Ha preso il via Calabria Valley, il progetto per la Svizzera realizzato dalla Camera di Commercio Italiana in collaborazione con la Regione Calabria – Dipartimento Presidenza. Il progetto è in attuazione degli indirizzi strategici per la promozione internazionale del Sistema Calabria 2017-2020 e con il supporto operativo di Unioncamere Calabria.
Il progetto, il cui obiettivo è quello di promuovere in Svizzera le eccellenze regionali nel campo dell’innovazione e della Ricerca e Sviluppo, si propone di consentire ad una selezione di imprese e start-up calabresi – del settore ICT, diagnostica, innovazione dei materiali e green-tech -di cogliere le opportunità offerte dal fabbisogno di innovazione svizzero.
Le attività progettuali cominceranno in Calabria, nei mesi di febbraio e marzo 2019, mentre si proseguirà in Svizzera entro autunno 2019.
In questo mese di febbraio, in Calabria, sono previste dalle tre alle quattro giornate di introduzione al mercato svizzero, i cui obiettivi saranno non solo presentare, ad aziende e start-up tecnologiche calabresi, il mercato svizzero del venture capital, nonché le opportunità offerte da collaborazioni industriali con soggetti svizzeri e nel campo della ricerca e sviluppo, ma anche mappare e selezionare l’offerta innovativa calabrese per poi presentarla sul mercato svizzero.
Dopo questa fase iniziale, le migliori start-up saranno invitate in Svizzera per effettuare degli incontri individuali con potenziali partner, e molte altre saranno seguite a distanza per incrementare la loro rete di rapporti sul territorio svizzero.
È previsto, inoltre, anche un roadshow istituzionale in primavera e delle visite mirate ai poli scientifici e tecnologici svizzeri da parte di esponenti dei poli dell’innovazione calabresi.
Il potenziale di collaborazione tuttavia non deriva solo da una compatibilità settoriale tra i due territori ma anche da una complementarietà data dall’importanza della Svizzera come piazza industriale e finanziaria. L’innovazione prodotta in Calabria ha infatti bisogno di diventare scalabile trovando applicazioni industriali sul mercato e accesso al mercato finanziario del venture capital svizzero che è tra i più ricchi e dinamici d’Europa. (rcz)
È un film che dovrebbero far vedere nelle scuole Liberi di scegliere, diretto da Giacomo Campiotti, andato in onda ieri sera su Rai1. Una grande lezione di legalità unita al forte senso dello Stato, che c’è e si fa sentire. L’iniziativa del presidente del tribunale dei minori di Reggio – cui la storia si ispira – venne in un primo tempo criticata, ostacolata, attaccata anche dai media. Poi la vicenda del giudice Roberto Di Bella finì sul New York Times e, a seguire, tutti i media riconobbero il valore della decisione di sottrarre i figli ai mafiosi per garantire ai ragazzi un avvenire non contaminato da un ambiente di ‘ndrangheta e di malaffare. Il presidente Di Bella, che ha firmato oltre 40 provvedimenti in tal senso, è ancora al suo posto, a Reggio, impegnato nel suo lavoro che ha, ad oggi, ridato una speranza di vita migliore a più di 40 ragazzi, rendendoli – come titola il film – “liberi di scegliere”.
Un film bellissimo e intenso, che ha tra i protagonisti un eccellente Alessandro Preziosi, affiancato da una straordinaria Nicole Grimaudo e un efficace e convincente Carmine Buschini. È la storia (vera) di Marco Lo Bianco, giudice del Tribunale del Minori di Reggio Calabria, e del suo sogno: strappare i ragazzi dalla ‘ndrangheta. Il giudice, giorno dopo giorno, ha visto sedere, nella stessa aula di tribunale, i figli delle più importanti famiglie mafiose della provincia, e ha capito una cosa: la ‘ndrangheta non si sceglie, si eredita.
Il film è stato realizzato con il sostegno della Calabria Film Commission. Una produzione importante a livello nazionale e il sostegno della Film Commission Calabria alla sua realizzazione ha portato nel nostro territorio buone opportunità di lavoro – ha affermato l’assessore alla Cultura della Regione Calabria, Maria Francesca Corigliano – Anche il tema trattato, delicato, ma fondamentale rappresenta, sia pure in un ambito molto specifico, il pensiero portante di tante scelte operate a favore dei giovani calabresi. Essere liberi di scegliere significa avere una visione propria, avere opportunità oltre i vincoli culturali ed economici della famiglia, ma con l’aiuto delle istituzioni. Sono certa che la fiction sarà un successo – conclude l’assessore – il risanamento della Film Commission, voluto dal Presidente Oliverio è stato un eccellente investimento in virtù della ricaduta positiva a livello economico e di immagine per la Calabria”. “Liberi di Scegliere” racconta uno spaccato di vita vera, quella che vede intrecciarsi le storie delle giovani leve della ‘ndrangheta a quella degli uomini di Stato che tendono loro la mano per aiutarli a realizzare un futuro diverso da quello criminale scritto nel Dna delle loro famiglie. “Perché se la ndrangheta non si sceglie, ma si eredita, allora la Giustizia per essere efficace deve riuscire a spezzare le catene che spingono i figli a emulare i padri e seguire le loro orme”
Nel film, si racconta la storia di Domenico e Teresa, giovanissimi eredi di una cosca malavitosa finiti a processo, e quella del giudice Lo Bianco, chiamato a decidere del loro futuro, e si scoprirà, poco a poco, quanto sia difficile, ma necessario, spezzare i vincoli di appartenenza alle “famiglie”, e riconsegnare a quei ragazzi, altrimenti predestinati al crimine, i loro sogni e, sopratutto, la sacrosanta libertà di scegliere una vita diversa.
«L’idea – si legge ancora nelle note di regia – nasce dall’esperienza di Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, che ha avuto l’intuizione e il coraggio di portare avanti un progetto che permetesse di allontanare, dalle famiglie mafiose, i minori a rischio, sottraendoli, così, a un destino che quasi certamente li avrebbe portate a seguire le orme dei padri e, nello stesso tempo, offrendo loro la possibilità di conoscere un altro modo di vivere».
«Sono stati realizzati decine di film sulla mafia – si legge nelle note di regia – ma questo mi sembra diverso da tutti gli altri. I personaggi non sono supereroi del Male che possono suscitare, in alcuni spettatori, desiderio di emulazione. Abbiamo cercato di raccontarli con rispetto e verità, prigionieri nella rete di relazioni familiari dolorose e arcaiche, che fa di loro le prime vittime. Il Male, fa male anche a chi lo fa».
«Liberi di scegliere – ha dichiarato Fabrizio Salini, amministratore delegato della Rai, nel corso della presentazione della fiction avvenuta questa mattina alla Camera – per la Rai è motivo d’orgoglio per molte ragioni, connesse a due parole decisive per il Servizio Pubblico: il futuro e i giovani. Due parole chiave che in questo tv movie trovano un significato compiuto e prezioso. Alla tutela dei più giovani e del loro futuro è dedicata un’importante parte del nostro contratto di servizio, un patto che firmiamo con tutti i cittadini».
«La Rai – ha proseguito l’Amministratore delegato della Rai Salini – ha il dovere di dare ai ragazzi gli strumenti per contrastare ogni forma di sopruso, violenza e sopraffazione, di essere uno spazio aperto per i loro sogni e le loro speranze».
«La nostra Rai – ha concluso l’amministratore delegato Salini – vi garantisco che sto mettendo tutte le mie energie perché la Rai sia un’alleata e un’amica preziosa per riflettere, per divertirvi, per costruire il vostro futuro e per aiutarvi a realizzare i vostri sogni». (rrm)
Nella foto di copertina, Alessandro Preziosi in una scena del film.
11 gennaio 2019 – Anche il Liceo Classico “B Telesio” di Cosenza parteciperà alla Notte Nazionale del Liceo Classico, giunta alla quinta edizione.
«Mi preme – ha dichiarato Antonio Iaconianni, dirigente scolastico del Liceo Telesio – anzitutto, ringraziare quanti si sono spesi per l’organizzazione di questa prestigiosa manifestazione, su tutti i docenti Daniela Filice, Antonello Lombardo e Silvana Gallucci, oltre che ovviamente gli studenti, il personale ATA ed i docenti tutti.Ho dato un veloce sguardo alle prove ed alla scaletta dell’evento e posso affermare, senza timore di smentita, che quest’anno offriremo alla Città di Cosenza ed alla provincia tutta, un evento di straordinaria valenza culturale, curato da veri e propri professionisti».
«Non voglio anticipare altro – ha proseguito il dirigente scolastico – ma penso che domani, i tanti cosentini presenti resteranno veramente meravigliati di quanto facciamo con i nostri studenti. Mi piace pensare questa Notte come un dono ai nostri concittadini, una serata all’insegna della migliore tradizione classica coniugata alla modernità, come chiave di lettura dell’oggi».
«Il tema di quest’anno – ha concluso il dirigente scolastico Iaconianni – sarà Il Sogno, mi piace, quindi, citare -il V libro della Repubblica di Platone, dove nel cuore della discussione sulla città ideale, Platone fornisce per bocca di Socrate una spiegazione apparentemente semplice di ciò che dovrebbe intendersi con l’espressione sognare o fare sogni: scambiare per uguali cose che non sono uguali, ma soltanto simili. Ebbene, noi domani sera offriremo ai nostri ospiti un viaggio meraviglioso verso cose che non sono uguali, ma solo simili, in una parola offriremo la forza di un sogno alla luce della cultura classica».
«Il tema scelto dalla nostra Scuola – ha spiegato Daniela Filice, coordinatrice delle attività al Liceo Telesio – per l’edizione 2019 è Il Sogno: “ombra del Vero. Il mistero del sogno e il suo simbolismo ha affascinato da sempre l’uomo, attraverso non solo gli studi e le conoscenze medico-scientifiche, ma anche la letteratura, il teatro, la musica, la pittura, l’arte in ogni sua forma, fino al cinema all’inizio del 1900. E il suo affascinante mistero rimane anche all’inizio del terzo millennio. Nella civiltà greca la considerazione riservata ai sogni era altissima, i sogni erano emissari divini e loro stessi “….figli di Gea la terra , figli della notte e fratelli del sonno ”( Euripide 400 a.C.)».
«Gli antichi – ha proseguito la docente Filice -ritenevano che i sogni fossero una sorta di messaggio criptico, da interpretare; talvolta si poteva trattare anche di rivelazioni da parte delle divinità che cercavano di dare consigli, ammonimenti o utili indicazioni all’uomo. Sognare nell’antica Grecia era attività che meritava grande rispetto, ma che veniva considerata soprattutto per la sua funzione profetica e risanatrice. Le grotte dei sogni erano luoghi in cui vivere un’esperienza estrema. Nel buio, nella solitudine e nella paura le persone che presentavano sintomi di malattie mentali ripercorrevano le tappe di una morte rituale e della relativa rinascita».
«Un viaggio affascinante, dunque, – ha concluso la prof.ssa Filice – dall’esperienza onirica dell’antichità, in cui il sogno veniva utilizzato come strumento divinatorio, da cui si traevano indicazioni relative al futuro, all’esperienza moderna e contemporanea, in cui i sogni non vengono più visti come strumento per conoscere il futuro, ma, mantenendo comunque la loro funzione di “spie” o “indizi”, nella moderna psicanalisi conducono la conoscenza al di là della barriera visibile, penetrando in quella parte della coscienza che appare oscurata dalla censura. Attraverso un percorso suggestivo, in una cornice scenografica di luci e ombre, sulle ali del Sogno, i nostri studenti ci presenteranno, con varie performance, testi di letteratura, capolavori di Arte e di Cinema, musiche evocative e coreografie leggiadre per ribadire al pubblico l’encomiabile valore della cultura classica sotto ogni aspetto. Un viaggio nell’onirico…E nell’attesa di rispondere al dubbio amletico: La vita è sogno o il sogno è vita?… apprestiamoci a vivere questa Notte da Sogno!» (rcs)
Da due anni Calabria.Live è un punto di riferimento importante per i calabresi: informa sulle iniziative culturali nella regione; valorizza risorse e competenze che, spesso, vengono trascurate, o, peggio, ignorate; mette in evidenza i calabresi che si fanno notare, in qualunque parte del mondo. È la mission di questo quotidiano nato con l’idea di stuzzicare e far emergere – ove necessario – l’orgoglio dei calabresi per la propria terra perché la Calabria è una terra che genera e produce eccellenza, ma della Calabria i grandi quotidiani, le tv, la stampa nazionale, si occupano solo quando – disgraziatamente – ci sono fatti di sangue, grandi retate di mafia e ‘ndrangheta, episodi di malaffare. Da calabresi noi non ci stiamo, non accettiamo tutto ciò. La nostra è una terra difficile, dove emergere e realizzarsi è più arduo che altrove, ma ci sono realtà professionali, industriali, scientifiche, tecnologiche, culturali, che occorre far conoscere al di là dei confini regionali. Calabria.Live ci prova, quotidianamente, dando spazio a chi opera, degnamente e spesso senza clamori, per la crescita e lo sviluppo di questo territorio (che sono possibili) segnalando iniziative, successi imprenditoriali, attività culturali, conquiste in campo medico-scientifico, scoperte archeologiche e valorizzazione dell’ambiente e dei suoi beni artistici, paesaggistici, culturali.
L’obiettivo che ci prefissavamo – scusate l’immodestia – è pienamente riuscito, ma siamo appena all’inizio: vogliamo valorizzare il territorio (e coinvolgeremo i primi cittadini e gli amministratori locali) per farlo scoprire anche ai calabresi, vogliamo far emergere le belle realtà musicali della regione, che meritano di avere una platea molto più vasta di quella regionale, vogliamo mettere in evidenza l’appassionata attività di centinaia, forse migliaia, di piccole associazioni culturali che – con grande fatica e spesso col solo aiuto e le risorse di chi le anima – riescono a realizzare grandi iniziative, anche di alto valore.
La cultura è la strada maestra per la crescita e lo sviluppo del territorio: se c’è cultura il malaffare non trova il terreno dove attecchire, se i giovani hanno stimoli ad avvicinarsi alla cultura, se si riesce a far capire loro il valore della conoscenza, difficilmente le sirene dei facili guadagni della ‘ndrangheta e della delinquenza, potranno attrarli. Occorre moltiplicare gli sforzi, aumentare le iniziative che mettano a contatto i ragazzi, i giovani calabresi con uomini che della cultura hanno fatto una scelta di vita. Diventano un esempio importante le attività di circoli e associazioni per far venire voglia di cultura ai nostri giovani: basti pensare alle meritorie iniziative che da 50 anni a questa parte porta avanti il Circolo Rhegium Julii a Reggio che ha fatto venire per incontrare i giovani premi Nobel e autori di altissimo livello, o il Circolo Placanica a Catanzaro, il Premio Sila, il Premio Caccuri e tanti altri ancora.
C’è un grande fermento culturale in tutta la regione che esprime la grande voglia di cultura dei calabresi: l’opera lirica (a Reggio) ha conquistato platee di giovani; la musica leggera ha visto sui palchi calabresi artisti di livello internazionale; il cinema – grazie anche all’importante lavoro della Calabria Film Commission – sta vivendo un intenso momento di interesse e partecipazione; ii teatri vedono sale piene e i grandi protagonisti della scena scoprono un pubblico eccezionale e una terra accogliente e meravigliosa.
Noi di Calabria.Live abbiamo cominciato due anni fa a raccontare tutto questo e cercheremo di continuare a farlo perché ci crediamo, utilizzando a pieno competenze, professionalità e passione.
Quando esponevamo l’idea di fare un quotidiano senza cronaca nera chi ci ascoltava manifestava ampi dubbi: si può fare un quotidiano culturale che abbia come riferimento l’orgoglio calabrese? La risposta ce l’hanno data le centinaia di migliaia di contatti che hanno mostrato di apprezzare il nostro lavoro. Abbiamo iniziato con Facebook (proponendo un quotidiano ogni giorno in sei edizioni); da sei mesi è attivo questo sito (da oggi rinnovato) che anche i tantissimi calabresi sparsi in ogni parte del mondo mostrano di apprezzare, ma l’informazione – di cultura e società della Calabria e sulla Calabria – utilizza tutti i mezzi tecnologici e i media disponibili: siamo su Instagram, Twitter, e saremo sui nuovi e futuri social per promuovere e valorizzare la nostra terra.
Con l’orgoglio di parlare a tutti (calabresi e non) della Calabria e della sua gente, della sua storia millenaria, delle sue inestimabili ricchezze artistiche, culturali e del paesaggio: qualunque cosa in positivo riguardi la Calabria la troverete qui, se vorrete continuare a seguirci. Questo è Calabria.Live, il quotidiano dell’orgoglio e della cultura calabrese. (s)
Nella foto, il direttore Santo Strati con il poeta Adonis al Premio Rhegium Julii
15 dicembre 2018 – Torna oggi l’edizione 2018 di Rosso Calabria, l’evento voluto fortemente da Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria e nato dalla collaborazione tra il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari ed il Dipartimento Turismo.
Rosso Calabria rappresenta la Calabria bella e buona, la qualità dei prodotti Dop e Igp, espressione unica e irripetibile dei variegati territori calabresi, i vini ricavati dai vitigni autoctoni calabresi, strettamente legati proprio ai luoghi di produzione, alla loro storia e alla loro bellezza. Per l’evento sono stati chiamati a collaborare i Consorzi di Tutela calabresi, le aziende del comparto food, dei settori vitivinicolo ed oleario, ed i Gal, i Gruppi di Azione Locale.
Oltre alle degustazioni, ad arricchire l’evento ci saranno laboratori artistico, archeologia, musica e tradizioni. Novità di quest’anno, l’incontro con i calabresi nelle cinque città capoluogo di Provincia.
Gli eventi, infatti, si svolgeranno, in contemporanea, a Palazzo Arnone di Cosenza, il Complesso Monumentale San Giovanni di Catanzaro, I Giardini di Pitagora di Crotone, il Museo d’Arte Limen a Vibo Valentia, ed il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
Alle 18.00, in programma in tutte e cinque le location, il convegno dal titolo Dalla Terra nasce il futuro. I primi risultati del PSR Calabria 2014/2020. Si tratta di una sorta di road show del Programma di Sviluppo Rurale della Calabria, finalizzato a comunicare non solo con i beneficiari, ma con la popolazione in generale per evidenziare gli obiettivi centrati nel comparto agroalimentare calabrese grazie all’ausilio delle risorse dei fondi comunitari. Dopo i convegni, è prevista una degustazione di vini e prodotti tipici d’eccellenza che rappresentano il territorio regionale.
Nel corso della manifestazione, inoltre, sarà dato spazio all’artigianato Made in Calabria, con i lavoratori selezionati da Confartigianato Calabria. A Cosenza tessitura tradizionale, a Catanzaro lavorazione del legno, e Arte e Serica, a Crotone artigianato della casa e design, a Vibo Valentia lavorazione dell’argilla, a Reggio Calabria, infine, intreccio del castagno.
Alle ore 20, invece, prenderà il via Festival delle tradizioni calabresi, a cura del Dipartimento Turismo della Regione Calabria. Protagonisti di questa rassegna etnofolk, Cosimo Papandrea e Taranta Nova a Cosenza, Sabatum Quartet e Taranta Live a Catanzaro, Francesca Prestis ed Otello Profazio a Crotone, Mimmo Cavallaro a Vibo Valentia, e Parafonè e gli Hantura a Reggio Calabria.
Infine, ad affiancare il presidente Oliverio, il conduttore televisivo e radiofonico Federico Quaranta, che animerà l’iniziativa, che punta sullo stretto connubio tra agroalimentare d’eccellenza, cultura, tradizioni, bellezze paesaggistiche ed offerta turistica di qualità. (rrm)
6 dicembre 2018 – Un’estate all’insegna di novità e rivoluzioni, dove la musica è l’indiscussa protagonista. È il Jova Beach Party, il nuovo concept dell’intrattenimento che vede protagonista Jovanotti, e che arriverà, il 7 agosto 2019 nelle spiagge di Praia a Mare, e il 10 agosto a Roccella Jonica.
«È una visione che ho maturato lungo tutto l’arco di oltre 35 anni di musica – si legge in una nota del cantautore – e di performance live, partendo da una console arrivando fino all’ultimo tour».
Prodotto e organizzato da Trident, che da sempre ha saputo innovare il mondo degli show live, il Jova Beach Party propone un’esperienza artistica, fisica, sensoriale e con particolare attenzione all’ambiente in alcune spiagge italiane.
«Il Jova Beach Party – si legge in una nota degli organizzatori – è nuovissimo. È un happening, una vera e propria rivoluzione nella quotidianità e nel “già visto”, uno spettacolo che comincia quando si esce di casa e che va avanti fino a ballare in spiaggia al Chiaro di luna. È lo spirito del rock’n’roll e del “duende”, che rientra in scena come protagonista assoluto, ma nell’epoca digitale, nel tempo dei social e dell’iperconnessione. È un’esperienza collettiva e reale, dove il pubblico sarà coinvolto, si meraviglierà, si stupirà, e avrà la sensazione di partecipare a qualcosa di veramente nuovo e autentico».
«Jova Beach Party – prosegue la nota degli organizzatori – è Lorenzo in console, è Lorenzo con la band, è Lorenzo con diversi ospiti nazionali e internazionali che arricchiscono ciascuna data prima e anche durante lo show. Lorenzo con una chitarra al chiaro di luna intorno ad un falò. È una mega festa sulla spiaggia con un DJ pazzesco e un hardware (sonoro e visivo) stupefacente. Lo “spettacolo” non è scritto, ma è live. Ogni tappa unica e irripetibile».
Il Jova Beach Party sarà in prevendita dalle 10.00 del 7 dicembre sul circuito di www.ticketone.it. (rrm)
2 novembre 2018 – Ha preso il via ieri, a San Donato di Ninea, la 28esima Festa d’Autunno. Organizzata dal Comune di San Donato di Ninea, la manifestazione è cominciata con l’inaugurazione e la passeggiata nel percorso enogastronomico con il Complesso Bandistico Amici della Musica di San Donato di Ninea.
Oggi, alle 16.00, a piazza Artuso, sarà proiettato il docufilm Viaggio tra i monti naviganti, a cui seguirà un dibattito sulle possibilità di rinascita dei piccoli borghi.
Domani, invece,, la giornata prevede, alle 11.30, l’inaugurazione dell’Ostello della Gioventù e un convegno dal titolo Enogastronomia di qualità come attrattore turistico per i nostri territori. Partecipano Jim di Giorno, sindaco di San Donato di Ninea, Angelo De Maio, Assessore Lavori Pubblici del Comune di San Donato di Ninea, Filippo Capellupo, presidente Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù, Domenico Pappaterra, presidente Ente Parco Nazionale del Pollino, Graziano Di Natale, Consigliere Provinciale, e Mario Oliverio, presidente Regione Calabria. Modera il giornalista Michele Cucuzza.
Alle 21.00, il concerto, a Piazza F. Artuso, di Eugenio Bennato.
Domenica 4, ultimo giorno di Festa, dopo la commemorazione dei caduti in guerra, si svolgerà, presso l’Ostello della Gioventù, la presentazione del libro Vie d’uscita, di Giuseppe Aieta.
La Festa d’Autunno si concluderà con il concerto del gruppo Zabatta Staila. (rcs)
13 ottobre – Il promoter e manager musicale Ruggero Pegna, protagonista dei più importanti eventi musicali degli ultimi anni, ha scelto di valorizzare la Calabria, ma si è trovato dimezzati i finanziamenti regionali previsti. Il Tar della Calabria ha infatti respinto i ricorsi della sua società, la Show Net contro i provvedimenti della Regione. Così, il suo meritorio Festival Fatti di Musica ha subìto di fatto il dimezzamento dell’importo previsto (da 200mila a 110mila euro) con le immaginabili conseguenze per le future produzioni che – bisogna dirlo – grazie a Pegna valorizzano sempre la Calabria a livello internazionale.
Il promoter, nonché apprezzato autore di un libro contro il razzismo, fortemente amareggiato, ha scritto una lettera al Presidente Oliverio, resa pubblica in una conferenza stampa. «Egregio Presidente, – scrive Pegna – ancora una volta chi opera e produce in Calabria tra mille difficoltà, decidendo di restare a lavorare in questa regione onestamente e nel rispetto di quanto previsto dall’ordinamento giuridico-fiscale di questo Paese, si vede brutalmente schiaffeggiato proprio da chi, come l’Ente che lei rappresenta, dovrebbe invece premiare storia, merito, professionalità, sacrifici e, come nel mio caso, eccezionale ricaduta a favore della regione nei campi della promozione turistica e della Cultura, riequilibrando anche moralmente i vari gap e le difficoltà ambientali dell’intraprendere in Calabria. «Lei si era vantato in una pubblica assemblea, convocata in pompa magna per il lieto annuncio, di aver reperito milioni di fondi supplementari per consentire che tutti i progetti partecipanti al bando fossero finanziati per intero. In quell’occasione, presi la parola e le feci notare che soltanto uno, tra tutti i progetti ammessi alla fascia più alta, in realtà, si vedeva dimezzato il contributo per la paradossale motivazione di essere Impresa, cioè il soggetto più titolato a realizzare i grandi progetti richiesti dal bando, principale protagonista della filiera produttiva di ogni settore, nel rispetto di ogni legge e norma, anche a vantaggio dello stesso Stato, dei lavoratori e della sicurezza del pubblico.
«Lei si mostrò stupito da quanto le comunicai e dalla motivazione di un suo dirigente che sosteneva di aver preso ad esempio un bando del Friuli, ripromettendosi di sanare l’evidente ingiustificata discriminazione verso la mia Impresa e, nel caso specifico, verso la storia stessa dello spettacolo dal vivo capace di valorizzare questa regione, rappresentata dal sottoscritto e dal mio festival. «Festival che, come ben saprà, tra quelli proposti, è quello con i più alti costi, il più elevato numero di eventi, il maggior numero di spettatori, il più alto cofinanziamento pari addirittura all’82%, la più grande ricaduta d’immagine per la Regione, grazie anche al suo Premio ai Migliori Live riconosciuto come l’ oscar della musica dal vivo, format e brand oramai nazionali. «Solo un’opera come Notre Dame De Paris, ad esempio, con i suoi cinquecentomila euro di costi, vale il doppio di molti altri festival! Per non parlare dell’Opera sulla vita di San Francesco di Paola, costata circa duecentomila euro, a cui lei non ha dato la benché minima attenzione, nonostante siano in corso festeggiamenti con grandi costi regionali e senza che vi sia nulla di paragonabile alla mia produzione, come ha potuto constatare anche il presidente Irto presente alla prima assoluta di Reggio. «Potrei aggiungere – scrive Pegna – molto altro su Fatti di Musica ma, casomai in questi anni Lei avesse vissuto lontano dalla Calabria, basterebbe farsi dare dall’ufficio Cultura il formulario prodotto al bando o informarsi sul lavoro del sottoscritto, artefice di tutti i primati e record possibili in questo settore e in questa regione. Caro Presidente, nella realtà, chiacchiere a parte, la preoccupazione sembrerebbe che sia stata rivolta esclusivamente a soddisfare la grande richiesta di associazioni ed enti a puro fine propagandistico, ben sapendo che molti dei progetti finanziati non avevano né qualità artistica né risonanza mediatica, né tantomeno, trattandosi di associazioni, la storia professionale e le peculiarità richieste per il raggiungimento degli obiettivi del bando. «Il messaggio mandato ai giovani è poco edificante, indirizzandoli su formule associative elusive e privilegiate, che neppure potrebbero avere bilanci importanti, come quelli derivanti dall’aggiudicarsi ingenti importi di finanziamento, pari alla quasi totalità dei costi dei loro progetti, spesso gonfiati ad arte per poterli riscuotere. Logica dell’approssimazione e dell’elusione a cui non ho voluto mai capitolare, fiero di aver costruito un’impresa laddove, spesso, tra ‘ndrangheta e mala amministrazione (alla pari), non cresce neppure l’erba, e la politica, a parole, è prodiga di ricette, dispensando chiacchiere e promesse. «In questi anni non ho mai evidenziato la totale assenza di competenza nel merito nella quasi totalità dei componenti delle Commissioni, né l’ordine di graduatorie palesemente ridicole, come facilmente dimostrabile da una verifica dei progetti, ma di fronte ai soprusi non si può più tacere.
«Caro Presidente, – conclude Ruggero Pegna – se avesse mantenuto fede all’impegno preso e, immagino, al suo stesso convincimento politico su quanto le ho rappresentato, non saremmo neppure arrivati a una sentenza becera e approssimativa, dalla motivazione povera e sconfortante, sia sotto il profilo giuridico che fattuale». (rs)
8 ottobre – È possibile fare impresa in Calabria, senza clientele e senza assistenzialismo? La risposta, concreta, viene da un imprenditore, Antonino De Masi, originario di Rizziconi, che da anni combatte senza esitazioni e convintamente la sua personale guerra contro la mafia e le consorterie mafiose che infestano il suo territorio, quello di Rosarno-Gioia Tauro e non solo. Davanti alla sua azienda, accanto al porto di Gioia Tauro sempre più intristito da un’attività che sembra ormai destinata a morire, stazionano perennemente i militari della scorta. Soldati in assetto di guerra, gli stessi che presidiano il suo ufficio. De Masi è un uomo sul cui capo la ‘ndrangheta ha emesso una sentenza di morte, tanti anni fa, peggio di una fatwa integralista. Colpire l’uomo per distruggere o almeno fermare le sue idee che rischiano di “turbare” i giovani e i meno giovani, troppo spesso tentati da sapide lusinghe della criminalità organizzata, eppure allo stesso modo certamente in grado di cogliere un messaggio che può colpire al cuore, e quindi, a mente fredda, ragionarci su, riflettere, reagire.
Così, nonostante le minacce, i colpi di kalashnikov contro i suoi capannoni, i continui “suggerimenti” alla cautela, De Masi è sempre al suo posto. Dirige un’azienda sana e continua a sfornare idee e progetti per riscattare il territorio, la Calabria, per offrire occasioni e opportunità di occupazione, di formazione, di specializzazione. Una missione da “eroi” – ma io non sono un eroe si schermisce De Masi – o da visionari di olivettiana memoria: De Masi è l’esempio migliore di imprenditore “illuminato”, di cui tanto ha bisogno questa terra. Non accetta però il termine: «non sono un imprenditore illuminato, sono un uomo che ama il lavoro e ama questa terra. Tutti mi suggeriscono di mollare questa non-vita e andare via. Una scelta che non mi può appartenere». Per lui parlano le sue battaglie contro le ‘ndrine, contro le banche, contro il malaffare. Ha vinto, a prezzo di rinunciare a una vita tranquilla, ma la Calabria ha estremo bisogno di personaggi come De Masi per cercare il suo riscatto. Deve essergli grata, anche se la storia calabrese è ricca di indifferenza e solitudine verso i suoi figli migliori. I calabresi, però, devono conoscere ed essere orgogliosi di questo imprenditore che è diventato un esempio da imitare. Un modello contro il malaffare e l’omertà, ma anche contro la rassegnazione. E contro tutti coloro – politici, affaristi, rapaci imprenditori – che ignorano cosa voglia dire bene comune e impediscono, per proprio tornaconto, benessere e sviluppo.
La conversazione con Antonino De Masi rivela, dunque, una figura di imprenditore che potrebbe davvero tracciare il solco su cui innestare i germogli di una crescita sempre vagheggiata ma non impossibile. Certo, prevalgono, allo stato attuale, l’insofferenza e l’amarezza che vengono dalla constatazione che la Calabria ha più problemi “spirituali” che materiali, provocati da una classe politica inetta e da un territorio sempre più scollato dalla realtà.
«Se si va ad analizzare – dice De Masi a Calabria.Live – l’evoluzione culturale o l’involuzione ci si rende conto che il tessuto calabrese ci è scappato dalle mani. Abbiamo perso l’orgoglio di essere calabresi. Questa cosa io la vedo guardandomi intorno e vedo l’assuefarsi alla normalità: normalmente siamo contenti come siamo. Siamo contenti di vedere la spazzatura in mezzo alla strada, siamo contenti di andare all’ospedale e non avere sanità, siamo contenti di avere le strade sgarrupate. Perché questi decenni passati ci hanno normalizzato, il brutto ormai ci appartiene. Non è un brutto solo oggettivo ma un brutto culturale. Questa cosa io non la sopporto. Non sopporto che una minoranza di calabresi abbiano ridotto questa terra a quello che è: una regione puzzolente, la chiamo io. Una terra bella, magnifica, fatta di persone magnifiche».
De Masi si lascia andare ai ricordi per spiegare il senso della sua “mission”. «Quando con mio papà giravamo per le campagne a vendere macchine agricole, andavamo nelle case della gente quando ancora non c’era l’energia elettrica, c’erano i lumi a illuminare le case nelle campagne. Si andava in quelle case dove c’era povertà, dove c’era disperazione, ma in quelle case appena qualcuno bussava a quelle porte trovava la gente che diceva una parola – in dialetto – “favuriti” – fa-vu-ri-ti -, favorite, venite con noi a dividere quello che abbiamo e quello che non abbiamo. Quindi un concetto di accoglienza spinto ai massimi livelli. Dov’è quella accoglienza? Dov’è quel sorriso? Dov’è quella gioia che i nostri concittadini, i nostri antenati, avevano? Ora c’è un “chi t’indi futti”, in maniera indecente e incredibile. Questa cosa a me non va bene, non va bene perché mi domando cosa posso fare io. Posso continuare a lamentarmi con me stesso di come ci siamo ridotti o chiedermi se ho un ruolo in una società civile. In questi anni io vengo descritto come un eroe, una cosa che mi dà fastidio più di tutti, questa cosa mi disturba molto… Non è creando dei miti, non è creando delle figure eccelse che si risolve il problema, il problema va risolto spiegando a tutti che abbiamo un dovere di essere cittadini. Il concetto dell’io, quello che “io” posso fare».
Già cosa possiamo fare, ognuno col proprio piccolo “io”, per cambiare la situazione, trasformare il territorio che “pensa”? «Io come imprenditore – dice De Masi – cosa posso fare? Posso “normalizzarmi” come mi dicono i miei colleghi “ma chi te la fa fare a vivere in queste condizioni, a vivere una vita non-vita”. “Ti conviene? Con quattro soldi risolvi il problema…”. Adeguarmi? Oppure… oppure girarmi le maniche e combattere. Quindi essere da sprone con quello che dico e quello che faccio, certo essere anche da esempio. Per dire “guardate, con tutto ciò che io vivo in queste condizioni, sono ancora qui”. L’importanza di dire “svegliatevi”, svegliamoci. Noi ci siamo assuefatti a una “normalità”, non lo so se è rassegnazione, ma è una brutta cosa».
De Masi imprenditore ha studiato una soluzione da public company con l’idea di coinvolgere e far partecipare i dipendenti. Un’idea di impresa che è un bene comune sul territorio: in questo modo la criminalità non può colpire un’azienda che appartiene anche al popolo. Un’idea che potrebbe essere vincente, soprattutto se abbinata al percorso di formazione che De Masi intende offrire ai giovani. Uno dei suoi brevetti più interessanti l’ha sviluppato un giovane ingegnere catanzarese (un forno industriale per pizza che non produce fumi tossici), tanti altri progetti industriali allo studio provengono da giovani calabresi. È un modo di guardare ai giovani e offrire opportunità, quelle che mancano in questa terra.
«Ho letto un dato recente: 26mila giovani sono andati via dalla Calabria. Quei 26mila ragazzi che hanno lasciato la Calabria io dico che li abbiamo messi noi cittadini come genitori su quei treni, su quegli aerei e spinti ad andar via. Io credo che attorno a quei ragazzi abbiamo fatto terra bruciata per non consentire loro di restare qui. Oggi questo deserto, queste condizioni di non vivibilità su questa terra non ce li ha dati il Padreterno. Questo intorno a noi non era un deserto né materiale né immateriale, eppure noi abbiamo reso arido questo sistema costringendo quei ragazzi ad andar via. Questa terra noi l’abbiamo ammazzata, ammazzata col nostro silenzio, la nostra apatia, io la chiamo omertà. L’ha ammazzata la nostra non-dignità, abbiamo perso la dignità di essere oggi persone libere».
Pessimismo, amarezza? «No – risponde De Masi – se il mio è un ragionamento pessimistico vuol dire che non ci sono 26mila giovani che sono andati via, vuol dire che le strade che ha trovato venendo qui sono belle… Io non sono uno che si piange addosso, io analizzo il fatto per cercare una soluzione. Il fatto è che 26mila ragazzi sono dovuti andare via. Chi li ha mandati via? Il mio comportamento, il nostro comportamento di calabresi. Se dovessimo fare un elenco degli alibi che noi abbiamo ne troviamo duemila per dire che siamo in queste condizioni. Abbiamo l’alibi che non abbiamo strade, non abbiamo infrastrutture, non abbiamo nulla… Ma l’alibi ci giustifica? Ci dà da mangiare? L’alibi dà lavoro ai nostri figli? La storia del nostro Paese si è fatta partendo dalle macerie di una guerra che ha azzerato tutto e da quelle condizioni qualcuno s’è girato le maniche e ha ricostruito il Paese. Io non posso accettare, quando sento le interviste che vengono fatte ai miei concittadini, che lo Stato ci ha abbandonato, che è ora che lo Stato faccia qualcosa per noi. Sto leggendo un libro su don Sturzo che affermava che “i meridionali devono salvare il Meridione”: i calabresi devono salvare la Calabria, altrimenti non c’è storia. Il mio non è pessimismo, è una chiamata alle armi: giratevi le maniche perché i vostri figli siete voi che li avete mandati via, tutti noi siamo responsabili».
Qual è la formula di De Masi per l’occupazione? «Io sto lanciando due cose che sono apparentemente folli… io parlo di un’equa distribuzione della ricchezza. Mi ha chiamato il sindaco di Polistena, Michelangelo Tripodi che è di Rifondazione per dirmi che è attratto dalle mie proposte. Per parlare di equa distribuzione della ricchezza bisogna essere comunisti? Bisogna essere idealisti nel dire che non si può creare ricchezza puntando allo sfruttamento, alla schiavitù? Due passaggi, due estremi che non possono stare insieme. La ricchezza non può essere figlia di una prevaricazione perché, altrimenti, che ricchezza è? Allora, io parto da un altro tipo di ragionamento, che io posso fare ricchezza puntando a un’equa distribuzione e puntando sulla condivisione di un percorso: E allora io sono un comunista, sono un socialista? Sì, se socialismo significa che non c’è lo schiavo e non c’è il padrone. Io non sono illuminato, sono una persona normale che cerca di analizzare con gli occhi di chi ha studiato un poco di economia che il futuro dell’azienda non passa da quel “film”, da quella storia».
C’è qualche rimedio? «Il nostro Paese ha bisogno di un nuovo rinascimento, un rinascimento di dignità, della dignità dei valori… Tempo addietro un professore di Milano, illustre cattedratico, mi suggerì “lasci tutto, venga al Nord”. Gli ho scritto una lettera “La ringrazio, ma sono testardo. Rimango giù”. Il professore non mi ha dato un consiglio sbagliato, mi ha dato un consiglio razionale “vada a fare impresa altrove”. Se io dovessi puntare ai soldi, al business, alla ricchezza materiale, io qui non dovrei starci un minuto di più. Ma io credo nella legalità, un elemento essenziale, senza la quale non si può costruire un futuro, perché si diventa barbari. Allora il cittadino deve cominciare a dire “io devo rispettare le regole”. Il calabrese non deve fare il civile quando va al Nord e fare la raccolta differenziata, che la faccia qui la raccolta differenziata. Che non dia calci alle porte, alle cose e che rispetti le regole del gioco sapendo che rispetta se stesso».
De Masi è il calabrese che sarebbe piaciuto a Corrado Alvaro: usa la testa, il cervello ma non dimentica di ascoltare il cuore, un cuore che batte, orgogliosamente per una terra che può cambiare. A chi manda provocazioni su presunte mire politiche, immaginandolo – per sminuirne l’impegno personale – prossimo governatore della Calabria, De Masi non esita a rispondere: «Non sono interessato al gioco dei partiti. Ho una sola finalità, che purtroppo la gente ancora non capisce. Io sono uno di quelli, cresciuto illuso che ci siano dei valori per i quali durante la guerra c’è stato chi è andato sulle montagne per preparare la liberazione: io vorrei liberare questo territorio da coloro i quali lo hanno massacrato». (s)
1° ottobre – Dalla terra alla terra, un meraviglioso esempio di economia circolare che affascina i giapponesi. In Calabria, nelle campagne di Candidoni, nel cuore della Piana. Carmelo Basile è l’amministratore della Fattoria della Piana, anzi ne è l’anima e la guida, ed è, soprattutto, il calabrese che insegna agli imprenditori giapponesi a produrre energia dagli scarti alimentari. Sembra uno scherzo, la Calabria che dà “lezioni” al Giappone di tecnologia e metodologia imprenditoriale in campo agricolo, ma è, invece, una magnifica realtà che riempie d’orgoglio e dimostra, ancora una volta, quante e quali risorse nasconda questa meravigliosa terra. È una storia di successi, quella che sta alla base di questo “scambio” economico-culturale Calabria-Giappone, e ha per protagonista il biogas che gli scarti alimentari sono in grado di produrre, grazie all’intuito e alla determinazione di Basile.
Siciliana la famiglia di origine, reggino di nascita Carmelo Basile, dopo una laurea con 110 e lode in Economia e Commercio all’Università di Messina, lo spirito imprenditoriale lo deve aver avuto dalla nascita. Dopo una breve esperienza da commercialista, capì che i numeri degli altri non lo avrebbero interessato a lungo. Il salto di qualità dopo l’incontro con una realtà agricolo-industriale della Piana che arrancava, pur essendoci molte opportunità di sviluppo. L’azienda era quella che sarebbe diventata la Fattoria della Piana, una cooperativa da lui fondata e che oggi è un’eccellenza che fattura 16milioni di euro l’anno, con circa 100 dipendenti e un centinaio di aziende coinvolte a conferire i loro prodotti agricoli per la lavorazione. Una realtà che, in circa 250 ettari, sviluppa un’ economia circolare che permette di far tornare alla terra i prodotti che la terra stessa produce. In buona sostanza, tutti gli scarti di lavorazione agro-alimentare e persino il letame delle 900 vacche finiscono per produrre energia, attraverso un complesso ma geniale sistema in parte “copiato” dai tedeschi, ma ottimizzato e finalizzato alle esigenze della Fattoria, e ritornano sotto forma di concime. La terra dà i frutti e si riprende quello che avanza, senza soluzione di continuità, in un processo straordinariamente virtuoso, dove non si butta via niente.
I campi producono foraggio, olive, frutta, agrumi, c’è un allevamento da cui derivano tonnellate di letame: gli scarti, incluso il letame, vengono “lavorati” e diventano biomassa e concime. Non più soltanto gli scarti della Fattoria, ma anche quelli delle aziende vicine che conferiscono insieme con i prodotti agricoli che saranno trasformati (vengono lavorati 5mila litri di latte al giorno, dopo un attentissimo controllo di qualità sia sulla produzione interna che su quella conferita alla cooperativa), anche gli scarti, gli avanzi, che i due impianti di biomasse della Fattoria trasformeranno in energia.
Gli uliveti producono olio di altissima qualità, la sansa d’olive (la polpa) di scarto viene conferita ai giganteschi silos di fermentazione. Così gli scarti degli agrumi, i foraggi, gli avanzi del caseificio, il siero non utilizzabile, nonché il letame che le stalle producono in grandissima quantità. Tutto viene lavorato in grandi vasche di fermentazione, con miliardi di batteri che fanno la loro parte nel processo di trasformazione: il risultato è energia elettrica pulita (che viene ceduta) ed energia termica (400 KW), e ciò che rimane dopo la trasformazione in biogas diventa concime per i terreni coltivati, da cui si produrrà di nuovo foraggio per gli animali, olive, frutti.
Un ciclo che non si chiude mai, garantendo peraltro l’autosufficienza energetica di un’azienda che riutilizza completamente i suoi scarti (e quelli delle aziende vicine).
Detto così, sembra una passeggiata, ma rivela una grande capacità imprenditoriale e uno spirito di innovazione da invidiare. Basile, quando ha preso le redini della Fattoria, ha capito che occorreva fare una piccola ma significativa “rivoluzione”, non solo nella qualità della produzione, ma in tutto il sistema produttivo. Ha studiato da vicino la tecnologia in Germania e in Nord Europa a proposito della produzione di biogas e, con un intuito impareggiabile, è riuscito a trovare, quasi per caso, una soluzione pressoché originale da adattare alla realtà calabrese della Fattoria. E quello della Fattoria della Piana è stato uno dei primi, rivoluzionari, impianti di trasformazione di scarti alimentari in biogas.
Si pensi che l’energia prodotta dagli impianti di biogas della Fattoria potrebbe soddisfare il fabbisogno di quasi tremila famiglie e l’energia termica risolve le esigenze energetiche del caseificio (circa 1000 mq di stabilimento), senza bisogno di utilizzare combustibili fossili che sono fonte di inquinamento. E non finisce qui: c’è anche un impianto di fito-depurazione (uno dei più grandi del Mezzogiorno) che è davvero all’avanguardia: un sistema che si basa sul recupero dell’acqua depurata e sul principio del recupero delle sostanze organiche nutrienti contenute nelle acque reflue, così che c’è un riciclo continuo anche dell’acqua che serve a irrigare le coltivazioni.
È evidente che i giapponesi si siano interessati subito a questa metodologia e alla tecnologia utilizzata da Basile e dalla sua squadra. Un modello vincente, esportabile e da imitare. Se ne sono accorti in Giappone, ma c’è disinteresse in Italia, come per gran parte delle buone cose che la Calabria riesce a realizzare. La tecnologia fornisce le soluzioni, ma sono gli uomini a trovare le applicazioni corrette che trasformeranno l’idea in produzione vincente. Per questo, i giapponesi parlano con Basile e non copiano, furbescamente, le sue soluzioni: chiedono l’assistenza e i consigli per usare la tecnologia nel modo migliore: a scuola nella Piana, un miracolo e una soddisfazione di cui tutti i calabresi devono andare largamente fieri.
Alla Fattoria della Piana – dove peraltro tutti i prodotti sono eccellenti e straordinari – si è realizzata, insomma, una realtà che significa lavoro vero per i giovani, innovazione, e rigore assoluto per la qualità (altissima: l’export in tutto il mondo la certifica da solo). Basile ha conquistato i giapponesi, gli imprenditori agricoli del sol levante lo adorano e lo invitano continuamente a spiegare presso università, aziende, gruppi di ricerca, come si può realizzare questo sistema di economia circolare, dove la regola principe si basa su un principio semplice e, insieme, rivoluzionario: dalla terra alla terra. (s)
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