nella nostra regione come l’on. Domenico Tallini, parta da valutazioni prive di fondamento per esprimere le proprie idee sull’autonomia differenziata». (rrc)

Autonomia, il Pd Calabria: Occhiuto e Mancuso ingiustificabili

Per il Partito Democratico calabrese «la maniera con la quale il governatore Roberto Occhiuto e la sua maggioranza hanno affrontato, fin dal primo momento, la riforma relativa all’autonomia differenziata è stata sbagliata e ambigua fin dal primo sì del governatore alla Conferenza Stato-Regioni».

«Ma il massimo del ridicolo – hanno evidenziato i dem – si è raggiunto con i proclami e le critiche a mezzo stampa e social del progetto di Calderoli, per poi avallarlo con gli atti concreti. E arrivando perfino a impedire in Consiglio regionale la discussione sul tema e il confronto sulla ppa sul referendum abrogativo che, come opposizione, abbiamo depositato da tempo. Ignorando la protesta che dilaga nelle piazze e l’appello dei sindaci che sono arrivati fino a palazzo Campanella per sentirsi dare dei “tifosi” dal presidente del Consiglio Mancuso, invece di avere risposte e rassicurazioni sul futuro delle Comunità che rappresentano».

«Addirittura l’ex presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini ha puntato l’indice contro la gestione dell’attuale centrodestra che, a suo dire, si starebbe suicidando impedendo il confronto in Consiglio – hanno proseguito i consiglieri dem – ed evidenziando come non si possa mettere la testa sotto la sabbia davanti al sentire della popolazione calabrese. Ma le parole di Tallini sono condivisibili anche nella parte in cui si definiscono “pannicelli caldi” le proposte di affidare e a comitati la gestione dei Lep».

«La verità è che in gioco ci sono i diritti fondamentali dei calabresi – hanno concluso – e che non c’è più spazio per le ipocrisie politiche e Occhiuto, Mancuso e il centrodestra dovrebbero richiamare in Aula la ppa sul referendum al più presto anche in considerazione delle 500mila firme raccolte, solo on line, in pochissimi giorni in tutta Italia». (rrc)

 

 

 

L’OPINIONE / Sergio Dragone: Il sì ad abrogare l’autonomia delegittimerebbe il Consiglio regionale

di SERGIO DRAGONE – Mentre scrivo questa nota, la richiesta di referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata (legge Calderoli) ha superato le 650.000 firme in appena dieci giorni e prima di Ferragosto arriverà vicina al milione. A settembre le firme potrebbero essere anche un milione e mezzo. E mentre tutto questo accade, con una mobilitazione popolare che nemmeno gli organizzatori si aspettavano, il Consiglio Regionale della Calabria ha deciso di rinviare a data da destinarsi il dibattito e quindi la decisione se chiedere, come già hanno fatto Campania, Puglia, Sardegna, Toscana ed Emilia Romagna, l’indizione del referendum.

La sensazione che se ne ricava è che il Consiglio Regionale della Calabria non abbia alcuna intenzione di contrastare la legge sull’autonomia, ma semplicemente attendere gli eventi. Non vale la pena di chiedere il referendum, tanto sarà respinto dalla Corte Costituzionale, così si sono giustificati alcuni esponenti della maggioranza. Altri hanno escogitato i più fantasiosi sistemi per prendere tempo: istituzione di un osservatorio sulla legge, richiesta alle Università di “studiare” la Calderoli, inutilità della richiesta perché il quorum delle firme è stato già raggiunto.

Mi ha molto colpito una frase del sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, che si era rivolto alla presidente della Prima Commissione-Affari Istituzionali di Palazzo Campanella, Luciana De Francesco, per chiedere di calendarizzare la discussione sulla Calderoli: «Il Consiglio Regionale della Calabria non volti le spalle al suo popolo».

È più o meno quello che è avvenuto. Il Consiglio Regionale della Calabria non ha avuto coraggio, nemmeno di dire si alla riforma voluta dalla Lega. Già quella sarebbe stata una posizione chiara, comprensibile, non condivisibile da tutti, ma quanto meno schietta e coraggiosa.

Si è scelta la strada dell’ambiguità, dell’eterna attesa che altri decidano al posto dei calabresi, magari nella speranza che la Corte Costituzionale bocci il referendum e dire: noi l’avevamo detto!

È stata, lo dico con rispetto delle posizioni di tutti, una scelta miope perché il Consiglio Regionale così si è scollegato dalla sua gente, da coloro – e non sono solo quelli di sinistra, i sindacati e la Chiesa – che intravedono enormi pericoli nell’applicazione della legge voluta dalla Lega.

Studi molto seri, compiuti anche da istituzioni prestigiose, hanno dimostrato che la Calderoli produrrà effetti devastanti nei sistemi della sanità e dell’istruzione, dove si registrerà una contrazione dei finanziamenti in ragione dell’elevata spesa storica. Ma c’è di più. L’effetto più drammatico, secondo Svimez, sarà la desertificazione del Sud e della Calabria, con un esodo molto significativo verso il nord e le grandi città metropolitane.

Ma che succederà se le cose prenderanno una piega diversa da quella auspicata dalla maggioranza di Palazzo Campanella? E se il referendum sarà ammesso, come affermano prestigiosi costituzionalisti? E se, in caso di voto, il si all’abrogazione – come ha profeticamente detto il presidente Roberto Occhiuto – vincerà con il 90% in Calabria? Sarebbe la delegittimazione del Consiglio Regionale, bocciato dalla sua gente. Lucio Battisti direbbe: lo scopriremo solo vivendo! (sd)

Autonomia, il presidente Mancuso scrive ai Rettori delle Università Calabresi

Un approfondimento economico-tecnico-giuridico, al fine di valutare le ricadute che si avrebbero in Calabria, qualora si consentisse alle Regioni che ne fanno richiesta di ottenere le competenze nelle materie escluse dai Lep. È quanto ha chiesto il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ai Rettori dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, prof. Giovanni Cuda, dell’Università della Calabria di Cosenza, prof. Nicola Leone e dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, prof. Giuseppe Zimbalatti.

Una missiva inviata a seguito dell’approvazione, avvenuta lo scorso 18 aprile, da parte del Consiglio regionale del documento della maggioranza sull’autonomia differenziata, in cui Mancuso ricorda che la maggioranza consiliare “ritiene l’autonomia differenziata un’opportunità, in quanto la determinazione e il finanziamento dei ‘Lep’ nonché il superamento della spesa storica garantirebbero uguali servizi e diritti per tutti i cittadini ovunque essi risiedano, mentre i consiglieri di maggioranza hanno espresso qualche perplessità su ciò che riguarda le materie non ‘Lep’.

Inoltre, ha invitato i tre Rettori «ad indicare le figure professionali a cui affidare il compito di che trattasi, onde poter tenere una prima riunione programmatica negli uffici della Presidenza del Consiglio regionale». (rrc)

La Prima Commissione del Consiglio regionale rinvia discussione della proposta del referendum

Si è concluso con il rinvio della discussione del provvedimento per l’indizione del referendum abrogativo, la seduta della Prima Commissione ‘Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale’ del Consiglio regionale. Alla riunione, presenti diversi sindaci.

Una scelta, per la consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, che «è una chiara strategia adottata per evitare di affrontare direttamente la questione e di prendere una posizione chiara rispetto all’Autonomia differenziata che rappresenta una minaccia per l’unità nazionale e per i principi costituzionali di solidarietà ed equità».

«La legge Calderoli, già esecutiva dal 13 luglio – ha aggiunto – è immorale, anticostituzionale e antistorica: l’Autonomia differenziata sarà capace solo di portare disgregazione dello Stato, penalizzando le regioni più povere come la Calabria, favorendo invece solo le regioni ricche trattenendo le tasse locali. La legge Calderoli, sebbene apparentemente promettente nel rimuovere disparità e promuovere il decentramento, di fatto crea una divisione economica tra regioni ricche e povere, violando il principio di equità sancito dall’articolo 3 della Costituzione».

«I colleghi della maggioranza di centrodestra – ha concluso – non possono non avere contezza delle gravi conseguenze economiche e sociali dell’Autonomia Differenziata, tra cui la riduzione delle risorse per le regioni più deboli e il peggioramento dei servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione. Così come non possono non essere consapevoli del fatto che non saranno mai garantiti i finanziamenti adeguati per i Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), necessari per garantire diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale – rimarca Bruni -. Senza l’apporto delle risorse provenienti dalle tasse versate dalle Regioni più ricche, lo Stato rischia di andare in default: l’Autonomia Differenziata farà implodere l’Italia».

Il consigliere Antonio Lo Schiavo, illustrando la proposta, ha ribadito che «non si tratta di una battaglia politica di parte, ma di una battaglia che riguarda i calabresi. Manca la discussione successiva alla legge 26 giugno 2024 sulla autonomia differenziata, per quanto in premessa, informa di aver chiesto l’adesione del Consiglio regionale della Calabria alla richiesta di referendum abrogativo e che se lo stesso non adotterà in tempi rapidissimi all’adesione al refendum, qualunque discussione successiva sarà inutile».

È stato chiesto al Presidente Roberto Occhiuto di aderire all’iniziativa e fare da front man in questa battaglia, che la discussione fosse portata al Consiglio, ricordando come le finalità della proposta in discussione è acquisita, alcune regioni vogliono rompere il principio solidaristico e trattenere la propria ricchezza nei loro territori. In un momento di grande conflitti globali vengono creati venti micro stati che avranno difficoltà a garantire i servizi ed i diritti costituzionali.

Lo Schiavo, poi, ha evidenziato che 13 sono i miliardi spesi dalla Calabria per mobilità sanitaria si immagini quale futuro potrà essere riservato alla sanità calabrese, si immaginino gli effetti della differenza retributiva. «L’economia differenziata – ha detto – è un sistema truccato in partenza e sta montando la mobilitazione generale, non si tratta di una battaglia di parte. Non basta la dichiarazione del presidente Occhiuto critica sulla legge, contestata dalla sua maggioranza la richiesta di moratoria dello stesso, la Lega ribadisce, infatti, che l’economia differenziata è legge dello Stato».

Per Lo Schiavo, poi, «i calabresi dovranno sapere che la Calabria non aderirà alla proposta di abrogazione» e che «la scelta peggiore è riscontrabile nell’escamotage della furbizia politica utilizzata per non assumersi responsabilità».

Per questo ha chiesto al presidente Occhiuto di riferire in Aula «su quali iniziative intenda intraprendere».

«La battaglia non può essere di parte e va portata nelle sedi istituzionali», ha detto, ribadendo 1che con la proposta in discussione si chiede che il Consiglio deliberi la richiesta di abrogazione della legge 26 e che le posizioni dovranno evincersi dalla votazione in Aula».

Il consigliere Davide Tavernise, premettendo che ha sottoscritto la proposta «perché come regione del Sud è giusto assumere una posizione che sia ufficiale, perché non esistono finanziamenti per i Lep e la protezione civile ed il commercio con l’estero rischiano di essere assunti da subito, viste le posizioni di alcune regioni del Nord».

Il pentastellato, poi, ha evidenziato «come anche nella maggioranza esistano posizioni diverse e che alcuni deputati e senatori calabresi di maggioranza non hanno votato la proposta», per questo «i cittadini del Sud debbano essere tutelati e che trattasi di una battaglia da portare in porto anche con il supporto della maggioranza».

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha ricordato che «la modifica del titolo quinto è opera della sinistra e che è inutile l’atteggiamento eroico di oggi. Le differenze sociali esistono, dichiara, ed è necessario assumersi le responsabilità delle iniziative».

Sul provvedimento ha informato «che diversi giuristi hanno intravisto elementi di incostituzionalità e che la proposta referendaria sarà respinta. Rammenta che il Consiglio regionale si è espresso con diversi ordini del giorno ed ha votato un documento con il quale si dice che l’autonomia differenziata è una grande opportunità ad alcune condizioni. L’autonomia differenziata con il finanziamento dei Lep dovrà colmare il gap oggi esistente in sanità e l’esempio può essere traslato a tutte le materie».

Ha concordato sul fatto che le materie «non disciplinati dai Lep possano rappresentare un problema ed è stata espressa la posizione critica del Consiglio regionale» e ha annunciato la presentazione di una proposta all’Ufficio di Presidenza con la quale si chiede alle Università uno studio ed un approfondimento sulle materie non sottoposte ai Lep».

Non ritenendo la proposta costituzionalmente compatibile, ha poi chiesto che venga rivista.

Il consigliere Ernesto Alecci, ringraziando i sindaci per la partecipazione, che «è riconducibile a mero esibizionismo considerato che avrebbero necessità di rimanere sui territori per affrontare la crisi idrica ed altro», ha sottolineato come «il presidente Mancuso, preso dalla passione, ha dimenticato che i Lea – paragonabili ai Lep –  sono stati approvati nel 2001 e se dopo venti anni non è stato, ancora, colmato il gap. L’autonomia differenziata garantirà, grazie alla fiscalità trattenuta, una una sostanziale disparità tra regioni alcune delle quali potranno garantire servizi migliori».

«I lep sono elementi minimi da garantire e rappresentano – ha detto ancora – una grande presa in giro. Che la Lega parli di esibizionismo della sinistra è un vero è proprio ossimoro. La riforma del titolo quinto ad opera del governo Amato è stato un errore e la riforma Calederoli, vista la storia politica del ministro, non garantisce, nulla di buono. La fila in prossimità dei banchetti per la raccolta firme è rassicurante e testimonia il grande coinvolgimento popolare».

Il dem, infine, ha rammentato al Presidente Mancuso che durante il Covid la prima regione ad accogliere i cittadini lombardi è stata la Calabria e gli ospedali calabresi, a quel tempo non interessati fortemente dal fenomeno, si sono presi cura di pazienti provenienti da altre regioni. Si dichiara orgoglioso di appartenere ad un popolo che non alza muri».

Per Mimmo Bevacqua, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, la posizione di Mancuso «è chiara» e il «suo intervento non passa inosservato», sottolineando, poi, come «sarebbe stato opportuno che il presidente Mancuso si congratulasse con i sindaci per la loro partecipazione».

«La proposta in discussione è fatta per conto ed in nome dei cittadini. La commissione dovrebbe prendere atto della richiesta avanzata e la proposta avrebbe dovuto essere discussa in Aula», ha detto Bevacqua, aggiungendo che «la minoranza chiede, sulla base, anche di 500.000 firma già raccolte che la proposta venga discussa in Aula».

«La calendarizzazione è stata prevista ai limiti dei tempi regolamentari, strumentalmente – ha evidenziato –. La maggioranza dovrebbe, invece, dimostrare sensibilità e consentire la discussione avallata dall’80% dei comuni e dalla maggioranza della società civile e, soprattutto, esprimersi con chiarezza sul “si” o “no” al referendum».

La presidente della Prima Commissione, Luciana De Francesco, si è detta meravigliata «che il consigliere Bevacqua seguendo una doppia morale contesti il normale iter, considerato che è opportuno dare il giusto coinvolgimento e la calendarizzazione in aula commissione per il giusto approfondimento tecnico/giuridico».

Per Giuseppe Mattiani la presenza dei primi cittadini non «è indicativa di appartenenza, ma di ascolto».

Ha, poi, ricordato che «la riforma del Titolo V è di iniziativa del Governo Amato e, pertanto, non è condivisibile la posizione ambigua della minoranza», che le posizioni «dei presidenti Bonaccini ed Emiliano che anni addietro rivendicavano i presupposti di all’art. 116, 117 e 119 della Costituzione sulle materie concorrenti e sulla rimozione delle diseguaglianze».

Il consigliere della Lega ha ricordato ancora come sono «propedeutici all’entrata dell’attuazione della legge sull’autonomia dovranno essere finanziati i Lep e che per la Calabria sarà un’opportunità. Azzerata la spesa storica, l’autonomia differenzaita darà la stura ad una reale equità. Il minacciato residuo fiscale ritiene non sia contemplato dalla legge, le materie non lep rientrano tra le materie concorrenti e la legge del 26 giugno definisce solo i principi generali di applicazione perchè l’autonomia differenziata esiste già. Trattasi, dunque di una presa di posizione a prescindere».

Il consigliere Antonello Talerico, non d’accordo sull’applicazione dell’autonomia in senso lato, ma concordando sulla posizione del presidente Occhiuto, ritiene, da giurista, che «il referendum sia, palesemente, inammissibile considerato che il referndum deve avere a riferimento una legge, e non può essere abrogativo di leggi ordinarie attuative di norme Costituzionale».

«Bisogna, invece – ha dichiarato – concentrarsi sugli stanziamenti finanziari dei Lep e la determinazione dei criteri degli stessi. La tecnica legislativa può spostare l’asse sulla base della valutazione dell’essenzialità e dei parametri che potrebbero anche avvantaggiare alcune regioni. I Lea sono stati previsti a livello centrale, già nel 2001 ed il sollecito del 2017 è stato applicato lo stesso criterio per altre materie. Il referendum non risolve il problema, che, invece potrebbe essere affrontato dagli amministratori».

«Il referendum, per raggiungere l’obiettivo dovrebbe riguardare la modifica dell’art. 116 della costituzione ed è improponibile», ha detto Talerico, ritenendo che non bisogna scendere nel populismo ma valutare dal punto di vista politico-amministrativo gli elementi dirimenti da prendere in considerazione per evitare i danni e cogliere le opportunità».

Per questo è «necessario un intervento virtuoso, una battaglia comune per attenzionare i criteri e la fase attuativa sui Lep e sui Lea ed evitare proposte vacue».

Il consigliere Giuseppe Gelardi ha ricordato che «la Lega vuole dare concretezza al dettato Costituzionale».

«Si assiste, in realtà al gioco delle parti, l’abolizione della spesa storica è elemento fondamentale, per come rilevato dal consigliere Mattiani, e costituisce un elemento dirimente. La Calabria tutta, maggioranza ed opposizione dovrebbero individuare, insieme, le materie importanti per il futuro della regione», ha detto il leghista, secondo cui la proposta referendaria non avrà futuro.

Ferdinando Laghi, ha evidenziato la posizione di contrapposizione netta della Federazione nazionale dei medici e della Cei che «si è chiaramente espressa contro con riferimento biblico “in nome del mio popoplo non tacerò”».

Informando della sua contrarietà non solo all’autonomia differenziata ma anche alle regioni perché favorevole al rilancio delle provincie, convinto che il governo debba essere vicino ai cittadini, ha ricordato che «i Lep sono un obbligo costituzionale».

Per Laghi l’esito del quesito non è fondamentale, ma il dibattito popolare si, perciò ritiene inutile lo spacchettamento del quesito referendario proposta da alcune regioni, il quesito si deve basare sul “si” o “no” e la maggioranza dovrebbe tenerne conto.

A conclusione della Seduta, la presidente De Francesco ha ricordato che il Governo ha garantito l’attuazione dei Lep, finalizzata al superamento delle diversità e che «la stessa maggioranza è orientata in tal senso» e che il trasferimento è subordinato al finanziamento dei Lep. (rrc)

 

 

 

L’OPINIONE / Giusy Iemma: Regione si affianchi alle altre che hanno deliberato contro autonomia

di GIUSY IEMMA – La posizione che l’Amministrazione comunale di Catanzaro esprime sull’autonomia differenziata è di piena ed insindacabile contrarietà ed è stata confermata anche dalla mia presenza alla seduta di Commissione del Consiglio regionale della Calabria, a Reggio Calabria, convocata per discutere della proposta per l’indizione del referendum abrogativo contro la legge Calderoli.

Nel portare avanti l’istanza fatta propria anche dal Partito Democratico, ribadisco che è fondamentale garantire ai cittadini la possibilità di esprimere la propria volontà rispetto a quella che ritengo una legge scellerata che non solo spacca l’Italia in due, ma mina la coesione sociale, il principio di solidarietà, i valori costituzionali dell’uguaglianza e delle pari opportunità.

Ci aspettiamo che la Regione Calabria si affianchi ad altre Regioni che, in merito al referendum abrogativo, hanno già deliberato la propria volontà. Da questa seduta della Prima Commissione non sono pervenuti segnali rassicuranti da una maggioranza che continua a rimandare la questione. Se non arriveranno risposte, in tal senso, da chi ha la responsabilità di assumere decisioni, allora non si potrà che prendere atto di un atteggiamento politico che rischia di compromettere in maniera irreversibile la tenuta della democrazia e della partecipazione.

Insieme a tanti altri sindaci e amministratori calabresi, continueremo a tenere alta l’attenzione su questo punto, auspicando che dai vertici politici della Regione Calabria arrivino determinazioni concrete e fattive, al di là delle dichiarazioni di rito e dei temporeggiamenti.

È una battaglia per il futuro del Sud e per i diritti sociali di tutti i calabresi che l’autonomia differenziata rischia di penalizzare seriamente acuendo, ancor di più, le ataviche distanze rispetto al resto del Paese. (gi)

[Giusy Iemma è vicesindaca di Catanzaro]

Il sindaco Falcomatà sostiene referendum contro l’autonomia

Il sindaco metropolitano e di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha partecipato al sit-in di protesta, di fronte il Consiglio regionale, promosso da molti sindaci calabresi, contro la legge sull’Autonomia differenziata e a sostegno della proposta di referendum abrogativo, in fase di discussione da parte della commissione regionale ‘Affari istituzionali’ del Consiglio regionale.

Per il primo cittadino si è trattata di «un’altra iniziativa utile e positiva e ringrazio consiglieri regionali che hanno inteso promuoverla per avere stimolato un ulteriore momento di confronto e di presenza rispetto al tema dell’autonomia differenziata. La politica è anche questo, sono battaglie che vanno fatte nelle sedi istituzionali, ma sono battaglie che vanno portate soprattutto fuori dalle stanze dei ‘palazzi’ perché occorre il più possibile confrontarsi con la cittadinanza, e fare capire concretamente quali sono gli effetti negativi dell’autonomia differenziata».

«Mi sembra – ha aggiunto – che questa attività stia già dando ottimi frutti, rispetto a quelle che sono le firme raccolte in tutta Italia nei vari banchetti ed in altre iniziative utili a far comprendere quanto il tema dell’autonomia differenziata sta diventando percepito in maniera concreta dalla cittadinanza».

«La seconda cosa che rilevo – ha proseguito Falcomatà – è che come noi auspicavamo e come abbiamo sempre detto, quello dell’autonomia differenziata, non è una battaglia del Sud contro il Nord, è sicuramente una legge che penalizza il Mezzogiorno, ma stiamo riscontrando migliaia di firme anche in altre regioni del Nord, una su tutte in Lombardia. Questo – conclude – a testimonianza di quanto effettivamente gli effetti nefasti,  negativi dell’autonomia differenziata sono percepiti come tali anche in altre parti del nostro Paese».

 

Mammoliti (PD): Evasive le risposte di Occhiuto a interrogazione su autonomia

Il consigliere regionale del Pd, Raffaele Mammoliti, ha evidenziato come nell’ultimo Consiglio regionale, siano state «evasive le risposte del presidente Roberto Occhiuto», all’interrogazione presentata dal dem e dal consigliere Antonio Lo Schiavo e «per quanto articolate, sono state delle mere acrobazie dialettiche e hanno glissato sulle domande che avevamo posto».

«Il presidente continua a parlare di una sua posizione di coerenza – ha evidenziato.  ma non vuole fare i conti con la realtà. Sono due gli elementi di vera difficoltà che la maggioranza di Governo regionale non può affatto ignorare. Il primo è rappresentato dalla mancanza di risorse per il finanziamento e la definizione dei Lep ed il secondo rappresentato dall’ampiezza quantitativa e qualitativa delle materie oggetto di autonomia differenziata che generano una profonda ed incolmabile differenziazione competitiva tra le regioni, facendo venir meno il principio costituzionale del regionalismo solidale. Non è solo in seria discussione l’esigibilità in modo uniforme in tutto il Paese dei diritti sociali e civili, ma anche la frantumazione delle politiche economiche, industriali e di sviluppo che metteranno in difficoltà competitiva se non addirittura in ginocchio il sistema produttivo della nostra Regione».

«La maggioranza, dunque – ha proseguito – è chiamata a scegliere tra la difesa a prescindere del provvedimento per senso di appartenenza alle forze che sostengono il Governo nazionale e la difesa effettiva degli interessi dei calabresi. Sono convinto, infatti, che l’appuntamento del referendum per l’abolizione di questo provvedimento rappresenti in Calabria un primo reale sfaldamento ed una successiva sconfitta della maggioranza che sta governando la Regione. La partecipazione spontanea degli elettori per la raccolta delle firme in tutti i territori della Calabria dimostra chiaramente che i cittadini sono molto più consapevoli della portata negativa dell’autonomia differenziata rispetto a chi governa la Regione».

«Continueremo ad animare un forte confronto pubblico con sindaci ed amministratori, Ooss, forze produttive per contrastare e bocciare un provvedimento che non mette in gioco la efficienza del sistema ma il profilo della democrazia – ha concluso – la rappresentatività delle istituzioni e la salvaguardia della sovranità dei cittadini. Subito dopo la raccolta delle firme bisognerà promuovere in Calabria una grande manifestazione pubblica per sostenere l’abrogazione del provvedimento approvato dal Governo nazionale sull’autonomia differenziata, puntando al raggiungimento del quorum e vincere il referendum». (rrc)