L’OPINIONE/ Gregorio Procopio: Valorizzare i borghi calabresi attraverso l’arte

di GREGORIO PROCOPIO – Arte e turismo, un connubio vincente, che il prossimo governo regionale calabrese dovrà ancora di più sostenere ed incentivare per valorizzare i suoi fiabeschi e pittoreschi borghi purtroppo “addormentati” come: Pentedattilo, Roghudi Vecchio, Acherentia (Cerenzia Vecchia), Cirella Vecchia, Africo Vecchio, Fantino e Carello (San Giovanni in Fiore), Papaglionti, Laino Castello, Panduri, Cavallerizzo di Cerzeto.

Dipingere questi borghi significherebbe raccontare storie, caratteristiche (storiche, architettoniche, geo-ambientali, antropologiche), ergo vorrebbe dire riscoprire questi luoghi ricchi di fascino.

Tutto ciò avrebbe un unico leitmotiv: valorizzazione.

L’idea è quella di promuovere la pittura en plein air, e precisamente le gare di estemporanea, in quanto attrarrebbero artisti da ogni angolo d’Italia. Gli eventi pubblicizzati dagli stessi pittori e dagli enti organizzatori sui media di massa, creerebbero curiosità al turista moderno, sempre più innamorato di luoghi abbandonati e del terzo paesaggio; alla ricerca di situazione semplici, ma autentiche; di luoghi che coinvolgono l’anima.

La Calabria deve diventare, quindi, meta di visionari. Le gare verrebbero organizzate in tutto l’arco dell’anno e nel contempo in questi luoghi “fantasma” sorgerebbero pinacoteche prestigiose che andrebbero ad accrescere l’offerta turistica.

L’auspicio è che la futura Giunta regionale possa istituzionalizzare questo progetto rendendolo prestigioso, appetibile, visibile; coinvolgendo enti pubblici, associazioni, scuole e artisti del settore. (gp)

[Gregorio Procopio è responsabile organizzativo estemporanea di pittura Panta Festival Montauro]

SPOPOLAMENTO DEI BORGHI E LE FUSIONI
I VANTAGGI DELLA COMUNIONE DEI COMUNI

di GIORGIO CASTELLA – Bisogna prendere atto che i Comuni giorno dopo giorno perdono  vitalità a causa della decrescita demografica. Il loro spopolamento è la causa principale della chiusura di molti servizi essenziali: uffici postali, scuole, tribunali, sedi INPS, uffici delle Entrate tributarie, ospedali.

I bilanci comunali coprono con difficoltà le spese del personale dipendente, mentre per gestire i servizi di acqua e spazzatura gli amministratori devono elevare i costi delle tariffe, mettendo in difficoltà le famiglie, sopratutto quelle a più basso reddito.

Da considerare, inoltre, che molti comuni limitrofi sono divisi soltanto nominalmente, in quanto le abitazioni sono attaccati e i loro cittadini  vivono e lavorano in ambiti intercomunali, usufruendo degli stessi servizi, in ambo i comuni. Inoltre usufruiscono degli stessi servizi, come le attività commerciali e in modo particolare i supermercati.

Visto che dal punto di vista urbanistico rappresentano un continuum senza soluzione di continuità e che i cittadini che li abitano vivono in simbiosi gli uni con gli altri, perché non costruire un progetto di coesione sociale per unire i diversi comuni confinanti in comunità urbane più grandi?

I vantaggi potrebbero essere innumerevoli:  il  patrimonio culturale di ogni comunità  verrebbe valorizzato, facendolo conoscere ad un pubblico più vasto; si potrebbe realizzare un’area per le attività produttive più efficiente, un trasporto pubblico urbano per favorire gli spostamenti nell’intera area dei diversi comuni, unico servizio per la raccolta differenziata, per l’erogazione dell’acqua potabile, unico comando della polizia municipale, un integrato itinerario turistico per valorizzare l’insieme delle bellezze del territorio. Da ultimo, ma non meno importante, rompere i confini fra Comuni, significherebbe trasmettere valori di umanità e fratellanza, di reciprocità e cooperazione.

Sarebbe una grande opportunità per i giovani per incontrare altri giovani, per vivere in un mondo aperto e con meno pregiudizi, un’occasione per saldare inoltre nuove amicizie e nuovi legami. I giovani del nuovo Comune più vasto potrebbero dare vita a cooperative sociali valorizzando il complesso delle risorse del territorio, sia per nuove attività agricole che turistiche, creando nuove opportunità di lavoro.

Senza trascurare, che i Comuni che fondano in un’unica conurbazione, possono usufruire di maggiore risorse da parte dello Stato, anche di tipo premiale, che potrebbero essere utilizzati per abbellire e mantenere i centri storici, realizzare nuove opere pubbliche, in modo razionale, creando una nuova città più attrattiva e inclusiva.

L’unificazione comporterebbe, ovviamente l’elezione di un solo Sindaco. È questo spesso il problema. Infatti, molti Sindaci, mentre a parole si dichiarano favorevoli alla conurbazione, nella realtà, non producono nessun atto formale e sostanziale per avviare la nascita di nuove città.

Alcuni di essi, il più delle volte sottotraccia, fomentano vecchi campanilismi, pur di non  privarsi della fascia di sindaco del proprio comune. In compenso, sono bravissimi a pubblicizzare  su internet le gesta delle loro capacità amministrative, anche se di fatto sono costretti a realizzare micro-interventi a ragione delle ristrettezze strutturali dei bilanci comunali. Sicché, a causa dell’impoverimento dell’offerta dei servizi pubblici essenziali e del complesso urbanistico, le comunità locali, sopratutto quelle più piccole e isolate, assistono ad uno stillicidio continuo di chiusura dei negozi, al deprezzamento sistematico degli immobili, al dilagare della disoccupazione giovanile per mancanza di prospettive di lavoro, deprivando i paesi di linfa vitale.

Anche nei Comuni demograficamente più grandi lo svuotamento  è sistematico:chiudono il Tribunale, il centro di salute mentale, il consultorio familiare, gli uffici dell’Entrate, lo sportello Inps, gli ospedali e gli altri presidi sanitari.

Tutto ciò dovrebbe far riflettere i sindaci, anche perché dando vita a nuove aggregazioni urbane potrebbero accrescere il loro peso istituzionale e il potere contrattuale nei confronti della Regione e della stessa Città Metropolitana o Provincia.

Va tuttavia considerato, che i sindaci eletti, essendo espressioni per lo più di liste civiche, di associazioni, di movimenti sociali o di piccoli partiti personali, non devono dar conto né ai parti né ad altre organizzazioni sociali e neppure ai programmi elettorali, a differenza dei  sindaci dei primi decenni del dopoguerra che erano espressioni dei partiti politici e dunque dovevano rispondere al partito sia del programma concordato, sia delle loro azioni personali.

Nel passato, negli anni del dei partiti di massa, la formazione delle liste dei candidati al consiglio comunale, avveniva in modo scrupoloso, in modo da individuare figure serie, oneste, competenti e portatori di valori senza  spazio per gli opportunisti, arrivisti e per le famiglie mafiose.

Oggi, al contrario, spesso la formazione delle liste avviene ingaggiando candidati che appartengono alle  famiglie più numerose e influenti, sulla base cioè del bacino elettorale, indipendentemente dalla loro capacità amministrativa, dell’integrità morale, della dedizione al bene pubblico.

La conurbazione e la fusione fra i comuni, costringerebbe a scegliere il candidato a sindaco con una visione aperta della società che rappresenta, così anche nella scelta dei consiglieri comunali:le competenze potrebbero così diventare la base del confronto con i cittadini, ponendo fine alla compravendita dei voti e aprendo una pagina nuova per la vita democratica municipale.

I sindaci che ostacolano la nascita di nuove città come esito dell’aggregazione di più comuni confinanti, pur di conservare le loro ambizioni personali, non vogliono bene  ai nostri giovani, che hanno diritto a una nuova prospettiva di vita, ma sono i veri responsabili dello spopolamento dei propri paesi. (gca)

 

Nucera: Rinascita dei borghi un tesoro per il futuro della Calabria

Giuseppe Nucera, de La Calabria che vogliamo, torna a parlare della valorizzazione e rilancio di borghi e centri storici calabresi, ribadendo che «i nostri borghi custodiscono una ricchezza immensa che non è valorizzata in modo adeguato, bisogna puntare in modo deciso sui giovani per ripopolarli».

«La mia idea, già proposta nel corso dell’ultima edizione di Bit –ha spiegato Nucera – è quella di inserire nella prossima programmazione dei fondi che consentano alla Regione Calabria di acquistare gli immobili disabitati. Queste case, successivamente, devono essere date in comodato d’uso gratuito a chi vuole tornare per fare impresa, che si tratti di giovani cittadini (calabresi e non) o di aziende che puntano a delocalizzare la loro attività e che in questo modo avrebbero la possibilità di assumere giovani disposti a trasferirsi in Calabria».

L’esperienza vissuta nel 2020, alle prese con l’emergenza Covid-19, ha modificato stili di vita e modelli di socializzazione. Lo smart working è letteralmente esploso, nel futuro (anche ad emergenza conclusa) è prevista comunque una percentuale crescente di cittadini che punteranno sul cosiddetto ‘lavoro agile’.

«La Calabria, con le proprie bellezze paesaggistiche – ha aggiunto l’ex presidente di Confindustria di Reggio Calabria – un clima da far invidia e il basso costo della vita, si presta perfettamente allo smart working. Non solo delocalizzazione e creazione di nuove imprese ma anche lavoro agile per chi ha già un lavoro al nord o all’estero. In questo modo possiamo ripopolare i nostri borghi e centri storici, culle della nostra storia millenaria».

«Per queste ragioni – ha insistito Nucera – chiedo alla Regione Calabria di inserire somme importanti nella nuova programmazione destinate esclusivamente allo scopo di acquisire case abbandonate e diroccate cosi da farle rinascere e donare in comodato gratuito a chi ne farà richiesta».

Perfetta sinergia tra tradizione e innovazione, i luoghi da rilanciare diventerebbero così una sorta di ‘hub’ su un tema specifico: agricoltura, turismo, tecnologia, big data ecc. Gli immobili, secondo l’idea di Nucera, andrebbero acquistati e ristrutturati dai Comuni e dati in comodato gratuito a chi ritorna, giovani e non solo, uomini del fare e cittadini che credono nelle potenzialità del territorio. Un modo ideale per fare sintesi tra i residenti e gli emigrati di successo che possono tornare e aiutare la Calabria a rinascere.

«La valorizzazione di centri storici e borghi – ha concluso Nucera – può rappresentare le bandiere di come la Calabria sa fare innovazione e migliorare la reputazione della nostra terra nel mondo. Si tratta di un progetto di fondamentale importanza, che assicurerebbe effetti positivi concreti sull’economia, creando un circuito virtuoso». (mp)